martedì 31 luglio 2012

Siria,foto della manifestazione all'Ambasciata USA del 31 luglio


A questo link le foto di Stefano Montesi alla manifestazione del 31 luglio sulla guerra siriana davanti all' Ambasciata USA

http://stefanomontesi.photoshelter.com/gallery-image/No-War-contro-lescalation-della-guerra-in-Siria/G0000Keoj1Q22sHc/I0000nX6JCmYfgZ0

Alla Manifestazione hanno partecipato dalle 30 alle 50 persone, la meta' della quali di origine siriana.
Sabato 4 agosto ci sara' una nuova manifestazione davanti alla sede Rai

domenica 29 luglio 2012

4-5 agosto, Siria al Consiglio di Sicurezza ONU


A questo link potete vedere il testo in italiano della risoluzione ONU n.2059 che rinnova per 30 giorni la missione degli osservatori delle Nazioni Unite e un piccolo commento del Prof.Alberto Cacopardo, autore della traduzione.


http://albertocacopardo.blogspot.it/2012/07/risoluzione-onu-2059-2012-sulla-siria.html

a) La risoluzione e' stata votata il 20 luglio e al punto 4 scrive:

4. Richiede al Segretario Generale di riferire al Consiglio sull’attuazione di questa risoluzione entro 15 giorni;

b) Ieri Hollande ha dichiarato che "L' ONU deve intervenire subito in Siria" andate su google e vedrete quanto e' stata ripresa questa sua dichiarazione.

c) La risoluzione bocciata il 19 luglio dal veto russo-cinese, avrebbe dovuto essere discussa il 18 luglio e prevedeva un ultimatum di 10 giorni alla siria a portare fuori dai centri abitati mezzi ed armi pesanti, un ultimatum quindi che sarebbe scaduto oggi 29 luglio.

Richiedeva sanzioni per imporre questa richiesta, richiamando il Cap VII della Carta ONU, che prevede sanzioni diplomatiche, economiche con l'ex art.41 e prevede con l' ex art.42 l' uso dei mezzi militari.

La risoluzione bocciata secondo il Prof.Cacopardo, in un parere espresso nella lista Pace di Peacelink, faceva riferimento solo all' ex art.41 e quindi per il momento avrebbe comportato in questi giorni sanzioni economiche e diplomatiche da parte dell' ONU, sanzioni da definire,

ma ovviamente a questo punto il richiamo all' ex art.42 sarebbe stato il successivo passaggio possibile. In tempi e modi da definire, ma sicuramente l' unico passo successivo possibile.

Letti insieme i punti a), b), c), se ne ricava che attorno al 4-5 agosto il Consiglio di Sicurezza riparlera' della Siria. Dove la Clinton e la Francia riproporranno,a meno di sorprese clamorose, le loro richieste.

Nel piccolo commento alla traduzione il Prof. Cacopardo scrive che e' uno scenario da terza guerra mondiale che pero' per fortuna non ci sara'.

La rete No War Roma il 31 luglio sara' davanti all' Ambasciata USA
e invita a partecipare:

A questo link la piccola presentazione dell' iniziativa della Rete e l' indirizzo e-mail per comunicare l' adesione o chiedere informazioni

http://www.interculture.it/siria/

In settimana invece dovrebbe essere discussa nell' Assemblea Generale delle Nazioni unite una bozza di risoluzione sulla crisi siriana presentata dall' Arabia Saudita. Il voto dell' Assemblea Generale non e' vincolante, ma sara' presentato con un grande "battage" mediatico. Sulla guerra libica analoghe iniziative raccolsero circa 120 voti per i sostenitori della guerra, 12 contrari e 22 astenuti. Vedremo questa volta se sara' cambiato qualche parere.

Integrazione del 5/8

Nel Consiglio di Sicurezza non c'e' stata una discussione sulla missione ONU, ma Ban Ki-moon ha parlato sulla Siria nell' Assemblea generale in occasione del voto sulla crisi siriana. Nel frattempo Annan ha dato le dimissioni dal suo incarico di mediatore e il rappresentatnte francese che guida in questo momento il CdS ha affermato che la missione ONU finira' quasi sicuramente il 20 agosto. Quindi a fine mese l' ONU dovra' decidere sul rinnovo della missione degli osservatori, che molto probabilmente sara' dichiarata ufficialmente fallita, e soprattutto sul dopo Annan. Tutto questo avverra' , a meno di sorprese, nel silenzio del pacifismo internazionale.



sabato 28 luglio 2012

Iniziata offensiva ad Aleppo ? Scontri urbani e casus belli.


Molte dichiarazioni di attivisti si sono in seguito dimostrate non fondate, quindi spero che ad Aleppo ci sia ancora uno stallo. Ieri il Tg de La7 ha detto che l' offensiva in citta'non era ancora partita e questo poteva essere un segnale di debolezza da parte dell' esercito siriano.


Gli scontri armati nei centri urbani sono l' oggetto principale della battaglia mediatica.

Si e' tentato e si tentera' di sfruttare come "casus belli" la presenza e l' uso nelle citta' di mezzi e armi pesanti da parte dell'esercito,

e probabilmente nei prossimi giorni , se ad Aleppo si combattera' davvero una battaglia aperta tra esercito e "ribelli", sara' denunciato in modo martellante "un massacro di civili"ad opera di Assad. Per ora, ormai da giorni, viene detto ripetutamente che lo si teme.

Il mantra "Assad e' finito"continua, ma o Assad lascia volontariamente o la guerra continuera' per mesi con intervento militare esterno. Io non vedo alternative a questo e considero depistaggi tutte le dichiarazioni che la Nato non interverra'.

Se fosse stata approvata la risoluzione ONU bloccata dal veto russo-cinese un eventuale intervento Nato avrebbe gia' avuto una copertura, ufficiale o solo millantata, dell' ONU.

Ma intanto almeno i media italiani cominciano a parlare della presenza dei gruppi armati "integralisti" quindi credo davvero che ci si stia velocemente avviando all' intervento Nato nel paese perche' nelle prossime settimane sara' sempre piu' chiaro che Assad e' combattutto dai "Talebani"siriani.

marco

ANSA.it
Siria: lanciata offensiva ad Aleppo
Attivisti, militari avanzano dentro la citta'
28 luglio, 08:51

(ANSA) - BEIRUT, 28 LUG - L'esercito siriano ha lanciato la sua offensiva ad Aleppo. Lo riferiscono gli attivisti. I rinforzi militari che da diversi giorni si ammassano alla periferia della seconda citta' della Siria, ''si dirigono verso il quartiere Salaheddine, che conta il piu' grande numero di ribelli e dove sono avvenuti i combattimenti piu' violenti dall'inizio del conflitto'', ha detto Rami Abdel Rahmane, presidente dell'Osservatorio siriano dei Diritti dell'Uomo (Osdh).

giovedì 26 luglio 2012

Roma, 31 luglio, presidio davanti all' Ambasciata USA per chiedere in Siria negoziati e non la guerra


La Rete NoWar - Roma,

Considerati:

- la veloce accelerazione del conflitto armato in Siria,

- il ruolo belligerante svolto nella crisi siriana dagli Stati Uniti ed alleati, compresa l’Italia,

Ritiene

che debba far sentire la propria voce anche l’opinione pubblica italiana contraria ad una ulteriore escalation della guerra e favorevole a percorrere tutte le strade possibili per una soluzione negoziata al conflitto, che escluda, sempre e in ogni modo, l’uso delle armi, ponendo fine all’ingerenza armata, già ampiamente documentata, da qualsiasi parte provenga.

A questo scopo propone una prima mobilitazione
 il 31 luglio alle ore 18 davanti all’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma (via Veneto, angolo via Bissolati),
per chiedere alle parti coinvolte nel conflitto armato e ai loro referenti esterni che condizionano la pace:

una tregua immediata ed incondizionata;

la fine di ogni forma d’ingerenza nella crisi siriana da parte di Paesi stranieri, restituendo all’Onu il suo ruolo di mediatore neutrale tra le parti in conflitto;

il sostegno leale della comunità internazionale all’attuazione dei diversi punti del piano Annan ed il proseguimento del percorso che ha portato alla Conferenza di Pace di Ginevra del 30 giugno;

l’apertura al dialogo con tutte le parti in conflitto sul suolo siriano, senza nessuna esclusione pregiudiziale;

la massima trasparenza sui contenuti del negoziato;

l’impegno della comunità internazionale nel suo complesso, a livello sia diplomatico che della società civile, che favorisca una soluzione negoziata al conflitto, la riconciliazione tra le parti e il ripudio delle armi come mezzo di risoluzione delle controversie.

Roma, 24 luglio 2012 Adesioni a: stefruta@yahoo.es

mercoledì 25 luglio 2012

Iran- Vertice dei paesi non allineati dal 26 al 31 agosto



Iran: vertice dei paesi non allineati 

da Contropiano 
Redazione Bologna 

Si terrà dal 26 al 31 agosto a Teheran il XVI vertice dell'organizzazione dei paesi non allineati 

"Hanno già dato l'adesione più di 30 capi di Stato sarà presente al Summit del Movimento dei Non Allineati (NAM) che si terrà a Teheran il mese prossimo", questa la dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast. 
Mehmanparast ha affermato che l'Iran ha invitato i capi di Stato dei 118 membri titolari del NAM ei governanti dei venti Stati e le organizzazioni internazionali in qualità di osservatori collegati al XVI vertice dell'organizzazione, che si terrà dal 26-31 Agosto. 

