venerdì 31 agosto 2012

La Francia finanziera' in Siria zone liberate, mentre l'ONU dice no a corridoi umanitari e zone cuscinetto.


Giovedi' 30 agosto il Consiglio di Sicurezza ha parlato dell' emergenza umanitaria in Siria e dei profughi rifugiati all' estero, il vice segretario delle nazioni Unite, Jan Eliasson, ha affermato che i paesi che hanno influenza sul governo siriano e i ribelli devono intervenire per un cessate il fuoco e una composizione pacifica del conflitto e quanto all' ipotesi di corridoi umanitari e zone cuscinetto :


" ....suscitano legittime preoccupazioni degne di essere prese in considerazione"

A questo il link il comunicato dell' ONU (in francese)

http://www.un.org/apps/newsFr/storyF.asp?NewsID=28854&Cr=Syrie&Cr1=

Ma in una conferenza stampa in serata il ministro degli esteri francese Fabius, che era presente all' incontro del CdS,ha affermato che per il futuro non esclude alcuna ipotesi e FIN DA ORA finanziera' e aiutera' in ogni modo le zone sotto il controllo dell' opposizione, dove tra l' altro "potra' andare chi vuole fuggire dalla Siria".

Il titolo dell' articolo sul sito di "Le Monde" e' "La Francia vuole aiutare le zone liberate per preparare il dopo-Assad" e si puo' leggere il pezzo a questo link:

http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2012/08/30/syrie-l-onu-debat-de-la-crise-humanitaire_1753741_3218.html











martedì 28 agosto 2012

29 agosto, alla Farnesina sul dopo-Assad. Qual' e' il piano di guerra ? A meta' settembre l' attacco ?


I paesi occidentali hanno evidentemente un piano per le prossime settimane, non vanno a casaccio ognuno per suo conto.


Hollande ha affermato che riconoscera' il governo provvisorio siriano in esilio appena questo si formera', non si sa come visto le divisioni delle opposizioni.

Ed ha detto che l' intervento militare potrebbe esserci anche per il solo spostamento delle armi chimiche.

Io credo che ormai l' intervento sia deciso, solamente la Nato si muove con moltissima prudenza perche' non ha l' avvallo del Consiglio di Sicurezza dell' ONU.

Il 17 settembre sara' nuovamente illustrato il rapporto ONU che attribuisce crimini di guerra al governo e ai ribelli. E' gia' pubblico e rintracciabile in internet, ma in questo modo l' effetto mediatico sara' ripetuto e molto amplificato.

Potrebbe essere il momento per forzare la situazione, accusare la Russia e la Cina di complicita' con crimini di guerra ed avviare l' intervento armato.

marcopa


Siria, domani riunione alla Farnesina sul dopo-Assad

(ClassTv)Roma. E' in programma domani alla Farnesina una riunione tecnica sul futuro della Siria nel dopo-Assad, su iniziativa del ministro degli Esteri Terzi.

www.italiaoggi.it


Syrian opposition announces roadmap for post-Assad Syria


Syrian opposition activists announced they have drafted a political roadmap for the country’s development in the event of the ouster of President Assad. The project, initiated by US and German think tanks, is currently being presented in Berlin.

Developed by the US Institute of Peace and German Institute for International and Security Affairs as early as in January, the group put together a document titled, "The Day After Project: Supporting a Democratic Transition in Syria."

The authors reportedly include members of the Syrian National Council, the Muslim Brotherhood and other opposition groups, members of the Free Syrian Army and youth activists – some 50 people in total.

While no single leader has emerged to unify Syria’s opposition since internal conflict began in the country in March 2011, the group claimed their 120-page project lays out the development of a new national identity based on civic unity, citing South Africa's post-apartheid transition as an example.

The document, the first of its kind from the Syrian opposition, also offers recommendations for writing a new constitution and calls for a special independent tribunal to try former members of the regime for crimes committed against the Syrian people, AFP reported.

"We view this document as our collective contribution to an ongoing debate among Syrians – both inside and outside the country – about the most effective ways to manage the challenges that are sure to arise following the end of the Assad regime (which is an outcome that can no longer be in doubt)," the group said.

The presentation came the day after French President Francois Hollande called on the Syrian opposition to form a provisional government, and pledged that France would recognize it as legitimate.

Both steps will likely spur a new wave of diplomatic pressure against the government of Syrian President Bashar Al-Assad. But Syrian opposition forces remain fragmented and divided; many political experts say that even if Assad goes there is no guarantee that the bloodshed will end, and that the worst-case scenario of prolonged civil war is a distinct possibility.

Fonte www.rt.com

Le proposte dell' Iran e dell' Egitto per la pace in Siria


Summit NAM/ Russia: sostegno a piano Iran per la crisi in Siria


TEHERAN - La Russia appoggia la proposta di mediazione sulla crisi siriana in elaborazione da parte dell'Iran nell'ambito del vertice dei capi di stato del Movimento dei paesi Non Allineati (Nam) di giovedi' e venerdi' prossimi nella capitale iraniana.

"Qualsiasi iniziativa per la soluzione della crisi in Siria al summit di Teheran potrebbe essere un passo positivo per risolvere la crisi stessa da parte del Nam", ha dichiarato Kostantin Shuvalov, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin al vertice (la Russia non fa parte del Movimento, ma e' stata invitata dall'Iran). Lo riferisce l'ISNA. Decisioni prese dai componenti del Nam, ha affermato ancora il diplomatico russo, e l'incontro ministeriale del Movimento possono portare ad una soluzione politica della questione siriana. Tre giorni fa il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi, senza fornire dettagli concreti, aveva annunciato che Teheran presentera' una nuova "proposta" sulla Siria, "molto difficile" da rifiutare. Il portavoce del suo dicastero ancora ieri si era limitato a definire "ampia" la proposta. Oltre alla Russia, anche l'Egitto appoggia un ruolo dell'Iran nella soluzione della crisi siriana: l'agenzia Fars News ieri ha sintetizzato dichiarazioni del portavoce della Presidenza egiziana Yasser Ali secondo il quale l'Iran e' un'affidabile "parte della soluzione" della crisi siriana.

Fonte  www.italian.irib.ir

sabato 25 agosto 2012

Siria, le notizie della settimana dal 19 al 25 agosto 2012


QUESTA SETTIMANA GLI SCONTRI RACCONTATI NELLE CRONACHE DALLA SIRIA SONO STATI PIU VIOLENTI.


I media hanno scritto soprattutto delle azioni di guerra ad Aleppo e Damasco. Da parte dell’ opposizione armata ci sono state denunce di esecuzioni effettuate dall’ esercito siriano,accuse che gli organi di informazione occidentale hanno rilanciato con grande evidenza. Sono morti due giornalisti, la giapponese Mika Yamamoto e il siriano Musaab Awdellam,mentre, caso che potrebbe avere nuovi sviluppi e conseguenze, risulta irreperibile un free lance del Washigton Post, Austin Tice. Giovedi’ il governo ha annunciato di aver liberato alcuni importanti quartieri di Aleppo. Mentre una cronaca da una zona lontana dalle principali citta e’ venuta dall’agenzia cattolica Fides e scrive di 12 mila fedeli greco cattolici a Rableh, area di Homs, assediati da combattenti dell’opposizione ed ormai “a pane ed acqua”. Volantari che fanno riferimento a “Musallaha” sono riusciti a portare pochi aiuti agli assediati.

Ci sono reciproche accuse sulla presenza di combattenti stranieri: iraniani in aiuto al governo e, per i ribelli, uomini provenienti da molti paesi diversi. Tra questi ultimi ha perso la vita nella guerra Rustan Galayev, figlio del capo ceceno Ruslav Galayev.
I media occidentali danno sempre molta evidenza ai “civili vittime di Assad”, ma all’ ONU il capo della missione degli osservatori, Babacar Gaye e Valerie Amos, responsabile per gli aiuti urgenti ed umanitari, hanno denunciato si il carattere feroce della guerra e la poca attenzione data all’ incolumita’e alla situazione dei civili ma si sono riferiti ad entrambe le parti in conflitto senza alcun riferimento particolare alle forze governative.

A INIZIO SETTIMANA “GIALLO” SULLA SORTE DEL VICE-PRESIDENTE SIRIANO

La tv saudita al Arabya aveva diffuso la notizia della defezione e dell’arrivo in Giordania di Farouk a Sharaa,sunnita vice di Assad, ma prima l’ ufficio del vicepresidente poi la tv di stato hanno smentito la fuga. Successivamente i ribelli hanno detto di temere per l’ uomo perche’ sarebbe stato fermato mentre stava recandosi in Giordania e tenuto in stato di arresto.
Nei giorni successivi .ha ripreso la vicenda,martedi’ 23, solo il sito di Repubblica che ha riportato la versione di Haytham al-Maleh, presidente del Consiglio della rivoluzione. Secondo lui Farouk a Sharaa sarebbe rifugiato in un paese arabo vicino ed avrebbe annunciato entro poco tempo la sua defezione. Ma nei giorni successivi silenzio assoluto.

LA VIOLENZA ARRIVA IN LIBANO E POTREBBE SALTARE LA VISITA DI BENEDETTO XVI A SETTEMBRE.

Intanto la guerra siriana comincia a contagiare tutta la regione. Come previsto il primo paese ad essere coinvolto e’ il Libano che ha strettissimi legami con la Siria e dove sono presenti ambienti ,soprattutto alawiti, filoAssad e ambienti sunniti vicini all’ opposizione. Ad inizio settimana si sono verificati decine di rapimenti per scambiare prigionieri con l’ESL ed era evidente un’ altissima tensione negli ambienti in contatto con la Siria. In quei giorni i paesi del Golfo hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Libano. Mercoledi’ e giovedi’ si sono verificati duri scontri nel paese con una decina di morti ed e’ stato ucciso uno sceicco sunnita. Dal 14 al 16 settembre e’ prevista una visita a Beirut di Benedetto XVI ma e’ difficile immaginare una presenza del Pontefice nel paese in questo momento di tensione..L’ ONU sta seguendo con attenzione le vicende con il diplomatico delegato alla situazione libanese Watkis e teme che la guerra siriana faccia saltare la fragile stabilita’del paese.

LE NOVITA’ NELL’ AZIONE DELL’ ONU.E LE ISTRUTTIVE* POLEMICHE SULLE DICHIRAZIONI DI BRAIHMI

La missione degli osservatori disarmati ONU e’ finita il 20 agosto. Braihmi, il nuovo negoziatore che sostituisce Annan , iniziera’ ufficialmente la sua attivita’ il 1° settembre ma alcune sue dichiarazioni hanno gia’ provocato le proteste del CNS e del governo siriano. I primi hanno contestato a Braihmi di non aver dato per scontata la fine della presidenza di Assad, invece il governo non ha gradito la sua definizione di “guerra civile” per la crisi, preferendo considerare solamente “terroristi” i gruppi armati che stanno operando nel paese.
Venerdi’ Braihmi e Ban Ki moon si sono incontrati a New York ed e’ stato ufficilizzato l’ incarico al diplomatico algerino “per fermare le violenze nel paese, garantire i diritti umani e trovare una soluzione pacifica del conflitto attuale.”
Ban ki moon il 30 e 31 agosto sara’a Teheran alla Conferenza dei paesi non allineati. Si parlera’ anche della crisi siriana e l’ Iran nel corso dei lavori presentera’ una proposta di pace per la guerra civile.

