martedì 31 gennaio 2012

Padova, 1 Febbraio, Donne in Nero contro guerre e spese militari, a cominciare dall' acquisto degli F-35 Lokeed Martin

Il tabù delle spese militari oggi si sta rompendo e molte voci chiedono la riduzione degli sprechi della “casta militare” e la rinuncia all’acquisto dei 131 aerei cacciabombardieri F35 dal costo iniziale di 15 miliardi di euro.

Per sostenere queste richieste saremo in piazzetta Garzeria mercoledì 1 febbraio alle 17.

BASTA CON QUESTA POLITICA DI MORTE

TAGLIAMO LE SPESE PER LE ARMI E LA GUERRA

Donne in Nero di Padova

http://controlaguerra.blogspot.com/
donneinnero.padova@gmail.com

Aderisci alla CAMPAGNA TAGLIA LE ALI ALLE ARMI!
Oggi più che mai, fai sentire la tua opinione sulle questioni di bilancio che ci vengono imposte dall'alto.
http://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=82&id_topic=37

lunedì 30 gennaio 2012

Building Energy, megacommessa per fotovoltaico in Sud Africa

Fotovoltaico, per Building Energy una megacommessa in Sud Africa.
di Vito de Ceglia

La societa’ nasce da uno spin off ed e’ oggi guidata da un gruppo di manager che ne controlla il 50%. Il valore della gara sudafricana e’ di 210 milioni. Un piano di espansione che parte dall’ Africa e punta agli USA . In tre anni potrebbe arrivare la quotazione in Borsa.

Ora e’ il Sudafrica la nuova frontiera delle energie rinnovabili. Anche per le aziende italiane: e’ il caso della milanese Building Energy che si e’ aggiudicata a dicembre una commessa pubblica per realizzare nella localita’ di Kathu il piu’ grande impianto fotovoltaico del paese. E’ una struttura da 81 MW per un valore di 210 milioni di euro. Ma questa e’ solo la prima trance, anche se la piu’ corposa, di un piano piu’ vasto, varato dal governo per attrarre nel paese investitori internazionali e per fare fronte a una domanda di energia che supera l’ offerta e che e’ oggi e’ soddisfatta per oltre il 90% dal carbone.


“Siamo stati una delle 500 aziende a partecipare alla prima asta del piano per l’ assegnazione degli incentivi. Alla fine sono stati selezionati 16 progetti: uno e’ nostro, ed e’ anche il piu’ importante”, esordisce il ceo Fabrizio Zago, Building Energy e’ una azienda giovane, nata su iniziativa di un gruppo di manager – Alessandro Bragantini, Matteo Brambilla, Andrea Braccialarghe e Sergio Benocci – che, insiemea Zago, hanno fondato la societa’ partendo da una divisione della Vona un gruppo di costruzioni e impiantistica di Frosinone. All’ inizio, ottobre 2010, Building Energy e’ controllata – con pari quote – dal gruppo Vona, dal team dei manager e dal gruppo Siron di faenza, azienda che si occupa della rivendita di prodotti petroliferi ed e’ specializzata nella fornitura di impianti fotovoltaici. Dallo scorso dicembre, pero’, il gruppo Vona esce di scena e ora i manager e la Siron, detengono entrambe il 50%.

Nel 2011, primo anno completo della nuova gestione, Building Energy registra un fatturato di 34 milioni di euro. E, per il 2012, la societa’ stima di incrementare il giro di affari nazionali fino a 60 milioni di euro, che si aggiungerebbe a quello previsto dal portafoglio ordini 2012-2013 in Sud Africa.
Bulding Energy realizzera’ – come EpcContractor – l’ impianto sudafricano in partnership con una azienda locale, mentre il project financing dell’ iniziativa e’ stato sottoscritto interamente da Rand Merchant Bank e da Development Bank of South Africa. “ La partner-ship con l’ azienda sudafricana, la Ba, e’ stata una operazione necessaria, perche’ in Sud Africa si deve tener conto del programma di “black economic empowerement” a cui anche le aziende straniere devono partecipare”, puntualizza Zago. In altre parole, ha vita piu’ facile chi e’ in grado di garantire lavoro e posizioni dirigenziali alla comunita’ di colore e, in particolare, alle donne. Per Building Energy il Sud Africa e’ solo la prima tappa internazionale.

“Il Sud Africa rappresenta il trampolino di lancio per espanderci nel Continente: nei prossimi mesi si apriranno opportunita’ di Business in Namibia e Botswana” spiega il ceo. Nel frattempo, la societa’ sta monitorando la situazione sia in Marocco, dove la produzione di energia alternativa sta crescendo in modo sostenuto, che in Brasile, dove il governo si sta seriamente impegnando dal punto di vista ambientale per ridurre le emissioni di gas serra. Mentre, in Repubblica Domenicana, l’ azienda e’ pronta per realizzare un impianto eolico da 50 MW per un valore di 80 milioni di euro, di cui l’ 80 % sara’ coperto da investitori istituzionali: “stiamo aspettando i finanziamenti” , puntualizza Zago.

Un capitolo a parte meritano gli USA dove Bulding Energy ha pianificato di sbarcare nel 2014, “Perche’ solo ora il paese sta avviando un programma sulle rinnovabili”. Infine, l’ Europa: per il momento, l’ azienda sta puntando sulla Romania dove, fa notare il ceo, e’ stata varata una legge vantaggiosa: “Abbiamo gia’ avviato delle due diligence per costruire impianti fotovoltaici”.
Una strategia, quella di Building Energy, concentrata sul mercato estero: “Per crescere, dobbiamo uscire dai confini nazionali visto che in Italia il business e’ quasi maturo ”,osserva il ceo. Nasce da qui la decisione di quotarsi alla Borsa di Londra nel 2013: “Sceglieremo la City, e non Milano, per dare alla societa’ una visione internazionale”.

Fonte Repubblica - Affari e Finanza

Dall' Unita': commento sullo sciopero del 27 gennaio del sindacalismo di base.

Se si sciopera contro Monti

In un momento in cui ci sono barlumi di unità sindacale fra Cgil, Cisl e Uil, lo sciopero generale dell’Usb non poteva che essere un successo. Nonostante la sordina mediatica, il sindacalismo di base (non chiamateli Cobas, non lo sono più) continua a mietere consensi. Hanno gioco facile a denunciare la continuità di azione fra il governo Berlusconi e quello Monti, a partire da una riforma delle pensioni che è passata per decreto, sconvolgendo nel giro di poche settimane la vita di milioni di italiani che dovranno lavorare anche sei anni in più prima di poter “godere” di una pensione misera.

Le decine di migliaia di persone in corteo a Roma (i Bartali di oggi) dimostrano come l’Usb sia una realtà radicata nel territorio specialmente nel settore dei trasporti e dei lavoratori pubblici. L’adesione del Popolo Viola e di alcuni esponenti della Cgil (Giorgio Cremaschi in primis) confermano come l’appoggio del Pd, di Sel e dell’Idv (in un primo tempo) al governo Monti hanno aperto uno spazio politico e sindacale a sinistra. Uno spazio che sta crescendo e non va sottovalutato. Il loro limite maggiore è la mancanza di un leader (passato Bernocchi, non si intravvede nessuno), ma non è detto che sia uno svantaggio.

Il problema lo ha soprattutto la Cgil: o riuscirà a dare un’impronta progressista alle politiche del governo Monti o il rischio di perdere consensi a sinistra è reale. Il banco di prova è la riforma del mercato del lavoro. E Susanna Camusso lo sa benissimo.

Massimo Franchi
da l'Unità

domenica 29 gennaio 2012

La Lokeed-Martin a Roma per spingere l' acquisto degli F-35,che metodi di persuasione avranno nel 2000 dopo le grandi corruzioni degli anni '70 ?

F-35: Lockheed Martin in soccorso del Ministro-Ammiraglio Di Paola
La Lokeed Martin a Roma per spingere l' acquisto degli F-35. Negli anni '70 hanno provocato per questo scopo problemi a governi di USA, Giappone, Italia ed altri importanti paesi, speriamo abbiano cambiato metodi di persuasione, ma la guerra sicuramente uccide ancora.
marco
27 gennaio 2012

La comparsa ieri a Roma del vice-presidente del programma F-35/JSF Tom Burbage in rappresentanza della Lockheed Martin, l'azienda statunitense capocommessa del progetto di cacciabombardiere, è emblematica della spasmodica necessità dell’azienda di incassare l’OK dell’Italia all’acquisto di 131 aerei. Al di là del'Atlantico Lochkeed Martin è infatti sotto il fuoco di fila del Pentagono che ha predisposto un dossier impietoso sull’andamento dei lavori ed ha voluto rivedere tutte le modalità contrattuali, mentre la Casa Bianca che ha deciso di tagliare il budget militare dei prossimi 10 anni. Non per nulla i corpi militari statunit ensi stanno aspettando ad ordinare i propri caccia F-35 cercando di far comprare dagli alleati i primi esemplari problematici. Una strada, quella dell'azienda a stelle e strisce, che in Italia trova forte sponda in quanto da alcune settimane sta facendo un forte estimatore del programma: il Ministro-Ammiraglio Di Paola che nel 2002 ha firmato il primo memorandum di cooperazione a riguardo tra USA e Italia.