I vertici dellla Nam si tengono ogni tre anni, l'ultimo nel 2009 in Egitto, dove è stato deciso che il prossimo sarebbe stato in Iran, che avrà la presidenza di turno dell'organizzazione fino al 2015, quando l'organizzazione sarà affidata al Venezuela. 
L'organizzazione del Movimento dei Paesi Non Allineati formalmente è stata fondata nel 1961, riunisce quasi due terzi dei paesi membri dell'ONU, in particolare in Asia, Africa e America Latina, con poco più della metà della popolazione mondiale. 

L'invito dell'Iran si è esteso anche all' Equador che tramite il suo ambasciatore, Ali Saeedlou, ha dichiarato:"la,manifesta volontà iraniana che tutti gli stati siano rappresentati in questo forum. 
L'asse fondamentale del Vertice, ha detto, è che tutti i paesi che non appoggiano i grandi poteri del mondo si uniscano, facciano arrivare una voce solida e unanime a livello internazionale ed esprimano la loro opinione su come si può facilitare una pace duratura.
Ha aggiunto che si cerca un pianeta più democratico e giusto per tutti i popoli del mondo, e questo si potrà ottenere con la partecipazione di tutti i governi amici in tutti i continenti. 

"Dobbiamo mostrare ai poderosi che questo mondo unipolare e unilaterale è finito, e che devono credere nella forza dei popoli e non soltanto nelle armi", spiegò Ali Saeedlou. 
Da parte sua, il cancelliere ecuadoriano Ricardo Patiño ha manifestato che Correa non ha deciso ancora se assisterà al Vertice dei Paesi non Allineati, ma ha espresso la sua disposizione. 
Per Patiño è indispensabile che l'insieme dei Paesi non Allineati riprenda il peso politico a livello mondiale che aveva quando si fondò questo movimento. 
Sarebbe da considerare necessaria, la discussione in questo contesto di argomenti come il processo di colonizzazione esistente al mondo e la crisi economica internazionale, fra gli altri. 

Fonte www.contropiano.org

lunedì 23 luglio 2012

Incontro con Madre Agnes-Mariam de la Croix, testimone della tragedia siriana. Roma, 25 luglio, ore 18.


SIRIA. MADRE AGNES-MARIAM DE LA CROIX, SUPERIORA DI QARA, TESTIMONE DIRETTA, A ROMA IL 25 LUGLIO, ORE 18 ALLA SALA METODISTA, VIA FIRENZE 38*


La Rete No War ROMA, a sostegno dell'iniziativa siriana MUSSALAHA (Riconciliazione dal basso), sta organizzando per il 25 luglio, la visita a Roma di madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa palestinese che vive con religiosi di dieci paesi nel monastero Deir Mar Yacoub a Qara (governatorato di Homs) e da mesi aiuta le vittime civili del conflitto e la causa del negoziato e della pace. Ha anche fondato nell'ambito della diocesi di Homs un centro di informazione, Vox Clamantis.

La Madre, come molti altri religiosi, non si schiera politicamente. ma certo è impegnata sia contro la fortissima propaganda mediatica, sia per il cessate il fuoco. Sostiene l'iniziativa di riconciliazione dal basso Mussalaha che a Homs ha ottenuto la liberazione di molte famiglie e che in altre città - ora anche in Damasco - organizza incontri contro la violenza, per la riconciliazione e perché i cittadini siriani possano esprimersi sul proprio futuro, senza ingerenze e pressioni da parte di Paesi stranieri.

Adesso sembrano parlare solo le armi, degli uni e degli altri.

La Madre vorrebbe chiedere all'Italia - popolazione e governo - di aiutare questo sforzo siriano di riconciliazione anziché appiattirsi sulle posizioni statunitensi che mirano ad obiettivi geostrategici e non alla vera pace.

La Madre, che organizzò la visita a Homs del giornalista Gilles Jacquier, ucciso poi da un obice dell'opposizione (come da indagine del governo francese), si è recata più volte in luoghi oggetto di scontri e combattimenti. E' una testimone di prima mano.

Rete No War

*Via Firenze e' una traversa di Via Nazionale vicino a Piazza della Repubblica e alla stazione Metro "Repubblica".

Calchi Novati-Si scrive Africa, si legge Arabia



L'ANALISI

Si scrive Africa, si legge Arabia
di Gian Paolo Calchi Novati

A giudicare da certe tendenze in atto, si sarebbe tentati di rinnegare uno dei postulati principali su cui si sono basate le letture dei processi politici dell'Africa indipendente.

L'affermazione ritenuta senza rivali degli istituti di derivazione europea, l'acculturazione a senso unico delle élites a cui è stato trasmesso il potere all'atto della decolonizzazione, la stessa subordinazione del sistema produttivo all'ordine coloniale o neocoloniale, tutto sembrava predestinare gli stati postcoloniali a una «dipendenza» multidimensionale dall'antico mondo coloniale.

Una dipendenza raggiungibile eventualmente previo un adattamento all'egemonismo americano che si è esteso all'Africa dopo la fine della guerra fredda.

Nella realtà, l'assestamento istituzionale che si delinea nel Nord Africa non corrisponde del tutto alle previsioni. Non è bastato il colpo di tuono della guerra in Libia che ha fatto perdere l'innocenza alle Primavere arabe.

L'Europa prende nota che il trapianto dello stato di tipo occidentale perseguito dal colonialismo balbetta o è entrato in un vicolo cieco: il ballottaggio è fra i due modelli di Mustafa Kemal Atatürk e dei Fratelli musulmani, l'uno e l'altro radicati nella tradizione islamica. Sullo sfondo vigilano le petrolcrazie del Golfo, alleate sì dell'Occidente ma attente a preservare la loro precaria identità. Il fardello di valori di origine occidentale che hanno animato le prime manifestazioni nelle piazze di Tunisi e del Cairo, secondo i gusti e gli interessi dei giovani e meno giovani rampolli di una classe professionale in cerca di affermazione, istruiti e socialnetwork-dipendenti, non ha trovato un riscontro immediato nel responso elettorale.

In futuro gli esiti saranno forse diversi ma intanto a competere con la Fratellanza musulmana nelle sue varianti locali sono rimaste in campo solo le forze armate, almeno dove lo stato goda di una consistenza tale da tenere a bada la dispersione in tribalismi e settarismi (obiettivo non scontato né in Libia né in una Siria dopo Assad). Europa e Stati Uniti non hanno contrastato questi sviluppi, congedando in extremis per realismo o opportunismo i loro protetti e levando al momento giusto i veti sull'islamismo politico nella speranza che esso si accontenti di regolare i comportamenti della comunità senza sconvolgere le leggi del mercato e gli schieramenti internazionali. Rispetto alla «visione» dischiusa dal discorso di Obama al Cairo nel giugno 2009, tutto lo slancio della visita di Hillary Clinton nel luglio 2012 in terra d'Egitto si è ridotto alla consegna tramite il nuovo presidente Mohammed Mursi di una tranche della sovvenzione che gli Stati Uniti da anni assicurano all'esercito egiziano.

È tutta l'Africa compresa fra il Mediterraneo e la fascia sahelo-sahariana a sud del Sahara a essere progressivamente coinvolta, e quasi assorbita, nelle vicende del mondo arabo-islamico. Da una parte la minaccia del terrorismo, dall'altra la stretta degli apparati della war on terror. Non avrebbe molto senso distinguere fra un prima o un dopo. Ci sono ovviamente più di una correlazione e molte reciprocità. È come se l'Africa fosse tornata a quando, nell'Ottocento, il jihadismo politico contendeva all'Europa l'esclusiva dei processi di centralizzazione dello stato e in prospettiva della modernizzazione. La vittoria del colonialismo non ha lasciato molti spazi all'iniziativa della leadership africana. Ma il «regno dell'indigeno» non è mai stato del tutto obliterato dal «regno dell'importato».

Nella regione che attraversa il deserto da nord a sud e da ovest a est è in corso un gigantesco rimaneggiamento iniziato con la formazione degli imperi francese e britannico e continuato con l'opera degli stati indipendenti. I poteri costituiti non convivono volentieri con il nomadismo e le attività lecite e illecite di cui essi sono protagonisti. Le frontiere sono una garanzia per gli uni e un ostacolo per gli altri. Mai gli stati saheliani hanno avuto confini così rigidi come oggi, sotto la tutela delle reti di vigilanza e comunicazione approntate dalla strategia di contenimento del qaedismo e più in generale delle bande criminali o a sfondo politico-ideologico che praticano il contrabbando e si autofinanziano con le estorsioni e i sequestri di turisti o cooperanti occidentali. I collegamenti un po' ad effetto che si fanno fra il Mali e l'Afghanistan o la Somalia, che utilizza a sua volta lo Yemen come retroterra per le milizie di Shaabab, concorrono a costruire un'immagine di contiguità che è anche di continuità.

Il presidio esasperato autoproduce in tutto o in parte i fenomeni che vorrebbe scongiurare e li perpetua. Non è un caso che nessun governo africano abbia voluto prestare il proprio territorio come base ufficiale di Africom, temendo evidentemente di diventare un bersaglio. Ma Gibuti a est e il Mali a ovest forniscono agli americani più di una facility e le conseguenze si vedono.

