domenica 31 luglio 2011

Nonviolenza, le mie risposte alle domande del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo

Qual’e’stato il significato piu’ rilevante della marcia Perugina-Assisi in questi cinquant' anni ?

L’ impressione che ho avuto dal poco che ho letto sulla marcia del 1961 e’ che questa sia stata fondamentale per la nascita del Movimento Nonviolento e quindi per la presenza continua ed organizzata della nonviolenza nel nostro paese.

Le edizioni degli ultimi 20 anni si sono caratterizzate per la presenza di decine di migliaia di persone, arrivate da tutta Italia a mostrare il loro desiderio di pace e la loro avversione a guerre, armamenti e violenza. Questo senza dubbio e’ un grande merito di chi le ha organizzate in questo periodo. Ora pero’vedo un’ involuzione nelle aree politiche, culturali e sociali che hanno animato le edizioni dopo il 1987, e la presenza di conformismo o passivita’; questo condiziona anche il mio giudizio attuale sulla gestione delle marce, che ritengo impostate con troppa superficialita’ e genericita’ mentre la pace e la guerra sono temi drammatici.

La posizione sulle cosiddette guerre umanitarie e’un limite grosso della sinistra italiana e spero che prima o poi sia affrontato con un po’ di fermezza da parte di chi e’contrario alle guerre. Oggi si legge di un bombardamento,che ha ucciso dei civili, sulla televisione libica, effettuato dall’alleanza di cui fa parte l’ Italia con il consenso di partiti di sinistra. Dire parole chiare sarebbe doveroso, ma non arriveranno da molti pacifisti doc.

E che cosa caratterizzera’ maggiormente la marcia che si terra’ il 25 settembre di quest' anno?

Non so che caratteristiche avra’ la marcia di quest’anno. Io vorrei che servisse soprattutto a far conoscere il pensiero e la vita di Aldo Capitini alle molte persone che non lo conoscono e che sicuramente apprezzerebbero e riterrebbero attuali i suoi insegnamenti. Ricordo che stiamo vivendo tempi non belli e che negli ultimi anni del fascismo le idee di Aldo Capitini, pubblicate in parte nel suo primo libro “Elementi di una esperienza religiosa”, erano un riferimento importante per molti giovani intellettuali. Rileggerlo ci aiuterebbe anche in questa fase storica.

Quali i fatti piu’ significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza ?

Nel mondo, le rivoluzioni arabe e gli indignati greci e spagnoli, anche se gli esiti di queste mobilitazioni sono per ora molto contradditori. In Italia, i referendum sull’acqua e contro il nucleare benche’ la vittoria di giugno non abbia risolto le cose ma sia stata solo un’ importantissimo episodio.

Qual’ e’lo "stato dell’arte" della nonviolenza oggi in Italia ?

Idee e concetti appartenenti alla cultura nonviolenta sono presenti nel senso comune di gran parte degli italiani, sicuramente nella maggior parte dei piu’ impegnati . Quello che manca quasi completamente e’ il Satyagraha, la lotta nonviolenta per la cause giuste. Le mobilitazioni sono numerose ma contengono spesso una grande dose di egoismo nei loro obiettivi e nella loro gestione. Anche quando e’ assente la violenza sono sostanzialmente subalterne a rapporti umani, concezioni e stili della vita, non solo nei consumi, che poco hanno a che fare con la nonviolenza.

Quale ruolo puo’ svolgere il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti oggi in Italia ?

Innanzi tutto quello che esiste oggi deve continuare anche in futuro, e’ necessario quindi l’ impegno di tutti per sostenere non solo il Movimento Nonviolento e la sua rivista Azione Nonviolenta ma anche esperienze importanti come l’attivita’ editoriale del Centro Gandhi , il Centro Sereno Regis e altre ugualmente preziose diffuse in tutta Italia. Per fare questo e’necessario un rapporto di collaborazione piu’stretto e solidale tra tutte le realta’ italiane; non so proporre in che forma costruirlo, si potrebbe cominciare organizzando qualche iniziativa comune a tutti coloro che si riconoscono nella nonviolenza.

Su quali iniziative concentrare maggiormente l’ impegno nei prossimi mesi ?

I prossimi mesi saranno,gia’ lo sono, difficili e confusi e le persone potrebbero trovarsi impreparate e disorientate. Proporrei a tutti piu’che iniziative precise un impegno piu’generale: dovremmo spiegare che non e’ possibile un tenore di vita dispendioso per tutti e che per assicurare una vita dignitosa alle popolazioni, senza escludere nessuno, sono necessari grandi cambiamenti sociali e non la crescita, come invece propongono in Italia in questi giorni le cosiddette parti sociali. Questo vale per i singoli paesi e per il mondo intero. Penso poi che dovremmo proporre, con l’esempio, il metodo nonviolento per le molte vertenze e conflitti causati dalle difficolta' economiche attuali, provando almeno ad organizzare qualche incontro su questo tema .

Se una persona del tutto ignara le chiedesse “Cos’e’ la nonviolenza e come accostarsi ad essa ?” cosa risponderebbe ?

La nonviolenza non e’solo l’assenza di violenza o di guerra. E’ un metodo, una cultura, una prassi che vuole affrontare, possibilmente risolvere, i conflitti tra stati, classi sociali, religioni, singoli e soggetti di ogni tipo, in modo non distruttivo e possibilmente con un vantaggio e liberazione per tutti. La nonviolenza e’ consapevole dei limiti umani e della natura, quindi mette in conto che non sempre riesce la soluzione migliore, l’ importante pero’e’muoversi in questa direzione e avremo soluzioni migliori di altre anche quando gli esiti non saranno quelli sperati.
Dopo aver confuso le idee del malcapitato interlocutore con queste parole, gli consiglierei di leggere i classici dei e su i maestri della nonviolenza, almeno Gandhi, Capitini ,Tolstoi e Luter King. Sono tutti uomini, quindi riprendo dalle risposte di Anna Bravo l’invito a leggere La banalita’del male di Hannah Harendt e tutto quello scritto da Simon Weil, confessando che sono il primo a dovere approfondire meglio la nonviolenza affrontata dal punto di vista del genere femminile.

venerdì 29 luglio 2011

Nonviolenza, sette domande a Nanni Salio Pres.del Centro Sereno Regis e membro del Movimento Nonviolento

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Nanni Salio: Don Milani era scettico a proposito delle marce, ma la prima marcia ebbe un significato di rottura in un clima politico assai difficile e Capitini seppe fare un lavoro straordinario per mettere insieme componenti diverse e superare molte avversita'. In seguito la marcia e' stata sempre piu' edulcorata e sebbene in alcuni casi molto partecipata, i contenuti e la qualita' della partecipazione (soprattutto da parte di personaggi politici di rilievo che intervenivano pur essendo responsabili di decisioni nient'affatto condivisibili) lasciava a desiderare. Pur con questi limiti, la marcia e' stata un punto di riferimento soprattutto nei momenti piu' cruciali.

- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Nanni Salio: Il tema centrale e' ancora una volta quello della nonviolenza e del ripudio della guerra. Per ragioni di compromesso, non si e' giunti a delineare contenuti piu' avanzati, come quello della difesa popolare nonviolenta, che bisognerebbe sempre avere presente, e dei corpi civili di pace.

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Nanni Salio: Sul piano teorico abbiamo buone elaborazioni e riflessioni. Molto meno sul piano dell'azione collettiva e su quello organizzativo. Per queste ragioni siamo poco appariscenti nella societa'.

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini?

- Nanni Salio: Deve continuare a proporre e riproporre il messaggio capitiniano e andare oltre, verso la realizzazione di alternative nel campo della difesa, della trasformazione nonviolenta dei conflitti e della costruzione di una societa' e di una economia sostenibili e nonviolente. Occorre riprendere con forza il tema dell'obiezione di coscienza, estendendolo anche ai militari in servizio (obiezione selettiva), ai lavoratori nelle fabbriche belliche, ai ricercatori. Inoltre, bisogna promuovere forme di organizzazione tra i vari gruppi e movimenti che condividono la cultura della nonviolenza per rendere piu' efficace e incisivo il lavoro collettivo.

- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Nanni Salio: In Italia: il successo dei movimenti promotori dei referendum e la capacita', nonostante tutto, del movimento No Tav di continuare a resistere. Sul piano internazionale la primavera araba sta dimostrando che e' possibile lottare mediante la nonviolenza collettiva su larga scala, in ogni ambiente culturale, smontando le tesi di coloro che hanno relegato l'islam in una concezione violenta. Infine, l'Islanda ha indicato la strada da seguire per non accettare supinamento il ricatto e l'esproprio operato dai centri criminali della finanza internazionale.

- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Nanni Salio: Organizzare la protesta e l'opposizione alle manovre finanziarie, seguendo l'esempio islandese, degli indignados, ecc. Continuare l'opera avviata con i referendum per concretizzare le alternative. Tessere una rete di movimenti di base per un'alternativa che dia speranza e metta fuori gioco l'attuale sistema di potere politico.

- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Nanni Salio: La nonviolenza e' la capacita' di trasformazione creativa e costruttiva dei conflitti, dal micro al macro, per ridurre ogni forma di violenza e pertanto di sofferenza e accrescere le possibilita' di vita felice e armoniosa. La inviterei al nostro Centro Sereno Regis, dove vedrebbe cosa significa operare quotidianamente nella ricerca, nell'educazione e nell'azione e chiederei di coinvolgersi man mano nel nostro lavoro.

Le interviste sono a cura del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo

giovedì 28 luglio 2011

Migranti in via Scuderi all'Infernetto,Roma, la solidarieta' contro il razzismo mascherato da rispetto delle leggi

Sgomberi all' Infernetto, si attiva la macchina della solidarieta'.
L' Associazione 3 Febbraio: diritto alla casa contro abusi e speculazioni

Il Faro on line - “Siamo venuti da molte parti del mondo per cercare una vita migliore e dignitosa. Viviamo qui da più di dieci anni pagando regolarmente affitto e utenze, i nostri figli frequentano le scuole della zona e noi lavoriamo come cuoche, badanti, giardinieri, elettricisti, muratori e meccanici”. Queste le parole che ci rivolgono appena ci avviciniamo gli abitanti di Via Scudieri che ci informano di aver saputo che il Comune di Roma li vuole sgomberare.
Le case che abbiamo visto non ci sembrano poter garantire una sistemazione dignitosa per nessun essere umano – loro pagano da 700 ai 1000 euro al mese per abitarvi - ma sappiamo tutti quanto il pregiudizio renda difficile per un immigrato ottenere un affitto.

“Per ora noi abbiamo trovato queste – ci dicono - e lotteremo per la nostra dignità e per non finire in mezzo alla strada ed è per questo che l'Associazione '3 febbraio' da anni impegnata contro il razzismo e per la solidarietà in tutto il paese ci sta sostenendo. Non vogliamo però accontentarci – rassicurano - e stiamo cercando altre sistemazioni più dignitose”.

Sono circa 50 le unità abitative coinvolte, solo una decina (rappresentative delle tre comunità presenti: Sri Lanka, Senegal, Romania) hanno scelto di intraprendere questo percorso in comune e assieme all'A3F. Più di 30 bimbi vivono li. Molti di loro denunciano ricatti da parte dei proprietari, minacce e di star vivendo senza luce, gas e acqua. “Ci stiamo aiutando l'uno con l'altro – dicono - incoraggiandoci e mettendo in comune i pochi servizi rimasti attivi. È una situazione difficile, anche grazie al vostro sostegno speriamo di poter fermare questa ingiustizia”.

Il pignoramento dell'immobile da parte del Tribunale di Ostia e l'assegnazione di un custode giudiziario (Avv. Petrini Silvia) non ha cambiato nulla, il proprietario ha continuato a riscuotere
affitto e costo dei servizi (luce e gas, acqua), nonostante non abbia registrato i contratti di locazione. In seguito a degli accertamenti è stato comunicato lo sgombero dell'immobile perché l'acqua non sarebbe potabile.

“La solidarietà è la nostra forza – dichiara l’A3F - ed è per questo che vogliamo farla crescere informandovi e passando delle giornate insieme per unire l’umanità che è in ognuno di noi, sostenerci, incoraggiarci, ridere, iniziare a pensare gli uni agli altri e superare paure, ignoranza e superficialità che spesso alimentano il razzismo, l'isolamento e l'insicurezza di tutti”.
“Facciamo appello – conclude l’A3F - a tutta la gente che vuole schierarsi con noi contro la violenza, il razzismo, gli abusi dei prepotenti per costruire insieme una migliore convivenza umana”.
Daniele Taurino

Fonte www.ilfaroonline.it

mercoledì 27 luglio 2011

Il Pd e la questione morale

IL PD E LA QUESTIONE MORALE
Quel che Bersani non ha scritto
di Antonio Polito

Il Pd ha questo di buono: della sua questione morale per lo meno ne parla. Bersani ha affrontato il problema con la lettera pubblicata ieri dal Corriere della Sera . Che contiene due elementi apprezzabili. Il primo è l'ammissione che la «diversità genetica» non esiste più. Gli iscritti al Pd non sono vaccinati dalla loro storia o dai loro ideali contro la tentazione di rubare. Bersani dice che il Pd aspira piuttosto a una «diversità politica». Ed elenca molte misure certamente utili per ridurre il rischio che i politici - i suoi e gli altri - rubino. Tra queste una legge, del resto prevista in Costituzione, che regolamenti la vita dei partiti condizionando i generosi finanziamenti dello Stato al rispetto di regole interne di trasparenza. Bisognerebbe anzi prevedere, come nel calcio, la responsabilità oggettiva: chi sgarra perde i soldi pubblici.

Detto questo, Bersani si ferma ben al di qua di ciò che servirebbe per restituire al Pd l'onore politico compromesso dai casi Penati, Pronzato e Tedesco. Nella sua lettera manca infatti ogni accenno autocritico. Che ci vuole ad ammettere, per esempio, che un dirigente del Pd nel consiglio di amministrazione dell'Enac non doveva proprio starci? Non è così che si separa «la politica dalla gestione», come il Pd spesso auspica? Se si dà a un politico il potere di assegnare una tratta aerea gli si regala anche un potere discrezionale che sarà fatalmente tentato di sfruttare. E non sono forse migliaia gli enti e le aziende pubbliche i cui cda esistono al solo scopo di assicurare poltrone e affari ai partiti? Secondo punto. Non si può criticare il Pd perché alcuni suoi senatori si sono rifiutati di avallare il teorema per cui Tedesco, che non fu arrestato quando era un «semplice» assessore di Vendola, meriti ora la privazione della libertà perché da parlamentare può delinquere più facilmente (tesi sostenuta dai magistrati). Ma il Pd ha la colpa di aver portato in parlamento Tedesco proprio perché era inquisito, con la «furbata» di eleggere a Strasburgo chi lo precedeva in lista, promuovendolo così da primo dei non eletti a eletto dotato di «scudo».

Infine il caso Penati, il più scabroso per Bersani, poiché ne era il braccio destro. Si capisce che il segretario del Pd non voglia entrare nel merito delle accuse penali. Ma la pietra dello scandalo è la spericolata operazione con cui la Provincia di Milano guidata da Penati comprò azioni di una società autostradale, peraltro già a maggioranza di capitale pubblico. Bersani potrebbe almeno dire che quell'affare fu un errore, frutto dell'ipertrofia, se non peggio, di una politica che invece di privatizzare acquista fette di aziende, gioca a Monopoli e fa scambi impropri con le imprese usando il denaro dei contribuenti?

Moralizzare davvero vuol dire espellere la politica dalla gestione degli affari e dell'economia. Fare del moralismo è invece lisciare il pelo ai pasdaran dell'antipolitica, come il Pd ha fin qui spesso fatto nella speranza - ha scritto Marco Follini - di «esserne risparmiato in ragione di un minor vizio: soluzione ingenua senza essere del tutto innocente». Il trucchetto, come si vede in questi giorni, non funziona più. Non resta che fare sul serio.

Antonio Polito
Fonte www.corriere.it

Un mio commento all' articolo di Antonio Polito

Io penso che l' involuzione del Partito Democratico sia ancora piu' grave di quanto scrive Antonio Polito ed ha toccato la questione morale ma anche tante questioni politiche cruciali quali la guerra o le privatizzazioni spericolate. Di fatto pero' il Pd continua ad avere una sua base di consenso ampia che si fonda sulle regioni "rosse" ma anche su aggregazioni sempre molto forti come Arci o Cgil.

A tutto questo manca una alternativa, Rifondazione ha dilapidato piu' volte il tesoretto che costruiva dividendosi sulla questione del governo. Nello stesso tempo pero' la sua era una crescita basata soprattutto sulla forza aggregativa dell'identita' comunista.
Alcuni temi di Vendola e SeL hanno in questi mesi una attrazione in crescita, ma ancora senza basi organizzative solide e senza mai considerare l' ipotesi di non essere alleato del Partito Democratico. Tuttavia il fatto di non essere carettirizzata solamente come proveniente dalla tradizione comunista le da una potenzialita' di crescita molto superiore a Rifondazione.

Comunque il Pd era uscito rafforzato dalle amministrative anche se i successi piu' importanti del centrosinistra erano stati di De Magistris e Pisapia che non i suoi candidati iniziali; ora i sondaggi gli attribuiscono qualche flessione, ma finche' non ci saranno alla sua sinistra aggregazioni piu' solide rimarra' il riferimento principale del centrosinistra.
Ma se si aggregasse una sinistra su alcuni temi che vedono il Pd su posizioni abbastanza moderate se non reazionarie (ad esempio le guerre) anche nel centro-sinistra potrebbe esserci qualche terremoto.