Il vice-presidente Burbage è venuto a dirci (come raccontano diverse agenzia) che il programma procede bene e che per l’Italia si tratterebbe di "un investimento relativamente basso ma che avrà un ritorno molto grande": peccato che a supporto di tale fantasiosa affermazione non abbia fornito (nemmeno dopo richieste esplicite avanzate anche dalla nostra Campagna all'ufficio stampa) alcun dato o evidenza documentale di contratti e di cifre di ritorno economico.

Unico numero citato, quello delle aziende italiane coinvolte nella produzione: "oltre 20" sembra siano state le testuali parole. Peccato che la cifra non coincida con quanto dichiarato in sede parlamentare ufficiale dal Ministro-Ammiraglio Di Paola, che alla Camera in una risposta ad un'interrogazione ha parlato di 40 aziende italiane partecipanti a vario titolo nella filiera produttiva. Ennesima dimostrazione di poca chiarezza e trasparenza, probabilmente dettata da ritorni in realtà molto bassi e perciò imbarazzanti. Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e non possono fare molta strada; anche perché in Italia a riguardo del programma F-35/JSF esiste una società civile molto attenta, che dal 2009 ha in corso la campagna "Taglia le ali alle armi" per fermare l’acquisto di questo inutile e costoso cacciabombardiere (la cifra da noi stimata e mai smentita ci porta a 15 miliardi di euro di sola fattura di acquisto, in piena crisi economica).

La campagna è promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace ed ha lanciato per tutto il prossimo febbraio un mese di mobilitazione di respiro nazionale. Occorre esplicitare ai contribuenti italiani come il Ministro-Ammiraglio Di Paola (aiutato da tutti coloro che hanno interesse nel caccia F-35) voglia sprecare le loro tasse senza fornire dati concreti, evidenziando invece le alternative possibili tutte socialmente utili e in grado di creare molti posti di lavoro risultando di forte stimolo per l'economia. Un simbolo forte della problematicità in generale delle spese militari e non solo per il programma F-35 che viene segnalato in quanto più costoso e problematico, ma che serve soprattutto a dimostrare che le priorità vere del nostro paese non possono passare per armi, cannoni e cacciabombardieri

Note:
Tutte le informazioni sulla campagna si possono trovare sui siti delle organizzazioni promotrici:
www.perlapace.it (Tavola della Pace) – www.sbilanciamoci.org (Campagna Sbilanciamoci!) - www.disarmo.org (Rete Italiana per il Disarmo)

sabato 28 gennaio 2012

Iran blocchera' subito la vendita di greggio all'Unione Europea ?

Iran, ''guerra psicologica'': stop esportazione petrolio verso Unione Europea

Il Majlis, il parlamento iraniano, discuterà domenica di un progetto di legge destinato ad interrompere l’esportazione del petrolio verso l’Unione europea (UE) secondo quanto riportato da Press TV. I parlamentari iraniani, discuteranno di tale progetto di legge, che se votato, metterebbe fine alle esportazioni del petrolio verso l’Europa dall’inizio della settimana prossima, ha dichiarato Hossein Ebrahimi, vice presidente del comitato parlamentare sulla sicurezza nazionale e gli affari stranieri. Quest’ultimo ha qualificato il suddetto progetto di “tattica di guerra psicologica” rispondendo alla decisone intrapresa dall’Eu di instaurare un embargo sul greggio iraniano.

L’applicazione esatta di questa legge non è stata però ancora definita chiaramente. Nasser Soudani membro della commissione parlamentare iraniana sull’energia, ha ugualmente dichiarato mercoledì che il parlamento iraniano stava riflettendo circa misure preventive che mirano ad interrompere definitivamente le esportazioni verso l’Europa. “I membri del Majlis cercano di attuare una seria di misure secondo le quali i paesi europei che hanno decretato sanzioni nei confronti dell’Iran non saranno più in futuro autorizzate a comprare una sola goccia di petrolio iraniano” ha dichiarato Soudani. I ministri degli affari stranieri dell’UE hanno deciso lunedì di mettere al bando tutti i prodotti petroliferi iraniani, provocando una certa preoccupazione presso gli investitori mondiali del petrolio.

L’inquietudine sul futuro del mercato petrolifero è rafforzata dalle minacce di Teheran che avvisa che l’Iran potrebbe chiudere il distretto di Ormuz, un punto fondamentale della circolazione del commercio petrolifero. I principali importatori di petroli iraniano dell’EU, come la Grecia, l’Italia e la Spagna hanno tempo fino al 1 luglio, data dell’entrata in vigore dell’embargo, per trovare altre fonti di approvvigionamento del petrolio. Teheran è già sotto fortissima pressione visto il suo controverso programma nucleare e la repubblica islamica è posta di fronte a pesanti problematiche circa la svalutazione della moneta e della crescente inflazione.

A tal proposito una squadra di alti responsabili dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) dovrebbe recarsi proprio in Iran il 29 gennaio per una visita di tre giorni, alfine di discutere delle questioni relative al programma nucleare iraniano.
Manuel Giannantonio

Fonte www.2righe.com
28 gennaio 2012

venerdì 27 gennaio 2012

Afghanistan, ora l'Italia puo' finalmente bombardare....come in Libia.

Il ministro ‘tecnico’ vuole bombardare l’Afghanistan
27 gennaio 2012
di Enrico Piovesana

Il governo ‘tecnico’ di Mario Monti si dimostra ogni giorno di più ‘politico’, perfino su questioni di supremo significato politico come la partecipazione del nostro Paese a una guerra, in violazione all’articolo 11 della Costituzione.

Proprio mentre la Nato in Afghanistan riduce il ricorso ai bombardamenti aerei nel quadro di un graduale disimpegno militare diretto in vista del ritiro nel 2014, il ministro ‘tecnico’ della Difesa Giampaolo Di Paola annuncia a sorpresa di voler rimuovere completamente quei ‘caveat’, mantenuti perfino dal guerrafondaio La Russa, che finora hanno impedito ai nostri aerei di bombardare.

Ieri, nel corso di un’audizione di fronte alla commissione Difesa in seduta congiunta Camera e Senato, Di Paola ha dichiarato che in Afghanistan intende “usare ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione”, consentendo anche ai nostri aerei di condurre bombardamenti “se sarà necessario”.

Nella base italiana di Herat sono schierati quattro aerei Amx Ghinli che finora, come i precedenti Tornado Ids, hanno sempre svolto soltanto missioni di ricognizione, senza bombe sotto le ali. Finora, in caso di necessità di ‘supporto aereo’ in soccorso a truppe a terra in difficoltà, sono sempre intervenuti i nostri elicotteri Mangusta A-129 con i loro missili Tow e i loro micidiali cannoni rotanti da 500 colpi al minuto.

Consentire ai nostri caccia militari schierati in Afghanistan di colpire missioni di bombardamento su obiettivi individuati dai comandi Nato, con ciò che ne consegue in termini di ‘danni collaterali’, rappresenta un salto di qualità di enorme significato politico, che non può certo essere deciso d’autorità del governo, senza passare per un voto in parlamento.

“I caveat c’erano e ci sono ancora: ogni cambiamento deve essere deciso in modo formale, davanti alle Camere, e non notificato durante un’audizione”, ha dichiarato a La Repubblica Gian Piero Scanu, capogruppo Pd nella commissione Difesa del Senato. “Non è compito del governo imporre un modello di difesa, tanto più quando sul tema è prevista l’istituzione urgente di un commissione bilaterale che darà le sue valutazioni alle Camere in sei mesi”.

Fonte www.peacereporter.net

giovedì 26 gennaio 2012

Embargo UE all'Iran,L'Unione Petrolifera prevede gravi conseguenze nel settore

L'embargo Ue all'Iran fa paura al "Giornale" ed ai petrolieri italiani
[ 25 gennaio 2012 ]

Con l'embargo europeo sul greggio iraniano, l'Ue sta facendo tremare l'industria petrolifera italiana, che con il regime islamico di Teheran faceva affari molto redditizi e molto amichevoli, infatti tutti temono le conseguenze negative sulle già alte quotazioni del greggio e sull'industria della raffinazione del petrolio.

Pietro De Simone, direttore dell'Unione petrolifera italiana, è molto preoccupato per l'embargo decretato dall'Ue sul petrolio iraniano: «Ci sono impianti di raffinazione in Italia capaci di processare quasi solo il tipo di greggio proveniente dall'Iran. L'impatto ci sarà, sui prezzi del greggio, su quelli dei prodotti raffinati e sulle raffinerie già in difficoltà».

Secondo Dario Scaffardi, direttore generale della compagnia di raffinazione Saras, problemi ci sono anche per la diversificazione delle forniture: «Non è un'operazione che si fa su due piedi e soprattutto potrebbe causare un aumento consistente dei costi».

I Paesi europei più dipendenti dalle importazioni di greggio iraniano sono proprio quelli più in crisi: Italia, Spagna e Grecia, che da soli rappresentano quasi l'80% delle importazioni di petrolio dall'Iran: più o meno 450.000 barili al giorno, il 20% dell'export della Repubblica islamica.