L'ultima scossa è partita da un colpo di stato a Bamako, autore un esercito troppo legato a consiglieri americani per escludere qualche connivenza in quella direzione. Lo scopo era di rendere più efficace la lotta contro la rivolta separatista dei tuareg nel nord del Mali, che hanno finito per essere inglobati, volenti o nolenti, nel big game del terrorismo e dell'antiterrorismo. In misura diversa ne sono toccati un po' tutti gli stati che si affacciano sul Sahel: la Libia esportando i quadri dismessi della Legione costituita a suo tempo da Gheddafi, la Mauritania con la sua cronica instabilità e i confini porosi, l'Algeria con una politica spregiudicata che non si sa dove sia di freno e dove di fomentazione a fini di controllo dall'interno. L'Algeria è il solo stato a possedere una strumentazione efficace ma è troppo gelosa della sua indipendenza per essere bene accetta agli Stati Uniti come partner a distanza.

L'azione diplomatica e strategica si mobilita attorno ai singoli episodi ma alla base c'è un riassetto che riguarda con gradi diversi la struttura, l'infrastruttura e la sovrastruttura.

Anche l'idea di riorientare la cooperazione dell'Italia dal Corno al Sahel appare velleitaria proprio per la profondità dei problemi in palio. Qui i condizionamenti di sistema tornano a essere preponderanti. Risucchiata nell'Arabistan (non manca nemmeno il petrolio), l'Africa deve fare i conti con il Neo-Impero del Duemila. Gli stati africani dopo l'indipendenza hanno fatto ampiamente uso delle risorse «esterne» per la loro politica a livello internazionale, a cominciare dai contenitori d'impronta coloniale come il Commonwealth e la Comunità francofona, dimostratisi di gran lunga preferibili agli accordi bilaterali o multilaterali promossi da Bush e da Obama. Hanno subito i condizionamenti della guerra fredda e in parte l'hanno sfruttata per i loro progetti nazionali. Oggi sono dentro un calderone globale che distorce ogni logica di nation-building o di good govenance dando la precedenza a cause che li scavalcano o li strumentalizzano: la sicurezza di Israele, la bomba di Teheran, le ricchezze del Golfo e naturalmente il revivalismo islamico.

In condizioni normali la Nigeria poteva essere un termine di riferimento per rimediare al peggio e invece è diventata essa stessa un focolaio di crisi. L'Unione africana ne ha preso atto nel voto per la presidenza della Commissione di Addis Abeba. L'elezione della candidata di Zuma, smentendo la sensazione generale che il braccio di ferro sarebbe continuato ancora, è un segnale importante. Il mancato rinnovo del mandato al presidente uscente, il gabonese Ping, può sembrare una sconfitta dei paesi francofoni ma è stata prima di tutto una sconfessione della Nigeria. In tanto travaglio, che riguarda soprattutto l'Africa settentrionale e l'Africa occidentale ma che rischia di estendersi ulteriormente per responsabilità che non sono solo dell'Africa, l'Africa si è pronunciata sul dualismo fra Pretoria e Abuja. Nelle due crisi maggiori del 2011, Libia e Costa d'Avorio, la Nigeria aveva battuto il Sudafrica per due a zero ma le imprese delittuose di Boko Haram e le domeniche di sangue nelle chiese nigeriane hanno convinto i più a rompere gli indugi affidandosi al Sudafrica.

Fonte  http://www.ilmanifesto.it/


domenica 22 luglio 2012

New York Times:USA,Israele,Turchia discutono la guerra ad Assad ?


ANSA.it

Siria: Usa al lavoro per uscita Assad
Contatti con Turchia e Israele
22 luglio, 19:00

(ANSA) - NEW YORK, 22 LUG - L'amministrazione Obama ha per il momento abbandonato gli sforzi per una soluzione diplomatica in Siria e ha aumentato gli aiuti ai ribelli e raddoppiato gli sforzi per mettere insieme una coalizione di paesi per costringere Bashar al Assad a lasciare. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti americane, secondo le quali l'amministrazione si starebbe consultando con la Turchia e Israele

Il link dell' articolo del New York Times

http://www.nytimes.com/2012/07/22/world/middleeast/us-to-focus-on-forcibly-toppling-syrian-government.html?_r=1

Risoluzione Onu n.2059 del 20 luglio 2012, rinnovo missione osservatori in Siria


20 July 2012
Security Council
SC/10718

Department of Public Information • News and Media Division • New York
6812th Meeting (AM)

Security Council Renews Mandate of Syria Observer Mission for 30 Days,
Unanimously Adopting Resolution 2059 (2012)

Says Further Renewals Possible Only with Confirmation Use of Heavy Weapons
Halted, Level of Violence Sufficiently Reduced to Permit It to Implement Mandate

The Security Council today, just hours before the expiration of the 90-day mandate of the United Nations observer mission in Syria, agreed on a resolution to keep the mission in place for a final 30 days, while indicating further renewals will be possible only if it can be confirmed that the use of heavy weapons has ceased and a reduction in violence by all sides was sufficient to permit it to implement its mandate.

The unanimous adoption of resolution 2059 (2012), submitted by France, Germany, Portugal, and the United Kingdom, followed the Council’s failure yesterday to adopt a Chapter VII text that would have extended the mandate of the United Nations Supervision Mission in Syria, known as UNSMIS, for 45 days and demanded verifiable compliance that — within 10 days — the Syrian authorities cease the use of heavy weapons against civilians, or face sanctions. (See Press Release SC/10714).

Today’s decision takes into account the “operational implications of the increasingly dangerous security situation in Syria”, and requests the Secretary-General to report to the 15-nation body on the text’s implementation within 15 days.

The Council in April established UNSMIS — for three months and with up to 300 unarmed military observers — to monitor a planned cessation of violence in Syria, as well as to monitor and support the full implementation of a six-point peace plan. In mid-June, UNSMIS suspended its monitoring activities due to an escalation of violence.

Before the Council again today was the report of the Secretary-General (document S/2012/523) stressing the valuable role the Mission could continue to play. Outlining options for its future orientation, the Secretary-General describes both withdrawal and the addition of a security component as highly problematic. A final option — the risks for which, he suggested, might be the more acceptable — was retaining the core elements of the Mission, but refocusing it on activities within its mandate that could be achieved under current circumstances.

The meeting was called to order at 10:59 a.m. and adjourned at 11:02 a.m.
Resolution
The full text of resolution 2059 (2012) reads as follows:

“The Security Council,
“Commending the efforts of the United Nations Supervision Mission in Syria (UNSMIS),

“1. Decides to renew the mandate of UNSMIS for a final period of 30 days, taking into consideration the Secretary-General’s recommendations to reconfigure the Mission, and taking into consideration the operational implications of the increasingly dangerous security situation in Syria;

“2. Calls upon the parties to assure the safety of UNSMIS personnel without prejudice to its freedom of movement and access, and stresses that the primary responsibility in this regard lies with the Syrian authorities;

“3. Expresses its willingness to renew the mandate of UNSMIS thereafter only in the event that the Secretary-General reports and the Security Council confirms the cessation of the use of heavy weapons and a reduction in the level of violence by all sides sufficient to allow UNSMIS to implement its mandate;

“4. Requests the Secretary-General to report to the Council on the implementation of this resolution within 15 days;
“5. Decides to remain seized of the matter.”

Fonte http://www.un.org/News/Press/docs//2012/sc10718.doc.htm



sabato 21 luglio 2012

Siria,due italiani rapiti da ribelli o fermati da polizia ?


Riporto questa notizia Ansa di meno di due ore fa'. L' episodio e' di martedi' e viene reso noto solo ora tramite una telefonata anonima ad un giornale. La Farnesina ha ammesso di essere conoscenza di questo episodio, che definisce poco chiaro. Pero' non ne ha parlato, mentre ogni giorno il Ministro Terzi rilascia qualche dichiarazione sulla Siria.
marco

GENOVA - Due italiani che lavorano per un'impresa subappaltatrice dell'Ansaldo, che opera in Siria, sarebbero stati fermati mentre tentavano di lasciare il Paese. Erano diretti all'aeroporto di Damasco in una colonna di auto che portava altri italiani. L'episodio è avvenuto martedì scorso, riferisce Il Secolo XIX, informato da una persona tornata in Italia. L'auto dei due sarebbe stata fermata da uomini armati, mentre le altre hanno raggiunto l'aeroporto.

L'unità di crisi della Farnesina "segue da vicino e sin dall'inizio la vicenda poco chiara" dei due italiani fermati in Siria in circostanze "ancora da definire". E' in contatto con i familiari e con l'impresa per cui lavorano i due, e segue la vicenda con tutti i canali diplomatici e, sul terreno, con l'ambasciata di Beirut.

La persona che ha informato Il Secolo XIX racconta: "Arrivati all'aeroporto di Damasco ci siamo accorti che mancavano due di noi. Pensavamo che avessero preso un'altra strada e speravamo di incontrarli più tardi, magari a Beirut, ma di loro non abbiamo più saputo niente".

L'uomo, che non ha voluto dire chi fosse, ha parlato di 'ribelli'' che avrebbero prelevato i due, ma non ha chiarito se avesse assistito all'azione che ha portato alla sparizione dei due connazionali. L'unica cosa certa è che da martedì non si ha più notizia dei due. Secondo quanto ricostruisce il quotidiano genovese, i due potrebbero lavorare per conto di Ansaldo Energia impegnata nella costruzione di una centrale elettrica a Deir Ali su incarico dell'ente elettrico statale siriano.