Marco

lunedì 25 luglio 2011

Un mio commento all' intervento di A.Navarra su crisi economico-finanziaria e dopo-referendum nucleare

Condivido molte cose tra quelle scritte da Alfonso Navarra, non voglio pero' commentare la parte che riguarda l' energia, parte sulla quale spero di tornare tra qualche giorno, ma solo la parte che affronta la crisi economica-finanziaria dei paesi europei e degli USA e le sue conseguenze.
In questi giorni i media seguono soprattutto la vicenda statunitense e continuano a seguire le vicissitudini della Grecia, ci sono rischi molto preoccupanti, difficili da prevedere, ma certamente l' economia reale sara' ulteriormente colpita dalle correzioni nei bilanci statali e i diversi corpi sociali , gia' in difficolta' economica, vedranno aumentare le loro sofferenze.
Ma le difficolta' economiche dei paesi occidentali in genere sono gia' abbastanza gravi e le reazioni degli strati piu' colpiti non sembrano proporzionate alle dimensioni dell' impoverimento generale. Le societa' sono come ingessate e non c'e' tra le diverse parti sociali un conflitto, una competizione. Gli strati piu' deboli non hanno rappresentanza ma i sindacati e i partiti che dovrebbero rappresentarla condividono le ricette che invece fanno l' interesse degli strati piu' abbienti.
In Grecia e in Spagna questa divaricazione tra la sinistra (i partiti socialisti al governo) e una grande parte della popolazione e' emersa in modo clamoroso, ma anche in questi paesi chi non condivide le ricette della sinistra governativa non riesce a costruire programmi diversi con un seguito organizzato.
Le vecchie forme della politica sono in crisi da tempo ma per influire sulla realta' e' comunque necessario che le persone in qualche modo si muovano insieme, creino delle reti, degli strumenti di informazione autonomi e duraturi. E' questo quello che ancora manca anche in Spagna e Grecia, mentre nel nostro paese siamo sempre ad uno stadio piu' arretrato in quanto questa divaricazione tra sinistra di governo e una grande parte della popolazione non e' ancora emersa anche se di segnali ce ne sono stati tanti.
Io sono convinto che le parti della societa' colpite da questa crisi in modo definitivo arriveranno ad organizzarsi e a creare propri strumenti di intervento nella politica,nella societa', nell' informazione, ma sono consapevole che in questi anni, dopo decenni che la politica e' sembrata piu' un teatrino che scontro tra interessi diversi, questa convinzione sembri totalmente infondata.
Indico ugualmente pero' quello che vedo indispensabile:
trovare la maniera di coordinarsi e trovare strumenti collettivi di intervento e informazione.Dobbiamo farlo in forme nuove non nelle vecchie ormai superate, ma dobbiamo farlo.

A.Navarra su dopo-referendum nucleare e crisi economico-finanziaria

Oggi si apre la nuova fase ANTINUCLEARE europea - contro la crisi

Magari quanto andrò ad evidenziare è fuori dall’agenda emersa il 9 luglio, all’Assemblea nazionale del Comitato “VOTA SI’ PER FERMARE IL NUCLEARE, e quindi del prossimo settembre, quando il suddetto comitato deve ritrovarsi come “FORUM DELL’ENERGIA”, non lo so.

Ma spero e credo che noi, cittadini attivi, ci si dimostri tanto ragionevolmente elastici da sapere adattare la nostra agenda ai “segni” ed alle necessità dei tempi.

La prima cosa che osservo è che, ovviamente, il nucleare non è finito, come per lo più si dà per scontato all’interno del suddetto FORUM: il mostro ferocissimo è solo ferito, e si tratta di “finirlo”, per l’intanto, in Europa, dove la partita è del tutto aperta, per non ritrovarcelo di nuovo in Italia. E prima di quanto non ci si aspetti.

Il referendum è stato vinto perché, appunto, ANTINUCLEARE, in virtù del sacrosanto e ragionevolissimo spavento della gente seguito a Fukushima.

Non possiamo confondere (per fortuna, dico io) l’atteggiamento e le opinioni del corpo elettorale con la “narrazione” ambientalista delle associazioni tipo Legambiente, WWF, Greenpeace ed altre!

Rispettare la volontà popolare, espressasi col voto referendario, vuol dire perciò, in primo luogo, proseguire a portare a compimento la battaglia ANTINUCLEARE.

Il governo italiano deve prendere posizioni in ciò coerenti all’interno della UE.

L’ENEL deve cessare di perseguire progetti nucleari all’estero.

Ed il “vecchio” nucleare che grava ancora sull’Italia deve essere messo in condizioni di nuocere il meno possibile (vedi, tra le altre cose, il via vai delle scorie da Caorso, Trino, Latina, eccetera; e la questione del deposito unico).

In seconda battuta si presenta la questione del “nuovo paradigma energetico”.

Qui punterei non sulle “narrazioni” ma su obiettivi politici chiari per il nostro Paese: il 100% di energia da FER (Fonti energetiche rinnovabili) radicalizzando, su questo aspetto, “i tre venti entro il 2020” della UE.

Obiettivi – specialmente il 100% da FER - da perseguire nazionalmente e localmente.

L’opzione per l’energia alternativa va proposta come parte integrante ed essenziale di una nuova economia “ecologica”, e socialmente più giusta, indispensabile per uscire dalla crisi guardando alle vere esigenze popolari (che non devono subire i diktat della dittatura finanziaria che si sta imponendo a livello europeo).

E’ su questo terreno, dei bisogni vitali che si contrappongono alla follia della Borsa, che possiamo e dobbiamo lavorare a costruire un movimento unitario dei movimenti del popolo “indignato”.

Tenendo sempre presente che ormai la scala su cui i problemi vanno affrontati e risolti è quella europea.

O ci attrezziamo alla svelta per questa sfida a larga (e dura) scala o prepariamoci – me ne convinco sempre di più - ad assistere a foschi scenari: la disgregazione dell’Entità politica europea, la disarticolazione di vari Stati nazionali (anche l’unità d’Italia potrebbe saltare, perché no), il dilagare delle culture razziste e violente che hanno portato all’orrore di Oslo.

Quello che, con Guido Viale e con altri che hanno scritto sul "Manifesto", voglio dire è che penso che la situazione sia molto più grave di quanto non immaginiamo nel dolce desiderio di proclamarci vincitori “definitivi” (in particolare sul nucleare) e di cullarci sugli allori.

Ci vengono richieste scelte coraggiose e responsabilità straordinarie per mesi ed anni che si annunciano critici (quindi “formidabili”, se sapremo cogliere l’occasione).

Ragion di più per costruire l’unità utile e vera a partire da un dibattito franco ed aperto.

Ho l’impressione che già a settembre, dopo un nuovo accanimento della speculazione contro l’Italia e contro l’euro, di fronte al prospettarsi di nuove “manovre” (forse post-tremontiane), verrà fuori una divisione politica molto più sostanziale rispetto a quella sull’espressione “bene comune”.

Ogni soggetto individuale e collettivo, volente o nolente, dovrà, per forza di cose, rispondere alla seguente domanda: il debito pubblico da oltre 1.800 miliardi dobbiamo pagarlo o no con le modalità che ci vengono richieste dagli attuali patti UE e dalla BCE?

(Il conto che ci viene presentato da "Euro plus" è di 900 miliardi di euro da pagare, per cominciare, in rate annuali da 45 miliardi di euro, dal 2014 in poi).

Modalità che prescrivono tagli “sanguinosi” ai beni pubblici, privatizzazione selvaggia dei beni comuni, finanziamenti alle lobby che costituiscono i capisaldi dei vecchi modelli di “crescita”?

(Naturalmente chi vuole restare fuori dal mondo e dai nuovi movimenti sociali è e sarà padronissimo di farlo. Per quanto mi riguarda, lucido la mia tenda con la quale andrò ad unirmi ai – prevalentemente - giovani che si stanno “accampando” in tutta Europa…)

Grazie per l’attenzione e che cento critiche fioriscano!

Alfonso Navarra, obiettore alle spese militari e nucleari

domenica 24 luglio 2011

Ancora su Val di Susa, No Tav , violenza e nonviolenza

La situazione nella Val di Susa non mi piace per niente, e' in corso un confronto militare tra Forze dell' Ordine e NoTav (con avanguardia che assedia e vorrebbe conquistare spazi ora controllati dalla polizia,anche se adesso cominciano a dire che tagliano le reti e provano ad entrare ma solo simbolicamente).

I media (che arrivano a milioni di persone) parlano solo della violenza dei manifestanti, i NoTav (che arrivano a decine,forse poche centinaia, di migliaia di persone) parlano della violenza della polizia,

giocando pero' sull' equivoco tra assedio e riconquista di un territorio controllato ora da centinaia di militari, cosa che non si fa con i fiori.

Lo spreco di soldi pubblici, la devastazione del territorio, l' inutilita' dell' opera, il discredito della classe politica ed anche imprenditoriale, sono tali che con altre strategie (vedi indignatos)

forse sarebbe impossibile difendere la Tav, in questo modo invece ?