Secondo i dati dell''Unione petrolifera italiana, da gennaio a novembre 2011 l'Italia ha acquistato dall'Iran (nostro quarto fornitore) il 13,2% del greggio importato, acquisti ridotti recentemente dopo le pressioni statunitensi e di altri Paesi Ue, ma non certo volentieri e rapidamente.

il Presidente della FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, dopo una riunione con alcune aziende del settore ha detto che «L'embargo iraniano rappresenterà un grande problema per la situazione petrolifera italiana, l'Iae (International enegy agency) ha prospettato una situazione che non condividiamo, FederPetroli Italia aveva già esternato lo scorso anno, in sedi istituzionali, l'apprensione a quello che si sta verificando oggi con l'Iran. L'Iran come già da tempo detto, oltre ad essere un importante fornitore non solo per il nostro paese, è un produttore di greggio di elevata qualità per la produzione di prodotti derivanti dalla raffinazione, usati in grandi quantità da alcune raffinerie italiane. Siamo preoccupati per la corsa alla diversificazione degli approvvigionamenti che ci sarà, non siamo il solo paese che acquista greggio iraniano e, in questo momento, potrebbero essere privilegiati paesi con rapporti di cooperazione con la Repubblica Iraniana non a favore dell'embargo, mi riferisco ai paesi asiatici, già importatori da qualche tempo, in larga misura del greggio iraniano. Saranno favoriti per forza di cose i mercati spot di prodotto, questo comporterà il calo dei margini su tutta l'industria del settore petrolifero. L'adeguamento degli impianti per altri tipi di greggi similari, la scelta di nu! ovi fornitori e le variabili temporali, comporteranno dei problemi non da poco. Se la situazione resterà stabile è inevitabile l'aumento del greggio sui mercati nei prossimi mesi. Per adesso attendiamo maggiori notizie sulla situazione dello Stretto di Hormuz per poter definire e interagire su operazioni decisive di politiche di approvvigionamento».

Tra i preoccupati si iscrive anche "Il Giornale" che solo fino a pochi giorni fa invocava sanzioni draconiane contro l'Iran ed appoggiava le minacce di Silvio Berlusconi a Teheran fatte durante la sua visita in Israele, ma si sa: allora il padrone del quotidiano era al governo... Ora per "Il Giornale" sono Gran Bretagna e Francia a decidere e gli altri Paesi europei, Italia compresa, devono pagare il conto: «È successo con la Libia, succede di nuovo con l'Iran. Il via libera alle nuove sanzioni europee contro la Repubblica islamica, deciso lunedì a Bruxelles dai ministri degli Esteri dei 27 è una vera e propria mazzata per l'Italia che rischia di veder schizzare alle stelle il costo dell'energia e fare i conti con una benzina da due euro al litro», si legge nell'articolo ripreso non a caso con grande rilievo dall'agenzia iraniana Irna.

E se il ministro Giulio Terzi dice che l'embargo petrolifero all'Iran non avrà «Un impatto importante sull'economia globale e sulle forniture», dalle colonne del Giornale risponde De Simone a nome dei petrolieri: «Le 10mila tonnellate di petrolio iraniano che arrivano ogni anno in Italia rappresentano il 13% delle nostre importazioni», una cifra che non permetterebbe all'industria italiana di uscire indenne dall'embargo, considerando anche il fatto che «Quello iraniano è un greggio pesante adatto alla produzione di bitumi, la Ies di Mantova, l'Api, la Erg e la Saras e gli altri nostri maggiori importatori faranno molta difficoltà ad acquistarlo altrove».

Il Giornale ce l'ha probabilmente anche con l'esclusione dall'embargo concessa alla multinazionale britannica Bp. Che potrà continuare a sviluppare con gli iraniani il progetto da 20 miliardi di dollari del Naftiran Intertrade, per lo sfruttamento del gas del Caspio. Un'esenzione accettata anche dagli Usa in chiave anti-russa, cioè per evitare che Mosca metta le mani sull'affare.

Invece chi rischia parecchio è l'Eni che potrebbe perdere i 2 miliardi di dollari che avanza dall'Iran per lo sviluppo nel 2001 e nel 2002 dei giacimenti di South Pars e Darquain, fino ad ora pagati nel 2010 con greggio iraniano per 500 milioni di dollari.

Intanto, mentre c'è chi dice che un attacco americano-israelianio coin sostegno o coinvolgimento Nato, potrebbe essere sferrato contro gli impianti nucleari iraniani addirittura già entro febbraio, ieri nel suo discorso sullo stato dell'Unione il presidente Usa Barack Obama non ha certo contribuito a far calare la tensione, mantenendo la minaccia di un attacco militare contro Teheran e la decisione di mantenere la pressione contro il programma nucleare.

«L'America è determinata ad evitare che l'Iran ottenga una bomba nucleare, ed io non escluderò nessuna opzione dal tavolo per raggiungere questo obbiettivo», ha detto Obama che però ha anche parlato della possibilità di una soluzione diplomatica: «Una soluzione pacifica di questo problema è ancora possibile, ed è certamente migliore, e se l'Iran cambia comportamento e rispetta i suoi obblighi, può riunirsi alla comunità delle nazioni».

Gli Usa e la Nato se attaccheranno l'Iran non riceveranno aiuto da un Paese Nato: la Turchia, che ha annunciato che non metterà il suo territorio al servizio dell'Alleanza atlantica in caso di un blitz.

Lo ha annunciato oggi a Mosca il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu dopo un incontro con il suo collega russo Sergei Lavrov: «"La Turchia non ha mai autorizzato ad utilizzare il suo territorio né ha mai lavorato con coloro che vogliono portare attacchi ai Paesi vicini » ha detto Davutoglu con una buona dose di ipocrisia e revisionismo storico, visto che in Turchia c'erano basi Usa con missili puntati contro l'Urss, che dalla Turchia sono partiti attacchi segreti e palesi verso il Medio Oriente e che la stessa Turchia non disdegna di invadere e bombardare un Paese vicino, l'Iraq per disfarsi della fastidiosa guerriglia del Pkk Kurdo.

Come ciliegina sulla torta oggi il regime siriano ha accusato Ankara e il Libano di fornire armi e retrovie alla ribellione contro la dittatura nazional-socialista degli Assad, che però i russi continuano ad appoggiare insieme agli iraniani. Le strade della geopolitica e del petrolio sono davvero complicate...


Fonte www.greenreport.it

Il mio commento a questo articolo di Greenreport

Dopo qualche giorno dall' annuncio dell' embargo, il prezzo del Brent e' salito da 110,13 $/b a 110.89$/b mentre il WTI ha avuto un rialzo piu' sensibile ed e' passato da 98,35 $/b a 100,10$/b.

Su queste sanzioni non si sono sentite reazioni da parte di forze politiche e sociali. E' invece un atto organico a tutta la politica della Nato verso il Medio Oriente, tesa al controllo militare dell' area, all' alleanza con i regimi dell' Arabia Saudita, Qatar e Bahrein, alla subalternita' alla aggresivita' di Israele.

Questa politica in queste settimane la vedo in difficolta' con il piano in Siria che non sta dando i frutti sperati e la Libia che e' lontana dall' essere sotto controllo.

Ma soprattutto pesa come un macigno sulla crisi economica dell' Europea e soprattutto dei paesi come Spagna, Grecia e Italia che sono i maggiori importatori dall' Iran.

Come vedete Greenreport, che e' vicino a Legambiente, sembra essere favorevole alle sanzioni e fare ironia su chi e' preoccupato.

E' l' ennesima dimostrazione che anche la sinistra del centro-sinistra appoggia,per con con qualche reticenza, il governo Monti.

mercoledì 25 gennaio 2012

La politica economica dell' Unione Europea sara' sconfitta. Perche' non capirlo subito ?

Questo e' un mio commento alla notizia che a Roma alcuni studenti hanno contestato il Ministro dell' Istruzione Profumo:


Se si mettono in moto gli studenti, questo finale di inverno diventera' caldissimo, a dispetto della stagione.

Il malessere sociale in Italia cova da alcuni anni e la cura del Profossor Monti aggrava la malattia. Questo e' ormai evidente, passati ormai due giorni dal decreto liberalizzazioni e dalla propaganda dozzinale che pronosticava persino un aumento dei salari reali del 12% in conseguenza di queste misure.

C'e' disorientamento, sfiducia, e la sinistra, che dovrebbe storicamente rappresentare i ceti sociali piu' deboli, paradossalmente e' il sostegno piu' grande del governo Monti.

Sulla home -page di Repubblica.it, nel momento che ho trovato sulla cronaca di Roma la notizia di questa contestazione al Ministro dell' Istruzione Profumo, c'erano due dichiarazioni.

Una di Monti:"Per ridurre i tassi deve intervenire la UE"

Una della Merkel:"Non solo rigore adesso ripartiamo dal lavoro "

La politica UE e' recessiva, e per il 29 febbraio molti sindacati europei hanno proclamato una giornata di mobilitazione contro la politica di austerita', che non e' l' austerita' Berlingueriana degli anni 1977-1978, ma e' una politica di impoverimento generale e disparita' sociale.

Intanto le categorie colpite dalle liberalizzazioni manifestano in Italia in modo forte, condannati dai media ufficiali, soprattutto da quelli che negli ultimi anni si sono definiti progressisti, ma un sondaggio mostrato a Ballaro' dimostra che gli italiani non condannano le proteste, pur credendo ancora al 58% al governo Monti (i partiti che l' appoggiano sono pero' circa il 70% dell' elettorato).