*Ho definito “istruttive” le polemiche sulle dichiarazioni di Braihmi perche’ credo che per arrivare a una soluzione pacifica sia necessario considerare Assad un interlocutore, per lo meno per la comunita’ internazionale, e, da parte del governo siriano, ammettere che esiste un grosso problema con una parte del suo popolo. Quindi le polemiche sulle parole di Braihmi indicano chiaramente degli obiettivi parziali per chi vuole la pace.

IL COINVOLGIMENTO DELL’ OCCIDENTE NELLA GUERRA SIRIANA.

I servizi segreti della Gran Bretagna, M15 e della Germania, Bnd, secondo i media dei loro paesi addestrano gruppi di ribelli e forniscono all’ ESL informazioni e assistenza per affrontare l’esercito siriano. Una nave spia della Bundesmarine, ufficialmente nave di servizio e assistenza, e’ al largo della costa siriana ed ha a bordo gli apparati di sorveglianza lontana piu’ moderni, che i tedeschi hanno sviluppato insieme al Regno Unito. Questa strumentazione puo’ controllare i movimenti delle truppe siriane fino a 600 km di profondita’e trasmette le informazioni in tempo reale ai colleghi inglesi e statunitensi in Turchia. Specialisti della Bnd sarebbero anche nella base Nato turca di Adana , intercetterebbero comunicazioni radio e terrebbero contatti con i ribelli. I britannici operano invece a Cipro e userebbero anche droni da ricognizione.Mentre i veterani del corpo speciale inglese addestrano i migliori reparti delle forze ribelli siriane.Ufficialmente non sono piu’ in servizio, lavorano per aziende di vigilanza private, ma secondo il Times questi agenti inglesi hanno collaborato ad azioni di guerra compresa un’ imboscata a 40 mezzi blindati governativi.siriani.

LA FRANCIA STUDIA UNA NO-FLY ZONE, PARZIALE, SENZA MANDATO ONU.

Nella tarda serata di venerdi’ e’ stata diffusa una dichiarazione del ministro della Difesa francese Jean.Yves Le Drian che ha rilanciato l’ idea di una no-fy zone nella zona di Aleppo, ai confini con la Turchia. Potrebbe essere attuata, anche senza consenso del Consiglio di Sicurezza ONU, da una coalizione internazionale. Secondo il ministro questa iniziativa, seppure parziale, sarebbe in grado bloccare tutta l’ aviazione militare siriana.
Obama aveva minacciato martedi’ l’ intervento militare in caso di uso delle armi chimiche da parte del governo di Damasco e questa dichiarazione e’ sta presa da tutti molto seriamente.. Il presidente statunitense ha espresso anche il timore che queste armi possano arrivare nelle mani di persone sbagliate e vista la composizione dei gruppi armati che combattono Assad qualcuno ha visto la dichiarazione come la possibilita di una presenza delle truppe USA nel paese, non solo di un aiuto militare ai ribelli con l’ aviazione .
Hollande,Cameron e Obama hanno avuto in settimana colloqui telefonici sulla crisi e il governo italiano e’ allineato con le loro posizioni. Il ministro degl Esteri Terzi ha parlato di momento di svolta e rapido cambio del governo siriano. Ha annunciato un incontro a Roma sul dopo-Assad facendo quindi capire che appoggia chi lavora a un veloce cambio del governo.
Secondo Le Monde il Consiglio di Sicurezza parlera’ della crisi siriana entro la fine del mese, interessandosi soprattutto alla crisi umanitaria. Vista l’ escalation delle dichiarazioni interventiste mi aspetto novita’.

Marco

venerdì 24 agosto 2012

France preparing for no-fly zone in Syria ?


France preparing for no-fly zone in Syria?

Published: 24 August, 2012, 04:19
Jean-Yves Le Drian (AFP Photo / Bertrand Langlois)
Jean-Yves Le Drian (AFP Photo / Bertrand Langlois)
TRENDS:Syria unrest

Paris said it is considering helping to enact a partial no-fly zone over Syria, proposed earlier by the US, the move adds yet more pressure on Damascus as the fiery rhetoric increases.
French Defense Minister Jean-Yves Le Drian signaled that the possibility of establishing a no-fly zone in the area, between the Turkish border and the flashpoint city of Aleppo, should be considered.
The idea of a no-fly zone over a particular part of Syria, as suggested by Hillary Clinton, should be examined,” he said in an interview with France24.
Le Drian stressed that the Syrian crisis would never be resolved unless President Bashar Assad steps down.
Noting that the Syrian opposition is “is not yet entirely solidified”, the Defense Minister reasserted France’s support of anti-government forces.
We are increasing our efforts to support a robust Syrian opposition that is capable of taking the reins of the country, and, above all, of respecting all Syrian communities,” he said.
He however, pointed out that France would not enter into a war without a UN mandate.
The statement comes after the US Secretary of State, Hillary Clinton, indicated earlier this month that a no-fly zone was an option in resolving the ongoing crisis.
Meanwhile, Russia continues to oppose any military action against Syria and calls for a peaceful solution and further dialogue
On Thursday, Moscow said it was working closely with Damascus to ensure that its arsenal of chemical weapons remains under firm control and has won promises that the weapons of mass destruction will not be used or relocated, AP reports, citing Russian Deputy Foreign Minister Gennady Gatilov.
Last week, Russia's Foreign Minister Sergey Lavrov stated that military action in Syria will end in catastrophe and stressed that the solution to the ongoing conflict is the Geneva accord peace plan.
Statements, saying the document [Geneva accord] is as good as dead imply that someone seeks a pretext for military intervention. This is worrying as it can only lead to catastrophe in the region,” Lavrov said in an interview with Sky News Arabic.
Back in June the international community reached an agreement at a summit in Geneva, calling for a transitional government in Syria to bring an end to the ongoing conflict in the country.
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Fonte  www.rt.com

mercoledì 22 agosto 2012

Siria, cosa sta preparando la Francia per fine agosto ?


Francia e Gran Bretagna: accordo completo sulla Siria.
"Una rapida transizione politica, Assad via il primo possibile e aiuto all' opposizione "
Un comunicato dell' Eliseo mercoledi' sera informa su una telefonata tra Hollande e Cameron. C'e' qualcosa di nuovo in arrivo ? Il FattoQuotidiano di oggi scriveva di Francia che studiava con Gran Bretagna, Stati Uniti, Turchia e Germania la possibilita' di istituire una no fly zone sulla Siria.

Marco

Syria: "accord complet" entre Paris et Londres



Le président français, François Hollande, et le premier ministre britannique, David Cameron, "se sont félicités de leur accord complet" sur la crise syrienne lors d'un entretien téléphonique mercredi, a indiqué l'Elysée dans un communiqué. Ils "sont convenus de maintenir la coopération étroite existant entre la France et le Royaume-Uni à ce sujet", a déclaré la présidence française.

Lors de cette conversation, M. Hollande a rappelé une nouvelle fois "la position de la France sur la nécessité qu'une transition politique incluant le départ de Bachar Al-Assad, soit mise en œuvre au plus vite", a précisé l'Elysée. "Il a aussi souligné l'engagement de [la France] à apporter un soutien effectif à l'opposition syrienne, y compris sur le terrain", a ajouté l'Elysée

Fonte  www.lemonde.fr

lunedì 20 agosto 2012

Appello: "NO" ai venti di guerra sul nucleare iraniano - denuclearizziamo il Mar Mediterraneo


SI” alla denuclearizzazione euromediterranea

APPELLO: “NO” ai venti di guerra sul nucleare iraniano


Il governo dello Stato di Israele, con dichiarazioni, dapprima fatte filtrare all’esterno e poi con dichiarazioni pubbliche di alcuni suoi principali rappresentanti, caldeggia l’uso della propria forza militare per impedire che lo Stato iraniano possa eventualmente dotarsi di armi nucleari trasformando la propria energia nucleare “civile” in “militare”.

 Ecco come puoi firmare l'appello
Per firmare l'appello clicca su qui.

APPELLO

“NO” ai venti di guerra sul nucleare iraniano
“SI” alla denuclearizzazione euromediterranea


Il  governo dello Stato di Israele, con dichiarazioni, dapprima fatte filtrare all’esterno e poi con dichiarazioni pubbliche di alcuni suoi principali rappresentanti, caldeggia l’uso della propria forza militare per impedire che lo Stato iraniano possa eventualmente dotarsi di armi nucleari trasformando la propria energia nucleare “civile” in “militare”.
Sono emerse voci contrarie a questa posizione all’interno dello stesso governo israeliano e di ex responsabili dello stesso. Ed è degno di nota che i vertici militari e dei servizi segreti israeliani in carica, con prese di posizioni pubbliche, abbiano manifestato grande perplessità rispetto al carattere risolutivo di blitz aerei contro impianti presumibilmente disseminati in decine di siti sotterranei.

Senza assolutamente sottovalutare l’importanza di queste voci, istituzionali (o ex istituzionali), vorremmo porre l’attenzione al “NO” a questa potenziale guerra  da parte di David Grossman, scrittore, cittadino israeliano, che, in maniera pubblica, con fermezza, ha manifestato il suo dissenso al proprio governo. Grossman, sviluppando ragionamenti pragmatici, sostiene che l’eventuale attacco non risolverebbe comunque il problema, ma lo rinvierebbe nel tempo. Infatti  le conoscenze scientifiche da parte dell’Iran per fare la cosiddetta “bomba” (la tecnologia dell’arricchimento dell’uranio) rimarrebbero intatte, e caricate in più dell’odio per quello che potrebbe avvenire in bombardamenti comunque sanguinosi e ambientalmente devastanti, per quanto intenzionalmente chirurgici.

I firmatari di questo appello ritengono sia opportuno appoggiare la posizione dello scrittore israeliano, ed allo stesso modo sostenere chiunque, da frontiere contigue e/o contrapposte, lavori per il dialogo politico e per il disarmo; ricordano, in proposito, che l’ONU, da decenni, appoggiato dagli stessi Stati Uniti, ha designato il Medio Oriente come zona denuclearizzata, proprio nell’intento di evitare scontri catastrofici tra gli Stati e tra i popoli.
La posizione disarmista dell’ONU è stata ribadita dall’ultima Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare del maggio 2010 con un documento che indice, per il 2012, una sua sessione speciale per la denuclearizzazione del Medio Oriente e l’eliminazione dalla regione delle armi di distruzione di massa.
I sottoscritti chiedono ai governi di rispettare l’impegno a far svolgere questa conferenza per la pace ed il disarmo sollecitando le opinioni pubbliche di tutti i Paesi e le nazioni dell’area euro mediterranea a mobilitarsi per incardinarne la necessità e la prepotente urgenza.

Ricordano anche che gli Stati sono fatti dagli uomini e che questi possono pesare nelle scelte:  devono solo tradurre la buona volontà in buone azioni e buone manifestazioni.
Ovunque possiamo far sorgere ed operare delle Ambasciate di Pace della società civile che si propongano, dal basso, l'obiettivo comune della denuclearizzazione.

