mercoledì 26 dicembre 2012

Siria, le notizie dall' 11 al 25 dicembre 2012.


BRAHIMI A DAMASCO ILLUSTRA UN PIANO DI PACE AD ASSAD…..E AL CAIRO A KHATIB, CAPO DELLA COALIZIONE SIRIANA

Il 23 dicembre l’ incaricato dell’ ONU e Lega Araba per la crisi siriana Lakhdar Brahimi e’ arrivato a Damasco passando via terra dal Libano a causa dei combattimenti attorno all’aeroporto della capitale siriana. Il giorno successivo ha incontrato Assad e, secondo notizie diffuse dal quotidiano francese Le Figaro che avrebbe ricevuto informazioni da una fonte ben introdotta, ha illustrato al presidente siriano un piano di pace concordato con USA e Russia. Il percorso proposto prevederebbe un governo transitorio fino alle elezioni presidenziali del 2014, formato da esponenti delle opposizioni  e persone appartenenti ad aree politiche che in questo momento appoggiano il governo.  Alle prossime elezioni  Assad, che e’ l’attuale presidente della repubblica di Siria, non ripresenterebbe la propria candidatura, uscendo dalla vita politica siriana. Il piano pero’non sarebbe stato accettato da Assad, che gia’ lo conosceva, perche’ il presidente rifiuterebbe di essere costretto da stranieri a non candidarsi nel suo paese. Anche Khatib, presidente della Coalizione Nazionale Siriana, si e’ detto contrario alla proposta perche’ questa lascerebbe in carica Assad fino al 2014 mentre l’ opposizione siriana non prende in considerazione nessuna ipotesi che non preveda l’ uscita definitiva e immediata di Assad dalla politica siriana e dalla Siria. Khatib aveva incontrato il mediatore Brahimi il 22 dicembre al Cairo, incontro anche questo molto poco pubblicizzato.

Il percorso illustrato da Brahimi e’ quasi identico alle conclusioni della Conferenza di Pace di Ginevra del 30 giugno 2012, approvate dai presenti  (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e alcuni paesi della regione medio orientale) ma respinte di fatto dall’opposizione piu’ intransigente e dagli Stati Uniti che volevano assolutamente l’ abbandono di Assad e rifiutavano anche la presenza iraniana tra i paesi negoziatori. Le Figaro aveva scritto il 13 dicembre di questa missione natalizia di Brahimi a Damasco, definendo il piano un ultimatum posto ad Assad in accordo con Russia e USA; in Italia l’ articolo del quotidiano francese era stato ripreso solo dall’ agenzia missionaria FIDES. Sempre Le Figaro il 21 dicembre aveva invece raccontato di un Brahimi che minacciava le dimissioni dal suo ruolo di mediatore per le resistenze di Assad al piano proposto, ma come abbiamo visto le resistenze al piano da parte della Coalizione Siriana sono ancora maggiori. Il 24 dicembre sul sito delle Nazioni Unite e’ stata pubblicata la smentita ufficiale del diplomatico a questa notizia di minaccia di dimissioni. Da notare l’ assenza di paesi dell’ Unione Europea nelle cronache di questa iniziativa, paesi che invece finora si sono molto impegnati nel sostegno alla Coalizione Nazionale Siriana.

CONTEMPORANEAMENTE ALLA VISITA DI BRAHIMI  DENUNCE DELL’ OPPOSIZIONE PER PRESUNTE STRAGI GOVERNATIVE E PER MORTI CAUSATE  DA IMPRECISATI GAS LETALI.

Si e’ nuovamente ripetuta la coincidenza tra importanti trattative e presunti clamorosi atti di violenza del governo. Un bombardamento aereo avrebbe ucciso un centinaio di siriani in coda davanti ad un panificio ad Halfaya (300 uccisi, tra cui donne e bambini, nella prima versione fatta circolare dalla tv saudita al Arabya), a Homs si sarebbe verificata un'altra strage di 15 persone sempre in fila per acquistare pane, ancora a Homs sette persone sarebbero state uccise da un gas sconosciuto (quest’ ultima notizia diffusa dalla tv del Qatar al Jazeera). I racconti sono pieni di incongruenze e con dettagli che cambiano continuamente. I particolari degli episodi sono stai approfonditi da Marinella Correggia in un articolo su Sibialiria “La strage del pane a Natale”  http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1240   . Io voglio segnalare solo la contemporaneita’ tra queste denunce e la presenza di Brahimi a Damasco per illustrare un piano di pace sgradito all’opposizione siriana, e probabilmente anche ai suoi alleati europei e del Golfo, e l’ utilizzo da parte della Coalizione di questi episodi non chiari come argomento per sostenere l’ impossibilita’ di trattative con Assad.

ALLARME DELL’ ONU PER VIOLENZE SU BASE ETNICA E RELIGIOSA.

Il 21 dicembre le Nazioni Unite hanno diffuso un comunicato stampa di Adama Dieng, consigliera dell’ ONU per la prevenzione dei genocidi e della violenza settaria, dove si denunciano violenze su base etnica e religiosa e si esprime il timore che nel prossimo futuro queste possano aumentare rispetto alla situazione attuale. Le minoranze cristiane, alawite, armene ortodosse, turcomanne, curde, a torto o ragione sono accusate di appoggiare il governo di Assad e anche quando non prendono posizione nel conflitto in corso sono attaccate per spingerle a schierarsi contro il governo siriano. Il 20 dicembre la commissione per i diritti umani presieduta dal Prof. Pinheiro ha denunciato l’ uso di bambini nelle attivita’di guerra dei ribelli con compiti operativi e rischiosi e la presenza di molti combattenti stranieri particolarmente addestrati. La commissione ha affermato di non ritenere possibile alcuna soluzione militare e che l’ unica strada che puo’ portare alla fine delle violenze e’ un negoziato tra le parti coinvolte.

Intanto Abu Abdel Rahman,  sceicco importante esponente del Fronte al Nusra, ha dichiarato al quotidiano algerino Echorouk che i mujahedin insieme ad altri combattenti puntano alla creazione di uno stato islamico nelle zone da loro controllate. Mentre il capo della Coalizione Nazionale Siriana ha definito un errore degli Stati Uniti aver inserito il Fronte al Nusra nella lista dei gruppi terroristi stilata dal Dipartimento di Stato USA.  Sul Corriere della Sera G.Olimpo ha descritto la Brigata al Nusra con queste parole: “…..secondo le analisi dell'intelligence Al Nusra è formata da siriani, jihadisti iracheni e volontari stranieri. Nello schieramento ribelle rappresenta — sempre secondo gli 007 — tra il 7 e il 9 per cento. Alterna la guerriglia a tattiche terroristiche, ha fondi ampi dal Golfo, i suoi mujaheddin sono tra i più abili nel combattimenti. Per tre ragioni: sono bene addestrati, molti di loro hanno avuto precedenti esperienze belliche, dispongono di denaro. Molto forte nell'est e nel nord della Siria, Al Nusra ha conquistato ampie fette di territorio. E gode di simpatie tra molti ribelli, alcuni dei quali per spirito di emulazione si atteggiano a jihadisti…”,

Infine il gruppo armato che detiene l’ ingegnere italiano Mario Belluomo, rapito attorno al 15 dicembre insieme a due colleghi russi, ha richiesto un riscatto di 530.000 euro. I tre lavoravano all’ acciaieria Hmisho nella provincia di Latakia.

IL CAMMINO DIPLOMATICO E ORGANIZZATIVO DELLA COALIZIONE NAZIONALE SIRIANA PIU’ LENTO DEL PREVISTO

La Coalizione Nazionale Siriana nata l’ 11 novembre a Doha aveva elencato al momento della sua partenza molti obiettivi che 45 giorni dopo ancora non si sono concretizzati. Era stata auspicata l’unificazione dei  gruppi armati dell’ opposizione e la creazione di un comando centrale militare collegato ad un governo provvisorio. Di governo provvisorio ancora non si parla e dubbi sull’Esercito Libero Siriano sono emersi anche a Marrakesh all’ incontro dei paesi Amici della Siria. Nessuna conseguenza ha avuto anche il proposito di amministrare le zone controllate dai ribelli con il governo provvisorio. Inoltre il riconoscimento della Coalizione da parte della Comunita’ internazionale e’ stato piu’ di facciata che altro. Il 12 dicembre, all’ incontro dei paesi amici della Siria a Marrakesh, piu’ di 100 paesi hanno votato un documento che definisce la Coalizione Nazionale Siriana l’ unica legittima rappresentante della Siria, ma alla dichiarazione in quella sede quasi tutti i governi hanno aggiunto pochi passi concreti.

L’ Italia non mi risulta abbia compiuto atti ufficiali a parte una breve dichiarazione, l’11 dicembre, di Terzi davanti alle commissioni esteri di Camera e Senato riunite per discutere altre questioni. Una dichiarazione quella del ministro con un grande utilizzo del modo condizionale: “Se si verificasse che….allora il governo potrebbe.…”. L’ unica frase chiara l’ ha pronunciata Massari, inviato del ministro per il Medio Oriente, a Marrakesh il 12 dicembre ma in un contesto non istituzionale e senza alcuna conseguenza giuridica. Il consiglio dei ministri che nel frattempo si e’ riunito cinque volte non ha piu’ fatto dopo quell’ appuntamento nessun accenno alla crisi siriana

 GLI SCONTRI NEL CAMPO PROFUGHI PALESTINESE DI YARMOUK A DAMASCO

Negli ultimi 10 giorni si sono verificati scontri armati nel campo profughi palestinese di Yarmouk a Damasco e molte famiglie palestinesi sono fuggite dal campo. Le notizie sono contradditorie. Finora i profughi palestinesi, presenti in Siria sin dal 1948, avevano avuto un buon rapporto con il governo siriano e godevano di diritti simili a quelli dei cittadini siriani, a differenza dei palestinesi ospitati in Libano che sono esclusi dalla societa’ libanese. Un rapporto quello dei palestinesi con il governo siriano forse ancora piu’ stretto di quello tenuto con le organizzazione storiche della loro terra. Ma in occasione della crisi attuale alcuni gruppi si sarebbero uniti ai ribelli e sicuramente in questi giorni nel campo profughi le opposte fazioni si sono scambiate colpi di armi da fuoco. L’ Esl ha dichiarato che il campo era controllato dai ribelli e l’esercito bombardava alcune sue zone con l’ aviazione, i bombardamenti sono confermati da altre fonti mentre le dimensioni non sono chiare.