Fonte  http://www.ansa.it/

Siria,20 luglio-Missione osservatori ONU continua per altri 30 giorni


La missione degli osservatori ONU in Siria e' stata prorogata per altri 30 giorni. Dopo il veto russo-cinese alla risoluzione dei paesi Nato, gli Stati Uniti avevano dichiarato che la missione dei 300 osservatori ONU era finita. Invece continua, cosi' come prosegue l' impegno nella crisi siriana di Kofi Annan.

Secondo l'ex segretario ONU la missione potrebbe ora cambiare accento, dedicandosi alla ricerca di una soluzione politica. Questa nuova funzione era stata richiesta in qualche modo anche dalla diplomazia russa. Secondo Marina Forti del Manifesto, Russia e Cina avrebbero giustificato il loro veto con l'argomento che la risoluzione era "squilibrata",sanzionando solo una delle parti in conflitto. E il veto ha impedito di accelerare lo show down contro il regime e impone di prolungare la crisi.

Forse ha impedito un vero e proprio intervento militare Nato, al quale, se si fosse verificato, sicuramente avrebbe fornito l' avvallo ONU. Il ministro italiano Terzi ha dichiarato che ora devono muoversi "gli amici della Siria" confermando un dualismo tra l' iniziativa dei paesi Nato e quella dell' ONU, ora indubbiamente molto debole ma che rimane l' unica legittima e i pacifisti di tutto il mondo dovrebbero appoggiare e valorizzare.

giovedì 19 luglio 2012

Dopo il voto all' ONU, la crisi siriana sta sfuggendo di mano ai paesi Nato ?


Qualche particolare sul voto odierno del Consiglio di Sicurezza sulla crisi siriana.

Su 15 membri del CdS ci sono stati 11 voti a favore, due astensioni (SudAfrica e Pakistan) e i voti contrari di Cina e Russia.
La Cina ha motivato il suo voto spiegando che la risoluzione era sbilanciata e poneva condizioni solo ad una delle parti in conflitto. Il voto avrebbe aumentato i problemi.

Gli USA hanno affermato che dopo questo voto la missione degli osservatori ONU, in scadenza il 20 luglio, non verra' rinnovata; vedremo nelle prossime ore se sara' veramente cosi',della questione si sta discutendo in queste ore e i paesi europei vorrebbero prorogare di un mese la missione ONU per avere il tempo di discutere altre soluzioni.
Intanto Obama ha dichiarato che gli USA andranno avanti senza le Nazioni Unite e, secondo il Sole24ore, avrebbe parlato con Israele di un attacco mirato agli arsenali militari siriani sospettati di nascondere armi chimiche.

I principali siti di informazione non descrivono nei dettagli la risoluzione bocciata, indicano solo che avrebbe previsto sanzioni per la Assad in caso di mancato rispetto del piano Annan, ma il Pais conferma che oggetto di dissenso era soprattutto la richiesta di ritiro alla Siria dei mezzi pesanti dalle citta'.

Intanto negli ultimi tre giorni si e' passati dalla descrizione di sporadici e locali combattimenti, ad una guerra civile generalizzata in tutto il paese infine ad un attacco a Damasco,definito "battaglia finale" .Vedremo nei prossimi giorni se questa offensiva e' il segnale di un vero cambiamento nei rapporti di forza tra esercito e ribelli.

La cosa non mi convince molto,

soprattutto perche' il fronte degli oppositori e' diviso, oscuro e sembrano prevalere i settori piu' estremisti. Non e' quindi un approdo tranquillo per che vuole cambiare in questi giorni bandiera, bensi' una sponda piena di incognite.Il quotidiano Libero di venerdi' 20 luglio titola che in Siria in questo momento sta vincendo Al Queda e Mario Sechi, direttore del Tempo, si e' chiesto " Assad lo conosciamo, e' un dittatore cattivo, ma i ribelli chi sono ?"

L' impressione e' che gli oppositori di Assad non siano completamente controllabili dai paesi Nato e che la situazione potrebbe sfuggire loro di mano.

mercoledì 18 luglio 2012

Per la Nato sono compatibili piano Annan e attacco a Damasco ?


In attesa del Consiglio di Sicurezza ONU del 18 luglio.


Nel pomeriggio del 18 luglio,ora statunitense, nel Consiglio di Sicurezza ONU si discutera' di Siria e i paesi Nato presenteranno una risoluzione che dovrebbe prolungare il piano Annan inserendo pero' ,se non saranno rispettate le condizioni richieste,sanzioni ,economiche o diplomatiche, o addirittura (come hanno anticipato Italia,Gran Bretagna, Francia e USA)cap VII della Carta ONU,uso mezzi militari per imporle (le condizioni).

Il piano Annan dovrebbe avere lo scopo di fermare le violenze e non si capisce quanto siano compatibili con esso i ribelli che hanno annunciato l'attacco a Damasco fino alla vittoria.

Comunque di tutte le condizioni richieste una potrebbe tramutarsi nel tanto auspicato "Casus belli".
Questa e' il ritiro dei mezzi pesanti di Assad dalle citta'.

Ma mentre si prepara questa condizione che Assad non dovrebbe rispettare dando cosi' inizio all' uso ,legittimato dall'ONU,dei mezzi militari stranieri nel territorio siriano, i cosidetti "ribelli" annunciano l'attacco a Damasco.

Quindi i paesi Nato, compresi noi italiani, vogliono imporre il piano Annan per fermare le violenze e nello stesso tempo aiutare o perlomeno "tifare" per chi attacca la capitale.

Il ragionamento non sta in piedi, ma per il momento viene fatto in questo modo. Sono curioso di vedere cosa uscira' nelle prossime ore. Pronto a riprendere quanto ho scritto finora e verificare se avevo riportato qualche affermazione sbagliata.

marco

martedì 17 luglio 2012

M.Correggia:Tramseh e il giornalismo di pace (concetto introdotto da Galtung)


Tramseh e il giornalismo di pace
di Marinella Correggia

Il concetto di “giornalismo di pace” è stato introdotto negli anni 1990 dallo studioso e attivista Johann Galtung per indicare “quando redattori, editori e invitati compiono scelte su cosa riferire e come riferire, che creano per la società nel suo complesso opportunità di considerare e valutare risposte nonviolente ai conflitti” (Simona Defilippi, Giornalismo di pace: cos’è e perché si contrappone alla pratica corrente, www.serenoregis.org/2009/12/giornalismo-di-pace.simona.defilippi/print). Fra i tanti principi, il giornalismo di pace fa attenzione alle parole: ad esempio non usa il termine “massacro” (che è una strage intenzionale di inermi) quando invece gli uccisi sono persone armate.

Tremseh, i modi e i tempi

Pochi giorni prima della prossima discussione sulla Siria al Consiglio di Sicurezza (il 20 luglio scade il mandato dell’inviato dell’Onu Kofi Annan), gli organi dell’opposizione siriana denunciano, ripresi da tutti i media, “il più grande massacro di civili di tutta la crisi”: oltre duecento persone trucidate giovedì 12 luglio all’alba a Tremseh dalle forze governative dell’esercito e dalle milizie filogovernative shabiha.

Subito gli osservatori dell’Onu in attesa di recarsi sul luogo affermano – come l’opposizione – di aver visto segni di attacchi con elicotteri. Lo stesso fa Kofi Annan, confermando “intensi combattimenti con l’uso di artiglieria, carri armati ed elicotteri”.

Presso i media mainstream e gli stessi social network questo episodio, tempistico come altri (vedi Houla e Karm Zeitoun), diventa “esercito siriano usa elicotteri e carri armati per massacrare i civili”. I governi appartenenti al nutrito gruppo degli “amici della Siria” e che si autodefiniscono “comunità internazionale” si precipitano a condannare il regime e a chiedere azioni energiche. Lo stesso fa il segretario generale dell’Onu.

Il governo di Damasco dal canto suo respinge le accuse: si è trattato di un’operazione contro terroristi armati che avevano occupato il villaggio e ucciso diversi abitanti, e non sono stati usati che né elicotteri né carri armati ma solo al massimo Rpg. Damasco parla di 37 combattenti e due civili uccisi nell’operazione, insieme a tre soldati.

Sarà difficile anche questa volta conoscere la verità sulle dinamiche e sulle responsabilità. Le testimonianze sono opposte a seconda di chi le raccoglie (scegliendo dunque i testimoni).