Insomma la propaganda nasconde il disastro sociale, che e' aggravato da Monti.

Non ci sono alternative ?

Si, le alternative si manifesteranno una volta crollata definitivamente la fiducia acritica nel neoliberismo europeo.

Non credo che nel futuro ci sara' il fallimento dell' Italia, vedo sicuro invece il fallimento della Unione Europa se non rinneghera' nettamente la politica economica portava avanti fino ad ora.

martedì 24 gennaio 2012

Su embargo all'Iran, prezzo del petrolio, crisi della Unione Europea e guerre infinite.

Una notizia flash dell' Ansa di Lunedi' 23 gennaio alle 23.00 racconta di una intervista del nostro ministro degli Esteri Terzi alla CNN, dove il nostro rappresentante spiega come le misure di embargo all' Iran allontanino la possibilita' di una guerra e siano una buona cosa.

Il ministro degli Esteri Terzi rassicura gli USA, in Italia invece, sulla Repubblica, a spiegare come l' embargo al petrolio iraniano sia una buona cosa interviene Rasmussen, in rappresentanza della Nato.

Nelle settimane precedenti i momenti di maggiore tensione tra Iran e USA-Israele hanno portato a incrementi del prezzo del greggio di qualche dollaro e probabilmente la quotazione media alta risente anche di questa incognita.

Nel 2011 il prezzo medio del greggio ha toccato il suo picco, superando il 2008. In quell' anno a luglio si era toccato il prezzo record di 148 $/b mentre quest' anno il prezzo massimo e' stato il Brent a 120$/b, ma e' da inizio 2011 che il Brent e' sopra 100 $/b, ora e' attorno a 110 $/b. Mentre il WTI a oscillato tra 90 $ e 110$ (nelle settimane iniziali della guerra libica).

La guerra libica e le tensioni in Iran, minacciata piu' volte da Israele che ora e' riuscita a portare la U.E. all' imbargo, hanno influito molto sul prezzo medio del petrolio, e come l' impennata record del 2008 ha coinciso con la crisi finanziaria del settembre 2008 a cui e' suguita una recessione dell' economia reale, il prezzo medio record del 2011 ha coinciso con la crisi dell' euro e portera' probabilmente a una recessione dell' economia reale in molti paesi della Unione Europea.

Tra l' altro i paesi europei che importano piu' greggio dall' Iran sono Grecia, Spagna e Italia, i paesi piu' in difficolta' in questo momento, che forse sono stati spinti a non protestare troppo dalla loro dipendenza attuale dagli aiuti dell' Europa.

Oggi sul manifesto si legge:

Iran, imbargo come una guerra.

In Libia Ben Wallid ripresa dai fedeli di Gheddafi

Siria, verso una Libia 2 e ulteriori sanzioni UE

E' evidente il nesso tra guerre e peggioramento della crisi economica europea e soprattutto italiana

e, come dimostrano la Libia, l' Iraq, e l' Afghanistan queste guerre non risolvono niente e non finiscono mai.

Io credo che ognuno debba fare quello che puo' per opporsi a tutto questo.
Per chi puo' usare solo la tastiera metto il link di www.peacelink.it dove si puo' firmare la petizione contro la guerra in Siria e Il Manifesto Nonviolento contro le missioni militari all' estero e l' acquisto degli F-35 (Antilope Kobler) Lokeed.

Finisco ricordando l' arrivo in aula verso il 30 gennaio della legge per il finanziamento alle missioni (900 milioni di euro totali per l' Afghanistan).

sabato 21 gennaio 2012

Petizione per referendum su art.81 della Costituzione e sul nuovo trattato dell' Unione Europea

Qui di seguito il testo della petizione (già presentata al Parlamento) su cui raccogliere le firme:

Chi decide? Noi vogliamo decidere:

- sul Trattato sulla stabilità e la governance dell’Unione economica e monetaria

- sull’articolo 81 della Costituzione

Si stanno assumendo decisioni di vitale importanza per tutti e tutte noi.

I governi dell’Unione Europea stanno varando un nuovo Trattato sulla stabilità e la governance per rendere permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi e pensioni, a manomettere il diritto del lavoro, a privatizzare i beni comuni, e che prevedono addirittura la modifica delle Costituzioni. Con questo Accordo economico i governi, qualunque siano i loro colori politici, devono attuare nelle politiche di bilancio le decisioni del Consiglio europeo, della Commissione europea e della Banca Centrale Europea: la democrazia sarebbe cancellata, il potere sarebbe nelle mani dei mercati finanziari, delle banche, della tecnocrazia.

Il governo Monti non può decidere i nostri destini, i cittadini e le cittadine devono decidere sul Trattato sulla stabilità e la governance.

Il Parlamento italiano sta riscrivendo, per accogliere i diktat dell’Unione Europea, l’articolo 81 della Costituzione per imporre il pareggio di bilancio così da legittimare e rendere intoccabili le politiche liberiste e impedire che le istituzioni pubbliche, dallo Stato ai Comuni, possano intervenire nella gestione dell’economia a salvaguardia degli interessi generali.

Noi cittadini e cittadine, ispirandoci alla saggia massima della giurisprudenza romana ‘ciò che tocca tutti, da tutti deve essere deciso’, chiediamo di fare svolgere:

1.un referendum popolare di indirizzo – come quello già tenutosi in Italia nel 1989 – sull’Accordo di Unione economica rafforzata;
2.un referendum popolare, rispettando le condizioni previste dall’articolo 138 della Costituzione, sulle modifiche dell’articolo 81 della Carta costituzionale.

www.contropiano.org

27 gennaio, sciopero generale dei sindacati di base


Il 27 gennaio sciopero generale e manifestazione nazionale a Roma
di Sindacati di base

Usb, Orsa, SlaiCobas, Cib-Unicobas, Snater, SiCobas e Usi hanno proclamato lo Sciopero Generale di tutte le categorie pubbliche e private per l’intera giornata del 27 gennaio con manifestazione nazionale a Roma. Lo sciopero generale è indetto:

Contro il governo Monti, che conferma le precedenti manovre riduce il potere d'acquisto dei salari attraverso l'aumento dell'IVA, dell'Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l'adozione dell'ICI sulla prima casa, , colpisce l'intero sistema pensionistico e il livello di vivibilità economica dei pensionati, privatizza beni comuni e servizi pubblici applicando i dettami della BCE e Unione Europea, che tutelano gli interessi del grande capitale bancario, finanziario ed economico, scaricando i costi della crisi capitalista sui lavoratori e sulle fasce di popolazione più disagiata.

Contro le precedenti manovre del governo Berlusconi, che prevedono misure su licenziamenti, privatizzazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori privati e del personale del pubblico impiego e della scuola, fatte proprie dal Governo Monti il quale le rilancia attaccando ulteriormente il contratto nazionale ed introducendo altra precarietà con contratti di ingresso privi di diritti e con il ricatto costante del licenziamento.

Contro le politiche del "piano Marchionne", le delocalizzazioni e la deindustrializzazione in atto, l'estensione dell'accordo Pomigliano in tutto il gruppo Fiat e nelle aziende metalmeccaniche collegate, la cancellazione del contratto nazionale e la svolta autoritaria in atto nelle relazioni sindacali.

Contro il patto sociale e l'attacco ai diritti dei Lavoratori e Contro l'accordo del 28 giugno 2011 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, che ha aperto la strada all'art. 8 della manovra del governo e alla cancellazione dei contratti nazionali.

Per la piena applicazione delle misure di tutela su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Durante lo sciopero generale saranno garantiti i servizi minimi essenziali.

Fonte www.contropiano.org

giovedì 19 gennaio 2012

21 gennaio-Primo No Debito Day- No Monti !

No Debito? No Monti! Una giornata di mobilitazione
di Federico Rucco


Sabato 21 gennaio è il primo No Debito Day. In varie città parte la raccolta di firme per il referendum contro i diktat europei e l’obbligo di pareggio in bilancio. I primi appuntamenti.

I No Debito sabato prossimo saranno in piazza in diverse città italiane. Avrebbero voluto esserci anche venerdi ma il vertice trilaterale tra Monti, Merkel e Sarkozy e saltato a causa del “nervosismo” del presidente francese. Da sabato nelle piazze compariranno i primi banchetti per raccogliere le firme sulla petizione che chiede la convocazione del referendum di indirizzo costituzionale per far decidere la società sui diktat dell’Unione Europea e l’inserimento dell’obbligo del pareggio in bilancio nella Costituzione. Una battaglia che ripone al centro la questione democratica contro la costituzionalizzazione del golpe effettuata dal governo Monti-Napolitano.

I primi appuntamenti fissati sono a Roma dalle 10.30 alle 13.30 davanti alla Galleria delle Esposizioni (via Nazionale) simbolicamente vicino a Banca d'Italia e Quirinale. A Napoli e alle ore 10.00 in piazza Carità, a Pisa alle ore 17.00 in piazza del Carmine. Le altre città stanno definendo le varie piazze in cui inizierà la raccolta di firme e la propaganda del movimento No Debito.