L’ allarme per le violenze era stato dato anche dall’Unrwa , agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, che descriveva i 150.000 presenti nel campo come assediati e per qualche giorno ha avuto grossi problemi a fare arrivare al campo materiale per aiuti ai profughi. Ma il ministro degli esteri siriano ha inviato una lettera al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Presidente del Consiglio di Sicurezza raccontando invece di un attacco al campo da parte di brigate ribelli, in particolare del Fronte al Nusra. Il governo siriano assicura che ha tentato di tenere fuori i palestinesi dal conflitto in corso e responsabilita’ dei ribelli nel coinvolgere i palestinesi nel conflitto sarebbero indicate anche dall’ espulsione dal Consiglio Nazionale Palestinese dell’ OLP del leader del Fronte, Ahmad Jibril, per aver preso parte agli scontri nonostante la scelta dell’ OLP di non intervenire negli affari interni della Siria. Alcuni giornali arabi avanzano l’ ipotesi che si voglia approfittare della guerra siriana per disperdere ulteriormente un ampio segmento di profughi palestinesi.

LUNGA INTERVISTA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO LAVROV A RUSSIA TODAY SULLA CRISI SIRIANA

La tv russa Russia Today ha fatto una lunga intervista al ministro degli esteri russo Lavrov, puo’ essere letta integralmente in lingua inglese a questo link :  http://rt.com/politics/lavrov-interview-rt-syria-628/
L’ intervista fa la storia dell’ iniziativa russa nella crisi siriana dal 2011, quando questa ancora non si era trasformata in una  guerra civile molto cruenta. Lavrov spiega come l’ opposizione armata ad Assad compia da tempo rapimenti, attentati terroristici e abbia in genere comportamenti fuori da ogni diritto internazionale. Attivita’ che non possono essere giustificate da errori o azioni violente di Assad. I comportamenti di stampo terrorista non possono essere ammessi per terroristi “buoni” ed essere stigmatizzati se effettuati da terroristi non amici. Fare questa distinzione e’ pericoloso non solo per la Siria, ma per tutto il Medio Oriente e la comunita’ internazionale. Il ministro continua spiegando di non voler difendere Assad. Secondo Lavrov il governo ha compiuto numerosi errori, per fermare le proteste ha usato la forza in modo sproporzionato e le forze di sicurezza siriane non erano preparate ad affrontare manifestazioni  dei quel tipo ma erano addestrate solo per combattere contro nemici  esterni.

La Russia ha sempre tenuto ferma la sua linea sulla necessita’ di un negoziato e nella ricerca di tenere sempre aperto un dialogo tra le parti. Nell’ agosto 2011 ha voluto che il Consiglio di Sicurezza si interessasse del conflitto siriano, poi si e’ impegnata a convincere la Siria ad accettare il piano della Lega Araba poi interrotto nel dicembre 2011 dopo la prima relazione che denunciava violenze anche da parte degli oppositori.  Mosca ha lavorato anche per il piano Annan dell’ aprile 2012, anche questo fatto accettare con fatica al governo siriano ma boicottato sin dall’ inizio dall’ opposizione e i suoi alleati. Infine la Russia ha appoggiato e continua a lavorare al percorso che ha portato alla Conferenza di Ginevra del 30 giugno 2012. Le proposte uscite da quell’ evento erano state approvate da tutti ma i paesi occidentali hanno voluto assolutamente una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che a fine luglio e’ stata bloccata dal veto russo cinese. Per il diplomatico la Coalizione Siriana e’ nata da un accordo che esclude ogni possibilita’ di trattativa con Assad ma la Clinton ha dichiarato che questa premessa era necessaria per arrivare all’ unificazione delle varie opposizioni, i contenuti dell’ unificazione in seguito sarebbero stati modificati. Questo non e’ avvenuto e, secondo Lavrov,  nessuno lavora affinche’ questo avvenga in futuro. Il ministro ha continuato esprimendo la convinzione che sia necessario unificare completamente tutte le opposizioni ma che queste si debbano muovere sulla linea uscita dalla Conferenza di Ginevra del giugno 2012. 

Ha concluso poi con un accenno ai missili Patriot della NATO installati in Turchia che potrebbero servire non solo per garantire la sicurezza di questo paese. La Russia aveva fatto delle proposte diverse per aiutare Ankara a non esporsi a rischi ma non sono state accettate.  Comportamento legittimo quello turco ma resta il sospetto che la funzione dei sistemi missilistici non si esaurisca nel contenimento delle tensioni tra Siria e Turchia.

BREVI

-Il 23 dicembre Israele ha dichiarato che non esiste alcun pericolo di uso di armi chimiche da parte del governo siriano; il giorno seguente e’ arrivata la denuncia non verificata di uso di gas sconosciuti a Homs che avrebbero ucciso sette persone.

-Il  quinto incontro dei paesi Amici della Siria, gruppo organizzato dai paesi occidentali e del Golfo, avverra’ in Italia nel primo trimestre 2013.

-A fine mese in Kuwait si terra’ una conferenza sull’ emergenza umanitaria siriana.

-Il 22 dicembre e’ stato approvato dal consiglio dei ministri italiano il decreto legge che rifinanzia le missioni militari all’ estero fino al 30 settembre 2013. Il ministro della Difesa Di Paola ha dichiarato che, se il miliardo di euro stanziato per le missioni dell’ anno 2013 non dovesse essere sufficiente, sarebbe sicuramente integrato con altri finanziamenti.

Fonte  www.sibialiria.org

martedì 25 dicembre 2012

ONU 2014-2024, UNE DÉCENNIE POUR RENDRE LES ÉNERGIES RENOUVELABLES ACCESSIBLES À TOU


Pour promouvoir l’utilisation de toutes les sources d’énergie et mobiliser la communauté internationale et la société civile mondiale sur des questions énergétiques centrales pour le développement durable et l’élaboration des programmes de développement après 2015, l’Assemblée générale des Nations Unies a adopté, aujourd’hui à l’unanimité, une résolution faisant de la décennie 2014-2024, une « Décennie de l’énergie renouvelable pour tous ».

En adoptant ce texte intitulé « Promotion des sources d’énergie nouvelles et renouvelables », l’Assemblée générale a souhaité montrer une nouvelle fois sa détermination à agir pour que l’accès de tous aux sources d’énergie renouvelables devienne une réalité.

Dans les pays en développement, plus de trois milliards de personnes sont en effet toujours tributaires de la biomasse traditionnelle et du charbon pour cuisiner et se chauffer.  Un milliard et demi de personnes ne disposent toujours pas d’électricité et, même lorsque des services énergétiques modernes existent et sont disponibles, ils sont souvent trop coûteux pour des millions de personnes traversant des difficultés économiques.

« L’énergie durable pour tous est indispensable pour atteindre les Objectifs du Millénaire pour le développement (OMD), de même que pour ouvrir de nouvelles perspectives pour la croissance économique, le développement et la prospérité partout dans le monde », a insisté le Directeur général de l’Organisation des Nations Unies pour le développement industriel (ONUDI), M. Kandeh Yumkella, qui préside aussi l’Initiative ONU-Energy, un mécanisme mis en place pour promouvoir la cohérence des actions menées par les différentes composantes de l’ONU dans le domaine des énergies et pour développer des partenariats entre l’Organisation et les autres acteurs clefs avec lesquels elle travaille.

Avec cette résolution, l’Assemblée générale appelle donc les États Membres à galvaniser leurs efforts pour que l’accès universel à des services énergétiques modernes et durables devienne une de leurs priorités.  Elle invite aussi les gouvernements, les organisations internationales et régionales, ainsi que tous les autres acteurs impliqués dans les actions de l’ONU à renforcer la place des énergies renouvelables, alors même que les besoins énergétiques de la planète ne cessent de croître.

Le texte insiste sur la nécessité d’adapter les politiques énergétiques nationales à cette réalité, en appelant les États Membres à combiner de plus en plus les sources d’énergie nouvelles et renouvelables, avec les sources d’énergie fossiles traditionnelles.  Encore incontournables, ces dernières peuvent aussi devenir moins polluantes, en développant de nouveaux efforts pour renforcer l’efficacité énergétique, notamment par le biais de l’utilisation de technologies récentes.

Dès cette année, le Secrétaire général avait pris la tête de ce défi environnemental, en lançant l’Initiative « Énergie durable pour tous », qui vise aussi à promouvoir un accès universel aux services énergétiques modernes, à améliorer les rendements énergétiques et à accroître l’utilisation des sources d’énergie renouvelables.

Pour plus d’informations, veuillez contacter: M. Dan Shepard, Département de l’information: tél. +1 (212) 963-9495 ou par courriel à: shepard@un.org;ou Cynthia Scharf, Secrétaire générale de l’Initiative « Énergie durable pour tous »: tél. +1 (917) 825-1494 ou par courriel à: scharfc@un.org.

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domenica 23 dicembre 2012

Figarò: Brahimi porta ad Assad proposta comune di Stati Uniti e Russia

 

PARIGI – Una fonte diplomatica "informata" non meglio presentata da Le Figarò ha sostenuto che Brahimi incontrerà il presidente siriano Bashar Assad per proporgli il piano comune di Stati Uniti e Russia per la fine della crisi in Siria.

Secondo la stessa fonte, il presidente Assad avrebbe però fatto attendere Brahimi, inviato speciale dell'Onu, perchè è già al corrente del piano e non lo ritiene adeguato. Secondo questo piano russo-americano, si dovrebbe formare invece di quello legittimo attualmente al potere un governo di transizione formato da ministri scelti in accordo dal governo attuale e dall'opposizione. In pratica Assad rimarrebbe al potere fino al 2014 ma con un governo debole e diviso e poi dovrebbe impegnarsi a non ripresentarsi alle elezioni dopo la fine di questo mandato. Secondo la fonte di Le Figarò, Assad ha detto di essere disposto a lasciare il potere ma solo quando lo vorrà il suo popolo e che quindi non accetta imposizioni sulla sua non candidatura per il prossimo mandato. Comunque Assad al momento pare non voler nemmeno ricevere Brahimi e quest'ultimo avrebbe persino sventolato la probabilità di dimettersi dall'incarico affidatogli dall'Onu.

Costituzione egiziana-64% di SI, ma solo il 32% dei votanti.



64% di si alla nuova costituzione egiziana voluta dai Fratelli Musulmani e dal Presidente Morsi, ma, secondo Le Monde, hanno votato solo il 32% degli aventi diritto. Il dato dei votanti è confermato attorno al 30% anche dall' inglese BBC.

marco

ANSA.it
Egitto: Fratelli, approvata Costituzione
Al si' 63,8% dei voti complessivamente nelle due tornate
23 dicembre, 03:12
             
(ANSA) - IL CAIRO, 23 DIC - Il partito dei Fratelli musulmani egiziani, Giustizia e Liberta', ha annunciato in un comunicato che il progetto di nuova Costituzione e' stato approvato dal referendum, col 63,8% complessivo dei si' nelle due tornate. Il voto si e' tenuto in due giorni, il 15 e il 22 dicembre, in zone differenti del paese, a causa della scarsita' di magistrati di controllo, dovuta a un boicottaggio da parte della magistratura.