Sinceramente non lo so perche' la resistenza e' forte, ma davvero senza i tentativi NoTav di forzare i blocchi con la forza questa classe dirigente screditata difenderebbe con molta fatica una sciocchezza che sperpera soldi pubblici e devasta il territorio come la Tav in Val di Susa.

Spagna, 24 Luglio, Indignatos rioccupano Madrid

Spagna: indignados rioccupano Madrid
Marcia su capitale contro politici corrotti e poteri forti
24 luglio, 20:39

(ANSA) - MADRID, 24 LUG - A due mesi dall'esplosione della loro rivolta, il 15 maggio scorso, migliaia di indignados sono tornati a Madrid oggi per denunciare la politica corrotta, la 'collusione' con banche e poteri forti, la disoccupazione endemica e per chiedere un sistema piu' democratico. I giovani 'ribelli' hanno rioccupato da sabato notte la emblematica Puerta del Sol. Oltre 500 ragazzi, giunti a piedi dopo essere partiti un mese fa da sei regioni del Paese, si sono accampati nella piazza del 'km 0' di Spagna.

venerdì 22 luglio 2011

22 luglio-Fotovoltaico, Italia raggiunti 8.400 MW di potenza - Il prezzo del petrolio Brent e’ 118 $/b e del WTI 99,50 $/b.

Il contatore del Gse per gli impianti in esercizio incentivati con i diversi conti energia stamani segna 8.398 Mw, rispetto a ieri sono registrati almeno 400 MW in piu’ e la barriera degli 8 GW,considerata fino a marzo l’ obiettivo italiano al 2020 e’ stata superata. E’ evidente che, se un obiettivo ufficiale fino 5 mesi fa viene raggiunto 10 anni prima, lo sviluppo di questa tecnologia e’ al momento inimmaginabile e assolutamente superiore ad ogni previsione.
Se teniamo conto che i prezzi stanno scendendo velocemente, -16% nel solo 2011,il prezzo medio da 7.000 a 3.200 euro a kilowatt nel giro di ¾ anni, e’ assolutamente dimostrato che l’ energia prevalente del futuro sara’ quella solare. 8 gw di potenza producono in un anno almeno 8 tetrawattora di energia elettrica, quindi in Italia l’ energia elettrica da fonte solare e’ ora circa il 5% dell’ energia elettrica totale. Una quantita’ superiore a tutta l’ energia elettrica prodotta in un paese di 10 milioni di abitanti come la Bolivia.

Il mondo sta rischiando sconvolgimenti climatici dalle conseguenze gravissime per le emissioni di anidride carbonica, ma in campo elettrico l’ alternativa alle fonti fossili,principali responsabili delle emissioni, e’ gia’ presente.
Inoltre sul nostro pianeta un miliardo e mezzo di persone non ha accesso alla corrente elettrica, questo problema puo’ essere risolto solo dallo sviluppo delle energie rinnovabili ma soprattutto dell’ energia solare, in questo momento quasi completamente fotovoltaica. Nei paesi interessati pero’ non c’e’consapevolezza di questa soluzione possibile, anzi i paesi piu’ ricchi continuano a proporre con successo come energie rinnovabili enormi dighe che devastano i territori e i tessuti socio-economici. Le dighe possono essere costruite solo da grandi imprese dei paesi ricchi mentre gli impianti solari potrebbero essere alla portata tecnica anche dei paesi piu’ poveri; su queste scelte del futuro energetico si gioca molto della partita tra paesi ricchi e paesi poveri del mondo.

Nel frattempo oggi 22 luglio il petrolio Brent e’ quotato in mattinata 118 $/b e il WTI 99.50 $/b, quotazione altissima per giorni in cui sono annunciati tagli ai bilanci statali di paesi importanti come l’ Italia e persino gli Stati Uniti, un momento quindi di aspettative economiche incerte che dovrebbe in teoria favorire un calo del prezzo del greggio. E’ incredibile che non ci sia consapevolezza del punto ormai di rottura della produzione di energia, si va verso enormi tensioni economiche ma i cambiamenti che potrebbero attenuare il piano inclinato nel quale stiamo procedendo non si fanno e neanche se ne parla.

martedì 19 luglio 2011

Migranti,Afghanistan,Libia - P.Sini - Gli omicidi che non interessano a nessuno

Sono quelli degli afgani e dei libici massacrati dalle guerre imperialiste e razziste cui anche l'Italia criminalmente partecipa.

Sono quelli dei migranti e dei viaggianti fatti affogare nel Mediterraneo, schiavizzati e ammazzati di stupri e di botte sui margini delle strade e per le campagne italiane, torturati e tratti a morte nei campi di concentramento riaperti in Italia con la legge Turco-Napolitano e tuttora in funzione - abominevole funzione nazista.

E tale e' la brutale cecita', la feroce indifferenza del neofascismo di massa nel nostro paese, che se in quelle guerre muoiono anche degli italiani, come i quaranta giovani soldati nostri connazionali uccisi in Afghanistan, neanche questo scuote le coscienze, anzi: coloro che li hanno mandati a morire si collocano in prima fila ai funerali e dinanzi alle telecamere e vomitano un'oscena retorica assassina sulle loro stesse salme.

E tale e' la brutale cecita', la feroce indifferenza del neofascismo di massa nel nostro paese, che tra i migranti e i viaggianti perseguitati, schiavizzati, torturati, assassinati vi sono persone che del nostro paese sono assolutamente benemerite, e degne della pubblica riconoscenza assai piu', assai piu' di chi e' progredito nei pubblici onori.

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Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per far cessare queste stragi?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per far cessare l'illegale partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per far cessare la persecuzione razzista, abolendo tutte le misure naziste che da anni si sono accumulate con esiti sempre piu' barbarici nel corpus normativo del nostro paese in flagrante opposizione alla legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - in difesa della legalita' che salva le vite?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - in difesa delle vite umane che guerra e razzismo giorno dopo giorno incessanti distruggono?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per riconquistare la dignita', la democrazia, la civilta'?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - perche' l'Italia torni ad essere uno stato di diritto, una repubblica democratica, un paese civile?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per i diritti umani di tutti gli esseri umani?

Cosa si attende ancora ad insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per l'umanita' che e' una?

Da La nonviolenza in cammino
notiziario del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo

Roma,Infernetto-Solidarieta' ai migranti di Via Scuderi

La Solidarietà è la nostra forza
diritto alla casa per tutti
contro abusi e speculazioni

Siamo persone che abitano in via Scuderi a Infernetto (Roma).
Siamo venuti da molte parti del mondo per cercare una vita migliore e dignitosa. Viviamo qui da più di dieci anni pagando regolarmente affitto e utenze, i nostri figli frequentano le scuole della zona e noi lavoriamo come cuoche, badanti, giardinieri, elettricisti, muratori e meccanici.
Abbiamo saputo che il Comune di Roma ci vuole sgomberare. Queste case, lo sappiamo, non sono una sistemazione dignitosa per nessun essere umano (paghiamo da 700 ai 1000 euro per un monolocale da ristrutturare, di cui circa 300 euro al mese per le utenze!!!) ma sapete quanto i pregiudizio renda difficile per un immigrato ottenere un affitto. Per ora noi abbiamo trovato queste e lotteremo per la nostra dignità e per non finire in mezzo alla strada, per questo l'Associazione '3 febbraio' da anni impegnata contro il razzismo e per la solidarietà in tutto il paese ci sta sostenendo. Non ci vogliamo però accontentare e stiamo cercando altre sistemazioni più dignitose. Se conoscete qualcuno che può affittare degli appartamenti/stanze fatecelo sapere è un buon modo per essere solidali e trovare nuovi amici.

Preparando il ricorso allo sgombero, insieme al nostro avvocato, abbiamo saputo che la persona che ogni mese passa a ritirare l'affitto e le utenze si sta intascando i nostri soldi da anni alle spalle del reale proprietario. Con la scusa che è l'intestatario delle utenze ci chiede molti soldi minacciando con prepotenza e parole offensive e razziste la manomissione dei tubi del gas, luce e acqua arrivando fino a cambiare le serrature delle porte di ingresso mentre noi siamo al lavoro. Come è possibile tutto questo? Come può questa persona agire in questo modo senza che nessuno la fermi, danneggiando chissà quante altre persone?

Da quando abbiamo deciso di denunciare tutto questo e di non sottostare a questo ricatto molti di noi sono stati colpiti dalle minacce di questo prepotente e stiamo vivendo senza luce,gas e acqua, questo è inaccettabile! Ci stiamo aiutando l'uno con l'altro, incoraggiandoci e mettendo in comune i pochi servizi rimasti attivi. E' molto duro, molti di noi hanno bambini molto piccoli e temono per la loro sicurezza. Anche grazie al vostro sostegno speriamo di poter fermare questa ingiustizia.
La solidarietà è la nostra forza ed è per questo che vogliamo farla crescere informandovi e passando un giorno insieme per unire l’umanità che è in ognuno di noi, sostenerci,incoraggiarci, ridere insieme, iniziare a pensare gli uni agli altri e superare paure, ignoranza e superficialità che spesso alimentano il razzismo, l'isolamento e l'insicurezza di tutti.