Ma stavolta da subito – ancor prima delle parziali verifiche dell’Onu – alcuni dubbi sulla natura dell’evento e sull’identità (civile o armata) degli uccisi oltre che sul loro numero si fanno avanti perfino presso la stampa mainstream. Secondo i dati raccolti dal New York Times, quella di Tremseh più che una strage di civili è stata una uccisione in massa di ribelli: uno scontro impari tra truppe siriane più numerose e ben armate e forze dell’opposizione in numero inferiore e dotate solo di armi leggere (ma come mai allora ci sarebbero stati “intensi combattimenti”?). Il quotidiano cita a suo supporto una serie di video e le liste parziali delle vittime da cui emerge che i morti sarebbero – tranne pochissime eccezioni, tra cui un bimbo di 6 anni – tutti uomini tra i 19 e i 36 anni, età normale tra i combattenti. Da Londra, lo stesso Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, da mesi “fonte” dei media, sostiene di avere un elenco di 103 vittime, il 90% dei quali giovani uomini ma senza alcuna donna. Altri esponenti dell’opposizione si discostano in fretta dalla cifra spaventosa di duecento vittime. Chi ne conferma 74, chi 20. Civili o armati? Un “attivista” chiamato Jafaar, citato dall’Afp, dice a Shams News Network (favorevole agli insorti) che in maggioranza gli uccisi erano armati, salvo sette civili; l’”attivista” sostiene che il contrattacco dell’esercito nei confronti dei combattenti sia stato aiutato dalle milizie dei villaggi alauiti circostanti (ma non attribuisce loro massacri di civili).

Comunque, sabato 14 luglio la missione dell’Onu è poi entrata a Tremseh per indagare sugli eventi. E l’Onu stessa non parla più di “massacro” ma di “attacco” (http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=42479&Cr=Syria&Cr1=): “Sulla base di quello che gli osservatori hanno visto e di racconti di testimoni, l’attacco da parte dell’esercito era mirato a gruppi e case specifici, di disertori e attivisti”. Ha poi concluso che sono stati usati artiglieria, mortai e armi leggere ma non ha più parlato di elicotteri o di carri armati. Quanto al bilancio dei morti, per l’Onu è tuttora più che incerto. La verità appare complessa come le responsabilità, e lontana dalla versione unilaterale di tanti media e social network. Che fanno giornalismo di guerra.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=459

domenica 15 luglio 2012

Siria-16 luglio, continuera' il piano Annan ?


E' impossibile sapere i veri dettagli delle trattative internazionali a proposito della crisi siriana, l' unica cosa seria e' attenersi a quello che e' vero in maniera dimostrata.


-il piano Annan scade il 20 luglio
-le principali potenze interessate hanno parlato spesso di un cambiamento del piano Annan e non di un nuovo piano
-tra il 9 e 10 luglio Annan ha incontrato Assad ed e' andato in Iran, con esiti definiti promettenti
-subito dopo i giornali hanno titolato USA boccia piano Annan, no a dialogo con Iran
-si e' iniziato a parlare di una nuova risoluzione ONU e di 2 bozze, una inglese una russa

quella inglese darebbe un ultimatum di 10 giorni ad Assad perche' i mezzi pesanti lascino le citta', altrimenti sanzione economiche o diplomatiche o addirittura cap VII della carta ONU, uso mezzi militari, i media non hanno mai parlato di condizioni all' opposizione armata.

quella russa vuole prolungare la missione Annan di 45 giorni

-e' arrivata la notizia poi contestata della nuova strage e un nuovo attacco mediatico
-il 18 il consiglio di sicureza dovrebbe discutere la nuova risoluzione.

Queste notizie dovrebbero essere quasi tutte esatte.Credo che piu' di azzardare previsioni bisognerebbe affermare principi di fondo.

"No a ultimatum, si a negoziati e al dialogo con tutti"

Dovrebbe essere l'ABC per evitare le guerre. Mi astengo da ogni commento.



sabato 14 luglio 2012

Siria-14 luglio-Cosa hanno scritto i quotidiani su strage ed altro.


Qualche informazione su come alcuni quotidiani hanno parlato oggi ,sabato, della Siria.


La "strage" di Tremshe ha avuto sui maggiori quotidiani molto spazio nei titoli, con annunci in prima pagina. Molto vaghi invece i contenuti degli articoli.

Gli osservatori ONU da fuori citta' avrebbero visto l'attacco alla citta' dell' esercito con elicotteri e mezzi pesanti. Ci sarebbero stati anche scontri ravvicinati tra gruppi armati contrapposti.

In realta' il grosso delle vittime nel villaggio sarebbero guerrieri, negli scontri sarebbero morti anche una ventina di civili. E ci sarebbero immagini solo di 20-25 civili uccisi.

Comunque i media hanno dato chiaramente il messaggio

"Se non interviene l' ONU continuano le stragi di Assad."

Ma non esiste nessun riscontro su strage di 200 civili se non le dichiarazioni dell' opposizione. Tanto che alcuni giornali, che non hanno corrispondenti che si occupano di Siria (Tempo e Foglio), non hanno dato neanche la notizia della strage.

Leggendo invece alcuni articoli si colgono anche altre notizie.

Il titolo del Manifesto e' "Fuoco sul piano di pace" e Geraldina Collotti riporta piu' o meno tutto quello che e' stato detto sulla giornata.

Su Repubblica titoli a tutta pagina e messaggio "O interviene l' ONU o prosegue massacro (naturalmente da parte di Assad)". C'e' pero' un intervista a un esperto di Siria che espone tutto un altro punto di vista, parla di piano Annan boicottato da USA,alcuni paesi UE e arabi, per non parlare dell' opposizione del CNS. E le prospettive di intervento non sono descritte come semplici.

Su Avvenire grossi titoli alla strage, messaggio "o interviene ONU o prosegue massacro (naturalmente da parte di Assad)".

C'e' un trafiletto pero' che riporta la news di Fides sulle dichiarazioni dei Francescani in Siria "La Siria ha bisogno di dialogo non di armi" dove si critica la fornitura di armi dall' estero e chi fomenta guerra civile.

Tre righe anche al vicario cattolico che invece ad Asianews ha dichiarato "Solo intervento ONU puo' fermare la spirale di violenza in Siria", "La Siria da sola non puo' farcela". Imprecisato che tipo di intervento viene auspicato, ma comunque richiede un intervento.

Curioso invece Libero

C'e' un articolo di Gianandrea Gaiaini che scrive testualmente "E' un fatto che, ogni volta che si configura un accordo tra Damasco e ONU, nuove stragi di civili compromettano ogni ipotesi negoziale",

piano Annan "respinto dai ribelli che pretendono la caduta di Assad e destinato a naufragare sull' onda emotiva del massacro di Tremshe".

Ma il titolo di questo articolo, probabilmente non di Gaiani, scrive:

CHE SUCCESSONE IL PIANO ANNAN
MASSACRI ORRENDI E ARMI CHIMICHE
la farsa dell' ONU

Insomma sintetizzando:
-il messaggio passato e' "massacri di Assad, deve intervenire l' ONU"
-ma negli articoli c'e' solo: la dichiarazione dell' opposizione sulla strage, gli osservatori ONU che hanno visto l'attacco dell' esercito con mezzi pesanti alla citta',una sicura e cruenta battaglia tra gruppi armati contrapposti.
-qualcuno fa notare la solita coincidenza tra momenti cruciali per accordi o tregue e notizie di nuovi massacri, e il boicottaggio del piano Annan da Usa,Ue e ribelli.

Intanto Terzi e Ban Ki Moon,sempre tra gli interventisti piu' accesi: " I massacri (naturalmente di Assad) continueranno se continuera' l' immobilismo dell' ONU."

All' ONU ci sara' braccio di ferro con la Russia e molta propaganda.
Sono molto prepotenti e purtroppo anche "potenti", ma hanno nello stesso tempo difficolta' non piccole.
Credo che approfitteranno del "generale Agosto" ,come definiva Craxi questo mese di vacanza, per avviare il lavoro sporco in Siria.

giovedì 12 luglio 2012

Siria-12 luglio-La situazione


I giornali italiani scrivono di bocciatura USA del piano Annan. Viene rifiutato il coinvolgimento dell' Iran nelle trattative sul futuro della Siria e si vorrebbe che fosse escluso un possibile ruolo futuro di Assad nella politica siriana.
Annan nei giorni scorsi aveva incontrato Assad e aveva comunicato di avere trovato un accordo sull"approccio" da dare alla trattativa sulla transizione. Accordo che sarebbe stato proposto nei giorni successivi all' opposizione. Il giorno dopo era volato a Theran dove il governo iraniano aveva auspicato elezioni nel 2014, transizione pacifica in questi mesi.

Di fatto il piano Annan e' stato sconfessato dalla Nato e chissa' se si avra' notizia della risposta dell' opposizione alla proposta dell' ex segretario ONU. Io sono convinto che di questo incontro Annan-opposizioni non si parlera' piu', non si dira' nemmeno che e' saltato.

Intanto il Consiglio di Sicurezza sta discutendo il suo percorso dopo il 20 luglio, data di scadenza dell' attuale mandato ad Annan. Si parla di un mandato di 45 giorni, con delle condizioni poste solo al governo siriano e non all' opposizione armata. In caso di mancato rispetto delle condizioni richieste ci saranno delle nuove sanzioni diplomatiche ed economiche. Insomma un nuovo passo per mettere Assad fuori gioco. la Russia si opporrebbe ? Sicuramente la Russia si opporrebbe a sanzioni militari, che pero' per il momento non verrebbero chieste. Mosca sta preparando a sua volta una risoluzione che prevederebbe un aumento del numero di osservatori ONU e un ruolo piu' di mediazione che di sola "osservazione".

Comunque la Nato e' per "O Assad lascia o intervento militare".

Viene esclusa "L' INTENZIONE" di fare un intervento militare, non viene escluso che si verifichi "LA NECESSITA'" di un intervento militare, naturalmente per mettere fine alle stragi.

martedì 10 luglio 2012

Quinto conto energia, quanto conviene ora installare un impianto fotovoltaico ?