Egypte : les Frères musulmans annoncent l'adoption de la Constitution
Le Monde.fr avec AFP | 23.12.2012 à 07h38

Les islamistes au pouvoir en Egypte ont affirmé tôt dimanche que leur projet de Constitution, dénoncé par l'opposition, avait recueilli l'approbation de 64 % des votants lors du référendum qui s'est tenu en deux phases, le 15 décembre et ce samedi.

Final results of phases 1&2 of referendum, and after adding expats votes: YES 64% (10,655,332) NO 36% (6,029,617)

Comme samedi dernier, le principal groupe d'opposition, le Front du salut national (FSN), a lui dénoncé des fraudes affirmant dans un communiqué que certaines personnes s'étaient fait passer pour des juges pour superviser le vote.

Les Frères musulmans, dont est issu le président Mohamed Morsi, et le journal officiel Al-Ahram disent faire ces déclarations sur la base des procès-verbaux de presque tous les bureaux de vote ouverts samedi ainsi que des résultats de la première phase du scrutin.

Le taux de participation global avoisine les 32 % d'après les chiffres que la confrérie a posté sur son compte Twitter. Le comité électoral doit annoncer les résultats définitifs d'ici deux jours.

Alors que le projet controversé de Constitution a plongé le pays dans une grave crise politique, le vice-président de la République Mahmoud Mekki a annoncé sa démission et des informations contradictoires circulaient sur celle du gouverneur de la Banque centrale, Farouk al-Oqda.

250 000 policiers et soldats avaient été déployés pour assurer la sécurité durant le vote tandis que l'armée avait positionné des tanks autour du palais présidentiel depuis le début du mois. Le FSN ainsi que des groupes de défense des droits de l'Homme ont convoqué des conférences de presse dimanche pour faire connaître leurs observations sur le déroulement de cette deuxième phase du scrutin.

DÉMISSION DU VICE-PRÉSIDENT

Parallèlement au vote, le vice-président Mahmoud Mekki, un magistrat respecté, a annoncé en début de soirée sa démission, disant avoir "réalisé depuis un moment que la nature du travail politique ne convenait pas à (sa) formation professionnelle de juge". Dans le même temps, la télévision d'Etat a annoncé puis démenti la démission, sans en donner la raison, du gouverneur de la Banque centrale, après des rumeurs ces derniers jours sur son possible départ pour raisons de santé.

Les groupes de défense des libertés affirment que la constitution menace les droits des minorités religieuses et des femmes tout en autorisant les militaires, qui conservent une influence considérable sur la politique, à juger les civils qu'ils estiment "nuisibles" à l'armée.

La division du pays en deux zones de vote a été décidée pour faire face au boycott de nombreux magistrats chargés de superviser le scrutin, en conflit avec le président Morsi qu'ils accusent de porter atteinte à l'indépendance de la justice. L'Egypte connaît depuis la chute de Hosni Moubarak en février 2011 de graves difficultés économiques provoquées en particulier par la chute du tourisme et par l'effondrement des investissements étrangers.

Pour le camp présidentiel, l'adoption d'une nouvelle Constitution doterait enfin le pays d'un cadre institutionnel stable, qui viendrait clore la transition tumultueuse que vit l'Egypte depuis la chute de Moubarak.

Le référendum a été précédé par plusieurs semaines de manifestations qui ont parfois dégénéré en heurts entre adversaires et partisans de M. Morsi et du puissant mouvement dont il est issu, les Frères musulmans. Des affrontements vendredi à Alexandrie, la deuxième ville du pays, ont fait plusieurs dizaines de blessés, et début décembre, huit personnes ont été tuées dans des affrontements au Caire.

Si la victoire du oui se confirme, la nouvelle constitution, rédigée par un conseil dominé par les islamistes et boycotté par les chrétiens et les libéraux, doit entrer en vigueur cette semaine. Elle accordera le pouvoir législatif au Sénat jusqu'à ce qu'un nouveau parlement soit élu pour remplacer l'assemblée qui avait été dissoute en juin. Mais selon des analystes, l'adoption d'une nouvelle Constitution ne devrait pas mettre fin à la crise, en raison de l'ampleur des divisions.


Fonte www.lemonde.fr

venerdì 21 dicembre 2012

Coalizione Nazionale Siriana: le uniche dichiarazioni ufficiali italiane sul riconoscimento come unica legittima rappresentante della Siria.



L' 11 dicembre il ministro degli Esteri Terzi, in una audizione davanti alle commissioni esteri riunite della Camera e del Senato convocata a proposito del voto alle Nazioni Unite sulla presenza dello Stato palestinese all' Assemblea ONU in qualità di osservatore, ha dedicato queste poche parole al riconoscimento della Coalizione Siriana come unica rappresentante legittima della Siria.  Mi sembra un po' poco per stabilire che d' ora in avanti lo stato e il popolo siriano saranno rappresentati per l' Italia dal Coordinamento della Coalizione Nazionale Siriana.

Marco

Di seguito dal sito camera.it


In conclusione, vorrei cogliere quest'occasione molto brevemente anche per segnalare una riflessione che, d'intesa con il Presidente del Consiglio, sto conducendo in relazione alla crisi siriana.
Dopo l'incontro di Doha, che ha fatto emergere una piattaforma, un'alleanza tra le forze dell'opposizione siriana, si sta definendo sempre meglio un'impronta di istituzione assembleare, nonché un'istituzione di Governo da parte delle forze che sempre più rappresentano l'intera società siriana.
Domani si terrà una riunione a Marrakech, che dovrebbe costituire un altro passo avanti. Nel Consiglio affari esteri di ieri ho colto la sensazione che l'idea di un sostegno sempre più determinato da parte dell'Unione europea a tale coalizione delle forze dell'opposizione siriana stia diventando un elemento preciso nella politica estera di sicurezza dell'Unione.

In altre parole, sta aumentando il numero dei Paesi che potrebbero passare da un riconoscimento di questa entità come un rappresentante legittimo del popolo siriano a un gradino superiore, ossia al riconoscimento di quest'alleanza come il rappresentante legittimo del popolo siriano.
Se domani le condizioni si precisassero a Marrakech, tenendo anche conto dell'ottima impressione che abbiamo ricevuto con i colleghi europei dall'articolata e approfondita esposizione di Al-Khatib, l'imam moderato presidente dell'alleanza, e dai dettagli che lui ha fornito quanto alla volontà di rispettare le minoranze, soprattutto il ruolo dei cristiani che in questo nuovo sistema digovernance si sta delineando e l'impegno a trovare una soluzione politica alla crisi - Al-Khatib ha addirittura ipotizzato alcune forme di negoziato, da


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attuare un po' più avanti, che potrebbero coinvolgere anche personalità alawite vicine al regime, dando prova di un'impostazione moderata - se tutto ciò domani si precisasse, io vorrei anticipare in questa sede che il Governo potrebbe maturare la decisione che sia giunto il momento di riconoscere quel famoso il - o the, in inglese - quale rappresentante legittimo del popolo siriano.
Vi ringrazio molto per l'attenzione e sono disponibile per qualsiasi domanda.

giovedì 20 dicembre 2012

Consiglio di Sicurezza ONU autorizza missione militare nel Mali

Monde


L'ONU autorise le déploiement au Mali

20 décembre 2012 à 22:07

Une force internationale va intervenir pour permettre de chasser les islamistes extrémistes au Nord du pays.
Libération

Le Conseil de sécurité a adopté jeudi à l’unanimité une résolution autorisant «pour une période initiale d’un an», le déploiement d’une force internationale au Mali. La résolution ne fixe pas de calendrier précis pour le déclenchement d’une offensive au Nord-Mali afin d’en chasser les groupes islamistes extrémistes qui contrôle cette région depuis six mois.

Le texte a été mis au point par la France et était soutenu par les Etats-Unis, le Royaume uni, le Maroc et le Togo. Cette résolution 2085 comporte un volet politique appelant Bamako à lancer un «dialogue politique pour rétablir pleinement l’ordre constitutionnel», notamment en organisant des élections présidentielles et législatives avant avril 2013.

Elle invite aussi les autorités maliennes de transition à engager des négociations «crédibles» avec les groupes présents dans le nord du pays, essentiellement les Touareg, qui se dissocieront des «organisations terroristes» contrôlant cette région dont Al-Qaeda au Maghreb islamique et Mujao.

Sur le plan militaire, il s’agira d’abord, parallèlement aux efforts de réconciliation politique, de reconstruire l’armée malienne et d’entraîner les troupes panafricaines qui feront partie de la force -- appelée Mission internationale de soutien au Mali (MISMA) -- afin de les rendre prêtes à reconquérir le Nord.

Mais il faudra que le Conseil de sécurité s’estime «satisfait» de l'état de préparation de cette force, à partir de certains critères précis (entraînement, efficacité de la structure de commandement, équipement, adaptation au terrain) avant qu’elle puisse se déployer au Nord.

Des responsables de l’ONU et des diplomates estiment que la reconquête de cette partie du pays ne pourra en tout état de cause pas commencer avant l’automne 2013, pour des raisons climatiques et de préparation.
(AFP)

Petrolio, in Italia nel 2012 consumi più bassi che negli anni '70


ANSA.it
 Petrolio, consumo crolla a livelli anni '60

Il gettito fiscale vola a 42 mld, mai cosi' alto
20 dicembre, 21:05

ROMA - I consumi petroliferi sono crollati nel 2012 dell'11,4%, a 63 milioni di tonnellate, cioe' al minimo dagli anni Sessanta, prima del boom economico e della diffusione di massa dell'automobile. Sono i dati forniti dall'Unione Petrolifera nel preconsuntivo 2012.

Il gettito fiscale sugli olii minerali, ovvero su tutti i prodotti petroliferi, ha sfiorato nel 2012 i 42 miliardi, 3,8 miliardi in più del 2011, pari ad un incremento del 10%. Lo dice l'Unione Petrolifera che sottolinea come il valore sia il più alto mai registrato. Dei quasi 4 mld di aumento, 3,3 miliardi derivano solo dalle accise.

mercoledì 19 dicembre 2012

Il mio commento sull' articolo sull' ENI di Qualenergia.


Credo che l' argomento ENI sia enorme e vada affrontato, ma con cautela nel credere alle diverse versioni.