Per vedere gli appuntamenti nelle piazze consultate il sito www.nodebito.it

*****

Qui di seguito il testo della petizione (già presentata al Parlamento) su cui raccogliere le firme:

Chi decide? Noi vogliamo decidere:



- sul Trattato sulla stabilità e la governance dell’Unione economica e monetaria

- sull’articolo 81 della Costituzione



Si stanno assumendo decisioni di vitale importanza per tutti e tutte noi.

I governi dell’Unione Europea stanno varando un nuovo Trattato sulla stabilità e la governance per rendere permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi e pensioni, a manomettere il diritto del lavoro, a privatizzare i beni comuni, e che prevedono addirittura la modifica delle Costituzioni. Con questo Accordo economico i governi, qualunque siano i loro colori politici, devono attuare nelle politiche di bilancio le decisioni del Consiglio europeo, della Commissione europea e della Banca Centrale Europea: la democrazia sarebbe cancellata, il potere sarebbe nelle mani dei mercati finanziari, delle banche, della tecnocrazia.

Il governo Monti non può decidere i nostri destini, i cittadini e le cittadine devono decidere sul Trattato sulla stabilità e la governance.

Il Parlamento italiano sta riscrivendo, per accogliere i diktat dell’Unione Europea, l’articolo 81 della Costituzione per imporre il pareggio di bilancio così da legittimare e rendere intoccabili le politiche liberiste e impedire che le istituzioni pubbliche, dallo Stato ai Comuni, possano intervenire nella gestione dell’economia a salvaguardia degli interessi generali.

Noi cittadini e cittadine, ispirandoci alla saggia massima della giurisprudenza romana ‘ciò che tocca tutti, da tutti deve essere deciso’, chiediamo di fare svolgere:

1.un referendum popolare di indirizzo – come quello già tenutosi in Italia nel 1989 – sull’Accordo di Unione economica rafforzata;
2.un referendum popolare, rispettando le condizioni previste dall’articolo 138 della Costituzione, sulle modifiche dell’articolo 81 della Carta costituzionale.

www.contropiano.org







Ultima modifica Mercoledì 18 Gennaio 2012 22:55

martedì 17 gennaio 2012

18 gennaio- le commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera si riuniscono congiuntamente per ascoltare comunicazioni del Governo sulla partecipazione italiana alle missioni militari.

Il 18 gennaio le commissioni Difesa e Affari esteri di Camera e Senato si riuniranno alle 14.00 in seduta congiunta al Senato per ascoltare comunicazioni del Governo sulla partecipazione dell' Italia alle missioni militari.

Sara' discusso in questi giorni dalle commissioni anche il DL 215 del 29 dicembre 2011 che finanzia le missioni militari per i prossimi 12 mesi.


E' auspicabile che aumenti l' attenzione del Parlamento alle questioni legislative ed economiche che investono il nostro Ministero della Difesa perche' la sostanziale convergenza delle forze politiche sulla politica estera e militare ha consentito comportamenti legislativi veramente approssimati.

L' esempio piu' eclatante e' la legislazione sulla missione libica che ha visto e vede tuttora irregolarita', senza che nessuno si senta in dovere di chiedere spiegazioni al governo e ai vertici delle nostre Forze Armate.

Come dimostra un articolo su Repubblica dell' ottobre scorso la prosecuzione della missione italiana non e' stata ufficializzata da nessun organo ufficiale e il parlamento non e' stato informato delle scelte fatte.

Da parte degli esponenti del Governo sono state fatte dichiarazioni smentite dai fatti e il per il periodo dal 1 ottobre 2011 al 31 dicembre non e' stata autorizzata nessuna spesa per la missione , e' stata annunciata genericamente la copertura del periodo con risparmi delle somme stanziate precedentemente, ma nessuno ha autorizzato alcuna spesa per la missione in Libia.

E quanto e' stato spese nel periodo non e' stato quantificato in nessuna maniera.

In momenti di grande attenzione ai bilanci pubblici qualche cifra su missioni importanti come quella libica sarebbe opportuno fornirla.

domenica 15 gennaio 2012

Gli F-35 sono progettati dalla Lokeed-Martin, ma disturba ricordare la presenza della azienda del vecchio e famoso scandalo Lokeed degli anni '70 ?

In queste settimane si e' parlato molto dei cacciabombardieri F-35, un acquisto da 18 miliardi di euro, per velivoli che hanno enormi ritardi nel programma di costruzione e un aumento dei costi superiore a quanto previsto dai contratti USA.

Non si dice e scrive invece che questo cacciabombardiere, che fa discutere anche su media solitamente filo-Nato come Rainews24, TG3, Repubblica, il TG de La7, e' stato pregettato dalla Lokeed Martin, l' azienda che ha proseguito l' attivita' della Lokeed, azienda aereonautica che negli anni '70 fu al centro di uno scandalo di dimensione mondiale di corruzione politico-affarista.

La continuita' del nome non dimostra niente, quello che mi ha sorpreso e' che si evita di parlare di questa coincidenza, come se ricordare del vecchio scandalo Lokeed degli anni 1975-1978, di Tanassi, Moro e Antilope Kobler (o come si chiamava) non fosse opportuno,

e fanno questo anche gli ambienti pacifisti che hanno approfondito molto la questione, snocciolano decine di cifre ma non disturbano politica e militari con questo accostamento.

Riporto quindi parzialmente quello che scrive Wikipedia del vecchio e grande scandalo Lokeed, perche' non dimostra niente, ma e' giusto non censurare ricordi che infastidiscono la politica e i militari.

Marcopa

Lo scandalo Lockheed riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi paesi, e in particolare Paesi Bassi, Germania Ovest, Giappone, e Italia.

Nel 1976 l'azienda Lockheed (oggi Lockheed Martin) ammette di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a stati esteri i propri aerei. In Olanda è coinvolta la stessa monarchia, mentre in Germania, Giappone, e Italia i corrotti dalla Lockheed sono le strutture preposte alle valutazioni tecnico-militari dei Ministeri della Difesa, i Ministri della Difesa, e in Italia e Giappone anche i Primi Ministri. In Italia nel 1978 il Presidente della Repubblica viene travolto dallo scandalo Lockheed e si dimette.

La Lockheed e le tangenti

Tra il 1975 e il 1976 dalla Commissione Church del Senato statunitense emerge che le pratiche di corruzione nell'esportazione di armi da parte della Lockheed Corporation e della più piccola Northrop costituivano un sistema diffuso e consolidato.

Nel 1976 il New York Magazine scrive che «il senatore Church ha prove che la Lockheed ha pagato tangenti in almeno 15 paesi, e che in almeno 6 paesi ha provocato gravi crisi di governo».

Negli Stati Uniti il motore politico dello scandalo è la scoperta di legami tra tangenti estere e Watergate, e quindi la questione democratica del controllo di finanziamenti illeciti alla politica interna americana, o in altri termini, se si permette corruzione americana di altre democrazie si finisce per corrompere il proprio sistema democratico.

Fuori dagli Stati Uniti lo scandalo Lockheed ha conseguenze politiche rilevanti nei Paesi Bassi e in Germania Ovest, e veri e propri terremoti politici in Giappone e in Italia. In Italia lo scandalo della corruzione politico-militare della Lockheed si trasforma in un processo al sistema di governo che dal dopoguerra ha come centro la Democrazia Cristiana. La discussione pubblica e il processo Lockheed coincidono temporalmente con uno dei periodi più drammatici della storia della Repubblica italiana, il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro.

Lo scandalo in Italia
In Italia lo scandalo riguarda la fornitura degli aerei da trasporto C-130, ricevuti dall'Aeronautica Militare a partire dal 1972. Nel 1976 molti coinvolti nelle trattative con la Lockheed vengono accusati, e alcuni di questi poi condannati, di aver intascato mazzette per miliardi di lire per favorire l'acquisto di tali aerei da parte del Ministero della Difesa italiano.

L'acquisto degli Hercules C-130 (1971)
Le complesse procedure per l'acquisto degli Hercules iniziano nel 1968, con la valutazione delle necessità dell'aeronautica militare, di Costarmaereo (poi Armaereo), e delle Forze Armate in generale di velivoli militari da trasporto. I candidati a sostituire i vecchi Fairchild C-119 Flying Boxcar bimotori di produzione statunitense erano: il C-130 Hercules della Lockheed, il Transall C-160 di produzione franco-tedesca, il G-222 della FIAT (progetto nazionale non ancora prodotto), e il francese Breguet Br 941.

Il contratto con la Lockheed viene firmato il 18 giugno 1971, per un valore di circa 61 milioni di dollari, di cui 53 milioni per 14 C-130 Hercules, e il resto in parti di ricambio varie. Il contratto prevede un'anticipazione alla Lockheed di circa il 30% del valore della commessa.

Durante le trattative che portarono al contratto dal 1968 al 1971 cambiano 5 governi italiani: il Governo Leone II, tre Governi Mariano Rumor (Governo Rumor I, II, III) e il Governo Colombo. Questi Governi sono monocolore DC o quadripartito DC-PSI-PSDI-PRI. I Ministri della Difesa coinvolti nelle trattative e nel contratto sono Luigi Gui (per i primi tre governi) e Mario Tanassi (per gli ultimi 2).