Come cambierà la resa economica di un piccolo impianto FV da 3 kWp su edificio con il quinto conto energia? Quali i tempi di ritorno dell'investimento? Quali differenze con il quarto conto energia? Qualenergia.it con l'aiuto dell'ingegner Fabio Alberani di ATER, l'associazione tecnici energie rinnovabili, prova a rispondere a queste domande.
L'inizio del travaglio del quinto conto energia è stata una misteriosa bozza, forse uscita dal computer di una dipendente Enel. Un documento che a leggerlo sembra concepito per mettere la parola “fine” alla storia del fotovoltaico in Italia. Sono seguiti mesi di mobilitazioni da parte degli operatori del settore, nuove bozze riviste, e tante indiscrezioni. Poi il tentativo di mediazione delle Regioni, che in Conferenza Unificata avevano dato parere positivo al decreto a condizione che fossero accolte alcune modifiche “imprescindibili”. Infine, dopo uno snervante silenzio di settimane, venerdì scorso è arrivata la versione definitiva del quinto conto energia, che dovrebbe entrare in vigore a inizio settembre.
Come si può vedere dal testo del decreto (e dalla sintesi di Qualenergia.it), le richieste fatte in Conferenza Unificata sono state in larga parte ignorate, mentre è intatto lo spirito della prima bozza “made in Enel”, fortemente punitivo nei confronti di questa fonte che ha iniziato a essere scomoda per i produttori da fonti fossili per la concorrenza a costo marginale zero nelle ore diurne.
Nei prossimi giorni avremo modo di sondare quelle che saranno le probabili conseguenze del nuovo conto energia per il fotovoltaico in Italia. Intanto proviamo a rispondere alla domanda che molti lettori si stanno facendo: mi conviene ancora fare un piccolo impianto domestico sul tetto di casa?
Con l'aiuto dell'ingegner Fabio Alberani di ATER, l'associazione tecnici energie rinnovabili, abbiamo guardato come cambierà la resa economica di un impianto dimensionato a misura di famiglia, cioè da 3 kWp su edificio, con il quinto conto energia e le differenze con il quarto.
Si tratta di una taglia di impianto che è tra le meno penalizzate dal nuovo regime incentivante, visto che è esonerata dal famigerato registro che scatta solo sopra i 12 kWp (o 20 kWp con tariffa decurtata del 20%). Piccoli impianti che in Italia hanno dimostrato una discreta diffusione: se a livello di potenza installata la maggior parte (circa 11,5 GW su 14) viene da impianti sopra i 50 kW, per numerosità, sui quasi 400mila impianti FV italiani, circa 350mila sono impianti sotto ai 20 kWp.
Per la nostra analisi abbiamo ipotizzato che l'impianto da 3 kWp entri in esercizio nelprimo semestre di applicazione del quinto conto energia, ossia entro il 31 dicembre 2012; che abbia un costo chiavi in mano (Iva inclusa) di 2.800 €/kWp; che sia realizzato con tecnologia “made in Europe”, riuscendo dunque ad accedere al premio relativo sulla tariffa, pari a 2 centesimi di euro per kWh. L’impianto è orientato perfettamente a sud con un'inclinazione di 20 gradi. Abbiamo considerato tre località di installazione per avere un'idea di come cambia la resa economica con la producibilità: Milano, Roma e Palermo.
Come sappiamo, il nuovo conto energia prevede due distinte tariffe incentivanti: una applicata solo all'energia immessa in rete, la tariffa omnicomprensiva, l'altra solo all'energia autoconsumata, il premio autoconsumo. Nel nostro caso la tariffa omnicomprensiva con il V CE sarebbe di 208 €/MWh, che diventano 228 con il premio sul “made in Europe”, mentre il premio per l'autoconsumo sarebbe 126 €/MWh che diventano 146 con il premio. Abbiamo ipotizzato che la famiglia in questione consumi 2.700 kWh (nel primo anno il prezzo del kWh preso dalla rete è stimato in 0,18 €) è che riesca a soddisfare con l'impianto il 50% dei suoi consumi: “questa percentuale è ovviamente una stima, ma nasce dalla nostra esperienza su attività residenziali standard con riscaldamento a metano”, ci spiega l'ingegner Alberani.
Andiamo dunque a vedere in sintesi i risultati. A Milano (qui tutti i dettagli della simulazione), dove si ha una produzione annua (media su 20 anni) di 3.050 kWh, con il quarto conto energia in 20 anni prenderemmo circa 16.906 € di incentivi, con il quinto invece l'incasso per incentivi (mettendoci dentro sia la tariffa omnicomprensiva e il premio autoconsumo) è di 11.407 €. In questo modo i tempi di rientro dell'investimento – 8.400 €  che qui abbiamo ipotizzato siano capitale proprio – salgono dai 7 anni del quarto conto energia a 11 con il quinto. Allo stesso modo il valore attuale netto per i 25 anni di vita dell’impianto con il quarto conto energia ammonta a 24.549 euro, mentre con il quinto conto quinto energia è meno della metà: 10.336 euro.
Leggermente più attraenti i risultati per gli impianti dove si produce di più: a Roma(vedi dettagli) dove con il IV CE l'impianto si ripagherebbe in 6 anni, con i nuovi incentivi si ripaga in 9 e il guadagno netto attualizzato su 25 anni diventa di 14.536 euro contro i 31.567 del quarto conto energia.
Palermo invece (qui dettagli) il tempo di rientro dell'investimento del nostro impianto da 3 kW sale da 5 a 8 anni e il guadagno netto su 25 anni scende da € 36.066 a 17.228.
Insomma, il fotovoltaico alle famiglie italiane conviene ancora. Più attraenti potranno essere i conti se il prezzo degli impianti continuerà a diminuire e se la quota di autoconsumo è più elevata (premio autocunsumo + costo elettricità dalla rete maggiore della tariffa ominicomprensiva); questa infatti è la strada per massimizzare la convenienza di un impianto. Con i prezzi attuali e un autoconsumo del 50% però, come abbiamo visto, i guadagni tendono a dimezzarsi rispetto al quarto conto energia. Un colpo piuttosto duro, soprattutto se si pensa che questa tipologia di impianti è quella tra le meno penalizzate dal nuovo conto energia.
Nei prossimi giorni analizzeremo altre tipologie di impianti fotovoltaici e con taglie diverse.

lunedì 9 luglio 2012

Giugno 2012, la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici e' l' 8,45% del totale, in calo rispetto a maggio.


L' energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici nel giugno 2012 e' stata di 2.049 TW(h), leggermente inferiore a quella prodotta nel mese di maggio, 2.063 TW(h), che comunque e'di 31 giorni e non di di 30.
La percentuale sul totale dell' energia elettrica prodotta e' stata del 8,45 %, contro il 9 % del mese di maggio. Il totale dell' energia da fotovoltaico nei primi mesi sei mesi del 2012 e' stato 9.254 TW(h) su 140.262 TW(h) prodotti dal totale delle diverse fonti, pari al 6,6 %.

Da notare che il calo di consumi di energia elettrica in Italia nei primi sei mesi 2012, -2,1 %, non e' stato omogeneo su tutto il territorio nazionale ma ci sono stati cali attorno al 6-7% in Piemonte-Liguria ,Sicilia e Sardegna. E' un dato che andrebbe visto con attenzione perche' evidentemente e' la crisi economica che colpisce alcune regioni piu' di altre.

Siria, una riflessione, leggendo Galtung, sulla situazione attuale


Una riflessione sulla situazione attuale in Siria leggendo Galtung


Galtung nel manuale “La pace con mezzi pacifici” scrive che nello studio dei conflitti e’ utile: ”Identificare le svolte decisive del passato e poi chiedere: cosa doveva, cosa poteva essere fatto ? “* E cita il prematuro riconoscimento come stati indipendenti di diversi paesi della Jugoslavia quale esempio di scelta decisiva sbagliata che avrebbe potuto essere diversa.

“Ma un errore commesso dalla UE, dagli USA e dal Consiglio di Sicurezza non e’ facile da correggersi: sono in ballo pretese di infallibilita’, il che significa irreversibilita’.”*

Spiega inoltre che nell’ affrontare i conflitti bisognerebbe “astenersi dall’ irreversibile”* perche’ ”..gli esseri umani sono imperfetti e lo sono quindi anche la loro compassione e la loro conoscenza. Il principio della generale fallibilita’ umana dovrebbe percio’ avere come conseguenza fondamentale: agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano reversibili. Privilegia le azioni che possono essere disfatte. Procedi con attenzione, puoi sbagliare.”*

Nel caso della guerra libica del 2011 potremmo vedere come svolta decisiva che poteva essere affrontata diversamente la risoluzione ONU 1973/2011 che istitui’ la no-flay zone e la difesa dei civili con ogni mezzo.

In questa occasione Russia e Cina non posero il veto nel Consiglio di Sicurezza e molti ambienti pacifisti italiani apprezzarono l’ iniziativa delle Nazioni Unite. Ma la risoluzione 1973 fu un passo che permise alla Nato di attaccare la Libia esibendo l’autorizzazione dell’ ONU. Una scelta successiva che i pacifisti italiani non appoggiarono anche se non ci fu una opposizione visibile a questa operazione bellica.