Io penso che

USA e Gran Bretagna siano in competizione economica e "geopolitica"con la Russia
(anche se non so se è appropriato usare questo termine, ma credo si capisca quello che voglio dire)

nello stesso tempo

-----il colosso ENI (probabilmente la più grande impresa italiana) fa una politica energetica sbagliata , a favore delle fonti fossili.

Usando mezzi anche poco corretti, sicuramente indiretti: pubblicità ai media di sinistra, sponsorizzazioni a Legambiente etc; non so se diretti, soldi a giornalisti, sicuramente ci sono strascichi giudiziari di qualche corruzione all' estero.

------E la vicenda dei contratti del gas ( a lunghissima scadenza, con l' obbligo di acquisti minimi già prefissati) in questo momento è un freno a tutta la rivoluzione energetica e ci costa moltissimo.


------che politici e mediatori sfruttino l' azienda anche per guadagni illeciti personali, vista l' Italia di oggi , è un sospetto che è legittimo avere.


-------Le privatizzazioni vogliono effettivamente speculare su tutto quello che è pubblico, quindi le attività economiche dell' ENI fanno gola alla grande finanza, questo è sicuro.

Tutti gli aspetti andrebbero approfonditi con molta attenzione.
Quanto alla Gabbanelli, ha dato un colpo micidiale a Di Pietro tirando fuori al momento opportuno cose risapute.
Lavora per qualcuno.

marco

L' ENI tra oscuri legami e interessi poco nazionali - Qualenergia su trasmissione Report



La trasmissione Report su Eni ha aperto numerosi interrogativi sulla nostra azienda energetica: una politica industriale poco razionale e scelte a dir poco opache, interessi privati sullo sfondo e controllo della stampa. Con queste premesse, davanti al colosso Eni, possiamo pensare a una vera politica per la transizione energetica?
Leonardo Berlen
18 dicembre 2012

In Italia paghiamo il gas il 25% in più che nel resto d'Europa, cosa che oltre a pesare sulle bollette per il riscaldamento riguarda anche moltissimo il prezzo dell'elettricità, visto che il prezzo del gas per gli operatori delle centrali termoelettriche è ancora più elevato rispetto alle media europea, come ci ha spiegato lo scorso anno l’Autorità. Un fattore che contribuisce ad acuire la crisi delle centrali a ciclo combinato e le spese per i cittadini.

Ma se paghiamo così tanto, lo dobbiamo anche a scelte di politica industriale fatte dalla politica e da Eni sotto la direzione dell’amministratore delegato Paolo Scaroni (stipendio di quasi 5 milioni di euro nel 2011, con quotazione delle azioni in picchiata), che sembrano favorire i russi di Gazprom a scapito degli interessi nazionali. Della questione si è occupata la puntata di domenica 16 dicembre di Report, a cura di Paolo Mondani, di cui consigliamo la visione (qui trovate il video e il testo in pdf).

Le scelte dell’azienda, controllata al 30% dallo Stato, non sono però spiegabili se non tirando in ballo oscuri interessi privati: “I nostri contatti nell'opposizione e nel partito di Berlusconi hanno suggerito una malvagia connessione. Credono che Berlusconi e i suoi amici stiano traendo un considerevole profitto personale dagli affari sull'energia tra Italia e Russia”, scriveva a gennaio 2009 l'ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, in una comunicazione riservata e poi resa pubblica da Wikileaks. Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, intervistato da Report, ha rincarato la dose affermando che i servizi  segreti  britannici  ritengono  che  l’ex presidente del Consiglio abbia con  Putin  “relazioni  corrotte  sulle questioni riguardanti il gas”.

Il nostro Paese consuma 78 miliardi di metri cubi di gas all'anno, 20 dei quali ci arrivano dalla Russia. A parte il fatto che nessuno conosce i prezzi di acquisto del gas russo - uno dei segreti industriali più protetti, si dice - c’è poi anche la questione dei contratti a lungo termine con la Russia, i cosiddetti take or pay, cioè la clausola per cui si prenota il gas per gli anni a venire, ma se non lo si ritira occorre pagarlo ugualmente. Il 10 ottobre scorso Paolo Scaroni aveva comunicato al Senato che il “take or pay” costa all'Eni 1,5 miliardi di euro all’anno e proponeva che parte di questa cifra poteva essere fatta gravare sui conti dello Stato o meglio sui cittadini.

La domanda che ci si pone è: perché nel 2007, quando i segni della crisi erano già tutti lì e si sapeva che il prezzo del gas sarebbe sceso come in effetti sta avvenendo, Scaroni si è precipitato a prolungare contratti che scadevano dopo 20 anni senza chiedere la revisione del prezzo? È stato solo un errore o qualcuno si è avvantaggiato di questo favore fatto ai russi, con evidenti danni per gli italiani?

L’inchiesta tocca anche altri aspetti inquietanti. Uno riguarda il fatto che lo scorso aprile Eni ha ottenuto il raddoppio dell'estrazione in Val D'agri, dove persistono gravi problemi ambientali, tuttavia di difficile valutazione visto che è Eni stessa che ha installato e controlla le centraline per il monitoraggio. Nello stesso periodo, il ministro Passera annunciava di voler fare dell'Italia l'hub europeo del gas. La Basilicata si troverà proprio nel mezzo dei gasdotti che vengono dall'Algeria e dalla Libia e dei tubi che porteranno gas dalla Turchia e dall'Azerbaigian. Svuotare celermente i 472 pozzi della Basilicata potrà servire per stoccare gas. Forse perché è questo oggi il vero affare dei grandi gruppi energetici. Ma ci sarà nei prossimi anni una forte domanda nazionale ed estera di questo gas?

Altro controverso aspetto toccato, anche se marginalmente dall’inchiesta, che poi spiegherebbe bene tutto il resto, è il sospetto più che fondato che Eni, oltre a finanziare lautamente fondazioni e gruppi di pressione, abbia a libro paga numerosi giornalisti, anche in veste di consulenti.

Non ci sorprendiamo troppo per queste rivelazioni, ma possiamo dire che il lavoro giornalistico fatto dalla trasmissione condotta da Milena Gabbanelli ha sicuramente aperto altri numerosi interrogativi sulla nostra grande corporation energetica. Alla luce di tutto ciò nasce la consapevolezza della difficoltà per il nostro Paese di procedere con decisione a una vera azione di risparmio ed efficienza energetica, quando un colosso come Eni e i suoi opacissimi legami si frappongono a ogni possibile cambiamento del sistema energetico.


Leonardo Berlen
18 dicembre 2012

Fonte  www.qualenergia.it

mercoledì 12 dicembre 2012

L' Italia riconosce la Coalizione Siriana come SOLA legittima rappresentante della Siria

Il governo italiano ha deciso che la Coalizione Siriana, un insieme di associazioni di vario tipo che si sono unite su alcuni punti comuni, e' l' unico rappresentante legittimo del popolo siriano e della Siria.


In Siria c'e' una opposizione che non si riconosce nella Coalizione Siriana, questi gruppi si sono incontrati anche in Italia alla Comunità di Sant' Egidio e avrebbero dovuto tornare presto nel nostro paese. Hanno anche contatti in Italia e molti simpatizzanti, alcuni dei quali affermano che questi oppositori abbiano un consenso non piccolissimo.

Inoltre una parte consistente della popolazione siriana è totalmente estranea all' opposizione, anche a quella non armata. Tra questi ambienti molta parte delle minoranze druse, cristiane, alawite e curde. E' completamente estraneo all' opposizione anche qualche rappresentante ufficiale di alcune confessioni religiose. Tra questi la Chiesa Cattolica Greco-Melchita.

Non credo che si avrà notizia di qualche dissenso in Italia su questa decisione del nostro governo, il conformismo e la superficialità non faranno pronunciare nessun personaggio in vista del mondo politico o dei movimenti.

Nella stessa giornata 130 paesi hanno dichiarato di condividere questo giudizi, se alle parole seguiranno atti reali più di 100 paesi romperanno ogni rapporto diplomatico con la Siria, non credo andrà così, ma nessuno lo verificherà.

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201212121638-ipp-rt10247-siria_per_l_italia_opposizione_unico_rappresentante



Siria: per l'Italia opposizione unico rappresentante
16:38 12 DIC 2012

(AGI) - Roma, 12 dic. - Per l'Italia la coalizione dell'opposizione siriana e' "l'unico legittimo rappresentante del popolo siriano". Lo riferisce una nota della Farnesina.

E' stato l'inviato speciale del ministro degli Esteri per il Mediterraneo e Medio Oriente, Maurizio Massari, a confermare alla quarta riunione degli Amici del popolo siriano a Marrakech che l'Italia riconosce la Coalizione dell'Opposizione Siriana ("SOC") come l'unico legittimo rappresentante del popolo siriano.

Il riconoscimento era stato preannunciato ieri dda Terzi nel corso di un'audizione alla Camera. Negli stessi termini dell'Italia si sono gia' espressi la Francia, il Regno Unito, la Turchia e i Paesi del Golfo.

SIRIA: MANDATO ARRESTO PER EX PREMIER LIBANESE HARIRI Le autorita' siriane hanno spiccato un mandato internazionale d'arresto a carico dell'ex primo ministro libanese Saad Hariri, attuale leader dell'opposizione nel Paese dei Cedri: lo ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale 'Sana', secondo cui Hariri e' accusato di aver fornito armi ai ribelli della Siria per aiutarli a rovesciare il presidente Bashar al-Assad.

"Il procuratore capo di Damasco", recita il dispaccio della 'Sana', "ha emesso un ordine di arresto contro Saad Hariri e contro Okab Sakr", un giornalista e parlamentare sciita facente parte del Movimento 14 marzo, la coalizione anti-siriana guidata dall'ex premier.

Quest'ultimo e' noto per la sua ostilita' nei confronti del regime di Assad, sospettato a sua volta di essere il mandate dell'omicidio del padre, Rafik al-Hariri, anch'egli un ex capo del governo di Beirut, assassinato sul lungomare della capitale libanese il 14 febbraio 2005 con un attentato dinamitardo costato la vita ad altre 22 persone. (AGI) .

martedì 11 dicembre 2012

Siria, le notizie della settimana dal 4 al 10 dicembre 2012

Siria, le notizie della settimana dal 4 al 10 dicembre 2012


LA SETTIMANA DELLA DECISIONE NATO SUI MISSILI PATRIOT E DELL’ ALLARME PER LE ARMI CHIMICHE

Gli ultimi sette giorni hanno visto la decisione dei ministri degli esteri della NATO di installare i missili Patriot in Turchia al confine con la Siria e l' escalation degli allarmi per le armi chimiche. Il 4 dicembre, giorno del vertice dell'Alleanza Atlantica, le dichiarazioni del segretario NATO Rasmussen e i media hanno presentato l' installazione dei missili Patriot in Turchia come una difesa di questo paese anche e soprattutto da possibili attacchi siriani con armi chimiche montate su missili. Ma quando nel mese di novembre Ankara chiese alla NATO la presenza dei Patriot al suo confine con la Siria non fu fatto nessun accenno alla difesa della Turchia da questo tipo di armi e solo negli ultimissimi giorni è apparsa l’ associazione tra le presenza di armi chimiche e i missili NATO.