Promotori:

  • Giuseppe Bruzzone, obiettore di coscienza, sostenitore delle idee di Franco Fornari 
  • Alfonso Navarra, obiettore di coscienza alle spese militari e nucleari
  • Laura Tussi, docente e giornalista
 Primi firmatari:
Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Don Andrea Gallo, Marinella Correggia, Mario Capanna, Vittorio Agnoletto, Giorgio Cremaschi, Mario Agostinelli, Giulio Cavalli, Diego Parassole, Alberto Patrucco, Patrick Boylan, Ernesto Celestini, Alessio Di Florio, Lorenzo Galbiati, Attilio Galimberti, Alberto L’Abate, Luciano Manna, Alessandro Marescotti, Nello Margiotta, Daniele Novara, Nanni Salio, Giovanni Sarubbi, Olivier Turquet.

Milano, Maggio 2012

Fonte  www.peacelink.it

domenica 19 agosto 2012

Vertice Non-Allineati- A fine agosto 100 paesi al Summit di Teheran



TEHERAN – 100 nazioni del mondo hanno informato che saranno presenti al prossimo summit dei paesi Non-Allineati in programma a Teheran, capitale dell'Iran. 35 capi di Stato, 5 vice-presidenti, ed un presidente di Parlamento, le presenze di maggior rilievo che sono state comunicate finora tra i 100 paesi, ha spiegato ieri Mohammad Reza Forqani, portavoce del comitato organizzatore.


Nei giorni scorsi, riferisce l'IRIB, i media occidentali per sostenere la solita fandonia dell'isolamento internazionale dell'Iran, avevano parlato dell'adesione di "pochi paesi" al summit, mentre finora sono 100 quelli che parteciperanno. Tra i 100 paesi 27 invieranno i propri Ministri degli Esteri, 5 avranno un inviato speciale del loro Capi di Stato e gli altri invieranno i vice-ministri degli Esteri e/o gli ambasciatori alle Nazioni Unite.

Al vertice dei Non-Allineati di fine Agosto l'Iran prenderà in consegna dall'Egitto la presidenza di turno del NAM che manterrà per 3 anni. Gli esperti politici sostengono che la direzione dell'Iran sul NAM nella sensibile situazione attuale potrebbe incentivare un salto di qualità dell'organizzazione e potrebbe arrivare a svolgere un ruolo addirittura storico e senza precedenti. Forqani ha spiegato che il summit porterà alla ratifica di 2 documenti che al momento sono in fase di preparazione a New York dove si trova l'ufficio dei paesi non allineati. Il documento è composto da 688 paragrafi (dichiarazioni) e 166 pagine.

Al summit vi saranno anche 3 comitati specializzati: il comitato politico diretto da Cuba, il comitato economico diretto dall'Egitto ed il comitato per la Palestina diretto dagli stessi palestinesi che conta 13 membri. 1603 giornalisti provenienti da tutto il mondo seguiranno gli sviluppi del vertice. Per il 16esimo vertice dei Non-Allineati le poste iraniane hanno già stampato il francobollo di ricordo.

L'Iran che mira chiaramente a fare del summit di Teheran un qualcosa di "diverso" rispetto alle riunioni precedenti del NAM, non ha finora diffuso i nomi dei paesi partecipanti e di quelli che parteciperanno al massimo livello dato che, ha spiegato il portavoce del comitato organizzatore, le potenze stanno già facendo pressione su molti paesi per convincerli a disertare il vertice.

Fonte www.italian.irib.ir

sabato 18 agosto 2012

Siria, le notizie della settimana dal 12 agosto al 18 agosto 2012



I RIBELLI NON SFONDANO E CHIEDONO ALTRI AIUTI
Questa settimana non ci sono state novita’ particolari nella guerra civile siriana. L’ intensita’ degli scontri e’ alta ma i rapporti di forza sembrano stabili a favore dell’ esercito governativo,per questo i ribelli chiedono ulteriori aiuti minacciando, se non arriveranno, di rivolgersi ad Al Qaeda.

Turchia e Gran Bretagna hanno annunciato altri finanziamenti per le opposizioni armate. La Gran Bretagna ha stanziato 5 milioni di sterline (6,3 milioni di euro) per radio, telefoni satellitari , generatori elettrici e altro materiale utile, escludendo sole le armi. Ci sono notizie inoltre di forniture ai “ribelli” di missili antiaerei Stinger Fim-92 e carri armati di fabbricazione sovietica T-62 entrati dai valichi con la Turchia.

NO FLY ZONE E ZONE CUSCINETTO
Ma il grande aiuto, e la vera e propria svolta, si aspetta dal terreno diplomatico con l’ imposizione della no fly zone e di zone cuscinetto che tolgano all’ esercito siriano la possibilita’ di controllare parti del territorio .

Sabato 11 agosto a Instambul Hillary Clinton ha aperto a una no fly zone ai confini della Turchia, con una prima giustificazione di difesa di questo paese dalle incursioni dei curdi del PKK,che la Siria aiuterebbe come risposta all’ impegno turco a favore dell’ Esercito Libero Siriano. Ma per giustificare la richiesta di no fly zone si lavora molto anche ad enfatizzare l’ emergenza umanitaria e militari francesi sarebbero gia’ presenti tra Giordania e Siria per gestire l’ assistenza ai profughi.

L’ E.S.L. e il C.N.S hanno poi sempre invocato questo provvedimento con motivazioni esclusivamente offensive verso l’attuale governo di Damasco ma ora queste richieste non sono pubblicizzate.

Molto forte la campagna in Francia a favore di un intervento militare ,con Hollande sulla difensiva, e il ministro Fabius ha dichiarato che Assad va abbattuto e questo deve avvenire immediatamente, una dichiarazione che non si capisce quanto sia convinta o di facciata per rispondere agli attacchi interni

In Italia Terzi non perde occasione per appoggiare ogni richiesta di intensificazione della pressione occidentale,compresa la no fly zone, e si esprime sempre con una forzatura polemica e bellicosa nei confronti del governo siriano che nel paese di San Francesco meriterebbe qualche presa di distanza..

L’ ONU NELLA SETTIMANA DI FERRAGOSTO HA IMPOSTATO IN MODO NUOVO TUTTO IL SUO IMPEGNO FUTURO

In questa settimana l’ONU ha reimpostato tutto il suo impegno nella crisi siriana.

Il 16 agosto il Consiglio di Sicurezza ha messo fine alla missione degli osservatori disarmati .Le condizioni richieste per la continuazione di questo impegno erano il ritiro della presenza e uso delle armi pesanti dell’ esercito governativo dalle citta’e una diminuzione della violenza da ambo le parti; condizioni che, come previsto, non si sono verificate.

Il 17 agosto l’ONU e la Lega Araba hanno ufficializzato la nomina di Lakhdar Braihmi a nuovo inviato speciale in Siria in sostituzione di Kofi Annan. Braihmi, diplomatico algerino, 78 anni, ha avuto esperienze come delegato ONU in altri teatri di guerra. Prossimamente fara’ un incontro con il Consiglio di Sicurezza perche’ ha affermato “Senza l’appoggio di tutti il mio impegno non potra’ arrivare a nessun risultato.”

Le Nazioni Unite manterranno una presenza in Siria con un ufficio e una delegazione a Damasco,al momento non sono pero’ in grado di fornire altri dettagli sui nuovi compiti di questa presenza.

Un mio commento:
l’ONU probabilmente conta di avere un ruolo di grosse dimensioni nella gestione dell’ emergenza umanitaria, ruolo che qualcuno sicuramente vorra’ sfruttare anche in funzione anti-Assad.

PUBBLICATO IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE ONU PRESIEDUTA DA PINEIRO E LA CONFERENZA DELLA COOPERAZIONE ISLAMICA

Il 15 agosto le Nazioni Unite con un comunicato hanno annunciato la pubblicazione di un rapporto di 102 pagine che attribuisce crimini di guerra alle forze governative e ai gruppi armati dell’ opposizione ,precisando che i crimini dei ribelli sono di minore gravita’rispetto a quelli del governo.. Il rapporto,al quale ha lavorato alcuni mesi a Ginevra una Commissione presieduta da Pineiro e’ basato su molte testimonianze, 1062 le persone ascoltate,e attribuisce tra l’ altro alle forze governative il massacro di Houla . In generale gli elementi in possesso della Commissione non sembrano pero’ tali da arrivare a conclusioni sicure, testualmente il rapporto scrive “Ci sono fondati motivi per ritenere…”

Molto spazio e’ stato dato anche alla sospensione della Siria dalla Conferenza della Cooperazione Islamica. Pero’ in questa occasione, come nel recente voto all’ Assemblea generale dell’ ONU, molti paesi hanno unito il giudizio negativo sul governo Assad al rifiuto di ogni ipotesi di intervento militare esterno. A mio avviso questo e’ un dettaglio di particolare importanza.

LE PROPOSTE E RICHIESTE DI NEGOZIATI

Il Consiglio di Coordinamento Nazionale, uno dei gruppi di opposizione ad Assad, ha fatto una proposta di pace in quattro punti dove chiede una tregua e l’ inizio di una trattativa tra una delegazione governativa e una delle opposizioni.

Mentre secondo il sito iraniano Italian.Irib.ir l’Egitto avrebbe chiesto la formazione di un gruppo di contatto regionale comprendente Egitto, Arabia Saudita, Iran e Turchia. Il governo di Teheran sarebbe favorevole a un tentativo del genere.

La Russia invece vuol continuare il cammino intrapreso da Annan con la Conferenza di Ginevra del 30 giugno. Tutte queste iniziative dovrebbero svolgersi sotto la supervisione dell’ONU.

Mancano proposte di piani di pace da parte dei paesi occidentali, mentre continuano le richieste delle varie chiese cristiane locali di sostituire il dialogo alle armi.

PROSSIME SCADENZE

L’ ONU a fine mese discutera’ dell’ emergenza umanitaria e probabilmente sara’ una discussione importante alla quale si uniranno proposte di intervento di qualche tipo sul territorio siriano.

In Italia il 25 agosto si discutera’ di Siria a Vicenza in occasione di un Convegno di Corpi Civili di Pace

Al momento non so se sara’ presentata qualche iniziativa e come proseguira’ questo impegno, mi auguro comunque da parte di questa rete un’ attenzione continua e forte alla crisi siriana, se sara’cosi’ potrebbero arrivare segnali utili per tutti i pacifisti. italiani.

venerdì 17 agosto 2012

Appello ai media:Taranto-Ilva,l' Italia deve sapere


Taranto

ILVA: l'Italia deve sapere

appello ai media per una corretta e completa informazione.
Ulteriori adesioni a: olivier.turquet@gmail.com
17 agosto 2012 - Olivier Turquet
Fonte: http://www.pressenza.com - 17 agosto 2012

Agosto è un momento classico dove l'attenzione agli eventi declina inevitabilmente. Ma non è il caldo torrido di questo agosto che ci preoccupa. Ci preoccupa che la vicenda di Taranto venga compresa in tutti i suoi aspetti e che i cittadini italiani siano informati su quello che sta succedendo.
In questo senso chiediamo a noi stessi come persone implicate nell'informazione e nella società civile, e a tutti i media, il cui dovere è dare gli elementi di giudizio ai loro lettori:

  • la più ampia informazione sull'azione della magistratura
  • il resoconto delle posizioni in campo sui problemi della salute, dell'occupazione e della qualità della vita di quella martoriata città
  • la massima informazione sugli elementi tecnici della questione dell'ILVA e sulle sue possibili soluzioni
 Dobbiamo purtroppo sottolineare che questi elementi essenziali sono stati spesso disattesi in questi giorni da molti mezzi di informazione e, sopratutto, dagli stessi attori della questione che hanno rilasciato dichiarazioni e diffuso notizie inesatte o evidentemente errate.