Fonte wikipedia

sabato 14 gennaio 2012

DL 215- 20 milioni di euro per la missione Active Endeavour. Ma che missione e'?

Il Decreto Legge 215-2011 rifinanzia le missioni militari all' estero dal 1 gennaio 2012 al 31 dicembre dello stesso anno. Sara' convertito in legge entro il 27 febbraio e mercoledi' 11 gennaio e' stato presentato alle commissioni parlamentari riunite degli Esteri e della Difesa.
Sara' discusso di nuovo in commissione mercoledi' 18 gennaio, speriamo in una seduta piu' lunga di quella della settimana precedente, durata appena 35 minuti.
Sono tanti soldi, 1,4 miliardi di euro e questioni importantissime che decidono anche la vita e la morte di molte persone,ci vorrebbe trasparenza e attenzione, quindi anche un po' di tempo.
Faccio pero' anch' io un appunto frettoloso, allo scopo di invitare invece ad un esame attento e meditato del tutto.

La mia segnalazione riguarda 20 milioni di euro autorizzati per l' operazione Active Endeavour.

Il comma 5 dell' art.1 del DL 215 2011 scrive:

" E' autorizzata a partire dal 1 gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2012, la spesa di euro 20.967.090 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione nel Mediterraneo denominata Active Endeavour , di cui all' art.4, comma 5, del decreto legge 12 luglio 2010....."

Ho cercato di capire che missione fosse ed ho trovato:

''Active Endeavour'' e Forze Navali permanenti della NATO

Generalità
Le unità navali della Marina Militare Italiana partecipano, a rotazione, ai gruppi navali posti sotto comando e controllo NATO. Tali gruppi sono lo SNMG1 (Standing NATO Maritime Group 1) e lo SNMG2 (Standing NATO Maritime Group 2), composti da Fregate/Caccia cui vengono assegnati compiti di pattugliamento e sorveglianza aero-marittima. Lo SNMCMG2 (Standing NATO Mine Counter Measure Group 2) è gruppo navale di intervento rapido specializzato nelle attività di contromisure mine.

In seguito all'attacco terroristico negli USA dell'11 settembre 2001, il Consiglio Atlantico della NATO ha approvato la dislocazione nel Mediterraneo Orientale di una Forza Navale (Task Force Endeavour) quale visibile dimostrazione dell'implementazione dell'Art. 5 del Trattato NATO, allo scopo di dimostrare la solidarietà della NATO e la risolutezza dell'Alleanza nel sostenere la campagna contro il terrorismo internazionale.

L'obiettivo di "Active Endeavour" è quello di mantenere nel Mediterraneo una presenza credibile in chiave antiterroristica, dimostrando la risolutezza della NATO nella deterrenza, difesa e protezione contro le attività terroristiche.
L'operazione sta coinvolgendo Nazioni Partner e Paesi del Dialogo Mediterraneo con contributi diversi e soluzioni ad hoc. L'Italia, in particolare, si è adoperata per il pieno coinvolgimento dei Paesi del Dialogo Mediterraneo, delle Nazioni rivierasche e di altri.
Fonte www.difesa.it

Quindi questa cifra non piccola, 20 milioni di euro, finanzia una nostra presenza nel Mediterraneo orientale, finalizzata genericamente al controllo di quell' area , fuori dai nostri confini, tra l' altro vicino alla zona calda della Siria.
Una missione Nato, cosa non specificata nell' articolo di legge.

La missione e' abbastanza ignota anche ai relatori del decreto in commissione , tanto che Frattini, relatore per la commissione Esteri, neanche la cita (almeno dal resoconto pubblicato); mentre il Presidente della Commissione Difesa la cita insieme alle missioni anti-pirateria nell' Oceano, ma episodi di pirateria nel Mediterraneo non li ricordo.
Missioni queste davanti al Corno d' Africa, il cui finanziamento e' aumentato a 49 milioni di euro invece dei 40 milioni del 2011.

Occorre trasparenza su queste cose e maggiore informazione per tutti.
Facciamo in modo che il voto parlamentare su questo decreto non sia liquidato in modo troppo frettoloso da Parlamento e media.

venerdì 13 gennaio 2012

20 gennaio-Manifestiamo contro la visita di Merkel e Sarkozy,

Merkel, Sarkozy, ospiti non graditi in Italia
di Sergio Cararo

Il 20 gennaio saranno a Roma, ospiti di Monti, I capi dei governi del Direttorio Europeo che sta producendo la macelleria sociale contro lavoratori, pensionati,disoccupati. Cresce la mobilitazione per contestare il vertice del 20 e riportare in piazza l'opposizione ai diktat dell'Unione Europea e al governo Monti.

La strada scelta dal direttorio della Ue è «disastrosa sul piano sociale, aggrava la crisi e non ferma la speculazione», afferma Paolo Ferrero, segretario del Prc lanciando un appello affinchè il 20 gennaio, a Roma, ci sia una piazza forte a dare il benvenuto meno caloroso possibile ai due capi di Stato europei in visita nella Capitale «Merkel, Sarkozy e Monti sono i principali responsabili del disastro che stiamo vivendo perché le politiche che stanno distruggendo l’economia italiana, i diritti dei lavoratori e le speranze dei giovani sono politiche europee» sottolinea Ferrero.
Alle iniziative di protesta di Roma il 20 gennaio, parteciperanno anche esponenti della Linke e del Pcf che scenderanno a Roma per affermare l’unità d’intenti di una vertenza politica europea che ha bisogno di maturare alla svelta per essere all’altezza dell’aggressione in corso ai diritti di tutti. .

«Il 20 genaio sicuramente faremo qualcosa - annuncia Fabrizio Tomaselli, portavoce dell’Usb - sia come sindacato che come movimento No debito con cui confluiremo nella piazza che si va costruendo per quel giorno. Per noi sarà l’inizio di una settimana laboriosa che si concluderà con lo sciopero generale del sindacalismo di base già programmato per venerdi 27 gennaio».

Per il movimento No Debito, Giorgio Cremaschi, conferma che il 20 gennaio ci saranno anche loro: "Tutti in piazza, bisogna farsi sentire perché stanno decidendo sulle nostre teste. La riunione dei governi è ormai una convenzione interbancaria, le misure drammatiche sul piano sociale passano nel silenzio dell’opinione pubblica. Come l’obbligo di rientro che si aggiunge al pareggio di bilancio, una catastrofe di cui non si parla. Significa la riduzione annua dell’ammontare del debito che vuol dire dieci anni di manovre! Oppure la flessibilità del lavoro ben oltre la questione dell’articolo 18. Sarebbe l’estensione del modello Fiat e dei licenziamenti “economici” per i quali l’articolo 18 non c’entra.

E’ un’offensiva reazionaria che in Italia non ha un’adeguata risposta. E’ umiliante il fatto che Monti sia andato a Bruxelles, prima, e Berlino, poi, a vantarsi che le sue misure ferocissime non abbiano avuto alcuna protesta reale nel Paese. O scendiamo in piazza o ci massacrano». E per i No debito il 20 gennaio e il No Debito Day del 21 gennaio saranno il lancio del referendum conto i diktat della Ue e il pareggio di bilancio in Costituzione ma anche un appuntamento della preparazione di “Occupiamo Piazza Affari, la manifestazione nazionale di Milano, luogo simbolo della finanza italiana, che il coordinamento dell’area ha confermato nella sua riunione di ieri. Sarà un appuntamento aperto, forse il 10 marzo, per costruire quell’opposizione sociale e politica a Monti che ancora non c’è.

Il 20 gennaio I No Debito confluiranno nella piazza unitaria facendola anticipare da alcune azioni di protesta alle ambasciate di Francia e Germania, al Quirinale e a Palazzo Chigi.
La discussione sul “benvenuto” al vertice trilaterale del Direttorio Europeo Merkel,Sarkozy, Monti sta coinvolgendo anche i collettivi studenteschi e il movimento per l’acqua che vede il risultato referendario pubblicamente minacciato dal decreto sulla liberalizzazioni/privatizzazioni. Imovimenti per l'acqua pubblica hanno lanciato una settimana di mobilitazione straordinaria in tutti i territori fino a un presidio il 19 a Montecitorio e alla partecipazione il 20 alla piazza che si sta costruendo, probabilmente in piazza del Pantheon.

La spinta alla mobilitazione per il 20 gennaio dunque sta crescendo anche se in Italia c'è la pessima abitudine di ritenere che vadano contestate solo le visite di Bush o dei presidenti statunitensi. E' tempo che si faccia avanti la coscienza che oggi l'imperialismo ha anche il volto delle potenze europee e delle loro politiche antipopolari.

Fonte www.contropiano.org

mercoledì 11 gennaio 2012

12 e 21 gennaio-Roma manifestazione dei congolesi ed amici del Congo


Manifestation des congolais et des amis du Congo à Rome


Les congolais et les amis du Congo portent à la connaissance du public, la tenue d'une série de manifestations à Rome pour dire non au hold-up éléctoral en cours en République Démocratique du Congo.


Jeudi 12 janvier 2012 de 10h00 à 14h00 Sit-In à P.zza Farnese (Ambassade de France).


Samedi 21 janvier 2012 de 14h00 à 18h00 Manifestation à P.zza dell'Esquilino (Santa Maria Maggiore).