OLANDA E GERMANIA HANNO QUASI COMPLETATO I PASSAGGI PER GESTIRE I PATRIOT IN TURCHIA

I missili della NATO saranno gestiti da militari tedeschi ed olandesi. Il governo tedesco ha votato l’ installazione dei missili Patriot da parte del proprio esercito in una riunione d’ urgenza il 6 dicembre ed ora la decisione deve passare dal Parlamento dove un voto contrario potrebbe venire solo dalla Die Link. Anche l’ Olanda qualche giorno dopo ha ufficializzato la sua partecipazione alla missione che seguirà i sistemi missilistici ed a inizio gennaio, in precedenza era stata indicata la data del 15 dicembre, oltre 500 militari tedeschi ed olandesi inizieranno a gestire la presenza in Turchia dei sistemi missilistici che saranno posizionati in almeno tre località diverse. Da segnalare anche la presenza davanti alle coste siriane della portaerei USA Eisenhawer con a bordo 8.000 militari e di un mezzo anfibio con 2.500 marines, insieme a queste due unità sono presenti in zona altre navi militari statunitensi.

L’ESCALATION DEGLI ALLARMI PER L’ UTILIZZO DI ARMI CHIMICHE

Gli allarmi relativi alle armi chimiche hanno avuto un tono crescente ed ogni giorno sono stati aggiunti nuovi particolari che di volta in volta hanno aggravato il quadro della situazione. Tutte le rivelazioni però, pur essendo precise su alcuni particolari, sono state generiche sulle fonti delle notizie che cambiavano ad ogni nuovo annuncio. La prima notizia uscita informava che Israele aveva notato movimenti di queste sostanze letali diversi da quelle effettuati nei mesi precedenti e la cosa avrebbe fatto sospettare che questa volta la Siria le armi chimiche volesse utilizzarle. Il secondo passo è arrivato con l’ annuncio che l'esercito siriano stava assemblando gli elementi che compongono il gas sarin per poi collocarlo su missili e bombe. Il terzo articolo di giornale dava per certo che il sarin fosse stato montato su bombe pronte ad essere caricate sugli aerei. Secondo i lanci delle agenzie per il loro utilizzo mancava solo l’ ordine di Assad. In questi giorni i giornali hanno dato molto spazio a schede ed articoli sulla composizione del gas letale, sugli effetti sulle persone, sulla storia dell’ utilizzo delle armi chimiche nelle guerre passate. Non sono mancati gli annunci inversi che denunciavano il possesso di sostanze letali da parte dei ribelli o l’ allarme per il possibile passaggio di questo materiale pericoloso a Hezbollah o ai gruppi islamici anti Assad.

BRAHIMI HA INCONTRATO RUSSIA E USA IL 6 E IL 9 DICEMBRE

L’ incaricato ONU per la crisi siriana Brahimi ha incontrato due volte i diplomatici di Stati Uniti e Russia. Il giorno 6 a Dublino ha visto la segretaria di Stato USA Clinton e il ministro degli esteri russo Lavrov. Le dichiarazioni al termine dei colloqui sono stati in questa prima occasione pessimiste. Più speranza hanno lasciato invece i commenti dopo il 9 dicembre quando l’ incaricato ha incontrato i vice ministri, Bogdanov per la Russia e Burns per gli USA. Nei giorni che hanno visto il susseguirsi degli incontri diplomatici è stato più volte scritto che la Russia stava cambiando atteggiamento su Assad e aveva corretto tutta la sua strategia sulla crisi siriana. A dimostrazione di questa tesi ogni volta veniva addotto un argomento diverso, ma l’ unica dichiarazione reale che ha visto la Russia critica verso il governo siriano è stata fatta dal ministro Lavrov a proposito del possesso di armi chimiche fuori dai trattati internazionali firmati da molti paesi ma non dalla Siria. Tutte gli altri indizi che avrebbero indicato il cambiamento di atteggiamento erano inconsistenti o vaghi tanto che la settimana si è conclusa il 10 dicembre con la dichiarazione da parte russa di un NO a interventi militari esterni.

L’ ATTENZIONE ORA VA ALL’ INCONTRO DEL 12 DICEMBRE A MARRAKESH

Tutta l’ attenzione ora è rivolta all’ incontro che avverrà mercoledì 12 in Marocco tra i paesi cosiddetti “Amici della Siria”. In questa occasione è previsto l’ annuncio del riconoscimento da parte degli Stati Uniti della Coalizione Nazionale Siriana come UNICO legittimo rappresentante della Siria. Un passo non solo simbolico che segna l’ ufficializzazione dell’ appoggio statunitense all’ opposizione armata siriana. L’ Unione Europa ha incontrato il leader della Coalizione Khalib lunedì 10 a Bruxelles ed al termine della giornata ha dichiarato che sta ancora studiando il modo di riconoscere la Coalizione. Ma mercoledì potrebbe arrivare l’ annuncio del riconoscimento della Coalizione come sola rappresentante della Siria anche da parte dell’ UE, una comunicazione che non sarebbe stato opportuno fare lunedì 10, giorno della consegna all' Unione Europea del premio Nobel per la Pace. La Clinton ha rimandato la sua partenza per il Marocco a causa di una indisposizione ed è in dubbio la sua presenza il 12 dicembre. Questo notiziario uscirà immediatamente prima dell' importante incontro, metterò aggiornamenti sull' appuntamento sul sito www.sibialiria.org nello spazio dei commenti.

I PATRIARCHI E VESCOVI DEL MEDIO ORIENTE CHIEDONO LA FINE DELLE VIOLENZE E LA RICONCILIAZIONE

Il 5 dicembre i patriarchi e vescovi cattolici del Medio Oriente si sono riuniti in assemblea ad Harissa, vicino a Beirut. Riferendosi alla Siria, ma anche all' intera regione, i presuli hanno chiesto di porre fine ai conflitti e alle violenze che stravolgono i loro popoli, aprendo invece percorsi di riconciliazione e di pace in grado di garantire ad ogni cittadino libertà e dignità.

FRONTE AL NUSRA MESSO NELLA LISTA DEI GRUPPI TERRORISTI E SUBITO CONQUISTA UNA IMPORTANTE BASE MILITARE AD ALEPPO.

Il Fronte Al Nustra, una brigata militare che aveva combattuto in Iraq e definita vicina o persino appartenente ad Al Qaeda, è stato inserito nella lista dei gruppi considerati terroristi dal Dipartimento di Stato statunitense. Questa formazione militare è definita siriana ma probabilmente comprende molti combattenti stranieri. E' ritenuta la più organizzata e riceve molti aiuti economici dall' estero, i suoi successi favoriscono l' arrivo continuo di nuove reclute probabilmente da tutto il mondo islamico. La Brigata militare si è scontrata in modo durissimo più volte con i combattenti curdi del Pyd che controllano zone del nord della Siria e sono indipendenti dalla Coalizione Siriana e oppositori storici di Assad.

E proprio ieri il 10 dicembre è giunta la notizia che il Fronte ha conquistato l' importante base militare di Sheikh Suleiman, nella provincia di Aleppo, confermando il suo ruolo fondamentale nella guerra al governo siriano.

PROPOSTA DI MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA IN SIRIA A PARTIRE DAL 12 DICEMBRE

La rete No War ha lanciato la proposta di una mobilitazione contro la guerra in Siria a partire dal 12 dicembre, giorno dell' incontro in Marocco dei paesi che stanno lavorando da mesi al cambio di regime a Damasco. A Roma mercoledì dalle 16 alle 18 si terrà un sit-in in Piazza Venezia per denunciare il ruolo avuto negli ultimi mesi dal governo Monti e soprattutto dal ministro degli esteri Terzi nel fomentare la guerra in Siria, aiutando la lotta dell' opposizione armata al governo siriano oltre che con l' appoggio politico anche finanziando direttamente l' attività anti-governativa.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1227

sabato 8 dicembre 2012

Dal 12 dicembre contro la guerra in Siria mobilitazione internazionale


Dal 12 dicembre settimana di mobilitazione internazionale contro chi fomenta la guerra in Siria.

PER LA FINE DELLA GUERRA, PER IL DIALOGO, SCENDIAMO IN PIAZZA!

La Rete No War dell'Italia chiede agli attivisti di tutti i Paesi di scendere in piazza il 12 dicembre, in nome dell'umanità, della pace e dell'autodeterminazione dei popoli, contro le ingerenze politiche, militari, finanziarie dell’Occidente dei suoi alleati e delle petromonarchie arabe, che, sostenuti da una pressante manipolazione mediatica, dal 2011 fomentano la guerra in Siria e boicottano la pace.

Sosteniamo una soluzione negoziale che fermi subito la distruzione della Siria e restituisca al popolo siriano la sua sovranità e la possibilità di decidere del suo futuro senza ingerenze.

Il 12, in Italia si manifesterà in varie città.

Mandateci foto e video delle vostre iniziative con cartelli e slogan per una diffusione in rete, ai media e alle istituzioni.

Dimissioni di Monti, non sarà l' ultima sorpresa prima delle elezioni

Dimissioni di Monti, un colpo di scena ?

Non sarà l' ultimo prima delle elezioni, ormai nel 2013.

Non è un male che la profondissima crisi economica e sociale si scarichi finalmente sulla politica, ogni giorno c'erano scontri tra manifestanti e forze dell' ordine anche nella più profonda provincia.

I cosiddetti "poteri forti" non lasceranno Berlusconi a rappresentare il centro destra italiano, se il Caimano proprio vorrà candidarsi sarà costretto in un angolo minoritario. Speriamo che nasca anche una nuova sinistra ma la vedo dura. Gli arancioni hanno mille titubanze e vecchi vizi. Riescono a rendere poco trasparente anche il diritto alla parola nelle loro assemblee.

Hanno volontariamente rinunciato al contributo di Cremaschi, Giulietto Chiesa, bravissimi esponenti dei movimenti ma non conosciuti, per lasciare la parola ad Agnoletto, De Magistris, Moni Ovadia, Dino Greco ex direttore di Liberazione organo del Prc.