Vorremmo anche denunciare una campagna di discredito dell'azione della Magistratura; alla Magistratura di Taranto, al suo attento e scrupoloso operato vanno la nostra solidarietà e il nostro rispetto; vorremmo manifestare, come persone, la nostra vicinanza alla gente di Taranto, in particolare a chi ha perso una persona cara, a chi è malato, a chi teme per il suo posto di lavoro come per la vita dei suoi figli.

Chiediamo al Governo di riflettere sugli eventi in corso e di lavorare, nel più breve tempo possibile, per una soluzione che abbia come priorità la difesa della salute, il diritto a un lavoro degno e non pericoloso, la qualità della vita urbana, il rispetto e la cura dell'ambiente.

Primi firmatari:

Olivier Turquet, Italia, caporedattore di Pressenza, www.pressenza.com
Pia Figueroa, Cile, Direttrice di Pressenza, www.pressenza.com
Mao Valpiana, Italia, Direttore di "Azione nonviolenta"
Silvia Cattori, Svizzera, giornalista indipendente, www.silviacattori.net
Biagio De Marzo, Italia, presidente dell'associazione "ALTAMAREA contro l'inquinamento - Coordinamento di cittadini,  associazioni e comitati di volontariato sanitario, ecologista, civico e sociale della provincia di Taranto".
Laura Tussi, Italia, giornalista e docente, PeaceLink
Fabrizio Cracolici, Italia, PeaceLink
Gruppo Comunicazione di Per Una Lista Civica Nazionale www.perunalistacivicanazionale.it

Siria - B.Henry Levy : "Aleppo come Bengasi,l' occidente intervenga "


Propongo questo scritto di B.H.Levy perche' dimostra qual' e' la linea che l' Occidente, o almeno una sua parte, sta portando avanti in Siria: arrivare al rovesciamento del governo siriano a tutti i costi, anche con un' altra guerra Nato. In questi giorni, scrivo il 17 agosto 2012, si sta preparando il terreno nell' opinione pubblica occidentale a una no fly zone e altre sanzioni. Ci sara' in settimana un nuovo Consiglio di Sicurezza sull' emergenza umanitaria. Tutto e' finalizzato a fare accettare senza alcuna protesta questo passaggio che togliera' al governo siriano il controllo totale del suo paese.

marco


Aleppo come Bengasi, l'Occidente intervenga
No fly zone e aree cuscinetto per favorire la caduta di Assad
La fine di Assad
di B. Henry Levy

Combattimenti ad Aleppo
 L a tragedia siriana (la demenza senza scampo che si è impossessata di Bashar al Assad, l'interminabile martirio dei civili bombardati dai suoi assassini) suscita parecchi tipi di domande che la tregua estiva non deve evitare di porre.
I dittatori non prendono vacanze!


1. Bisogna intervenire?
E la «responsabilità di proteggere», che è la versione Onu dell'antica teoria della guerra giusta, si può applicare alla situazione? La risposta è sì.
Incondizionatamente sì. O, per essere più precisi, non può essere che sì per coloro che, l'anno scorso, reputavano si applicasse al caso libico. La causa è giusta. L'intenzione è onesta. Sono i siriani stessi che - parametro essenziale - chiedono aiuto. I ricorsi politici e diplomatici, i tentativi di mediazione, sono tutti andati a vuoto. E i danni causati da un'operazione di salvataggio dei civili saranno, qualunque cosa succeda, minori dei danni causati dai cannoni a lunga portata che uccidono le città insorte. La Aleppo di oggi è la Bengasi di ieri. I crimini che vi si perpetrano sono gli stessi che Gheddafi minacciava di compiere nella capitale della Cirenaica. E nessuno capirebbe se quanto è stato fatto in Libia per impedire un crimine annunciato, si rifiutasse di farlo in Siria, non più per impedirlo, ma per fermarlo, dal momento che è già cominciato... È una questione di coerenza. Cioè di logica. Cioè è questione di politica e di morale. La Libia lo impone.


2. Come intervenire? E come, in particolare, trattare il veto russo e cinese? La risposta non è così complicata come pretende chi ha deciso, in anticipo, di non fare nulla. È quella che l'11 marzo 2011 diede il presidente francese Sarkozy ai rappresentanti del Consiglio nazionale di transizione che chiedevano cosa sarebbe successo se la Francia non avesse ottenuto l'adesione del Consiglio di Sicurezza: «Sarebbe una grande disgrazia; e bisognerebbe far di tutto per evitare di arrivare a quel punto; ma se non ci riusciamo, allora sarà bene mettere in piedi, con le organizzazioni regionali interessate (Lega araba, Unione africana) una istanza di inquadramento sostitutiva che permetterà comunque di agire». Poi, è la risposta indicata, il 30 maggio 2012, stavolta a proposito della Siria, dall'ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Consiglio di Sicurezza, Susan Rice, esprimendosi dopo un'audizione di Jean-Marie Guéhenno, vice di Kofi Annan: «La comunità internazionale rischia di non aver presto altra scelta se non quella di prevedere un'azione al di fuori del piano di Kofi Annan e dell'autorità del Consiglio». Al di fuori dell'autorità del Consiglio! Proprio l'ambasciatrice americana! È una questione di diritto, stavolta. Di un emendamento del Diritto quando le sue forme positive contravvengono all'esigenza del diritto naturale e della giustizia. Il veto russo e cinese non è un argomento, è un alibi. È l'alibi di chi, segretamente, conta sul fatto che Assad sia abbastanza forte per annientare l'insurrezione e per farci sentire privi di rimorsi. A lui, il bagno di sangue. A noi, le lacrime di coccodrillo.


3. Che tipo di intervento? E quale «scopo» - nel duplice senso che ha questa parola secondo Clausewitz: scopo della guerra (Ziel) e scopi politici (Zweck) - attribuire alla missione di protezione dei civili siriani? Essendo la malafede, in questo dibattito, manifestamente senza limiti, molti fanno finta di credere che si tratti di spedire in guerra, come in Afghanistan, battaglioni di soldati di fanteria. La realtà non è questa. La realtà è, innanzitutto, una no fly zone installata nelle basi della Nato a Izmir e a Incirlik, in Turchia, e che impedisca agli aerei di Assad di bombardare le donne e i bambini di Aleppo. È, in seguito, una no drive zone che vieti, sempre per via aerea, alle sue divisioni di blindati di spostarsi di città in città e di disseminarvi anch'esse il terrore. È la proposta del Qatar di instaurare no kill zones , «santuarizzate» attraverso elementi dell'esercito siriano libero, equipaggiate di armi difensive. Ed è l'idea turca, infine, di buffer zones a nord del Paese, che offrano un rifugio ai civili in fuga dai combattimenti. Una gamma scaglionata di misure che facciano capire al dittatore che il mondo non tollera più questa carneficina. Uno scenario abbastanza vicino, in fondo, a quello che fu immaginato, nelle prime settimane, dalla coalizione anti Gheddafi, e che solo l'oltranzismo suicida della «Guida» fece debordare dai suoi obiettivi iniziali.
Che Assad sia folle come Gheddafi, che sia pronto, come lui, ad arrivare fino al viva la muerte , è una possibilità, certo - ma non è l'ipotesi più plausibile ed è la ragione per cui questo piano in diverse tappe, questa azione graduata, dosata, e attenta a non arrivare subito agli estremi, potrebbero far cedere il regime. Assad è una tigre di carta. È forte della nostra debolezza. Che gli amici del popolo siriano mostrino la loro risolutezza, che diano segni tangibili della loro capacità di colpire ed egli preferirà - possiamo scommetterlo - l'esilio al suicidio.


4. Chi per questo intervento? E concretamente, quale forza? È qui che le situazioni siriana e libica differiscono: ma non nel senso che in genere si crede. Gheddafi, contrariamente a quanto è stato spesso scritto, disponeva di solidi appoggi nella regione. E la stessa Lega araba che fu, certo, la prima a evocare la necessità di una no fly zone , lo fece a fior di labbra e non senza dare l'impressione, molto presto, di essere spaventata dalla propria audacia. Assad, invece, è stato messo al bando dal mondo arabo. È stato molto presto sospeso dalle sue istituzioni e organizzazioni. È detestato in Africa. Temuto in Israele. Soprattutto, ad Ankara, ha un nemico dichiarato, dotato di un'armata possente, essa stessa integrata alla Nato; un nemico che ha due ragioni, almeno, di voler farla finita con lui: l'ancestrale rivalità turca con l'Iran che, invece, sostiene Assad; e il timore di vedere questa guerra, prolungandosi, nutrire le velleità secessioniste della propria minoranza curda che, in maniera del tutto naturale, si ispirerebbe ai curdi siriani impegnati, dall'altro lato della frontiera, a conquistare, armi in pugno, un'autonomia di fatto... Assad è più isolato di quanto lo fosse Gheddafi. E la coalizione che venisse in soccorso delle sue vittime sarebbe al tempo stesso più numerosa, più facile da installare e appena meno potente di quella che componevano, quasi da soli, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.


5. Quale ruolo ha la Francia in tale contesto? E, al di là della Francia, l'Europa? Quello dell'iniziatore, del facilitatore, dell'architetto. La voce della Francia è ascoltata. La Francia gode, nella regione, del prestigio che la sua azione in Libia le ha dato. Ha legami storici con il Paese del Giardino sull'Oronte e con quello che una volta era chiamato il Levante. E per una coincidenza di calendario ha la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza Onu. Si avrebbe difficoltà a capire, in queste condizioni, se il successore di Sarkozy, oltretutto appena eletto e che quindi gode di una libertà di manovra che probabilmente non ha il presidente Obama, paralizzato dal proprio calendario elettorale, non utilizzasse in pieno le risorse che la situazione gli offre. E sarebbe increscioso se non si facesse di tutto per accelerare la formazione di questa grande alleanza che, da sola, farà andar via colui che il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha più volte qualificato come carnefice del proprio popolo. Catalizzare le energie, federare le volontà convergenti ma diverse, incoraggiare chi esita, scoraggiare i disfattisti e invocare la coscienza di ciascuno e del mondo a partire dalla tribuna unica che sarebbe, ancora una volta, un Consiglio di Sicurezza convocato d'urgenza e a livello dei ministri.