Facciamo appello a tutta la gente che vuole schierarsi con noi contro la violenza, il razzismo, gli abusi dei prepotenti e invitiamo tutti a venirci a trovare, conosciamoci e costruiamo insieme una migliore convivenza umana.
Vi ringraziamo in anticipo per il vostro interesse e speriamo di potervi conoscere di persona alla giornata di accoglienza e solidarietà
"a casa nostra nessuno è straniero"
Sabato 23 luglio alle ore 19.00 in via G. Scuderi 96

alcuni abitanti di via G. Scuderi
insieme all'Associazione Antirazzista e Interetnica '3 Febbraio

lunedì 18 luglio 2011

A.Navarra- Indignati europei contro la dittatura finanziaria

Indignati europei contro la dittatura finanziaria e per democrazia effettiva nell' Unione Europea.

Gli 80 miliardi di questa manovra "tremontiana", per il rientro dal deficit entro il 2014, non sono niente rispetto al conto che ci viene chiesto, a partire dal 2014, dalla UE, per il debito pubblico, in virtù del Patto Euro Plus. (Deficit e debito sono due realtà collegate ma distinte).
E' un "salasso" già deciso, di cui gran parte della stessa sinistra radicale non sa nulla (o fa finta di non sapere).
Dal dossier del governo italiano (alla URL: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/decreto_sviluppo/europlus.html), in merito a quest'ultimo, possiamo apprendere che:
"Il Patto euro plus è stato approvato – nel corso del consiglio europeo del 24-25 marzo 2011 - dai capi di Stato o di governo della zona euro e cui hanno aderito Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania".
Possiamo anche scaricare, dal medesimo sito, oltre al dossier, le conclusioni ufficiali della riunione da cui si evince che la UE ci presenta un conto da 900 miliardi di euro circa che dobbiamo pagare, all'inizio, in rate di 45 miliardi di euro annui.
Il debito pubblico italiano di oltre 1.800 miliardi di euro è pari, oggi, al 119% del PIL. Dobbiamo rientrare, in pochi anni, non è stato ben definito, al 60% del PIL, quindi da 1.800 a 900 miliardi circa, avviando un processo di taglio - dell'entità del debito - del 5% annuo della differenza tra lo stato presente e l'obiettivo da raggiungere. Sempre che il PIL italiano, grazie ad una possibile recessione, che può essere innescata anche dai suddetti tagli (oltre che dalla congiuntura internazionale), non precipiti!
Per non farla lunga, in rapporto alla situazione sopra descritta, che è un fatto, non una opinione, al momento sono propenso ad avanzare le seguenti, schematiche, tesi:
1- il debito pubblico, "noi popolo", non lo paghiamo, neanche alla maniera "equa e solidale" che ci propone, che so, "Sbilanciamoci". Questo perché è stato creato ed accumulato in maniera truffaldina e soprattutto - a livello europeo - per salvare la finanza internazionale (Luciano Gallino su Repubblica del 26 giugno 2011 ha ricordato che la UE ha contribuito con 3.000 miliardi di euro alla salvezza delle banche).
A livello italiano abbiamo da mettere sotto accusa i meccanismi della corruzione istituzionale, nell'intreccio politica-affarismo, messo in evidenza ad esempio dal libro "Soldi rubati" di Nunzia Penelope.
Affermare questa posizione - a mio avviso - non comporta automaticamente che vogliamo si proclami immediatamente la bancarotta dello Stato italiano (che Guido Viale dà, anche con l'editoriale di oggi sul "manifesto", ad esempio, per inevitabile: tanto vale anticiparla...).
2- Il debito pubblico va riconsiderato nella sua reale entità. Quello che, "noi popolo", decidiamo di riconoscere va fatto pagare a chi lo ha provocato. Qui possiamo seguire l'esempio islandese: la galera per i banchieri che si sottraggono alle dovute riparazioni.
Alle banche non facciamo beneficenza, così come loro non ne fanno a noi: gli aiuti concessi dallo Stato vanno trasformati in quote di proprietà pubblica.
Del resto era nei programmi della Resistenza europea, ricorda Stephane Hessel, in "Indignatevi!", "la nazionalizzazione delle grandi banche".
3- La politica istituzionale, quella dello Stato democratico, deve ripristinare il suo controllo su finanza e multinazionali. Lo spiega - udite, udite! - il "borghese" Guido Rossi in prima pagina sul "Sole 24 Ore" di oggi. L'editoriale porta il titolo: "Identikit della speculazione: solo le regole possono domarla". Cito qualche passo: "Le sregolate scelte dei mercati, dettate esclusivamente dalla passione del guadagno monetario, non possono più essere un modello interpretativo di una vita collettiva, ispirtata a quei principi di solidarietà e di eguaglianza che le democrazie occidentali hanno ereditato dal secolo dei Lumi... (Dobbiamo) ripristinare con chiarezza la fondamentale distinzione per la sopravvivenza delle democrazie e dell'Europa fra ciò che deve essere pubblico e ciò che deve essere privato, fra il diritto e l'economia".
4- Non basta quindi l'azione "lillipuziana"dal basso e la resistenza delle comunità territoriali. Occorre, sollecitato e controllato dalla cittadinanza attiva, l'intervento di poteri pubblici in una dimensione adeguata al "nemico" con il quale hanno da confrontarsi. Le "regole" alla finanza globale possono essere imposte solo, per cominciare, da una entità pubblica di dimensioni almeno europee.
Per questo non dobbiamo mettere in discussione l'adesione alla UE (qualcuno a sinistra lo sta facendo!) ma puntare ad una "democrazia effettiva" nella UE.
Questo comporta rivedere l'odierna funzione autonoma e tecnocratica della BCE, nonché trasformare il patto di stabilità monetaria, a fondamento di questa Europa, in un più generale patto di cittadinanza europea.
5- Non basta quindi dire NO, noi la crisi non la paghiamo. Usciamo dalla crisi solo con la conversione ecologica dell'economia (che include l'obiettivo del 100% energia rinnovabile). A dire solo di no si finisce perdenti come i protestatari greci. Bruciare bancomat può essere un ottimo sfogo per minoranze popolari anche consistenti. Il problema è che bisogna rassicurare un intero popolo, nella sua maggioranza, sul fatto che si ha la ricetta per mantenere un tenore di vita decente (pur scontando un lavoro su un diverso immaginario della ricchezza, anche questo grandissimo problema).
6- Dobbiamo quindi muoverci, lo scrive oggi Guido Viale, come "indignati europei": ma nel senso non di movimenti settoriali e territoriali (che magari si coordinano per un "mutuo soccorso" di volta in volta per vertenza particolari vissute come esemplari); bensì come unico "popolo indignato" impegnato in una lotta comune.
Quale lotta? Far pagare la crisi alla finanza che l'ha provocata, uscire da essa con un nuovo modello economico, con al centro diritti, beni pubblici e comuni. Democrazia effettiva ("reale" dicono gli spagnoli) ed economia ecologica per l'Europa!
In conlusione. Tra non molto anche le piazze italiane si riempiranno di tende con centinaia di migliaia di accampati, come già sta avvenendo in diversi Paese europei, e come presto accadrà in tutta Europa.
Ritengo non si possa affrontare questa esplosione sociale in arrivo (che è di autodifesa rispetto alla "Vita" che chiede la vampiresca "Borsa") senza un salto di qualità politico ed organizzativo, in Italia, ma non solo, dei vari "popoli" con i quali siamo oggi abituati a lavorare (pace, energia, acqua, NO-TAV, sindacato NO-Marchionne, eccetera).
Ad avere capito che stiamo arrivando ad una stretta storica finora non siamo purtroppo tanti. L'ho constatato all'assemblea dell'acqua pubblica a Roma.
In questo "crinale apocalittico della Storia" dovremo abbandonare la logica delle campagne specifiche di valore prefigurante. Dobbiamo pensare globalmente, agire globalmente, riportare ad un piano generale la lotta locale e settoriale.
Per fare un esempio, una tassa sulle transazioni finanziarie oggi è la stessa Commissione Europea a proporla.
Anche se venisse attuata, essa non avrebbe senso se non all'interno di una profonda riforma della governance UE, affinché non diventi un ulteriore strumento al consolidamento della "dittatura finanziaria" che si va sempre più affermando.

Non credo che a Genova verranno delle risposte alla problematica che ho solo sommariamente accennato.

Alfonso Navarra – 17 luglio 2011

domenica 17 luglio 2011

M.G.De Rienzo-Presidente Napolitano, coesione sociale?