Nessun criterio trasparente per scegliere chi tra i 220 che avevano chiesto di intervenire doveva salire sul palco del teatro Vittoria al Testaccio.

Ha senso una lista che abbia l' appoggio di Rifondazione e non far parlare Ferrero ? No, è ipocrisia. Se c'è Rifondazione è ovvio che Ferrero c'è, perchè far finta che non ci sia ?

Una politica di sinistra se vuole riaggregare deve farla finita di contare sulla passività dei seguaci, ora chi ti segue e ti aiuta non vuole più essere preso in giro.

Però sarebbe un ottima cosa se da Cambiare si può nascesse davvero una lista per le politiche, almeno nella campagna elettorale si sentirebbe parlare di qualche problema vero e di qualche soluzione. Il quorum potrebbe anche non arrivare ma sarebbe rivoluzionario solo che milioni di persone sentissero quello che ora circola solo in nicchie di decine di migliaia di persone.

Comunque sarà un inverno "caldo".

marco

M.Correggia-Facce dietro la crisi globale del clima-Conferenza sul clima a Doha (Qatar)


TERRA TERRA del 07 dicembre 2012

Facce dietro la crisi globale del clima
di Marinella Correggia

Con il solito scontro (sugli obiettivi e sui finanziamenti) fra paesi di vecchia industrializzazione, paesi emergenti e paesi meno avanzati è alle ultime battute la conferenza sul clima in Qatar. La posta in gioco è un nuovo accordo( dopo la scadenza a fine dicembre del Protocollo di Kyoto); lo dovrebbero firmare entro il 2015 tutti i paesi e dovrebbe entrare in vigore entro il 2020.

Intanto i gruppi ambientalisti continuano a fare nomi e cognomi di chi rema contro. Imperi multinazionali e governi.

Ad esempio, come sono messi i paesi della regione araba rispetto agli obblighi- internazionali o morali - di riduzione delle emissioni di gas serra? Male. Da Doha, la sezione di Greenpeace che si occupa del mondo arabo spiega che il Qatar, membro dell'Opec, a parte le facili offerte di contributi finanziari non si è dato alcun obiettivo di riduzione delle sue emissioni che, pro capite, sono le più elevate al mondo (per questo ospitare una conferenza sul clima a Doha è come collocare una banca del sangue nel palazzo di Dracula).

L'emiro si scagiona sostenendo che le sue esportazioni di gas naturale liquefatto aiutano altri paesi a fuoriuscire dal carbone che è ancora più inquinante e climalterante. Il Qatar ha promesso di arrivare a coprire il 18% del fabbisogno interno di energia con il fotovoltaico entro il 2018 e ha annunciato che creerà un proprio centro di ricerche sui cambiamenti climatici (mantenendo ben duecento ricercatori) in collaborazione con il noto Potsdam Institute tedesco. Ma Greenpeace incalza: ci si aspetta ben di più dal paese che oltretutto ha il Pil pro capite più elevato al mondo.

Troppo poco solari, queste ricche nazioni del Golfo, anche per il Programma Onu per lo sviluppo. Eppure dovrebbero dare l'esempio. Anche l'Arabia Saudita, principale produttore dell'Opec, non ha indicato alcun obiettivo di riduzione, pur avendo dichiarato possibili investimenti nel solare, nell'efficienza energetica nella diversificazione dell'economia (monocoltura petrolifera; e si stenta a capire come potrebbero essere altro). I sauditi comunque sono fermi nella loro convinzione che il mondo dipenderà dai combustibili fossili ancora per decenni ma che accorgimenti tecnologici possono aiutare a tamponare le conseguenze negative. Per questo, Riyad punta sulla geoingegneria e per esempio sulla cattura e stoccaggio del carbonio, metodo che sta già applicando nel più grande campo di petrolio al mondo, a Ghawar. Ma è tutto discrezionale. Abbastanza paradossalmente le monarchie petrolifere non fanno parte del gruppo di paesi che il Protocollo di Kyoto obbliga a riduzioni.

Altri paesi del mondo arabo - Medio Oriente e Nordafrica - si trovano più nei panni di vittima che di carnefice. Saranno infatti interessati da fenomeno come una riduzione delle piogge, temperature sempre più elevate, innalzamento dei mari secondo un altro rapporto della Banca mondiale pubblicato diffuso mercoledì a Doha. L'agricoltura subirà gravi colpi, in paesi come la Tunisia e lo Yemen fra gli altri. Anche i flussi turistici si ridurranno a causa del caldo sempre più caldo (un quarto delle temperature record del 2010 è stato registrato nella regione).

Intanto Faces Behind a Global Crisis, un rapporto del gruppo statunitense International Forum on Globalization sostiene che le impasse presenti anche a Doha sono il risultato della potente lobby degli interessi petrolieri e punta il dito sui fratelli Charles e David Koch. Chi sono costoro? Sono i miliardari più ricchi del mondo, un impero da 80 miliardi di dollari. Hanno convinto le altre compagnie petrolifere - compresa Exxon - a minare la normativa Usa sul clima. Lunga vita ai sussidi fossili e all'estrazione di scisti bituminosi.

Insieme ad altri 50 ricconi del mondo, i Koch sono individuati come eminenze grigie anzi nero carbone.

www.ilmanifesto.it

venerdì 7 dicembre 2012

Lunedì 10 dicembre Khalib, leader della Coalizione siriana all' Unione Europea. Riconoscimento come unico legettimo rappresentante della Siria ?


Lunedi 10 dicembre il capo dell' opposizione siriana Khatib sarà a Bruxelles e incontrerà i ministri degli esteri dell' Unione Europea.

L' articolo di Ansamed scrive che la Coalizione non è riuscita in un mese a fare granchè in Siria nei rapporti con la società siriana e l' esercito libero Siriano e per questo incontrerebbe i paesi europei.

Ma il motivo della visita potrebbe essere diverso e potrebbe arrivare il riconoscimento della Coalizione come unico legittimo rappresentante della Siria da parte dell' Unione Europea.

Dopo la nascita della Coalizione la UE, Italia compresa, doveva fare tre passi che avrebbero portato la guerra verso la sua irreversibilità:

-togliere l' embargo alle armi

-riconoscere la Coalizione come unico rappresentante della Siria

-decidere l' istallazione dei missili Patriot della NATO in Turchia al confine con la Siria.

Queste scelte sono ormai a buon punto.

-L' embargo sarà ridiscusso tra tre mesi e non tra dodici.

-I Patriot saranno installati, anche se la scelta ha avuto bisogno di una campagna allarmista sulle armi chimiche per passare in Germania.

-Francia e Gran Bretagna hanno riconosciuto la Coalizione come unico rappresentante della Siria, gli USA lo faranno presto.

Lunedì potrebbe essere l' Unione Europea ha riconoscere la Coalizione come unica rappresentante della Siria.

Mercoledì 12 dicembre in Marocco si riuniranno i paesi amici della Siria e altri annunci potranno arrivare, intanto le armi dei ribelli appaiono ora più sofisticate.

Quindi la prossima settimana altre scelte e passi verso la guerra irreversibile, tra ambiguità, depistaggi, campagne allarmiste.

Hanno detto per giorni che la Russia stava cambiando atteggiamento e leggete invece cosa scrive questo pezzo.

Insomma bugie e nebbie, intanto la gente muore e si rischia un conflitto ancora più cruento e generalizzato.

Il 12 dicembre manifesteremo in tutta Europa contro queste cose, non saremo moltissimi.

Ma diremo che qualcuno che sta vedendo i disastri delle politiche europee in Siria c'e'.

marco


ANSAmed

Siria: opposizioni lunedì da Ue, Usa scettici su soluzione crisi
Ban Ki Moon, no prove su armi chimiche. Russia accusa Nato
07 dicembre, 21:14


(ANSAmed) - BEIRUT - L'opposizione siriana all'estero torna a cercare il sostegno internazionale, a partire dall'Unione Europea, i cui ministri degli esteri lunedì ne riceveranno il leader a Bruxelles.

Sul piano diplomatico, sia il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che il suo collega russo, Serghiei Lavrov, reduci dall'incontro di giovedì a Dublino con l'inviato speciale di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, hanno espresso scetticismo sulla possibilità di risolvere la crisi.

Ma intanto lunedì il leader della Coalizione nazionale siriana, Ahmad Muadh al Khatib, sarà a Bruxelles, dove per la prima volta avrà uno "scambio di vedute" con i ministri degli esteri dei 27 riuniti per il Consiglio Ue. L'Ue aveva riconosciuto a novembre le forze di opposizione come "rappresentanti legittimi", ma finora gli sforzi della Coalizione nazionale e dei suoi sostenitori occidentali di svolgere un ruolo efficace nelle drammatiche vicende siriane si sono rivelati vani.

Intanto, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in visita presso campi profughi siriani in Turchia e Giordania, ha detto di non avere conferme certe sul fatto che il regime del presidente Bashar al Assad si stia preparando a usare armi chimiche. Ma se ciò dovesse accadere - ha tuonato Ban - sarebbe un "crimine scellerato" con "conseguenze enormi".

Il governo olandese ha intanto approvato la decisione di fornire alla Turchia due batterie di missili Patriot da schierare, nel contesto Nato, a ridosso del confine con la Siria. I missili saranno forniti anche dalla Germania, che invierà 400 soldati. Il dispiegamento non avrà comunque luogo prima dell'inizio del nuovo anno. La Russia ha accusato la Nato di un coinvolgimento di fatto nella questione siriana.

L'ambasciatore russo presso l'Alleanza atlantica, Alexander Grushko, ha detto che Mosca vede "il pericolo di un ulteriore coinvolgimento della Nato negli sviluppi in Siria a seguito di provocazioni o incidenti al confine".

Sul tema delle armi chimiche le autorità siriane hanno risposto tramite la tv di Stato, mostrando a più riprese un video - la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente - in cui si mostra un "terrorista che fabbrica armi chimiche". Il filmato si apre con un'inquadratura stretta di una serie di contenitori di plastica con su scritto "Tekcim" e un'illeggibile serie di scritte in turco. Poi "il terrorista" versa la pozione letale dentro una gabbia di plastica dove ci sono due conigli, uccidendoli. Ma la società turca Tekcim ha negato di avere fornito prodotti ai ribelli siriani: "Non vendiamo niente all'estero", ha affermato in una nota, precisando inoltre che "non è possibile produrre armi chimiche con quei materiali". (ANSAmed).

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2012/12/07/Siria-opposizioni-lunedi-Ue-guerra-aeroporto-Damasco_7920888.html

mercoledì 5 dicembre 2012

M.Correggia - Clima formato Doha (Qatar)


TERRA TERRA

- Marinella Correggia

Mentre è in corso a Doha la 18esima conferenza delle parti della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici (Unfcc), l'allarme sul caos climatico è un coro assordante come mai prima.