6. C'è il rischio di un incendio esteso alla zona circostante? E l'implicazione crescente dell'Iran nel dossier non costituisce un elemento di pericolosità supplementare, che non esisteva con la Libia? Sì, probabilmente. Ma il ragionamento può essere invertito. E quel che scopriamo, in effetti, della forza del legame fra Assad e Ahmadinejad, quello che supponevamo ma che si svela, ora, in piena luce, del carattere vitale di questo asse, dovrebbe ispirare due sentimenti. Innanzitutto lo spavento, all'idea che questa rivolta anti regime sarebbe potuta sopravvenire uno, due, cinque anni più tardi, in un mondo in cui l'alleato iraniano avrebbe raggiunto la famosa soglia nucleare che è il suo obiettivo: il massimo del ricatto, allora; presa in ostaggio, senza replica, dell'intera comunità internazionale; e, peggio dell'incendio, la possibilità dell'apocalisse. E poi la determinazione ad approfittare della situazione per tentare di indebolire, se non di spezzare, nel suo elemento debole, l'arco che, partendo da Teheran, va fino agli iranosauri di Hezbollah passando per Damasco e, in minor misura, per Bagdad: intervenire ad Aleppo significherà bloccare - ed è l'essenziale - una guerra contro i civili che ha già fatto più di 20 mila morti.
L'interesse ben chiaro delle nazioni che una volta tanto vanno d'accordo preoccupandosi dell'umanità e dei crimini commessi contro di essa, significherebbe anche colpire al cuore, prima che sia troppo tardi, il triangolo dell'odio che minaccia la regione e, al di là della regione, il mondo. Non l'incendio, ma il raffreddamento della centrifuga dove si preparano le guerre di domani.

7. E il dopo Assad, infine? E la sorte delle minoranze, in particolare cristiane, che il vecchio regime manipola e di cui vorrebbe far credere che fu il protettore storico? La questione è capitale. Tutto è possibile - anche il peggio... - in un Paese in rovina, reso incandescente dalla violenza e dove ogni giorno porta con sé la sua parte di desolazioni, di rabbie impotenti, di ricerca di capri espiatori e, quindi, di regolamenti di conti. Ma la comunità internazionale, come prima cosa, non è priva di risorse davanti a situazioni di questo tipo e si può benissimo immaginare, per la Siria del dopo carneficina, una formula paragonabile a quella che, nel Kosovo, impedì che i serbi rimasti sul posto fossero presi di mira e che, qui, incaricherebbe una forza dell'Onu, o soltanto araba, di vegliare alla ricostruzione civica del Paese. Inoltre, nulla impedisce ai capifila della coalizione che invierà gli aerei della libertà a salvare Homs, Houla o Aleppo di abbinare alla loro iniziativa richieste di garanzie sulla natura del futuro Stato e dello statuto che sarà riservato alle minoranze confessionali. Tali garanzie non sono mai assicurazioni, naturalmente. Ma il precedente libico, anche qui, fa giurisprudenza e fede. Infatti, abbiamo visto come un Occidente amico, caritatevole, liberatore, abbia avuto voce in capitolo nei dibattiti del dopo Gheddafi. Il rifiuto del terrorismo, la riduzione della tentazione integralista islamica, la vittoria elettorale dei moderati, il fatto, infine, di aver evitato la vendetta generalizzata sono il segno di un popolo maturo che la dura esperienza dei combattimenti ha innalzato, nobilitato, liberato di una parte dei suoi cattivi demoni, illuminato. Ma sono anche, in Libia, il frutto di una fratellanza di armi inedita fra la gioventù araba e gli aviatori e i responsabili europei e americani che, per la prima volta, apparivano come gli amici, non dei tiranni, ma dei popoli. Il desiderio di questa fratellanza sarebbe, se necessario, un'altra ragione di applicare al più presto il dovere di protezione dei civili siriani.
(traduzione di Daniela Maggioni)

BERNARD-HENRI LÉVY
15 agosto 2012 | 18:03

Fonte  www.corriere.it

mercoledì 15 agosto 2012

Comunicato ONU sulla Siria presentato a Ginevra


A questo link il comunicato ONU presentato oggi a Ginevra sulla Siria. Il comunicato e' di 2 pagine ma da questo si puo' accedere al documento integrale di 102 pagine.
http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/PRCoISyria15082012_en.pdf

lunedì 13 agosto 2012

M.Correggia - Il voto all' Assemblea ONU sulla crisi siriana, agosto 2012


Chi ha votato no (e perché) alla risoluzione saudo-qatariota all’Assemblea dell’Onu

7 agosto 2012

di Marinella Correggia

Un recente voto all’Assemblea Generale dell’Onu sulla Siria ha evidenziato le ragioni di alcuni paesi – progressisti e in genere stimati dalla stessa presuntuosa sinistra occidentale – che cantano fuori dal coro della autonominata “comunità internazionale” e che alla fine sono gli unici a proporre un vero negoziato per la pace la fine delle violenze, anziché nascondere sotto il tappeto – come fanno gli altri – le ingerenze che alimentano la guerra. Leggiamo dal resoconto (http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=42617&Cr=Syria&Cr1=) pubblicato sul sito ufficiale onusiano i perché del “no” che in particolare alcuni paesi latinoamericani, quelli dell’Alleanza Alba, hanno opposto il 3 agosto in sede di Assemblea Generale dell’Onu a una risoluzione proposta da una regina dei diritti e della democrazia, l’Arabia Saudita (presidente del gruppo arabo in seno all’Assemblea stessa nonché grande sponsor dell’opposizione armata siriana), coadiuvata da due principesse dell’umanitarismo: l’emirato del Qatar (presidente di turno dell’Assemblea Onu nonché altro grande sponsor dell’opposizione armata siriana) e il regno del Bahrein (vassallo dell’Arabia Saudita).

La risoluzione è stata una risposta delle petromonarchie al lancinante appello dell’opposizione armata e del suo braccio politico, il Consiglio nazionale siriano o Cns” e cioè: se Russia e Cina fanno barriera nel Consiglio di Sicurezza, tiriamo in ballo l’autorità morale dell’Assemblea per ottenere un avallo etico a interventi esterni ancora più accenuati. L’Arabia Saudita nel proporre la risoluzione ha sottolineato la necessità di “fermare la macchina di morte del regime che sta macellando il coraggioso popolo siriano”, come da narrazione ufficiale che non ammette nuances, demonizzando una parte e beatificando l’altra parte armata, che appunto combatterebbe solo per proteggere i civili. I sauditi hanno affermato l’urgenza di un cambio di regime, retoricamente chiedendo: “il piano Annan e la comunità internazionale cosa hanno ricevuto in cambio dei loro sforzi? Per i sei punti del piano Annan hanno ricevuto sei massacri: Baba Amr, Al-Rastan, Houla, Tremsheh, Foquir e Aleppo”. I sauditi (come gli oppositori, come le tivù satellitari del Golfo e come i media tutti e perfino l’Onu) mettono insieme sotto lo stesso slogan “dittatore massacra intero popolo inerme in rivolta” sia massacri di civili di non definita paternità avvenuti alla vigilia di voti importanti al Consiglio di Sicurezza (Houla), sia uccisioni di armati spacciati per civili (Tremsheh), sia battaglie per il controllo di quartieri e città (Baba Amr e Aleppo).

Naturalmente i padri sauditi della risoluzione non incolpano minimamente l’opposizione armata per non aver accettato (su istigazione della Clinton: “Non deponete le armi” ordinò in aprile) il cessate il fuoco chiesto dal piano Annan; né lamentano la presenza – conclamata – di attentatori e terroristi in Siria, anche grazie agli aiuti occidentali e petromonarchici.

La risoluzione condanna le azioni delle sole forze governative e chiede una transizione politica immediata, ma non impone sanzioni supplementari al paese. Ovviamente è stata votata in massa dai governi occidentali e dalle monarchie del Golfo. E poi da tanti altri paesi grandi e piccoli….

Ecco chi ha votato contro: Bielorussia, Bolivia, Cina, Cuba, Corea del Nord, Iran, Myanmar, Nicaragua, Federazione Russa, Siria, Venezuela, Zimbabwe. Una risoluzione forse più dura proposta in febbraio sempre da Arabia Saudita & soci ebbe ugualmente dodici voti contro. Ma adesso l’Ecuador è passato fra gli astenuti. Sostituito dalla ben meno simpatica Myanmar. L’Ecuador ha dunque votato in modo diverso dagli altri quattro membri dell’Alleanza progressista latinoamericana Alba. Va detto che i membri minori di questa alleanza, le isole caraibiche Come Antigua e Barbuda, si sono di nuovo astenute.

Ecco gli astenuti: Algeria, Angola, Antigua e Barbuda, Armenia, Burundi, Ecuador, Eritrea, Fiji, Ghana, Guyana, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Laos, Lebanon, Lesotho, Madagascar, Mali, Namibia, Nepal, Pakistan, Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, Samoa, Sierra Leone, isole Solomon, Sri Lanka, Suriname, Uganda, United Republic of Tanzania, Viet Nam. Dunque, dei cinque paesi cosiddetti Brics (potenza geostrategica emergente), due (Sudafrica e Brasile) hanno votato a favore (cosa che non fecero in febbraio), due (Russia e Cina) hanno votato contro e uno (India) si è astenuto, insieme all’eterno nemico Pakistan e a stati islamici come Algeria e Libano, oltre ad alcune ex repubbliche sovietiche, a certi paesi africani e a, Vietnam). e due (Cina e Russia).

Ecco gli assenti: Cambogia, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Dominica, Guinea Equatoriale, Etiopia, Gambia, Kiribati, Malawi, Filippine, Sud Sudan, Swaziland, Tajikistan, Turkmenistan, Tuvalu, Uzbekistan, Yemen.

Ed ecco alcune «dichiarazioni di voto». Ovviamente i servizi dell’Onu le hanno ridotte a poche righe per ciascuno stato e a quelle ci limiteremo. Dando per buono quanto appunto leggiamo sul sito dell’Onu.

Venezuela (ambasciatore Jorge Valero Briceno): «La bozza di risoluzione manca di obiettività: descrive una lunga lista di violazioni dei diritti umani attribuita al governo siriano, ma minimizza o ignora i crimini commessi da gruppi terroristici e dall’opposizione armata»; «Ignora le riforme politiche e costituzionali promosse dal governo siriano»; inoltre «Ogni stato sovrano ha il diritto di difendere pa propria sovranità nazionale», tanto più che «il governo siriano non ha di fronte un’opposizione democratica che usa mezzi pacifici e costituzionali per arrivare ai propri obiettivi. Al contrario, l’opposizione pratica o sostiene il terrorismo e sopravvive grazie al sostegno straniero. Rifiuta di partecipare al dialogo pluralistico e democratico. Solo un dialogo politico inclusivo può porre fine alla violenza armata in Siria». Contro la bozza di risoluzione saudoqatarobahreinita, Caracas appoggia «la posizione di Russia, Cina e altri paesi che difendono i principi di sovranità, autodeterminazione e integrità territoriale della Carta delle Nazioni Unite e che lodelvolmente si oppingono a ogni intervento estero e chiedono una soluzione siriana alla crisi». Il Venezuela precisa anche (ma questo non lo leggiamo nel riassunto onusiano): “I guerrafondai hanno sabotato il piano di pace Annan”.

Cuba: «La risoluzione, politicamente motivata e non mirata ad assistere il popolo siriano per una soluzione politica, porterà solo ad altra instabilità e violenza»; «non è obiettiva e può anche spianare la strada a un intervento straniero», «come quelli realizzati in tempi recenti»; il testo «rispecchia la visione dominante di Washington e di altre capitali Nato». «I media di queste capitali aggiungono problema al problema riferendo in modo non obiettivo».

