sabato 1 settembre 2012

36 ONG italiane scrivono a Terzi: in Siria aiuti non una nuova guerra umanitaria


Aiuti ai civili, non avvio della guerra «umanitaria»

Fonte: Domenico Chirico* - il manifesto

Sabato 01 Settembre 2012 07:43 -

SIRIA

36 Ong scrivono al ministro Giulio Terzi «Urge un tavolo di coordinamento tra azione del governo e Ong già sul campo» Il Ministro degli Esteri Terzi è intervenuto su la Repubblica facendo un pericoloso accostamento tra aiuti umanitari e sostegno del governo italiano all'opposizione siriana. Le Ong italiane che lavorano nella crisi umanitaria siriana, riunite nel Tavolo Mediterraneo e Medioriente **, hanno espresso forte preoccupazione per queste dichiarazioni, chiedendo una riunione urgente al Ministero ed un tavolo di coordinamento. Le Ong chiedono soprattutto di evitare che con posizioni simili si metta a repentaglio il lavoro quotidiano di molti operatori che con imparzialitàed indipendenza distribuiscono aiuti a tutti coloro che ne hanno bisogno. Chiedono anche che le scelte italiane per gli aiuti umanitari siano frutto di analisi sui bisogni e non dipendano da agende politiche.


È una presa di posizione importante delle Ong perché chiedono di non favorire un intervento armato e, di fatto, di non ripetere gli errori commessi, ad esempio, in Afghanistan ed Iraq. Paesi dove la confusione tra interventi umanitari ed azioni militari ha messo a rischio il lavoro di moltissimi operatori, identificati loro malgrado, con le scelte di guerra del governo italiano. La principale differenza da allora è che non ci sono soldi. Il Ministero degli Esteri ha speso poco per la crisi siriana,cercando di attingere ad aiuti umanitari già in magazzino e, di fatto, giocando un ruolo minimo rispetto ad altri paesi. Le organizzazioni italiane lavorano infatti con fondi propri o internazionali, senza alcun aiuto da parte del governo. In questo frangente ci si aspetterebbe almeno una sensibilità maggiore rispetto all'emergenza ed ai rischi che corrono gli operatori. I siriani rifugiati nei paesi della regione sono piùdei 180.000 ufficialmente registrati dall'Onu e la crisi peggiora ogni giorno.

Più di un anno di violenza e repressione da parte del regime di Assad e la guerra civile stanno facendo fuggire sempre piùpersone traumatizzate ed impoverite nei paesi confinanti. Paesi che non hanno una reale capacitàd'accoglienza. In Siria ci sono almeno un milione e mezzo di sfollati. L'arrivo dei rifugiati siriani in Libano ed Iraq mina degli equilibri giàmolto fragili, facendo correre molti rischi a chi opera per loro. Chi cerca di portare aiuti
direttamente in Siria, come alcuni fanno con cautela, rischia la vita. E' un lavoro importante che si cerca di fare mentre le superpotenze internazionali e regionali litigano sul destino della Siria e la gente muore e scappa ogni giorno. E' un lavoro difficile perchéil blocco di paesi anti-Assad sta rendendo Giordania, Iraq, Libano e Turchia le retrovie per l'opposizione armata, giocando sulla pelle dei profughi.

La sensibilità del Ministero degli Esteri sulla Siria potrebbe essere espressa anche con azioni puntuali e meno eclatanti, che peraltro sarebbero più rispettose del mandato tecnico e pro-tempore del governo. Rispondendo ad esempio positivamente alle sollecitazioni delle Ong. Attivando un sistema per la protezione degli attivisti per i diritti umani minacciati nel mondo arabo: dal Bahrain alla Siria stessa. In modo da rilasciare visti rapidi a chi rischia la vita per difendere i principi a cui anche la nostra costituzione èispirata. Promuovendo un'azione Europea per accogliere sul territorio dell'Unione i rifugiati siriani, con particolare attenzione ai rifugiati palestinesi, a cui èimpossibile scappare dalla Siria. Sostenendo le importanti iniziative di pace promosse da realtàdella società civile italiana come la Comunità di S.Egidio, che ha riunito a Roma a fine luglio l'opposizione non-armata siriana. Chi fa solidarietà sta lavorando da tempo. Speriamo che il Ministero, oltre alle dichiarazioni spericolate, accolga le richieste delle Ong e, soprattutto, cominci a considerare chi opera nella solidarietà non uno strumento dell'agenda politica, da rendere possibilmente embedded, ma soggetti portatori di valori, esperienze e conoscenze.

(* www.unponteper.it)
** La Piattaforma delle Ong Italiane in Medio Oriente ènata 18 anni fa per iniziativa di alcune ong italiane attive nel contesto dell'aiuto umanitario alle popolazioni vittime del conflitto israelo-palestinese. Ad essa aderiscono 36 tra ong e associazioni operanti nell'area Mediterranea e in quella Mediorientale

Articolo pubblicato da Il manifesto di sabato 1 settembre 2012
e "copiato" dal sito www.dirittiglobali.org

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