Secondo l'ultimo rapporto dell'Unep (Programma Onu per l'ambiente), gli insufficienti impegni attuali di riduzione delle emissioni di gas serra porteranno a un riscaldamento del pianeta fra i 3 e i 5 gradi centigradi entro questo secolo. E nel giro di otto anni le emissioni di gas serra raggiungeranno quota 58 miliardi di tonnellate: 14 miliardi di tonnellate in più rispetto al livello necessario per limitare il riscaldamento a quei 2 gradi che i governi prendono come soglia di riferimento. Peraltro gli ambientalisti, molti scienziati e anche alcuni governi (per esempio la Bolivia) ripetono che nemmeno un aumento di 1,5 gradi è da considerarsi «sicuro». L'Unep propone diverse ricette urgenti. Le emissioni si potrebbero ridurre nell'industria fra 1,5 e 4,6 miliardi di tonnellate di Co2 equivalente, nell'agricoltura fino 4,3 miliardi di tonnellate di Co2, nel settore dell'energia fra 2,2 e 3,9 miliardi di tonnellate, nel settore degli edifici fra 1,4 e 2,9 miliardi di tonnellate, nei trasporti fra 1,7 e 2,5 miliardi di tonnellate; e l'attenzione a quella spia della follia che sono i rifiuti abbatterebbe le emissioni di 0,8 miliardi di tonnellate...

L'Unep a Doha ha anche presentato il rapporto Policy Implications of Warming Permafrost: permafrost che copre circa un quarto dell'emisfero nord potrebbe contenere fino a 1.700 gigatonnellate di Co2, il doppio della quantità presente attualmente in atmosfera; se lo scioglimento dei ghiacci prosegue al ritmo previsto dalle modellizzazioni del clima, la liberazione dei gas serra colà stoccati amplificherà il riscaldamento climatico in maniera significativa.

E mentre il centro di ricerca Germanwatch ha diffuso il Global Climate Risk Index 2013 che anno dopo anno analizza come gli effetti dei cambiamenti climatici colpiscano le comunità umane con ogni genere di eventi estremi, la stessa Banca Mondiale con il rapporto Turn Down the Heat, realizzato ricorrendo agli specialisti del Potsdam Institute for Climate Impact Research, avverte che senza misure concrete di lotta contro il cambiamento climatico la comunità internazionale potrebbe subire le conseguenze catastrofiche di un aumento di 4 gradi della temperatura media entro la fine del secolo. Impatti? Ondate di calore estremo, un calo degli stock mondiali delle derrate alimentari e un innalzamento del livello dei mari che potrebbe toccare centinaia di migliaia di persone. Ovviamente i poveri - meno responsabili - soffriranno di più.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change spiega come nel 2011 le emissioni totali di gas serra siano arrivate a 38,2 miliardi di tonnellate. I ricercatori hanno riassunto così il da farsi: «Bisogna investire in questa impresa tutto quello che abbiamo».

Eppure a Doha si sta verificando la solita impasse. Chi si deve impegnare di più? Parrebbe ovvio: i paesi dell'Allegato I del protocollo di Kyoto che scade a dicembre; si negozia il secondo periodo): quelli per i quali i tagli alle emissioni - pur risibili in quantità - sono stati un obbligo e non una facoltà, del resto si tratta dei paesi responsabili del 75% delle emissioni storiche, pur avendo solo il 25% della popolazione. Ma, per dare un'idea dell'inghippo, all'interno del gruppo di paesi «non-allegato I», quindi non obbligati alle riduzioni, c'è il ... Qatar. Emissioni annue pro capite 44 tonnellate, Pnl annuo pro capite 104.000 dollari. E ci sono anche diversi paesi del Sud le cui emissioni totali e anche pro capite sono aumentate moltissimo. Si pensi alla Cina.

www.ilmanifesto.it

martedì 4 dicembre 2012

Siria, le notizie (drammatiche e urgenti) dal 29 novembre al 3 dicembre 2012


EDIZIONE IMPROVVISATA E INCOMPLETA DEL NOTIZIARIO PER SEGNALARE EPISODI PREOCCUPANTI CHE FANNO TEMERE UN PRECIPITARE ULTERIORE DELLA SITUAZIONE IN SIRIA.

Premetto però che ci sono stati altri momenti nei quali la situazione sembrava sul punto di svolte improvvise ma i giorni seguenti non confermarono poi quanto appariva quasi sicuro. Ricordo a fine luglio l’ attentato che è costato la vita al cognato di Assad e ad altre persone dei vertici della Difesa siriana. In quell’ occasione il TG3 titolò: “Damasco alla battaglia finale”. A fine agosto invece il Ministro degli esteri Terzi convocò un tavolo inter-ministeriale per discutere del dopo Assad perché “la fine del regime è imminente”.

L’ONU RICHIAMA IL PERSONALE NON ESSENZIALE DALLA SIRIA, LA UE RIDUCE LA SUA PRESENZA DIPLOMATICA A DAMASCO

Nei prossimi giorni il personale non essenziale dell’ ONU lascerà la Siria. Rientreranno immediatamente infatti 25 dipendenti delle Nazioni Unite. Sono state interrotte inoltre tutte le attività intorno a Damasco e nel resto del paese l’ azione dell’ ONU continuerà solo dove sarà possibile utilizzare personale locale.

Un breve dell’ Ansa alle 3.00 di martedì 4 dicembre informa che anche l’ Unione Europea riduce la sua presenza diplomatica a Damasco per l’ aggravarsi della situazione che metterebbe a rischio la sicurezza dei suoi dipendenti.

Riporto la notizia ma ricordo che inviti ai cittadini occidentali a lasciare la Siria sono stati presenti anche nel primo anno della crisi che è iniziata nel marzo 2011. La drammatizzazione della situazione sicuramente in parte è voluta e usata come arma psicologica.

HILLARY CLINTON, INTERVENTO USA SE UTILIZZO DI ARMI CHIMICHE. GOVERNO SIRIANO: NON LE USEREMO MAI CONTRO IL NOSTRO POPOLO

Israele ha denunciato trasferimenti sospetti di armi chimiche in Siria. I movimenti sarebbero, a quanto dichiarato, diversi da quelli eseguiti in occasioni precedenti. Questo è bastato alla Segretaria di Stato USA, uscente, per dichiarare che gli Stati Uniti in caso di uso provato di armi chimiche interverranno in qualche modo. Questo è bastato anche al sito di Repubblica per scrivere in un titolo che “la prova dell’ esistenza di armi chimiche” avrebbe come conseguenza l’ intervento statunitense. Nell’ articolo la notizia era riportata poi nella maniera esatta (l' uso e non l'esistenza di armi chimiche) ma cito questo titolo sbagliato per mettere in guardia dalla confusione e approssimazione che sui media trionferà con l’ aggravarsi, probabilissimo, della crisi.

Il governo siriano ha ripetuto lunedì 3 dicembre che le armi chimiche non saranno mai usate contro il popolo siriano.

12 DICEMBRE, INCONTRO IN MAROCCO DEI PAESI "AMICI DELLA SIRIA". GLI USA ANNUNCERANNO IL RICONOSCIMENTO DELLA COALIZIONE COME UNICA LEGITTIMA RAPPRESENTANTE DELLA SIRIA?

Il 12 settembre in Marocco si riuniranno i paesi cosiddetti "Amici della Siria". In questa occasione gli Stati uniti potrebbe ufficializzare il riconoscimento della Coalizione Siriana come unica rappresentante legittima della Siria. Passaggio che viene dato in questi giorni per sicuro. Viene data per sicura anche un' accelerazione dell' impegno statunitense per il cambio del governo siriano, un cambio di strategia preannunciato e previsto per il dopo elezioni presidenziali ritardato forse dalla crisi di Gaza e dalla crisi egiziana.

Nessuna notizia invece del riconoscimento della Coalizione come unico rappresentante siriano da parte dell' Italia e dell' Unione Europea. Mentre rappresentanti dell' opposizione che per ora non appartengono alla Coalizione sono attesi in Italia nelle prossime settimane.

BRAHIMI HA RIFERITO SULLA SIRIA ALLE NAZIONI UNITE MA SEMBRA SOLO SPETTATORE DI QUELLO CHE STA SUCCEDENDO

Brahimi, che avrebbe voluto presentare un suo piano di pace per la crisi siriana nel mese di ottobre, ha riferito all’ ONU sulla situazione in Siria, giovedì 29 novembre davanti al Consiglio di Sicurezza e il giorno seguente all’ Assemblea Generale. Ha illustrato quanto sta succedendo in queste settimane ed ha dichiarato che solo un intervento che abbia l’ appoggio di tutto il Consiglio di Sicurezza potrebbe aiutare ad arginare la violenza. Le parti coinvolte non sarebbero infatti pronte (ma sarebbe stato meglio dire intenzionate) ad un impegno per fermare la guerra. Ha indicato inoltre le conclusioni della Conferenza di Ginevra del 30 giugno scorso come possibile riferimento di una azione comune della Comunità internazionale. Non ha detto, almeno non era riportato dai comunicati dell’ ONU, che i paesi Occidentali vanno in una direzione diversa e che, escludendo ogni dialogo con l’ attuale governo siriano, indicano nella sconfitta militare di Assad l’ unica soluzione alla crisi.

VISITA DI PUTIN IN TURCHIA

Putin ha effettuato la visita in Turchia che era prevista nelle passate settimane ed era saltata per il dirottamento e il forzato atterraggio ad Ankara dell’ aereo di linea in viaggio da Mosca verso Damasco. I due paesi hanno molti rapporti commerciali importanti ma il tema principale dei colloqui è stato la guerra siriana e l’ istallazione dei missili Patriot della NATO in Turchia al confine con la Siria. Il presidente russo ha definito questo provvedimento un atto molto aggressivo ed avrebbe dichiarato anche che la Russia non difende ad ogni costo il regime di Assad ma la scelta del futuro della Siria spetta al popolo siriano. In realtà non sono dichiarazioni nuove, lo stesso IRAN ha dichiarato che la soluzione alla crisi siriana non è la guerra ma libere elezioni. E’ già previsto che il nuovo Presidente della Repubblica siriana sarà eletto nel 2014 e Assad ha dichiarato ai diplomatici russi che in caso di sconfitta lascerebbe la sua carica attuale. Altri tipi di consultazioni elettorali, magari con la presenza di osservatori internazionali, potrebbero essere negoziati anche prima del 2014. Tutto molto meglio della guerra. Ma l’ Occidente vuole questo? E in Occidente chi sostiene queste eventuali proposte che salverebbero migliaia di vite?