COESIONE SOCIALE ?
di M.G. De Rienzo

Egregio signor Presidente Napolitano, sono una cittadina italiana che ne ha abbastanza. In questo paese abbiamo 31.000 euro a testa di debito pubblico e lo stato chiede prestiti per pagare gli interessi sul debito; l'Italia partecipa a guerre sputando sulla sua stessa Costituzione; abbiamo in vigore leggi razziali, la scuola pubblica e' stata distrutta assieme alla rete del welfare, alla sanita' e alla tutela del lavoro. Da anni demolivano felici e ci ripetevano che andava tutto benone: "Quale crisi? Gli italiani hanno speso un sacco di soldi in cosmetici". Se la ricorda, questa? E' di un paio di mesi fa. Adesso siamo sull'orlo di un collasso evidentemente imprevedibile alla classe di bugiardi e incompetenti che ci governa, per cui bisogna succhiare 45 miliardi da famiglie, lavoratori dipendenti, malati.

E lei ha applaudito l'approvazione di questa manovra inneggiando alla "coesione sociale". Mi lasci capire, si tratta del pensiero "siamo nella stessa barca" di cui si fanno interpreti le signorine arruolate per i festini del presidente del consiglio, suggerendosi reciprocamente di coordinare le richieste di denaro e beni al loro utilizzatore finale? La consigliera regionale piu' esperta in materia squittiva infatti al telefonino con una fotomodella "Assolutamente, si', si' infatti, secondo me l'unione fa la forza, io sono di questa idea". E' il tipo di coesione sociale di cui lei parla?

Mi dispiace, signor Presidente, ma non mi sento affatto "coesa". E non mi trovo nella stessa barca sua, ne' in quella dei vampiri che succhiano sangue all'Italia. Fra me ed alcuni altri cittadini e cittadine di questo sventurato paese la distanza e' davvero troppa. Se sventra il mio cuscino ci trovera' a stento qualche piuma e non, come nel caso del padre di una signorina romana, 18.000 euro quale pagamento per le "serate ad Arcore". Il tizio che beneficia delle "serate" ha una ventina di ville, spende per le sue amichette 800.000 euro l'anno (ovvero quanto entra in casa mia in 800 mesi), regala loro case o paga loro affitti e spese, ed e' lo stesso tizio grazie alla cui radiosa intelligenza nel governare l'Italia si chiede a noi che non abbiamo niente di fare sacrifici. Per cosa? Per chi?

Ci sono tre milioni di poveri nel nostro paese ma dopo questa manovra economica ce ne saranno molti di piu', tutti miracolati, coesi e morti di fame. Mi vergogno ogni volta che guardo le mie nipotine e penso al loro futuro, e ormai vorrei davvero andarmene di qui, signor Presidente Napolitano, ma non ho nemmeno i soldi per pagare uno scafista che mi porti ad annegare da qualche parte, sulle coste di un paese civile.

Da La nonviolenza in cammino
notiziario del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo.

giovedì 14 luglio 2011

La nonviolenza in cammino-Editoriale di Peppe Sini sulla manovra economica.

No.
Dobbiamo chiamare le cose col loro nome: prostituirsi a favoreggiare l'approvazione delle ignobili e sciagurate scelte di politica finanziaria del governo corrotto e golpista, razzista e guerrafondaio, neofascista e filomafioso, non e' un atto di "responsabilita' per il bene del paese", ma un atto di complicita' col male.

L'unica cosa che veramente occorre, l'unica cosa decente da fare, e' insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per ottenere il ritorno alla legalita' e alla democrazia; insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per ottenere le immediate dimissioni del governo corrotto e golpista, razzista e guerrafondaio, neofascista e filomafioso.

E appena in Italia sara' ripristinata la legalita' e la democrazia occorrera' procedere all'immediata abrogazione di tutte le decisioni piu' scellerate di questo governo e dei governi che l'hanno preceduto (ed esse sono legione).

E tra le cose da fare per prime:
a) occorre l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan e in Libia; illecite, abominevoli guerre in cui ogni giorno degli esseri umani vengono assassinati;
b) occorre l'abolizione di tutte - tutte - le misure razziste e schiaviste che dalla riapertura dei campi di concentramento della legge Turco-Napolitano ad oggi si sono accumulate in un'orgia di violenza nazista;
c) occorre una politica economica, sociale e ambientale che contrasti la violenza rapinatrice, avvelenatrice e onnicida delle classi e dei ceti dominanti, ed inveri finalmente i diritti e i doveri sanciti erga omnes nella Costituzione della Repubblica Italiana.

Inoltre da Telegrammi del 15 luglio 2011-07-15

Alcune cose semplici e ragionevoli che si potrebbero e dovrebbero fare.
*
Si potrebbero abolire i campi di concentramento in cui sono attualmente reclusi esseri umani del tutto innocenti giunti nel nostro paese in fuga da guerre, dittature, fame.
Si potrebbero abolire le misure che hanno favoreggiato la riduzione in schiavitu' dei migranti in Italia.
Si potrebbe riconoscere ad ogni essere umano il fondamentale diritto a muoversi liberamente sul pianeta, a maggior ragione quando questo spostarsi e' dovuto all'esigenza di salvarsi la vita.
Si potrebbe ricordare che vi e' una sola umanita', in un solo pianeta casa comune dell'umanita' intera.
*
Si potrebbe cessare di partecipare alle guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia.
Si potrebbe destinare all'istruzione, alla salute e all'assistenza quanto oggi lo stato italiano spende per far morire le persone con la guerra.
Si potrebbe scegliere la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, invece di persistere nella folle prosecuzione delle guerre e delle stragi.
Si potrebbe ricordare che vi e' una sola umanita', in un solo pianeta casa comune dell'umanita' intera.
*
Si potrebbe. Si deve.

Volantino del Prc contro la manovra economica

Questo e' il testo di un volantino del Prc diffuso in tutta Italia

L'ondata speculativa che ha colpito il nostro paese, sta portando all'approvazione accelerata della manovra del governo Berlusconi. Le opposizioni parlamentari sono d'accordo con l'accelerazione dei tempi, che di fatto impedirà qualsiasi modifica alla manovra. E' il cosiddetto accordo bipartisan dei "responsabili". Ma è "responsabile" colpire chi già non ce la fa più in nome della finanza?
La parola d'ordine è "rassicurare i mercati e la finanza", "fare quello che dice l'Europa". Come se i mercati, la finanza, le scelte europee fossero oggettive leggi di natura a cui si può solo obbedire. Come se non fosse chiaro che per questa via non si fa altro che ripetere le stesse ricette che hanno portato alla crisi e al disastro della Grecia. Come se non fosse chiaro che in questo modo continueranno a guadagnare gli speculatori e a pagare le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne.

La speculazione e l'Europa

Dal 2008 - anno in cui è esplosa la crisi - ad oggi, gli stati europei hanno speso o accantonato oltre 3.000 miliardi di euro per salvare le istituzioni finanziarie, senza prendere nessun reale provvedimento per riformarle: il debito pubblico è così cresciuto. Il debito non deriva infatti dalla crescita della spesa sociale, ma dal salvataggio della finanza e dalla recessione. La finanza ha così ripreso forza e ora specula nuovamente attaccando il debito degli stati.

Qual è il meccanismo della speculazione?

Le agenzie di rating, che non sono altro che soggetti privati legati alle grandi istituzioni finanziarie, declassano un paese, cioè lo dipingono come inaffidabile rispetto al rimborso del debito. I grandi speculatori contemporaneamente vendono titoli di stato. Possono farlo anche se non ne sono in possesso. Sembrerebbe folle, ma non lo è. Si chiama "vendita allo scoperto". Questo fa crollare il valore dei titoli. Gli stati indebitati hanno bisogno però che i titoli vengano acquistati, per coprire parte del proprio debito. Ma la vendita è possibile solo a tassi di interesse sempre più alti.
Questo aumenta ulteriormente il debito pubblico mentre contemporaneamente crescono i guadagni dei grandi speculatori privati.

Chi paga?

L'Unione Europea e i paesi che la compongono, invece di contrastare la speculazione, con il nuovo patto di stabilità hanno stabilito un rientro a tappe forzate del debito. Per questo gli Stati Europei stanno varando manovre di tagli feroci alla spesa sociale. L'Europa invita anche a fare interventi sul mondo del lavoro che "moderino" i salari. L'idea è che l'economia si debba reggere sulle esportazioni e che perché le merci possano essere più competitive si debbano comprimere salari e diritti del lavoro. Ma chi dovrebbe comprare, se tra bassi salari e tagli al welfare si riducono i consumi interni? In realtà i sacrifici servono solo per foraggiare gli speculatori, aggravando la crisi economica.