Bolivia: «La popolazione siriana è presa in mezzo fra due fuochi e le Nazioni Unite dovrebbero aiutare a risolvere la crisi che non è più questione regionale», ma «questa risluzione, se adottata, non contribuirà a una soluzione ma a un peggioramento», visto che «il suo obiettivo non è assistere la popolazione siriana ma sconfiggere Damasco,, basta leggerla per capirlo: condanna almeno 14 volte le autorità siriane per i peggiori crimini internazionali, e cita una sola volta in modo passeggero le azioni dell’opposizione ; e non menziona mai le attività di terroristi dall’esteroe di altri gruppi armati che lavorano per destabilizzare il paese».

Russia: «Dietro la facciata della retorica umanitaria, la bozza di risoluzione nasconde un sostegno flagrante all’opposizione armata, che viene appoggiata e armata attivamente».

Cina:«Tutte le parti dovrebbero cessare il fuoco»; «L’imposizione di sanzioni su una parte sola non ha aiutato»; «Occorre una soluzione pacifica e giusta, sforzi militari accrescerebbero solo il bagno di sangue»; «La soluzione dovrebbe essere lasciata nelle mani del popolo siriano e accettata da tutti i siriani»; «La Cina si oppone a qualunque atto mirato a forzare un cambio di regime».

I paesi astenutisi hanno criticato il carattere non obiettivo della risoluzione che accusa una sola parte (e lo stesso hanno fatto Sudafrica, Brasile, Nigeria e altri pur votando a favore, ma rigettando soluzioni militari e chiedendo il cessate il fuoco), e hanno sostenuto l’idea che debba essere tutto il popolo siriano a decidere. Il quinto paese dell’Alba, l’Ecuador, astenendosi ha anche precisato che la bozza di risoluzione alterava il mandato dell’inviato speciale dell’Onu e tendeva a polarizzare il conflitto e politicizzare la questione anziché aiutare le vere vittime. Il più importante paese astenutosi, l’India, ha condannato tutti gli atti terroristici e ha chiesto a tutte le parti di dissociarsi dai gruppi terroristi; ha chiesto di mandare un messaggio unitario a tutte le parti per un processo politico guidato dai siriani.

Il rappresentante dell’Iran ha ricordato che se deve essere il popolo siriano a decidere e non con le armi, l’intervento militare già in atto con l’invio di armi ai ribelli esaspera la crisi; la risoluzione saudita inoltre non condanna gli atti terroristici perché è chiaro chi sta armando i ribelli. Infine gli estensori della bozza di risoluzione, che hanno imposto sanzioni al popolo siriano, hanno esercitato una forma di “punizione collettiva”. (Negli stessi giorni una «valutazione rapida sulla sicurezza alimentare» condotta congiuntamente dalla Fao, dal Programma alimentare mondiale (Pam) e dal ministero per l’agricoltura del governo siriano afferma che «il reddito delle famiglie è crollato; il costo del carburante continua ad aumentare; le rimesse degli emigranti sono venute meno; agricoltori e allevatori hanno perso i loro beni, mandrie o raccolti, e la loro sopravvivenza immediata; il raccolto di grano è rinviato e la deforestazione aumenta»).

Il Vietnam, astenendosi, ha chiesto il rispetto della Carta dell’Onu in materia di indipendenza, unità e integrità territoriale, ha chiesto una soluzione pacifica e di dialogo guidata dai siriani, che l’Assemblea dovrebbe appoggiare.

E il blocco occidentale? Israele: «I civili siriani sono nel mirino di un regime brutale e dei suoi alleati diabolici che commetterebbero qualunque crimine per di mantenere Assad al potere”; ovviamente non poteva mancare la condanna di Iran ed Hezbollah, alleati del demonio.

Ma è stata l’Unione Europea, con Joannis Vrailas, la più banalmente aderente al coro di demonizzazione e santificazione che aiuta il conflitto, sulla pelle dei siriani: «Siamo con il popolo siriano nella sua lotta coraggiosa per la libertà, la dignità, la democrazia e i diritti umani»; «condanniamo l’uso sempre crescente della forza da parte del regime, con l’uso dell’artiglieria pesante e dei missili dai carri armati, aerei ed elicotteri nelle aree popolate in violazione dei suoi obblighi sulla base del Piano Annan e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza»; «Sostieniamo la Commissione internazionale di inchiesta sulla Siria e le sue ricerche, con l’obiettivo di punire i responsabili, compresi i casi di crimini contro l’umanità». Né poteva mancare la denuncia del possibile uso di «munizioni a grappolo»…Insomma l’ennesimo gioco a mostrarsi come i più buoni, di fatto non facendo nulla di buono.

E il rappresentante della Libia, da poco sbarcata nella democrazia progressista e nel rispetto dei diritti umani come tutti i rapporti dal paese nordafricano sembrano suggerire? «Il semplice popolo chiede diritti legittimi. La comunità internazionale non può coesistere in un contesto di distruzione indiscriminata e di flagrante violazione dei diritti umani»; «Anche i tiranni che si credono più forti alla fine vengono schiacciati, e sarà il destino di Assad» (come quello di Gheddafi, democraticamente linciato); «il popolo siriano non ha altra scelta». A proposito di scelte: potremmo chiedere quale possibilità di scelta abbiano i libici neri di Tawergha, i libici a migliaia in carcere, i libici fuggiti dal paese?

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=538

domenica 12 agosto 2012

Syrie, Hollande: la France dans la "recherche obstinée d' une solution politique en Syrie"


Hollande : la France dans la «recherche obstinée d'une solution politique en Syrie»

11 août 2012 à 12:19


Le président, qui rendait hommage samedi au 88ème soldat français mort en Afghanistan, a renouvelé son soutien à l'opposition syrienne.

Paris recherche de façon «obstinée» une solution politique en Syrie, a souligné samedi François Hollande, répondant implicitement à ceux qui le taxent d'«attentisme», lors d’un hommage en Isère au 88e soldat français mort en Afghanistan.

Saluant, lors d’une cérémonie à Varces pour laquelle il a interrompu ses vacances à Brégançon, l’engagement du major Franck Bouzet tué en Kapisa, le chef de l’Etat a rappelé l’action de la France, qui a déployé un hôpital de campagne en Jordanie, «au plus près de la frontière» syrienne.

Il s’agit, a-t-il spécifié, de «venir en aide aux réfugiés mais aussi aux combattants qui font face à une répression menée par un régime qui n’est plus animé que par la seule peur de sa propre fin».

Critiques persistantes de l'UMP

Le président a rappelé entre les lignes le blocage du Conseil de sécurité par deux de ses membres permanents, Russie et Chine: «En Afghanistan, comme dans d’autres régions du monde», les forces françaises agissent «à chaque fois sous le mandat des Nations unies». Paris, a-t-il encore dit, est engagé dans la «recherche obstinée d’une solution politique en Syrie».

Ces propos n’ont pas tari les critiques de l’UMP, dont deux membres, l’ex-ministre Frédéric Lefebvre et l’eurodéputé Philippe Juvin, lui ont enjoint d’agir au plus vite.

Accompagné du ministre de la Défense, Jean-Yves Le Drian, le chef de l’Etat et des armées s’exprimait devant les proches du major, sa femme et ses trois enfants, 500 de ses compagnons d’armes et de nombreux anciens combattants. Le major a été tué mardi lors d’un violent accrochage en Kapisa, province de l’est de l’Afghanistan où d’incessants combats opposent forces françaises et afghanes aux insurgés. «Ce sous-officier de 45 ans rejoint la longue et glorieuse cohorte de nos hommes tombés au champ d’honneur», a dit M. Hollande, saluant aussi l’infirmier grièvement blessé en tentant de le secourir.

De l’ex-Yougoslavie à la Côte d’Ivoire, le major a combattu «au nom des valeurs et des principes» de la France, a déclaré le chef de l’Etat devant le cercueil du sous-officier disposé au centre de la place d’armes du 7e bataillon de chasseurs alpins de Varces.

«Mission accomplie»

François Hollande a réaffirmé que la mission des forces françaises était achevée en Afghanistan. «Nous avions un but, un seul: permettre aux Afghans de prendre souverainement en charge leur propre destinée. Cette mission est aujourd’hui accomplie». Le président a confirmé le calendrier du retrait français anticipé: au 31 août, «650 soldats seront rentrés, ils seront 2.000 d’ici à la fin de l’année».

Les quelque 1.400 qui resteront auront pour principale mission de continuer «à former et à accompagner l’Armée nationale afghane pour assurer la souveraineté de ce pays». Le retrait d’Afghanistan est plébiscité par 75% des Français qui repoussent en revanche majoritairement, à 61%, l’idée d’une intervention militaire française en Syrie, selon deux sondages Ifop publiés samedi.

Le cercueil du major était arrivé sur la place d’armes du 7e BCA au son de la marche funèbre de Chopin, porté par huit chasseurs alpins vêtus de blanc. Sur quatre coussins de velours, avaient été disposés la croix de chevalier de la Légion d’honneur décernée à titre posthume par le président, son képi, ses autres décorations, sa photo. Le chef de l’Etat s’est attardé pendant trois quarts d’heure avec la famille à huis clos, avant d’aller à la rencontre de 300 chasseurs alpins qui ont entonné un chant militaire a cappella.

Il s’est ensuite rendu à l’hôpital de Grenoble au chevet du bijoutier blessé et de la femme prise en otage vendredi lors d’un braquage dans cette ville.


Fonte www.liberation.fr

Possibile incontro sulla crisi siriana al vertice dei paesi non allineati in programma a Teheran dal 26 al 31 agosto.



Iran: possibile incontro sulla Siria a margine del vertice dei Nam



TEHERAN - A margine del prossimo vertice dei Paesi non allineati, dal 26 al 31 agosto, l'Iran potrebbe organizzare un secondo incontro internazionale sulla crisi in atto in Siria.

Lo ha riferito l'agenzia Fars News. In settimana a Teheran i rappresentanti di più di venti Paesi si sono dati appuntamento per discutere di quello che avviene in Siria. Nell'incontro è stato ribadito che la soluzione alla crisi può arrivare solo dal dialogo intersiriano e non dalla violenza e dalle ingerenze esterne.

http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/111524-iran-possibile-incontro-sulla-siria-a-margine-del-vertice-dei-nam




venerdì 10 agosto 2012

Siria, Le Notizie Della Settimana - Dal 6 all'11 agosto 2012


Siria, le notizie della settimana
Dal 6 all’ 11 agosto 2012

Lunedi’ 6 agosto e’ stato il giorno delLA DEFEZIONE DEL PREMIER SIRIANO HIJAB.
La notizia ha avuto immediatamente un grande impatto nei media. La tv siriana ha annunciato la sua destituzione dall’ incarico di primo ministro ma in Italia ha prevalso completamente la versione dell’ abbandono del regime e del passaggio tra i ribelli, insieme alla sua denuncia del genocidio del popolo siriano da parte di Assad.

I particolari forniti non davano pero’ un quadro limpido della vicenda. Hijab sarebbe stato costretto a fare il capo del governo da minacce, nel periodo dell’ incarico,due mesi, sarebbe stato sempre in contatto con l’ Esercito Libero Siriano e la sua fuga sarebbe stata pianificata da settimane.

Nonostante che tutti questi dettagli non dipingessero un comportamento esemplare dell’ ex-premier, i media italiani ritenevano possibile un rapido sgretolamento del blocco di potere attorno ad Assad. Ma dopo qualche giorno tutta la vicenda era ridimensionata e venerdi 10 agosto non rimaneva alcuna traccia dell’ ipotesi del “rapido sgretolamento del regime”.