Martedì 4 i ministri degli esteri europei dovrebbero discutere dei dettagli dell’ istallazione dei sistemi missilistici Patriot della NATO in Turchia a margine di un loro incontro a Bruxelles. I missili hanno bisogno per la loro gestione di centinaia di militari NATO non appartenenti all’ esercito turco.

DUE SITI CATTOLICI CHE SI IMPEGNANO PER UNA STRADA DIVERSA DALLA GUERRA

Nella guerra siriana i due milioni di cristiani rischiano di essere, oltre alla minoranza alawita a cui appartiene Assad, le maggiori vittime. Denunce della loro situazione drammatica arrivano da mesi attraverso i religiosi presenti nel paese di Damasco e sono riportate dagli organi di informazione cattolici. Il Vaticano invece sembra titubante e la missione a Damasco in solidarietà con l' intero popolo siriano con una delegazione ad altissimo livello, quattro cardinali, prevista nelle passate settimane si è trasformata nella visita di un solo cardinale nei campi profughi libanesi. Continua però l’ impegno di molti cattolici contro la devastante guerra siriana, un impegno per fermarla e contro chi la fomenta verso esiti ancora più distruttivi. Segnalo a questo proposito due siti cattolici www.oraprosiria.blogspot.it e www.quieuropa.it . Il primo segue esclusivamente la tragedia dei cristiani in Siria; il secondo, che ha una redazione di giovani giornalisti calabresi, tra i temi seguiti dedica molto spazio alla guerra siriana.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1217

domenica 2 dicembre 2012

Certificazione energetica immobili. Non più possibile l'autocertificazione per l' ultima classe, la "G".

Stop all'autocertificazione degli immobili in classe G

A giorni la pubblicazione di un decreto che modifica le linee guida per gli edifici. Tra le novità c’è quella che elimina la possibilità per i proprietari di immobili di scarsa qualità energetica di autocertificare la classe, quella “G”. Dopo i richiami della UE, si torna al passato. Lo comunica a QualEnergia.it Sara Romano, DG Energia del MiSE.

Redazione Qualenergia.it
30 novembre 2012

I Ministri competenti hanno firmato un decreto che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e modifica le linee guida per gli edifici. Tra le novità più interessanti c’è quella che elimina la possibilità per i proprietari di immobili di scarsa qualità energetica di autocertificare la classe, che sappiamo essere quella “G”, cioè l’ultima.

Intervistata da QualEnergia.it, ai margini del Forum "QualEnergia?", Sara Romano, Direttore Generale dell'Energia del Ministero dello Sviluppo Economico, ha spiegato: “Potrebbe sembrare una piccola modifica, ma questa disposizione amplia l’area della certificazione energetica e, soprattutto, restituisce il valore stesso della certificazione, ossia non solo di uno strumento di diagnosi, ma anche uno strumento propositivo per capire dove e come intervenire per migliorare l’efficienza energetica degli immobili”. Chiaramente qualcosa che non è in grado di consentire invece una mera auto dichiarazione della classe energetica.

Il fatto di non poter autodichiarare la classe G è in linea con quanto previsto dalla Direttiva europea: l’autocertificazione non veniva contemplata perché rischia di sfalsare il mercato edilizio, si spiegava. La normativa italiana aveva al contrario annacquato questa indicazione, pensando forse di alleggerire un onere per i cittadini. Ma per questa errata applicazione la Commissione ci aveva da tempo richiamato, anche attraverso una procedura di infrazione. Ora il Governo corre ai riparti e condivide sia da un punto di vista formale che sostanziale questa disposizione europea.

Parallelamente il Ministero dello Sviluppo Economico sta lavorando con Enea, Fire e le Regioni per una diffusione e una qualificazione del modello della certificazione. Per Sara Romano ciò significa che “il servizio dovrà essere reso nell’ottica di un equilibrio tra l’esigenza della riduzione dei costi per i consumatori e una vera qualificazione della diagnosi: offrire servizi qualificati per la certificazione energetica è dunque una delle misure di accompagnamento per la diffusione di questo strumento”.
“Si ritorna quindi all’origine: gli edifici nuovi e oggetto di compravendita e locazione devono avere sempre una chiara identificazione della classe energetica”, ha concluso il Direttore generale del MiSE. Ma chi non si adeguerà che tipo di sanzione dovrà subire? A giorni il decreto chiarirà - speriamo - anche questo aspetto.

Attualmente in Italia esistono troppe deroghe all’obbligo di certificazione. Un altro punto importante è poi su chi e come fa la certificazione. In molte Regioni oggi addirittura si può fare una certificazione a 50 euro e, a volte, anche online. Basterebbe almeno far rispettare quanto previsto dalle norme vigenti: i certificatori devono essere laureati e iscritti all’Albo e devono aver frequentato un corso specifico con esame finale.

Come ci spiegava in una recente intervista l'ing. Mauro Cappello, esperto di Filotecna, ente di formazione professionale sul tema per tecnici e aziende, “la certificazione energetica degli edifici sembra una recente innovazione, invece ha superato i 20 anni di età in Europa. Vi è stato un forte ritardo per far assimilare e comprendere ai cittadini italiani l’importanza di tale adempimento. Credo che i maggiori ostacoli alla realizzazione degli interventi siano causati dalla scarsa consapevolezza dei benefici che da essi deriverebbero e dalla necessità di doversi esporre a un immediato esborso di denaro in vista di futuri e probabili benefici. Contro questo atteggiamento dobbiamo lottare tutti insieme, tecnici, costruttori e la stampa”.

http://www.qualenergia.it/articoli/20121130-stop-all-autocertificazione-degli-immobili-classe-g

Siria, le proposte di Brahimi si scontrano con il percorso dei paesi NATO



Nel breve commento cerco di spiegare la mia interpretazione delle dichiarazioni di Brahimi. Di seguito propongo anche, dal sito dell' ONU, il report sul rapporto del mediatore dell'ONU per la Siria al Consiglio di Sicurezza:

Brahimi ha finalmente parlato davanti alle Nazioni Unite.

E' intervenuto giovedì 29 novembre al Consiglio di Sicurezza e venerdì 30 all' Assemblea Generale. Nell' intervento al CdS, di cui riporto di seguito il report presente sul sito dell' ONU, ha detto che in questo momento le parti in conflitto non sono pronte a un negoziato e neanche le forze regionali. Un aiuto potrebbe venire solo dal Consiglio di Sicurezza se questo fosse unito.

Il percorso che vorrebbe fare ricalcherebbe le conclusioni dell' incontro avvenuto a Ginevra il 30 giugno 2012 quando si sono incontrati paesi della regione e i membri del Consiglio di Sicurezza. In quell' occasione fu indicato un piano che comprendeva la nascita di un governo di transizione, con la presenza di forze di opposizione e forze che in questo momento appoggiano Assad, e successive elezioni.

La Russia in precedenza aveva suggerito che le conclusioni della Conferenza di Ginevra diventassero una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. La proposta di Brahimi sembra simile alla richiesta della Russia, ma ricordo che Francia, Gran Bretagna, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i paesi del Golfo e la Turchia hanno riconosciuto come unico legittimo rappresentante della Siria la Coalizione Nazionale Siriana, il nuovo coordinamento dell' opposizione nato a Doha in Qatar l' 11 novembre scorso e questo è inconciliabile con le intenzioni del diplomatico algerino.

La strada che Brahimi vorrebbe intraprendere non ha quindi per ora l' assenso di Assad e si scontra frontalmente anche con il percorso dei paesi occidentali, Francia e Gran Bretagna in testa.

Ma questo in Italia non lo spiega nessuno.

Marco

Lakhdar Brahimi lance au Conseil de sécurité un appel à l'unité pour résoudre la crise en Syrie


29 novembre 2012 – Le Représentant spécial conjoint des Nations Unies et de la Ligue des États arabes pour la Syrie, Lakhdar Brahimi, a appelé jeudi le Conseil de sécurité à faire preuve d'unité et à adopter un plan qui constituerait la base d'un processus politique dans ce pays du Moyen-Orient, déchiré par les violences depuis 21 mois.

« La situation en Syrie n'est pas seulement mauvaise, elle ne cesse de s'aggraver », a indiqué M. Brahimi aux journalistes à la sortie du Conseil de sécurité, où il était venu faire un exposé sur les récents développements dans le pays. « Malheureusement, les parties elles-mêmes ne sont pas prêtes à une solution interne », a-t-il ajouté. « La région n'est pas non plus vraiment capable à l'heure actuelle de faciliter une solution politique. Le seul endroit où une telle solution peut prendre forme est le Conseil de sécurité », a-t-il estimé.

Après un triple véto sino-russe sur des projets de résolution successifs, le Conseil de sécurité n'est pas encore parvenu à trouver un accord sur les moyens de résoudre la crise.

M. Brahimi a déclaré avoir proposé un plan susceptible de mener à un processus politique. Toutefois, ses éléments ne peuvent pas être regroupés tant que le Conseil de sécurité n'est pas prêt à adopter une résolution comme base d'un processus politique.

Le Représentant spécial a noté qu'une telle résolution devrait s'appuyer sur le communiqué publié en juin à Genève par le Groupe d'action sur la Syrie et soutenu par les Nations Unies. Ce groupe comprend les cinq membres permanents du Conseil de sécurité, la Chine, la Russie, le Royaume-Uni, les États-Unis et la France, ainsi que la Turquie, la Haute Représentante de l'Union européenne pour les affaires étrangères et la politique de sécurité et les Ministres des affaires étrangères de l'Iraq, du Koweït et du Qatar, en leur qualité de membres de la Ligue arabe.

« Ce qui devrait figurer dans cette résolution, je pense, c'est un processus dont les grandes lignes ont été tracées à Genève et qui débuterait par la mise en place d'un organe gouvernemental de transition doté des pleins pouvoirs exécutifs et s'achèverait par la tenue d'une élection. »

M. Brahimi a également noté que pour qu'un processus politique soit initié, un cessez-le-feu était nécessaire de toute urgence. De nombreux appels en ce sens ont été lancés, sans succès, y compris le dernier en date par M. Brahimi lui-même, à l'occasion de la fête musulmane de l'Aïd al-Adha.

« Ce qu'il faut de toute urgence, c'est un cessez-le-feu durable, mais pour qu'il tienne, il doit être appliqué scrupuleusement et à cette fin, une opération de maintien de la paix devrait être déployée dans le pays », a souligné M. Brahimi.

Vendredi, M. Brahimi a prévu d'informer l'Assemblée générale de la situation en Syrie.

www.un.org