5 proposte contro la speculazione

1. Gli Stati possono proibire le "vendite allo scoperto". La Germania lo ha fatto. Perché l'Italia non lo fa?
2. La Banca Centrale Europea - diversamente dalla Federal Reserve negli Usa - non può acquistare i titoli del debito pubblico direttamente dagli stati membri. Se potesse farlo verrebbe a mancare la possibilità di speculare sui titoli, lucrando sui tassi di interesse. Si decida che la BCE acquisti al tasso di interesse ufficiale dell'1,5% i titoli degli stati sottoposti ad attacchi speculativi. Se in Grecia si fosse intervenuti subito in questo modo la situazione sarebbe stata del tutto sostenibile.
3. Si introduca immediatamente una tassa dello 0,05 sulle transazioni finanziarie. E' una tassa che colpirebbe solo gli speculatori cioè chi fa compravendita di titoli in brevissimo tempo per lucrare sulle oscillazioni dei prezzi.
4. Si varino norme per impedire alle banche di tenere "fuori bilancio" i derivati.
5. Se queste misure non dovessero bastare l'Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli risparmiatori e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e le cifre da restituire alle grandi finanziarie, cioè agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l'Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.

5 proposte per una manovra alternativa

Le cifre della manovra del governo Berlusconi sono cambiate più volte in questi giorni ed è probabile che cambino ancora, frutto della confusione politica dell'esecutivo.
La manovra che ci si appresta a votare in grande fretta pare infine valere 40 miliardi, la maggior parte dei quali 'scaricati'
sugli anni 2013 e 2014.
Si attaccano i diritti sociali e i servizi essenziali, attraverso nuovi tagli agli enti locali, alla sanità con la reintroduzione dei ticket, il prolungamento ulteriore del blocco delle assunzioni e dei salari dei dipendenti pubblici, la riduzione dell'indicizzazione delle pensioni e il futuro aumento dell'età pensionabile per le donne anche nel privato.
Si preannuncia un drastico ridimensionamento delle prestazioni assistenziali, dall'indennità di accompagnamento all'assegno di invalidità, che colpirà le persone con disabilità come gli anziani non autosufficienti.
Si interviene nuovamente sulla scuola, dal blocco degli organici all'accorpamento degli istituti.
Si parla di nuove privatizzazioni: dei servizi pubblici locali in spregio ai referendum e di quel che resta della grande industria, continuando sulla strada che ha portato al drammatico impoverimento del nostro apparato produttivo.
Ed è gravissimo che la manovra cancelli la gratuità del processo del lavoro.
La manovra del governo è iniqua dal punto di vista sociale ed è recessiva sul terreno economico.

5 proposte per una manovra alternativa

1. va colpito chi non ha mai pagato. In Italia l'1% degli ultraricchi possiede una quota di ricchezza pari a quella detenuta dal 60% della popolazione meno abbiente. Ci vuole una patrimoniale sulle grandi ricchezze, la tassazione delle rendite finanziarie, dei movimenti speculativi di capitale, il contrasto vero all'evasione fiscale. Si possono recuperare 40 miliardi di euro da usare per redistribuire reddito alle lavoratrici e ai lavoratori, ai pensionati, riqualificare il welfare, istituire il reddito sociale per le disoccupate e i disoccupati.
2. vanno tagliate le grandi opere ambientalmente devastanti. Solo tagliando la Tav Torino-Lione, il Ponte sullo Stretto, il terzo valico della Milano-Genova si recuperano 30 miliardi di euro. Per fare politiche industriali e creare nuovi posti di lavoro nel risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile.
3. vanno tagliate le spese militari, riducendo gli organici dell'esercito, ritirando le truppe dall'Afghanistan, smettendo di bombardare la Libia, non acquistando i cacciabombardieri F35. Per finanziare scuola, università, ricerca e riassumere i precari che il governo Berlusconi ha licenziato.
4. Vanno dimezzati gli stipendi dei parlamentari, eliminati gli enti inutili per stabilizzare i precari del pubblico impiego.
5. Vanno contrastate le delocalizzazioni delle imprese, obbligandole a restituire i contributi pubblici ricevuti.

www.controlacrisi.org - www.rifondazione.i

domenica 10 luglio 2011

Libri- L.Mercalli - Prepariamoci

Strategie di sopravvivenza ai tempi della crisi perfetta

Crisi economica, ambientale, energetica, sovrasfruttamento delle risorse. Nessuno ne parla e il rischio è di trovarsi impreparati a gestire la vita quotidiana.
Luca Mercalli nel suo libro "Prepariamoci" ci indica una strada e tante soluzioni pratiche, ma anche un ripensamento di un'economia non più sostenibile. Una sorta di programma politico.
di Andrea Seminara

L’ultimo libro di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, direttore della rivista Nimbus e ospite fisso alla trasmissione di Rai3 “Che tempo che fa”, è un testo scientifico-divulgativo che analizza attentamente la situazione del nostro Pianeta, le cui risorse naturali, sottoposte dall’uomo a uno sfruttamento isterico e incontrollato in nome di uno sviluppo irrazionale e squilibrato, si stanno esaurendo a ritmi velocissimi.

Il testo, dal titolo significativo “Prepariamoci” (edizioni Chiarelettere), contiene un’attenta analisi delle profondissime crisi in atto, da quella economica a quella ambientale e, non ultima, quella energetica.

L’autore mette in discussione l’attuale modello di sviluppo, analizzando le sue contraddizioni con l’esaurimento delle risorse e la sua evidente insostenibilità e suggerisce idee e strategie per prepararsi a «vivere con meno ma (a suo dire) più felici».

Mercalli prevede un probabile rischio di un imminente collasso globale dovuto all’utilizzo dissennato delle risorse naturali sperperate da alcuni allo scopo di mantenere posizioni di privilegio oggi non più accettabili. L’invito di Luca Mercalli in “Prepariamoci” è di “metterci in gioco” perché il cambiamento «deve partire dalle nostre case, più coibentate, dalle nostre abitudini, più sane ed economiche a partire dal consumo dell'acqua e del cibo, ai trasporti all’uso delle energie rinnovabili. E dobbiamo farlo adesso. Dopo sarà troppo tardi».

Il testo non è solo una ricognizione sulla situazione gravissima di stress in cui versa il nostro Pianeta, ma vuole avvertire e suggerire; avvertire sulla impossibilità di continuare con un modello di sviluppo insostenibile e suggerire l’adozione di comportamenti e abitudini che invertano il folle paradigma del consumare fine a se stesso, per un consumo critico e misurato sulle esigenze reali di ognuno di noi.

L’autore racconta il suo percorso verso la “resilienza”, ovvero la capacità di affrontare serenamente un futuro più incerto, e indica il programma politico che voterebbe in cui obiettivo primario è «non lo sviluppo economico fine a se stesso bensì la qualità della vita, dell’ambiente e delle relazioni umane». Ci indica punti ben precisi a cui ispirare la rivoluzione futura del nostro modo di vivere, verso uno sviluppo necessariamente più razionale. La cultura, meno televisiva e più di relazione. I trasporti e le telecomunicazioni, con lo sviluppo di una mobilità meno energivora e la diffusione della banda larga e del telelavoro. I rifiuti che devono essere prima di tutto ridotti, riciclati e riutilizzati.

Tutti questi principi vengono riassunti nel decalogo dei comandamenti per il XXI secolo, inserito all’inizio del testo, fra cui è utile menzionare: «Non pensare invano che la Terra abbia risorse infinite», «Onora le energie rinnovabili» e «Non desiderare la potenza altrui, ma sii più sobrio ed efficiente».

Per informazioni: Chiarelettere

Un commento su alcuni recenti climatici e meteorologici di Luca Mercalli è stato pubblicato sul numero 3/2011 (in uscita) della rivista bimestrale QualEnergia

Fonte www.qualenergia.it

sabato 9 luglio 2011

Roma,Roccacencia,botta e risposta tra Carlino e WWF

Botta e risposta tra Roberto Carlino e WWF Borghesiana
9 luglio 2011

Dopo la nostra inchiesta sulla distruzione del verde e sullo spreco di denaro pubblico a vantaggio di pochi speculatori e a danno dei cittadini e dell’ambiente, ecco la richiesta di rettifica da parte di Roberto Carlino, consigliere UDC e presidente dell’Immobildream.

Una richiesta cui abbiamo prontamente replicato e che conferma il macroscopico conflitto d’interessi del presidente d’una società interessata in numerose cementificazioni a Roma e nel Lazio, allo stesso tempo presidente di commissione regionale “all’Ambiente” sul cui tavolo sta passando in queste ore una legge che aprirà ai palazzinari le porte dei parchi regionali.

Un’anomalia che ci auguriamo venga censurata da chi di dovere nelle opportune sedi istituzionali.
Buona lettura e buona diffusione.

“Leggo con stupore l’articolo apparso sul vostro sito dal titolo “Roma: un conflitto d’interessi grande centocinquanta case”, poiché la società Tam Sas, che non è in nessun modo riconducibile né al sottoscritto, né all’Immobildream S.p.A. o ad altre società del gruppo, aveva inizialmente chiesto alla Immobildream S.p.A. di occuparsi delle vendite frazionate dei costruendi fabbricati situati in località Rocca Cencia, ma aveva poi, dopo poco tempo, receduto l’incarico dicendo di volersene occupare direttamente. Ciò che ne è stato quindi di quei fabbricati e a chi e da chi siano stati venduti non ha riguardato e non riguarda in nessun modo l’Immobildream S.p.A. o le altre società del gruppo, né tantomeno il sottoscritto.