In occasione della crisi siriana Russia e Cina , per ora, si oppongono a una scelta simile a quella libica e molti pacifisti dicono di non credere all' eventualita’di una risoluzione ONU rigida e successivo intervento benche’questa soluzione sia auspicata quasi esplicitamente da alcuni paesi Nato. Ricordo che l’ attacco alla Libia non e’ stato mai ammesso ufficialmente, neanche dopo migliaia di missioni aeree offensive.

Ma questa eventualita’, cioe’ una risoluzione ONU che apra la strada ad un attacco Nato, e’ possibile. Si puo’ ritenerla probabile o meno, ma niente esclude che possa verificarsi.

Quindi, visto che potrebbe essere la svolta decisiva verso una nuova guerra Nato, i pacifisti dovrebbero pensare a come contrastarla. Poi ,se gli avvenimenti dovessero percorrere strade piu’ pacifiche, meglio. Ma dobbiamo tenere di conto anche l’ ipotesi peggiore.

Occorre anche, per muoversi nel modo piu’ appropriato possibile, seguire i passaggi diplomatici con estrema attenzione perche’ “..le elite negozianti, impedendo la trasparenza non solo dei protocolli (segreti) finali, ma anche dell’ intero processo (negoziati “sensibili” secretati), sono i principali ostacoli alla pace.”*

marco

*Le frasi tra virgolette sono tratte dal manuale “La pace con mezzi pacifici” di Johan Galtung, Esperia edizioni (2000)

sabato 7 luglio 2012

Parigi,Amici della Siria,risoluzione ONU con capitolo VII,uso mezzi militari.


Enrico Mentana nei titoli di apertura del Tg di La7 TV di venerdi’ 6 luglio,dando notizia della Conferenza delgli “Amici della Siria” ,ha affermato che e’ iniziato il conto alla rovescia per Assad.



Repubblica, 7 luglio Da Beirut-Articolo non firmato

Titolo: “Siria, l’America sfida Mosca e Pechino”

Sottotitolo: La Clinton:”Paghino per il sostegno a Assad”. Appello ai generali di Damasco a defezionare.



“…il club “Amici della Siria”….Una sorta di contro-conferenza di Ginevra, dove i cinque grandi della Terra, i paesi membri del Consiglio di Sicurezza , piu’ alcuni comprimari di rilievo, sulla base del piano presentato dal mediatore Kofi Annan hanno concordato una road-map verso la transizione alla democrazia che non prevede l’ immediata uscita di scena del rais.

Che dietro l’ apparente unanimita’ covassero i contrasti di sempre, e’ parso subito chiaro quando la Francia ha deciso di convocare gli “Amici della Siria”, mentre la Russia, assieme alla Cina, ha disertato la riunione di Parigi, scegliendo di invitare a Mosca per il fine settimana altri esponenti dell’ opposizione”….

….”Poi l’ attacco a Russia e Cina, il cui atteggiamento in difesa di Assad, manifestatosi nei veti opposti durante le discussioni e di fronte alle decisioni del Consiglio di Sicurezza ,deriva, secondo Clinton dalla convinzione che “non stanno pagando nessun prezzo per levarsi a sostegno del regime”. Quindi l’ unica maniera per cambiare la situazione e’ fare capire chiaramente a Mosca e Pechino che ,invece, “pagheranno un prezzo”.

Clinton non ha spiegato cosa intendeva :sanzioni, isolamento internazionale, boicottaggi ? La risposta di Mosca non si e’ fatta aspettare. Il vice primo ministro Gennady Katylov ha definito quello del segretario di Stato americano un discorso “scorretto, fuori luogo”.



Il Manifesto 7 luglio.Da Parigi Anna Maria Merlo:

Titolo “Pressing per l’ intervento a Damasco”

Sottotitolo “Gli Amici della Siria sollecitano Russia e Cina per la risoluzione Onu



“L’ occidente aumenta le pressioni su Russia e Cina, perche’ il piano firmato di Ginevra il 30 giugno scorso dalle Grandi Potenze del “Gruppo di azione sulla Siria” (comprese Mosca e Pechino) venga attuato e e permetta una transizione politica a Damasco a senza Assad……..”

“…L’ occidente fa esplicito riferimento al “capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, che prevede di mettere a disposizione dei mezzi militari….”…..(Clinton)”…nel caso di non rispetto da parte del regime siriano di questa risoluzione”

(Fabious, ministro esteri francese)”..adozione urgente di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ed ha fatto esplicito riferimento all’ art.VII”

…Fabious sara’ a Pechino la prossima settimana e spera di riuscire a far i cinesi,”abbiamo qualche elemento per convincere Russia e Cina della fondatezza delle nostre posizioni”,assicura.

L’occidente punta alla risoluzione Onu, mentre nel mondo arabo c’e’ chi vorrebbe agire anche senza il via del Consiglio di Sicurezza….”

“…Al Cairo, il 3 e 4 luglio, su iniziativa della lega Araba, c’e’ stata una lunga riunione delle forze anti Assad , ma non e’ venuta fuori nessuna posizione chiara. Il richiamo al capitolo VII da parte dell’ occidente va incontro alle forze piu’ estremiste del fronte anti Assad…L’appello al capito VII significa anche che l’ occidente ha voltato pagina rispetto al piano di Kofi Annan, il cui mandato scade il 20 luglio…”





venerdì 6 luglio 2012

Amici della Siria: "Assad deve lasciare". Nuova risoluzione ONU sulla Siria ?


A Parigi : "Assad deve lasciare".


Il passo successivo di questa Conferenza dei paesi "Amici della Siria" ,alla quale hanno partecipato l''Italia e gli altri paesi Nato,sara' tentare una risoluzione ONU con condizioni rigide e sanzioni ?

Dalla news Ansa di ieri riportata da me dopo questo articolo sembrerebbe di si.

Bisognerebbe fare pressione sulla Russia affinche' non ceda a un tentativo del genere, e fare controinformazione in Italia perche' questa eventuale scelta della Russia non sia "criminalizzata" dai media e paesi Nato.

Se poi non si tentera' questa risoluzione,una edizione aggiornata della 1973/2011 che spiano' la strada ai bombardamenti Nato ,MEGLIO; ma oggi questa e' una eventualita' POSSIBILE, quindi sarebbe opportuno prepararsi ad affrontarla.

Naturamente quello che precede e' un invito a chi non vuole un intervento armato straniero in Siria. Chi vuole questo o pensa che la Nato e alcuni paesi arabi non farebbero mai una cosa del genere, faccia quello che meglio crede.

marco

Dall' Ansa 6 luglio ore 16,31
La Conferenza a Parigi dei paesi "Amici della Siria"
"Assad deve lasciare"

PARIGI - La conferenza degli Amici del Popolo siriano lancia un forte appello al presidente Bashar al-Assad affinché "lasci il potere": è quanto si legge nella dichiarazione finale della riunione, firmata dagli oltre 100 Paesi partecipanti

HOLLANDE, ASSAD DEVE ANDARSENE - Il presidente francese, Francoise Hollande, apre a Parigi la conferenza Amici della Siria con un attacco al presidente Assad che, per Hollande, se ne deve andare nell'interesse del suo paese e della pace nella regione. Rivolto alla Russia, Hollande ha chiesto sanzioni più dure contro il regime di Damasco, giudicato una minaccia per il mondo. A Parigi e' atteso anche il generale Manaf Tlas, uno dei comandanti delle Guardie Repubblicane siriane, ex fedelissimo di Assad che ha defezionato.

CLINTON, CINA E RUSSIA PAGHERANNO PREZZO - La Cina e la Russia "pagheranno un prezzo" per il loro sostegno al regime siriano di Bashar al Assad: lo ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, intervenendo alla conferenza degli amici della Siria a Parigi.

'E' tempo di abbandonare il dittatore, abbracciare il popolo siriano, ed andare dalla parte giusta della storia'': lo ha detto Hillary Clinton rivolgendosi ai militari siriani nel corso di una conferenza stampa all'ambasciata americana a Parigi.

FABIUS, NON SIAMO PER MILITARIZZAZIONE CRISI - ''Non siamo per la militarizzazione'' della crisi siriana: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, al termine della conferenza degli Amici della Siria a Parigi. Poco prima, anche il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, aveva escluso il ricorso alla forza.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/07/03/Assad-Rammarico-abbattimento-jet-turco-_7133427.html


Ansa
Siria:Dassu',ritentare risoluzione Onu
'Che non implichi uso forza. divisioni tra Usa e Russia restano'
05 luglio, 20:48

(ANSA) - ROMA, 5 LUG - ''Il tentativo e' di andare di nuovo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per una nuova risoluzione sull'art 41 del capitolo VII, che non prevede l'uso della forza ma potrebbe imporre nuovi strumenti per una transizione, un accordo politico che e' stato discusso a Ginevra e che non si riesce ad imporre''. E' quanto ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri Marta Dassu' poco prima di partire per Parigi dove si terra' la riunione 'Amici della Siria'.


Brandley Manning Premio Nobel per la Pace, come sostenere la candidatura


Sosteniamo la candidatura di Bradley Manning al Premio Nobel per la Pace

Gentili amici

vi invitiamo a inoltrare questo messaggio a onorevoli, senatori e altri parliamentari nel mondo per sostenere la candidatura di Bradley Manning per il Premio Nobel per la Pace 2012, lanciata dalla parlamentare islandese Birgitta Jónsdóttir e The Movement in Islanda. Vi preghiamo inoltre di inviare questo messaggio voi stessi e di inoltrarlo ai vostri contatti e di farci sapere chi avete contattato e quali risposte avete ricevuto - email payday@paydaynet.org. Grazie!