IRAN PROTAGONISTA DELLA SETTIMANA.Lunedi’ era ancora aperta la vicenda dei 48 pellegrini iraniani rapiti dall’ Esercito Libero Siriano. 3 di loro sarebbero morti durante un bombardamento governativo. Viene fatta inoltre ai pellegrini l’ accusa di essere dei combattenti infiltrati in Siria. Inizia quindi un gran lavoro diplomatico di Teheran, con incontri tra ministri degli esteri in Turchia e in Siria . Gli Iraniani nei giorni successivi ammettevano che tra gli ostaggi ci fossero alcun ex pasdaran . Ma arriva invece un grande successo con l’ incontro del 9 agosto a Teheran sulla crisi siriana, all’evento ci si aspettava 12-13 paesi ma ha visto la partecipazione di ben 27 stati tra i quali Cina, Russia,India,Pakistan e Algeria.

Le proposte uscite sono un dialogo tra il governo Assad e la parte dell’ opposizione meno violenta e una tregua di tre mesi.

Ricordo che Kofi Annan a inizio luglio era andato a Teheran per discutere della crisi siriana con il governo iraniano ma Hillary Clinton aveva bocciato il coinvolgimento persiano nelle trattative e forse questo rifiuto e’ stato il colpo di grazia per il piano Annan.

Ma il prossimo diplomatico che sara’ incaricato di seguire la crisi siriana dovra’ tener conto che 26 paesi, anche importanti, pensano necessaria e possibile la partecipazione iraniana alla mediazione diplomatica. I paesi partecipanti alla conferenza di Teheran sono “Bielorussia , Mauritania , Indonesia , Kirkizistan , Georgia , Turkmenistan , Benin , Sri Lanka , Ecuador, Afghanistan , Pakistan , Algeria, Iraq , Oman , Venezuela , Tajikistan , India, Russia , Cina , Kazakistan , Armenia , Nicaragua , Cuba , Sudan , Tunisia e Palestina.…”

LA DECISIVA BATTAGLIA DI ALEPPO NON HA DECISO NIENTE. Da settimane si parlava di Aleppo come “la madre di tutte le battaglie”.Oggi venerdi’ 10 agosto i ribelli sono descritti in grossa difficolta’ e le forze di Assad guadagnano posizioni. Il temuto massacro di civili non c’e’ stato anche se si e’ versato molto sangue da entrambe le parti e si sottolinea continuamente l’ uso dei mezzi e armi pesanti da parte dell’ esercito governativo. Ma proprio le momentanee difficolta’ dell’ Esercito Libero Siriano…

..RIPROPONGONO ALLA NATO L’IPOTESI DELL’INTERVENTO MILITARE

In ambienti USA si riparla di No Flay Zone ed oggi,venerdi’, un editoriale su Repubblica di Nicolas Kristof critica l’ attendismo di Obama sulla vicenda siriana. Nel frattempo Sarkozy ,a tre mesi dalla sconfitta elettorale nelle presidenziali, rompe il silenzio proprio sulla Siria e critica Hollande perche’ non ha con Damasco lo stesso comportamento da lui tenuto con la Libia.. A Parigi c’e’ una grande polemica e i maggiori quotidiani mettono questo tema nelle aperture di prima pagina.. Ma Hollande e Fabious, che nelle settimane scorse sono stati i governanti occidentali piu’ attivi a prospettare interventi diretti in Siria, in questo momento sembrano puntare su una presenza diretta ma legata all’ emergenza umanitaria. Militari francesi sarebbero gia’ impegnati tra Giordania e Siria nell’assistenza ai profughi e stampa e ONG premono molto su questo tema. Alcune grandi ONG italiane stanno gia’ raccogliendo soldi per la Siria (vedi www.agire.it ) .

Quindi l’alleanza Nato-Petromonarchie vede in questo momento due linee, entrambe interventiste, una piu’ diretta e aggressiva, rappresentata da Sarkozy,Qatar,Arabia Saudita , l’ altra, apparentemente piu’ soft, che cerca legittimazione tra gli ambienti policamente corretti della sinistra e dei pacifisti mediante l’ attenzione ai problemi degli sfollati. Intanto la Francia il 30 agosto vuole discutere in sede ONU , probabilmente nel Consiglio di Sicurezza che in questo momento presiede ’, dell’ emergenza umanitaria siriana.

PROSSIMI APPUNTAMENTI DELLA DIPLOMAZIA

14-15 agosto A La Mecca Vertice della Cooperazione Islamica. Almaijad propone a tutti gli altri paesi di discutere della crisi siriana.

20 agosto Scade ufficialmente la missione del osservatori ONU.La missione avrebbe dovuto avere una verifica nel CdS il 4 agosto , ma nessuno ne ha piu’ parlato  e viene considerata fallita e finita. Dovranno almeno dire pero’ che la missione non sara’ piu’ rinnovata

Il 31 agosto scade il mandato di Kofi Annan a incaricato ONU sulla crisi siriana. Il nuovo incaricato potrebbe essere Lakhdar Brahmi , diplomatico algerino di 78 anni, (da www.asianews.it )

Il 30 agosto la Francia vuole parlare parlare all’ ONU dell’ emergenza umanitaria, secondo me un modo piu’ soft per introdurre in Siria una presenza militare

Appello in Israele: piloti, non colpite l' Iran



New Ansa
Israele: appello,piloti non colpite Iran

Sito web invita a dire 'no' a ipotetico ordine di Netanyahu
10 agosto, 12:09

(ANSA) - TEL AVIV, 10 AGO - Un appello ai piloti da guerra israeliani, affinche' rifiutino di partecipare a un ipotetico attacco contro l'Iran, viene divulgato in questi giorni da un sito web in Israele. Un attacco potrebbe rivelarsi politicamente e militarmente controproducente, sostengono i firmatari. La stampa rilancia intanto l'ipotesi che il premier Netanyahu possa ordinare uno strike in autunno, contro installazioni nucleari iraniane, malgrado il diffuso scetticismo fra i vertici militari e d'intelligence.

giovedì 9 agosto 2012

Firma su IlFattoquotidiano.it- "Trattativa Stato-Mafia:pm accerchiati,firmiamo per rompere il silenzio"

Il Fatto Quotidiano


Stato-mafia, pm accerchiati: la nostra raccolta di firme per rompere il silenzio
di Antonio Padellaro
9 agosto 2012

Commenti (840)

Sono una vostra abbonata e vorrei chiedervi se potete iniziare una raccolta di firme in favore dei Giudici di Palermo e Caltanissetta. Mi sembra che la gente debba poter dire la sua. È vero che ci sono le vacanze, ma le firme servono adesso.
Grazie. Margherita Siciliano (Collegno)

Cara Margherita, di lettere come la sua ne riceviamo tante. Anche noi pensiamo che, di fronte all’incredibile accerchiamento cui sono sottoposti i pm di Palermo da parte di Quirinale, Csm, Avvocatura dello Stato, Pg della Cassazione e governo, una risposta dei cittadini sia indispensabile.Dai partiti non ci aspettavamo granché: a parte Di Pietro (per questo messo al bando dal sinedrio), non una sola voce si è levata a sostegno della Procurache sta indagando su una delle più infami trame della storia repubblicana. Quella tra pezzi dello Stato e i vertici di Cosa Nostra. Quella che Paolo Borsellino (ora commemorato dalle solite lacrime di coccodrillo) aveva molto probabilmente scoperto prima di essere assassinato in via D’Amelio.

Per averlo ricordato, anche il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato rischia di pagare un prezzo salato. Sulla guerra dichiarata a questi magistrati impegnati sulla trincea più rischiosa, tacciono perfino i vertici dell’Associazione magistrati con l’eccezione di quello palermitano. Dell’indecente silenzio di tomba osservato dalla quasi totalità della stampa italiana si occupa Marco Travaglio. Insomma, cara Margherita, non ci restano che le nostre voci e le vostre firme. Scateniamole come un uragano in questa estate della pavidità e della vergogna, scrivendo a www.ilfattoquotidiano.it   Esprimiamo il sostegno più forte ai magistrati coraggiosi che troppi vogliono isolare e punire. Facciamoci sentire!

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/09/stato-mafia-pm-accerchiati-nostra-raccolta-di-firme-per-rompere-silenzio/321271/

mercoledì 8 agosto 2012

TV iraniana Irib:Esercito Libero Siriano impicca bambino


Questa notizia e' riportata dall' edizione italiana della Tv iraniana Irib.Io non so se la cosa sia vera o meno, ma e' comunque una notizia che Irib TV dia questa news e testimonia l' aumento della tensione tra l' Iran e chi sta attaccando lo stato siriano, Esercito Libero e i suoi sostenitori occidentali e arabi.

Marco

Orrore a Damasco: Esercito Libero Siriano uccide genitori bambino sciita e poi lo impicca+FOTO

DAMASCO – L'Esercito Libero Siriano, il gruppo di terroristi sostenuto dall'Occidente, per rimediare a suo modo alle continue sconfitte nella battaglia con il governo siriano ha commesso una barbara esecuzione nel quartiere Seyede Zainab di Damasco.

Secondo quanto riferisce il gruppo per i diritti umani iraqeno Qanon news, i terroristi, dopo aver aggredito una casa nel quartiere Seyede Zainab di Damasco hanno ucciso davanti agli occhi del più piccolo membro della famiglia i suoi genitori ed alla fine hanno riservato un trattamento da vere bestie al bimbo: lo hanno impiccato e per giunta ne hanno pure diffuso la foto con fierezza (foto accanto). In pratica, azioni del genere ai danni degli sciiti e dei cristiani, vengono effettuate dall'esercito libero per mantenere alto il morale dei propri uomini, che stanno rimediando solo sconfitte nella lotta contro l'efficiente esercito siriano.

I terroristi del cosiddetto Esercito Libero Siriano, lunedi', hanno annunciato di aver assassinato 3 civili iraniani rapiti alla fine di un pellegrinaggio a Damasco.

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/111388

martedì 7 agosto 2012

Dopo Annan. La chiesa Melchita chiede che torni.....e "noi"?


La missione di Annan e' stata boicottata completamente dai "ribelli". I paesi Nato, in testa gli USA,appoggiandolo a parole, avrebbero voluto imporgli la loro volonta' , Assad l' ha appoggiato a parole e con qualche piccolo passo, senza disinnescare pero' i principali Temi oggetto di contestazione. Soprattutto l' uso di mezzi e armi pesanti nei centri abitati.

Resta difficile capire cosa Annan possa imputare alla Russia, che l' ha appoggiato completamente, salvo opporsi alle risoluzioni ONU, il cui obiettivo e' ,qui la penso come la Russia, legittimare l' intervento militare nel paese di Damasco.

Da settimane ho visto una divergenza di strategia tra Annan e Nato, e anche Alberto Negri sul Sole24ore ha espesso il giudizio che la Clinton di fatto l' ha boicottato, con dichiarazioni bellicose, rifiutando all' IRAN un ruolo nelle trattative, aiutando in vari modi i ribelli anche nelle azioni militari.