PS: Pour le Sit-in du 12 janvier nous insistons sur la présence des congolais et amis du Congo résidant à Rome et aux alentours de Rome.
La Manifestation du 21 janvier doit voir la participation des congolais et des amis du Congo de toute l'Italie.


Vous trouverez en pièce-jointe un document que vous pouvez d'ores et déjà distribuer dans vos réseaux et surtout à nos amis italiens et africains qui ne connaissent pas nécessairement la situation du Congo.

* Prière confirmer votre participation et assurer la plus large diffusion dans votre réseau.


Manifestazione dei congolesi e degli amici del Congo a Roma


I congolesi e gli amici del Congo fanno sapere all'opinione pubblica che si terranno una serie di manifestazioni contro il perpetrarsi del furto elettorale in atto nella Repubblica Democratica del Congo.

Giovedi 12 gennaio 2012 dalle ore 10,00 alle ore 14,00 Sit-in in P.zza Farnese ( Ambasciata Francese)


Sabato 21 gennaio 2012 dalle ore 14,00 alle ore 18,00 Manifestazione in P.zza dell'Esquilino (Santa Maria Maggiore)

PS: Per il Sit-in del 12 gennaio insistiamo sulla presenza dei congolesi e degli amici del congo residenti a Rome e dintorni.
Per la manifestazione del 21 gennaio è auspicata la partecipazione dei congolesi e degli amici del Congo di tutta l'Italia.

Troverete in allegato un volantino che potete già distribuire tra i vostri contatti, soprattutto agli amici italiani e africani che non sempre sono al corrente della situazione in Congo.

* Siete pregati di confermare la vostra partecipazione e assicurare la massima diffusione tra i vostri contatti.

IL DOCUMENTO A DIFFUSER....... : http://www.solidaritenordsud.net/gli-eventi_2649774.html

martedì 10 gennaio 2012

Referendum su nuovo patto dell' Unione Europea.E' possibile in Danimarca e Irlanda, chiediamolo con forza anche in Italia !

ANSA.it
Patto bilancio Ue: Danimarca,tempi lungi
Ministra economia, possibili referendum Irlanda e Danimarca
10 gennaio, 13:09

(ANSA) - COPENAGHEN, 10 GEN - L'accordo sul nuovo Patto di bilancio europeo sarà raggiunto all'inizio di marzo, ma i tempi della sua entrata in vigore "saranno molto più lunghi", secondo Margrethe Vestager, ministra dell'economia della Danimarca, presidente di turno dell'Ue. Sul processo di ratifica pesa anche l'ombra di referendum che Irlanda e Danimarca potrebbero essere costrette a convocare. "Siamo determinati a fare tutto possibile per fare parte del nuovo patto", ha detto Vestager.


Il mio commento a questa notizia

Nei paesi europei ci sono stati negli anni passati referendum popolari su accordi dell' Unione Europea. In qualche paese si sono anche verificate clamorose bocciature.

Ora questa news Ansa spiega che il ricorso a referendum potrebbe essere obbligato in Irlanda e Danimarca. Personalmente penso che cercheranno ogni scappatoia possibile per evitare voti popolari su questi temi, quindi non mi faccio molte illusioni,

pero' finche' rimane questo dubbio anche in Italia dovremmo chiedere con forza un voto popolare sul nuovo patto che sara' stipulato tra i paesi della Unione Europea.


giovedì 5 gennaio 2012

Syrie -Appel urgent pour mettre fin a' l'intervention militaire e'trange're et re'tablir les droits humains et le respect de la le'galite'

Syrie NO WAR

Appel urgent pour mettre fin à l'intervention militaire étrangère en Syrie et rétablir les droits humains et le respect de la légalité.

Nous, soussignés organisations humanitaires ( ONG) pour les droits humains, vous exhortons à mobiliser les Nations Unies et la communauté internationale à prendre des mesures immédiates pour faire cesser toute intervention militaire étrangère contre la Syrie, et au contraire, d'agir de bonne foi pour une honnete médiation. Il est essentiel d’agir rapidement. Nous demandons d'agir de bonne foi pour rejoindre une vraie médiation pacifiques.

Au cours des derniers mois, nous avons observé une augmentation constante des campagnes de presse qui présentent seulement une vision partielle et pas vérifiée ce qui passe en Syrie. La même chose s'est produite aussi dans le cadre des préparatifs à l'intervention étrangère en Libye.

Nous savons qu'il ya des affrontements violents entre les troupes gouvernementales et les insurgés armés de l'auto-proclamé " Armée Libérée Syrienne " avec des bases en Turquie, près de la frontière syrienne. Et nous savons que ces conflits provoquent une énorme nombre de morts parmi les civils, qui sont toujours les premières victimes de n’importe quel conflit. Il semble donc clair que les deux côtés armées ont des responsabilités.

Mais un'ingérence militaire étrangère n'est pas une bonne façon de protéger les droits civils et humains.

NOUS affirmons avec force que:

1) le projet de «intervention militaire humanitaire» en Syrie est la pire des solutions et il ne peut pas revendiquer aucune légitimité, car on ne peut pas obtenir la protection des droits humaines par un'intervention armée;

2) En effet, l'histoire récente montre que, les résultats inévitables de l'intervention armée étrangère, sont des violations massives des droits, comme en Libye;

3) La contrebande d'armes dans une zone de conflit alimente seulement une guerre «civile» et ce doit être arrêtée;

4) On ne peut pas autoriser que une scénario libyenne prende place en Syrie aussi, c'est à dire une «no-fly zone" qui se transforme en une intervention militaire directe suivie par des massacres et des violations massives des droits.


Nous exhortons donc la COMMUNAUTÉ INTERNATIONALE pour favoriser:

1. Un cessez le feu sur les deux côtés et une médiation neutre entre les parties: nous rappelons que la proposition faite par certains pays d'Amérique latine à partir du groupe Alba semble être accueilli aussi par l'opposition non-armée

2. Des mesures pour arrêter l'ingérence militaire et politique étrangère en Syrie visant à déstabiliser le pays (et éventuellement toute la région);

3. Restauration de la Syrie dans le bloc régional;

4. Fin des sanctions actuelles qui portent atteinte à des civils;

5. Une mission internationale d'enquête par les pays et les organisations neutres pour établir la vérité sur les conditions de vie en Syrie;

6. Une enquête menée par les observateurs internationaux neutres sur les accusations et sur les nouvelles rapports en provenance de Syrie et qui, à présent, il n'a pas été possible de vérifier.

Per firmare la petizione www.peacelink.it

DL.215 missioni militari all'estero-Finanziamento per 12 mesi.E' la prima volta,ma e' possibile farlo ?

Il 29 dicembre e' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n.215 sul finanziamento delle missioni militari all'estero, approvato nel Consiglio dei Ministri del 23 dicembre 2011. Per la prima volta le missioni militari sono state finanziate per l'intero anno,tutto il 2012 dal 1 gennaio al 31 dicembre, e non per ogni semestre.

Il voto parlamentare necessario per convertire in legge il decreto governativo e' sempre stato scomodo per tutti i governi di centro-sinistra e di centro-destra che negli ultimi venti anni hanno autorizzato le missioni.

Manca una legge quadro e questo permette ai governi, soprattutto in assenza di una opposizione parlamentare, di comportarsi in modo discutibile e approssimativo.

Cosi' per 15 giorni dal 1 ottobre al 15 ottobre 2011 la missione italiana in Libia non era finanziata, il rapporto economico dei militari in missione non in regola, la missione non autorizzata da nessuno, ma, come testimoniano due resoconti settimanali pubblicati dal sito del Ministero della Difesa, l'Italia ha partecipato alle operazioni militari con personale, mezzi e soprattutto con 7 basi aeree che hanno ospitato 120 aerei stranieri.

Ora questo decreto finanzia le missioni per l'intero anno togliendo per 12 mesi ogni problema anche ad un eventuale prossimo governo che potrebbe succedere al governo Monti.

La sinistra moderata ha scoperto lo spreco degli F-35 e di questo hanno parlato Unita', Rainews24, ed altri media, ma il governo Monti, appoggiato in maniera determinante da parte della sinistra, che finge di aver scoperto le eccessive spese militari, ha fatto quello che nessun governo aveva mai fatto, finanziando le missioni per l' intero anno.

Poteva farlo ?

Nessuno se lo domandera', cosi' come nessuno ha detto niente quando per 15 giorni la missione libica e' stata fuori legge.

domenica 1 gennaio 2012

Il neoliberismo UE saltera' in Italia nel 2012 ?