Gentile

come sa, Bradley Manning, il soldato gay statunitense accusato di aver fatto pervenire migliaia di documenti secretati al sito WikiLeaks smascherando i crimini di guerra perpetrati soprattutto dall'esercito USA, è stato candidato da The Movement in Islanda per il Premio Nobel per la Pace 2012.

La parlamentare islandese Birgitta Jónsdóttir ha chiesto di far circolare la sua lettera che invita gli altri parlamentari a sostenere la sua iniziativa. Vi invitiamo a fare la seguente dichiarazione (dalla sua lettera):

“Con la presente dichiaro di sostenere la candidatura del soldato Bradley Manning per il Premio Nobel per la Pace 2012 lanciata da The Movement in Islanda. Firma e invio a postmaster@nobel.no.

” Noi speriamo che firmerà questa dichiarazione, inviandola in copia a birgittaj@althingi.is, e che farà circolare questa lettera tra i suoi colleghi parlamentari, invitandoli a unirsi all'iniziativa.

Le udienze preliminari di Bradley Manning stanno avendo luogo adesso. Si prevede che la corte marziale si terrà in novembre/dicembre nonostante il rifiuto del governo statunitense di divulgare elementi chiave. In questa fase il sostegno internazionale a suo favore è quindi cruciale.

Vostri per il rifiuto di uccidere,
Giorgio Riva, Payday men’s network
Didi Rossi, Queer Strike

Per ulteriori informazioni:
Lettera aperta dei Membri del Parlamento europeo al governo statunitense
Early Day Motions 1624 & 2540 del parlamento britannico
http://www.bradleymanning.org/
http://www.refusingtokill.net/

Lettera della parlamentare Birgitta Jónsdóttir (Islanda)
Aprile 2012

Cari colleghi parlamentari,

Le "gole profonde" sono sotto assedio nel mondo occidentale. L'incredibile storia degli storici atti di coraggio del soldato Bradley Manning – informare e trasformare il mondo con una cosa così semplice come la verità – ci ha spinto a candidarlo per il Premio Nobel per la Pace 2012.

Molti parlamentari non sono a conoscenza del fatto che sono nell'elenco privilegiato dei designatori ammissibili per le candidature per il Premio Nobel per la Pace. La scadenza per le designazioni del 2012 è passata, ma riteniamo che raccogliere i nomi dei parlamentari che desiderano sostenere la sua candidatura sarebbe un segnale importante. Vi prego di leggere la lettera che abbiamo inviato al Comitato per il Premio Nobel per la Pace e vi invito a unire il vostro nome a sostegno della sua candidatura.

Il 1 febbraio 2012, l'intera delegazione parlamentare di The Movement del parlamento islandese ha candidato il soldato Bradley Manning al Premio Nobel per la Pace. Di seguito trovate la lettera inviata al comitato che spiega perché ci siamo sentiti in dovere di candidare Manning a riprova del suo impegno individuale, con grande sacrificio a livello personale, nel promuovere la causa della pace nel mondo.

La nostra lettera al Comitato per il Premio Nobel per la Pace:

Abbiamo il grande onore di candidare il soldato di prima classe Bradley Manning al Premio Nobel per lPace 2012. Manning è un soldato dell'esercito statunitense accusato di aver fatto pervenire migliaia di documenti secretati al sito WikiLeaks. I documenti indicano una lunga storia di corruzione, crimini di guerra e imperialismo da parte del governo degli Stati Uniti nei rapporti internazionali. Queste rivelazioni hanno alimentato rivolte democratiche nel mondo, inclusa una rivoluzione democratica in Tunisia. Secondo i giornalisti, le sue presunte azioni hanno contribuito a motivare i movimenti democratici della Primavera Araba, hanno fatto luce sulla segreta influenza delle corporation sulla politica estera occidentale e, ultimamente, hanno fatto sì che l'amministrazione Obama accettasse di ritirare le truppe statunitensi dall'Iraq occupato

Bradley Manning è tenuto prigioniero da quasi due anni dal governo degli Stati Uniti, senza un processo. Ha passato più di dieci mesi di questo tempo in isolamento, in condizioni che gli esperti a livello mondiale hanno denunciato perché paragonabili alla tortura. Juan Mendez, Relatore Speciale delle Nazioni Unite su Trattamenti o Pene Crudeli, Inumane e Degradanti paragonabili alla Tortura, ha ripetutamente richiesto un incontro privato con Manning per valutare le sue condizioni, ma gli è stato negato.

I documenti resi pubblici da WikiLeaks non avrebbero mai dovuto essere tenuti nascosti agli occhi del pubblico. Queste rivelazioni – inclusa la documentazione video di un incidente in cui soldati statunitensi a Baghdad hanno freddato undici o dodici persone, inclusi due giornalisti della Reuters e un innocente che passava di lì per caso – hanno aiutato la discussione a livello mondiale sugli interventi statunitensi oltremare, sulle vittime civili della guerra, sulle manipolazioni imperialiste e sulle regole militari di ingaggio

I popoli della Terra hanno un grande debito nei contronti dei divulgatori di WikiLeaks per aver fatto luce su questi avvenimenti e quindi sollecitiamo il Comitato a consegnare questo premio prestigioso alla presunta “gola profonda” Bradley Manning.

Sinceramente,

Birgitta Jónsdóttir
Margrét Tryggvadóttir
Þór Saari
Membri del Parlamento islandese per The Movement

Michael Parenti
Mike Gogulski
Membri della Bradley Manning Support Network

Con la presente dichiaro di sostenere la candidatura del soldato Bradley Manning al Premio Nobel per la Pace 2012 lanciata da The Movement in Iceland. Firma e invia a postmaster@nobel.no
Með björtum kveðjum

Birgitta Jonsdottir

http:/immi.is - http://this.is/birgitta - http://joyb.blogspot.com/ - http://www.facebook.com/birgitta.jonsdottir - twitter @birgittaj - skype: birgittajoy
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mercoledì 4 luglio 2012

Siria-Guido Olimpio (Corsera):si aspetta una svolta....


Questo commento di Guido Olimpio sul Corriere della Sera di oggi, mercoledi' 4 luglio, forse dice la verita': si aspetta l' occasione propizia per la guerra aperta alla Siria, si prova una strada dopo l' altra finche' non si sara' imboccata la strada buona.


"Non c' e' spazio per posizioni intermedie".

In questa frase e' compreso tutto il programma dei paesi Nato e delle Petromonarchie, alleate con l' opposizione siriana, compreso Padre Paolo D'Oglio che sara' nei prossimi giorni a Roma a chiedere un intervento della comunita' internazionale contro le violenze di Assad. Mentre in Siria c'e' una guerra tutti contro tutti, alla quale vuole partecipare anche la Nato per i propri obiettivi strategici geopolitici.

marcopa


Diplomazia debole e protezione russa, impotenti davanti ai massacri in Siria
di Guido Olimpio


Rapporti terrificanti sulle torture commesse dal regime siriano. Bombe sui centri abitati. Vendette non meno sanguinose dei ribelli. E morti. Tanti morti. Il conflitto in Siria scrive ogni giorno pagine brutali e nessuno sa bene cosa fare.

L' Occidente per ora si e' limitato ad aiutare gli insorti con forniture d' armi dirette o indirette attraverso gli alleati arabi. Un supporto - si racconta - affiancato da operazioni di intelligence. Piu' determinati alcuni Paesi arabi, come Arabia Saudita, Qatar, Libia, che hanno fornito materiale bellico in quantita' all' opposizione. ma questo e' il limite. Nessuno per il momento sembra pensare ad un intervento in stile Libia.

Gli USA lo hanno escluso, non meno prudenti sono i partner europei. Un azione militare aprirebbe scenari imprevedibili e sarebbe costosa in termine di vite umane. Poi ci sono le diffidenze verso i ribelli, dove non sono pochi gli estremisti. Come dice saggiamente l' ex Segretario di stato americano Henry Kissinger, meglio stare alla larga se non sei sicuro di cio' che viene dopo. E la Siria rientra in questa categoria.

Le indecisioni della diplomazia sommate alla protezione della Russia danno una mano al regime. La satrapia perde i pezzi ma e' ancora solida. L' impressione e' che Assad, insieme alle minoranze che lo appoggiano, sia pronto ad andare fino in fondo. Con le armi in pugno.

Allora si manovra. Pressioni diplomatiche piuttosto sterili e il sostegno - contenuto - all' insurrezione. Si spera di provocare un punto di rottura, quel crac che spinga Mosca a chiedere al leader di farsi da parte per favorire una transizione come invoca l' inviato dell' Onu , Kofi Annan. Un' uscita in extremis per evitare il bagno di sangue finale. L' impressione, pero', e' che sia troppo tardi. Quando si compiono certe nefandezze e si bruciano migliaia di vite non c'e' spazio per soluzioni intermedie. Gli insorti lo hanno fatto capire. Difficile perdonare l' eccidio.

La conseguenza e' che cinicamente si aspetta una svolta sul terreno. Qualcosa che spezzi il regime o che renda possibile un intervento ora escluso.

Dal Corriere della sera di mercoledi' 4 luglio.