Annan pero' non ha mai denunciato questo "boicottaggio NATO" e lo stesso Negri ha riferito solamente (ma in piu' articoli) un giudizio di Annan in conversazioni private."Troppe armi da entrambe le parti per volere la pace"

L'ex segretario ONU non si e' mai espresso sulla collaborazione avuta dai singoli paesi del Consiglio di Sicurezza, ma l' ha fatto in un modo che i media hanno avuto buon gioco a far passare il messaggio che l' ONU non ha fermato le violenze solo perche' la Russia ha messo il veto.

Sulla maniera che avrebbe usato l' ONU per fermare le violenze "SILENZIO ASSOLUTO" .

Detto questo, senza Annan le cose, secondo me, andranno molto peggio. E spero che l' impegno futuro dell' ONU abbia piu' continuita' possibile con l' azione che ha svolto Kofi Annan.

Possiamo "noi" (dove per noi intendo l'opinione pubblica pacifista di tutti gli orientamenti,anche incomunicanti tra loro) dire la nostra, pronunciarci in qualche modo sul futuro della futura mediazione diplomatica nella crisi siriana?

La mia risposta e' si. Con tutta la nostra debolezza (....e la mia ignoranza) possiamo e DOBBIAMO provare a dire la nostra.

Ma qui chiudo. Sperando che da ora a fine agosto qualcuno voglia riparlarne.
Marco

Il testo che precede e' un commento a questo messaggio di Valeria Sonda

Da: valeria.sonda@alice.it

Oggetto: [pace] Siria: Annan se ne va, ma la Chiesa melchita chiede che torni
A: pace@peacelink.it

http://www.korazym.org/index.php/esteri/6-internazionale/2865-siria-annan-se-ne-va-ma-la-chiesa-melchita-chiede-che-torni-.html

Siria: Annan se ne va, ma la Chiesa melchita chiede che torni.

lunedì 6 agosto 2012

Ricordiamo Hiroshima e Nagasaki - Genova, 532° ora in silenzio per la pace


8 agosto dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova,
532° ora in silenzio per la pace.
Altre info su www.orainsilenzioperlapace.org


NOI RICORDIAMO E NON DIMENTICHIAMO

IERI: 6 e 8 AGOSTO 1945
BOMBARDAMENTI ATOMICI SU HIROSHIMA E NAGASAKI

OGGI: 8 AGOSTO 2012
PIAZZA DE FERRARI DALLE 18 ALLE 19 DURANTE L’ORA IN SILENZIO PER LA PACE

Sottoscriviamo la petizione Appello globale ”Tutelare Kyoto” (Safeguard Kyoto)

chiediamo al Governatore di Kyoto di fermare i reattori nucleari della zona.

“Le calamità naturali succedono. Dopo, piangiamo i morti, raccogliamo i pezzi, ricostruiamo e andiamo avanti. Poi ci sono le calamità causate dall'uomo. In passato la città di Kyoto fu distrutta molte volte a causa di scontri tra fazioni. Abbastanza ironico per una città il cui nome in origine era Heian-kyo – la capitale della pace e tranquillità. Durante la seconda guerra mondiale le fu risparmiata la bomba atomica per via della sua bellezza. La stessa sorte non toccò ad Hiroshima e Nagasaki che furono deliberatamente distrutte dagli Usa, a guerra ormai finita, per dimostrare al mondo la potenza dell’arma nucleare.

La città di Kyoto è nota come un centro culturale straordinario, un luogo pieno di monumenti storici, e sede di ben diciassette siti del patrimonio dell'umanità. Inoltre, la sua cultura ci insegna come convivere con la natura senza la presunzione di dominarla.

Con la riattivazione di due reattori nel comune di Ooi, situato vicino a Kyoto, la minaccia di una calamità causata dall'uomo si presenta di nuovo. Un'altra ironia della sorte: Kyoto fu risparmiata dalla bomba atomica dai suoi nemici di allora, ma adesso è minacciata di nuovo dalle lobby nucleari giapponesi, dal primo ministro e qualche ente locale.

Dopo una calamità naturale raccogliamo i pezzi, ma dopo un incidente nucleare, come sappiamo bene, ai pezzi non ci possiamo nemmeno avvicinare – per anni e anni. Naturalmente, speriamo con tutto il cuore che non succeda nulla con la riattivazione dei reattori. Non possiamo che sperare – non esiste nessuna garanzia. Ma non sarebbe preferibile per tutti se potessimo tutelare Kyoto e proteggere questo patrimonio da qualsiasi minaccia?

Ecco il motivo della nostra richiesta al governatore di Kyoto, a cui chiediamo di impegnarsi facendo quanto è in suo potere per fermare la riattivazione dei reattori di Ooi. Per il bene della sua città e di tutti noi che vorremmo rimanesse la città della tranquillità. Sig. Governatore, per favore protegga Kyoto!”

No al Muos, No ai droni - Per la smilitarizzazione della Sicilia


NO AL MUOS, NO AI DRONI – PER LA SMILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA


Il 4 aprile del 1982 oltre centomila sicilian* e tantissime persone giunte da tutta Europa sfilarono a Comiso per dire no alla costruzione di una base militare che avrebbe dovuto accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare: erano parte di un poderoso movimento che per un decennio lottò per liberare il mondo dal dominio delle superpotenze di allora, convinto della necessità di un’Europa “senza missili dall’Atlantico agli Urali”.

Nel 1982 al fianco delle manifestazioni di Comiso c’era Pio La Torre, che aveva intuito come la lotta e l’impegno per la pace, contro la militarizzazione della Sicilia, si intrecciava a doppio filo con un impegno più antico: quello antimafia e per la democrazia. Intuizione talmente profonda da armare la mano della mafia che, 26 giorni dopo quella straordinaria giornata, il 30 aprile a Palermo assassinava lui e Rosario Di Salvo.

I missili a Comiso indicavano che il nuovo fronte del conflitto si stava spostando nel Mediterraneo. A distanza di 30 anni il Mediterraneo e la Sicilia costituiscono ancora fronte e centro degli interessi di guerra: il territorio di Niscemi sta per ospitare l’arma perfetta per i conflitti del 21° secolo: il MUOS, Mobile User Objective System, mentre la base Usa e Nato di Sigonella sta per trasformarsi nella capitale mondiale dei famigerati aerei senza pilota.

Il MUOS di Niscemi è uno dei quatto terminali terrestri parte di un programma gestito dal Dipartimento della Difesa Usa: una rete di mega antenne e satelliti per telecomunicazioni veloci. È un sistema per propagare e moltiplicare gli ordini di attacco convenzionale, chimico, batteriologico e nucleare, ad uso esclusivo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Tre terminali sono installati nel sud-ovest dell’Australia, nel sud-est della Virginia, e nelle isole Hawaii. Il quarto ha trovato “ospitalità” nella sughereta di Niscemi, dove sono già state devastate decine di ettari di riserva naturale e dove stanno per essere montate tre grandi antenne paraboliche dal diametro di più di 18 metri e due torri radio alte quasi 150 metri che guideranno, con le loro onde elettromagnetiche, missili e aerei senza pilota. Gli studiosi non allineati con il pensiero unico dominante ne denunciano il pesante impatto sull’ambiente, sulla salute delle persone, sul traffico aereo e hanno già definito il MUOS un pericolosissimo maxi forno a microonde.

A Sigonella sono già stati installati i primi droni del tipo Global Hawk, Predator e Reaper, gli stessi utilizzati quotidianamente in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Somalia, Yemen, Libia, per colpire obiettivi civili e militari e assassinare anziani, donne e bambini. Nei piani dei Signori del Pentagono, entro la metà del secolo le Guerre saranno del tutto automatizzate. Decisioni, piani e ordini di attacco saranno esclusivamente demandati ai robot, ai computer, ai terminali terrestri e satellitari e ai droni. Per la prima volta nella storia dell’Umanità, vita e morte, pace e guerre non risponderanno alla volontà e alla coscienza dell’Uomo.

Già ora le evoluzioni dei droni sui cieli siciliani, eticamente immorali, comportano insostenibili pericoli per le popolazioni e il traffico aereo civile. Le operazioni sugli scali di Catania-Fontanarossa e Trapani Birgi sono sottoposti a pesanti limitazioni, i passeggeri subiscono ingiustificati disagi e l’economia e il diritto di mobilità vengono irrimediabilmente compromessi. Come è stato ipotizzato da più parti, l’iperattività dei droni di Sigonella potrebbe prefigurare un’azione di guerra in Siria e, più tardi, in Iran.

Il dilagante processo di militarizzazione dell’Isola e di trasformazione in un’immensa portaerei di morte e prigione-ghetto per i migranti e richiedenti asilo che fuggono dalle guerre africane e mediorientali ha tuttavia risvegliato la coscienza di migliaia di siciliani. Nella Sicilia sud-orientale sorgono decine di comitati di lotta contro il MUOS, mentre in provincia di Catania cresce l’allarme per la base di Sigonella. A distanza di 30 anni le riflessioni e le azioni dei protagonisti di quella stagione di lotta trovano sponda in un composito movimento formato soprattutto da giovani e giovanissimi, da associazioni e singol* cittadin*, che rifiutano l’idea di una Sicilia come portaerei e avamposto armato nel Mediterraneo, e lavorano perché la nostra isola sia piattaforma di pace e dialogo, terra capace di valorizzare le proprie risorse naturali e culturali e perché il Mediterraneo non sia più un cimitero marino ma diventi un Ponte di Pace e di cooperazione fra i popoli.

Adesso è importante potenziare le iniziative di lotta e le azioni di denuncia e controinformazione ed estendere il movimento contro le guerre in tutta la Sicilia a partire dai luoghi dove sorgono i sempre più sofisticati apparati di morte (da Augusta, base dei sottomarini e delle unità navali a capacità e propulsione nucleare, alle grandi basi radar di Marsala e Noto-Mezzogregorio, allo scalo militare-civile di Trapani-Birgi, alla stazione radar antimigranti di Melilli, all’Arsenale di Messina proposto come megadiscarica delle unità navali Nato da rottamare, ecc.).

Facciamo appello ai cittadini siciliani di

---riaffermare con forza e costanza un impegno e una volontà di pace

---denunciare la continua militarizzazione del nostro territorio (da Trapani a Lampedusa, da Sigonella a Niscemi, ecc.), lo sfruttamento e la distruzione del mare, delle coste, del territorio

---ottenere il blocco immediato dei lavori del Muos a Niscemi

---superare le ipocrisie di chi da una parte dice di voler sostenere l’ansia di libertà dei popoli arabi e che poi in realtà utilizza le bombe anche contro civili inermi per assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico

---sconfiggere chi pensa al Mediterraneo solamente come un unico immenso mercato dentro il quale solo le merci hanno diritto a muoversi e chi ha voluto blindare le nostre frontiere, trasformando porzioni della nostra isola in lager dove tenere segregate migliaia di persone (il megaCara di Mineo ne è un vergognoso esempio)

---sostenere in maniera attiva i processi di liberazione dei popoli dai regimi corrotti ed oppressivi nell’area mediterranea

---promuovere una comunità mediterranea dei diritti, per uscire insieme dalla crisi economica, costruendo con la Solidarietà un nuovo internazionalismo fra i popoli

---rilanciare l’impegno contro le organizzazioni criminali, la borghesia mafiosa e i poteri forti, per la democrazia e la libertà

---sostenere la campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e dell’aeroporto di Trapani e la loro trasformazione in scali civili internazionali