Ho messo il titolo "Neoliberismo Ue saltera' in Italia nel 2012?" .............................................. perche' davvero le politiche economiche europee sembrano clamorosamente in rotta di collisione con i lavoratori italiani ,che potranno avere come alleati: pensionati, giovani (precari o studenti) ed anche parte del ceto medio. Le politiche che hanno devastato la Grecia troverebbero in Italia ,non solo un paese di dimensioni economiche molto piu' grandi, ma anche strati sociali di dimensioni enormi, che hanno dormito decenni, ma hanno sempre un minimo di memoria storica e di cultura politica.................................................................... Ho esagerato ? Forse, ma a me sembra che anche la crisi economica sia esagerata e le medicine proposte controproducenti........................................................................ Vedremo tra qualche settimana cosa succedera'. Marco................................................................................................................................. CAMUSSO: "LAVORO, RISCHIO DI TENSIONI SOCIALI"...................................................... C'e' un rischio reale di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi e va contrastato con un piano per il lavoro, la vera emergenza. Lo sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sebbene il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. «Nei prossimi mesi - sottolinea la Camusso - la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale». «Anche per questo - afferma il leader della Cgil - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti». «Per questo - aggiunge la Camusso - proponiamo un nuovo "Piano del lavoro". Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi»............................................................................................ AMMORTIZZATORI SOCIALI - «Bisognerà anche - spiega la Camusso - riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile». «Senza dimenticare - aggiunge il segretario generale della Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile»........................................................................................................................... BONANNI - L'inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo sottolinea invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolineando che «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti prefeconfezionati o ispirati da altri». Il premier Mario Monti confida che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. Tuttavia, sostiene il leader della Cisl «finora il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti corrisponderanno i fatti»........................................................................................................................... CEI - Sulla vicenda è intervenuto anche l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ai cronisti sull'allarme lanciato dai sindacati per il rischio di tensioni sociali. Per Bagnasco per «evitare il pericolo di tensioni sociali» è necessario «essere più positivi» e «creare coesione»......................................................................................................................... Redazione Online 1 gennaio 2012 | 18:41 Fonte www.corriere.it

Il Governo Monti non arrivera' al 2013. Commento scritto il 30 Dicembre 2011

..............Il governo Monti non arrivera' al 2013............................. Il governo Monti si basa su bugie che non reggeranno nell' anno 2012. Sara' difficile dimostrare con esattezza queste bugie, sara' impossibile negare pero',una volta avvenuta, la caduta nel 2012 di questo governo....................................................................................................................................... E' infatti falso che l' Italia fallira' se non saranno fatte le cosiddette "riforme"......... Le liberalizzazioni, privatizzazioni, l' attacco ai diritti dei lavoratori, non avranno comunque effetti immediati. Anche nel caso fossero veramente utili al paese........... Accetteranno coloro che saranno colpiti da questi provvedimenti di non affermare con forza questa verita'? Ne dubito....................................................................................................................................... Nella confusione, nel disorientamento generale, nelle falsita' affermate con forza dai media, e' difficile capire come stanno veramente le cose.............................................................................................................................. Ma ho l' impressione che il fallimento di questa operazione "GOVERNO MONTI", imposta da Francia e Germania per scaricare su Berlusconi e l' Italia le difficolta' dell' Unione Europea, diventera' evidente a molte persone, anche tra coloro che solitamente accettano in modo passivo le verita' dei media................................................................................................................................ A dieci anni dall' entrata in vigore dell' euro e' in crisi l' impalcatura generale dell' Unione Europea, una istituzione nuova creata da nazioni diverse e basata addirittura su una sola corrente di pensiero economico: il neoliberismo........... Questa struttura ha portato alla crisi, ed ora si vuole colpire alcuni convincendoli che le cause che hanno prodotto la crisi devono essere i rimedi di questa ?............................................................................................................... Ci stanno provando, per ora con difficolta', io credo che saranno travolti............. 30 dicembre 2011.

Syria, Padre Paolo Dall' Oglio-La sete di Ismaele-Diario monastico islamo.cristiano-Prefazione di Laura Tussi

......................................................................................................Gabrielli Editore propone un Libro di Paolo Dall’Oglio, Prefazione di Paolo Rumiz.................................................. La sete di Ismaele. Siria, diario monastico islamo-cristiano............................................................. Come in un intenso sommario descrittivo, in un diario narrativo, Padre Paolo Dall'Oglio consegna nell'opera “La sete di Ismaele” le personali riflessioni sull'attualità e sull'esperienza direttamente vissuta dalla comunità del monastero di Mar Musa in Siria. 23 dicembre 2011 - Laura Tussi ...................................................................................................................................... Siria, diario monastico islamo-cristiano ................................ Libro di Paolo Dall’Oglio............ Prefazione di Paolo Rumiz............ Recensione di Laura Tussi............ Editore Gabrielli................... www.ildialogo.org/cEv.php?www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1324387810.htm www.confronti.net/SERVIZI/la-sete-di-ismaele-siria-diario-monastico-islamo-cristiano www.serenoregis.org/2011/12/la-sete-di-ismaele-laura-tussi/ ............................................................. Come in un intenso sommario descrittivo, in un diario narrativo, Padre Paolo Dall'Oglio consegna nell'opera “La sete di Ismaele” le personali riflessioni sull'attualità e sull'esperienza direttamente vissuta dalla comunità del monastero di Mar Musa in Siria ............................................................. “La sete di Ismaele”, il figlio primogenito di Abramo, concepito con Agar, la serva di Sara, è proprio la necessità degli esclusi della terra, di quanti gridano e piangono per essere riconosciuti. Padre Paolo Dall'Oglio ha fondato nel 1991 in Siria a Deir Mar Musa un monastero restaurato con la tenacia e la perseveranza di uomo giusto e di persona sorretta dalla propria vocazione. Nel monastero vive una comunità monastica autonoma, maschile e femminile, dedita all'accoglienza e al dialogo tra religioni: è una realtà attiva nell'ambito del panorama mediorientale, che cerca di dimostrare e praticare una possibilità di convivenza e interazione tra cristiani e musulmani ................................................................................................................................. L'autore con l'opera “La sete di Ismaele” vuole proporre una soluzione pacifica e nonviolenta ai problemi posti dalle sommosse popolari scoppiate in Siria, indicando il percorso di una transizione politica verso un'architettura policentrica e istituzionale democratica, fondata sul consenso, sulla condivisione delle differenti sensibilità religiose e delle diverse componenti sociali che coesistono in Siria. Nonostante le reazioni del regime di Assad, Padre Dall'Oglio non ha ottemperato alle ordinanze di espulsione e ha continuato a risiedere in Siria, praticando il personale percorso di impegno sociale, nella pratica spirituale, a favore del dialogo interreligioso e della pace ................................................................................................................................. Il libro racchiude, nel messaggio implicito, l'invito a riconoscere la diversità religiosa, accogliendo il grido degli esclusi, la “sete” degli ultimi, per aprire a orizzonti sconfinati di pace e speranza. La comunità monastica di Deir Mar Musa è formata da monache e da monaci che vivono vita comune nell'ospitalità offerta a tutti, formando un'ampia comunione esistenziale in chiesa, a tavola, nel lavoro ........................................................................................................................................ La relazione tra donna e uomo permette di apprendere e imparare la grammatica e la sintassi primigenie di ogni dialogo autentico in una propositiva e innovativa collaborazione e convivenza tra differenti generi e religioni, che costituisce l'annuncio consolante di una rinnovata umanità, costruita sull'umiltà, il realismo, la conoscenza di sè, l’ascesi affettiva, l'apertura all'obbedienza, nella direzione spirituale e non nella sottomissione sessista, come in una grande famiglia, dove proprio la castità consacrata consente di superare le barriere caratteriali, gli steccati familiari, favorendo invece l'apertura universale, la vocazione plurima al dialogo e ad ibridi aneliti di pace nelle interazioni tra diversità, nella speranza di poter riconciliare le identità tradizionali con la ribellione islamica alla globalizzazione capitalista proterva e spersonalizzante, ricordando che i giudei, cristiani e musulmani, figli di Abramo, cercano l'unione personale con il divino, approdando ad un grande unificante silenzio d'amore e di pace nella trasparenza, nella comunione, nella libertà di culto, di opinione e di espressione ................................................................................................................................... La vita culturale votata all'incontro, all'accoglienza e al dialogo tra diversità è sottesa tra ciò che costituisce il corpo della pratica cristiana e musulmana e la particolarità delle inculturazioni che riattualizzano il significato e il portato valoriale dell’ universale evangelico e del messaggio coranico. Tra il suono di antiche litanie che provengono da un arcipelago di grotte eremitiche, nel monastero si avverte la bellezza della preghiera cristiana formulata in lingua araba, dove poter cercare l'illuminazione spirituale, nelle periferie, negli avamposti, nelle trincee di mondi considerati a rischio e nel profondo di regioni lontane e nazioni marchiate come guerrafondaie e bellicose dalla geopolitica banalizzante dell'Occidente: .................................................... così, allontanandosi dal baricentro, dal punto di riferimento del culto Romano, si avverte la presenza di un messaggio cristiano limpido e cristallino, sempre più vicino alla fonte originaria dell'Oriente e sempre meno disturbato da tentazioni di egemonia e di potere, oltre i conflitti tra civiltà, per aprirsi ad osmosi dialogiche e visioni maieutiche cultuali, in prospettive plurali di pace, oltre i bizantinismi fideistici occidentali. Quali cenobiti più conviviali degli antichi anacoreti delle valli siriane, in sentieri che si inerpicano a collegare le grotte e le celle degli eremiti e dei monaci, i fratelli e le sorelle del monastero si incontrano e si separano come in una metafora di un sentimento umano verso le ascesi più coraggiose dell'amore divino e del prossimo in prospettive messianiche di pace .................................................................................................................... Laura Tussi.................................................. Fonte www.peacelink.it