Roberto Carlino

Presidente Immobildream S.p.A.

Dopodiché con sbigottimento in calce alla e mail leggiamo questa firma:

dott.ssa Sara Colantonio
Responsabile Segreteria del Presidente
V Commissione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
00163 Roma – via della Pisana, 1301
tel. 06.6593.7060 – fax 06.6593.2856
email: s.colantonio-cons@regione.lazio.it
sito: www.consiglio.regione.lazio.it

Questa la nostra risposta:

Gentile Sig. Carlino,
non abbiamo ben capito cosa dovremmo rettificare e ad ogni modo le suggeriamo di andarsi a rileggere bene l’articolo, nel quale non si possono rintracciare affermazioni dell’autore, ovvero dichiarazioni da parte del WWF Borghesiana, che facciano pensare a una presunta coincidenza proprietaria tra la Tam Sas e l’Immobildream Spa.
Abbiamo semmai elencato una serie di fatti documentati dai quali emerge un rapporto commerciale tra la Tam Sas, che ha vinto l’appalto per la vendita delle case al Comune di Roma e la sua Immobildream Spa, che davanti a quelle case espone ancora oggi i suoi cartelli pubblicitari di vendita. Rapporti peraltro confermati anche nella sua mail.
Ravvisiamo inoltre un persistente grossolano conflitto d’interessi nella sua persona, che anche in questo caso non si fa alcuno scrupolo di utilizzare personale della segreteria di una Commisione Regionale, pagato con i soldi dei contribuenti, per trasmettere comunicazioni a nome e nell’interesse della sua azienda privata.

Cordialmente,

Simone Paoletti
Presidente WWF Borghesiana

Postilla:

Trascorso un giorno dall’invio della nostra risposta sono miracolosamente scomparsi i cartelli dell’Immobildream davanti alle case acquistate dal Comune di Roma. La domanda sorge spontanea: come mai questo frettoloso occultamento del principale indizio “visivo” del legame tra Immobildream Spa e chi ha venduto a peso d’oro le case al comune di Roma?

Fonte www.wwfborghesiana.org

venerdì 8 luglio 2011

Movimento Nonviolento-Una rillessione sulla nonviolenza nei conflitti sociali

Dalla Val di Susa al Decennale del G8 di Genova
Dieci punti per una riflessione sulla nonviolenza nei conflitti sociali proposti dal Movimento Nonviolento


Di contro al pessimismo che soltanto con lo Stato si dominano uomini inguaribilmente e interamente egoisti e violenti facciamo valere il metodo di impostare una adeguata articolazione della prima fase, quella del potere senza governo, premessa e garanzia che l'eventuale seconda fase sia un potere nuovo "conseguente" alla prima fase, di allargamento delle aperture, di addestramento alle tecniche della nonviolenza, di miglioramento della zona in cui si vive, di lavoro educativo, di impostazione di continue solidarietà con altri nella rivoluzione permanente per la democrazia diretta, connessa intimamente con la nonviolenza.

Aldo Capitini (da "Il potere di tutti")


1. Nei dieci anni che ci separano dal G8 di Genova c'è stata un'importante avanzata della nonviolenza in Italia, sotto molti punti di vista: dalla rinuncia alla reazione violenta di fronte al massacro delle persone e della democrazia avvenuto in quei tragici giorni, alla lenta riorganizzare di un movimento dal basso e sui territori capace di esercitare il "potere di tutti"; dalla messa in campo di modalità creative di comunicazione nonviolenta per i referendum, alla importante lotta esemplare e di popolo della Val di Susa. Certo c'è molto altro da fare, ma questo non è poco. Proviamo a vedere.

2. In altre fasi della storia del nostro paese, quanto avvenuto per le strade di Genova nei giorni del G8, fino all'omicidio di Carlo Giuliani, quanto perpretato nella notte "cilena" della scuola Diaz, quanto inflitto agli inermi nelle camere di tortura di Bolzaneto, avrebbe forse avviato una generazione alla lotta armata. Dopo quel battesimo di fuoco e per vendicare il compagno caduto, sarebbe stato possibile. E' già successo. Ma stavolta non è avvenuto: c'è stata una rinuncia generalizzata alla risposta violenta. Anche chi accarezzava l'estetica dello scontro diretto con le zone rosse è stato superato dalla realtà delle cose.

3. La risposta più importante a quello che allora abbiamo definito il potere "liberista-mafioso-fascista" è stata data dalle grandi e pacifiche manifestazioni contro la guerra a Firenze il 9 novembre 2002 e, ancora più imponente, a Roma il 15 febbraio 2003. Quella a proposito della quale, per i milioni di cittadini scesi in piazza in tutto il mondo in quel giorno, Il Time scrisse "L'altra potenza mondiale". Centinaia di migliaia di persone, molte delle quali erano state selvaggiamente pestate a Genova, invadono letteralmente e pacificamente queste città. E sui balconi e le finestre di tutta Italia è un tripudio di bandiere arcobaleno, che poi si trasferiscono per settimane e mesi sulle biciclette di decine di paesi e città...Non si fermeranno con questo le guerre. Ma dopo il G8 è una grande prova di maturità dei movimenti italiani.

4. La Rete Lilliput si fà fortemente portavoce delle istanze nonviolente all'interno del "movimento dei movimenti" ed organizza un Seminario nazionale di tre giorni a Ciampino dal 27 al 29 settembre sul tema "La nonviolenza: attivarsi per un mondo diverso" nel quale consegna ai nodi locali la proposta di creare i Gruppi di Azione Nonviolenta per agire una modalità "lillipuziana, reticolare e nonviolenta" di stare nel conflitto sociale, sviluppando percorsi di formazione all'azione diretta. I GAN non attecchiranno in quanto tali e la stessa Rete Lilliput pian piano perderà il suo slancio iniziale, ma la nonviolenza è la questione sulla quale, in quella fase, ci si confronterà e ci si formerà dappertutto. Oggi, le molte azioni creative messe il campo dai comitati per i referendum per l'acqua pubblica e contro il nuclearehanno richiamato esattamente quella grammatica "lillipuziana, reticolare e nonviolenta". E molti attivisti di oggi sono gli stessi di allora.

5. Il tema della nonviolenza, intanto, interroga anche nuove forze politiche al punto che il più grande partito della sinistra "antagonista", il Partito della Rifondazione Comunista, che era stato protagonista interno al "movimento" in tutte le lotte contro il neoliberismo organizza nel febbraio del 2004 uno straordinario - per l'argomento trattato e per la partecipazione – convegno tematico a Venezia sul tema "Agire la nonviolenza". Saranno tre giorni di serrato confronto che provano a spostare l'asse culturale di quel partito sulla traiettoria della nonviolenza. Non sarà indolore. Anche questo elemento sarà tra le cause della successiva spaccatura tra l'ala più identiraria marxista e quella più libertaria nonviolenta.

6. Nel frattempo - mentre si diffondono a macchia d'olio di Gruppi di Acquisto Solidale che agiscono anch'essi la nonviolenza nella forma del "programma costruttivo", cioè del cambiamento qui ed ora del proprio stile di vita e di consumo - si avviano o si consolidano importantissime lotte nonviolente, apparentemente locali ma con una portata generale: contro la base Dal Molin a Vicenza, contro il Ponte sullo Stretto di Messina, contro le scorie nucleari a Scansano Jonico, contro la mafia e la 'ndrangheta in Sicilia, Calabria e non solo. E contro la TAV in Val di Susa. E poi le lotte degli studenti medi e universitari, dei ricercatori e dei migranti, delle donne, dei precari e licenziati. E' stata, ed è tuttora, una ricerca continua, collettiva e creativa di forme di lotta alternative e nonviolente.

7. Certo, nel frattempo in Italia è stata fatta una legge elettorale liberticida, il monopolio della potente arma di disinformazione di massa della TV è diventato asfissiante, il blocco di potere mafioso, liberista e razzista che governa ancora più prepotente; le spese per gli armamenti sempre crescenti e quelle sociali calanti; militari italiani sono impegnati in fronti di guerra nel ripudio della Costituzione. Il parlamento vede un'opposizione ridimensionata, debole e asfittica, incapace di interpretare le lotte sociali e d'accordo col governo su molti temi importanti, come la guerra e la Tav in Val di Susa. Eppure...

8. Eppure, in questo anno del decennale del G8 di Genova e del cinquantesimo della prima Marcia della Pace, il sistema di potere è stato messo seriamente nell'angolo proprio dal popolo che ha esercitato il proprio "potere di tutti" spiazzando gli stessi apparati dei partiti. Prima con le elezioni amministrative e dopo, sopratutto, con i referendum popolari. Attraverso una mobilitazione dal basso – ancora una volta "lillipuziana, reticolare e nonviolenta" – i comitati per l'acqua pubblica hanno prima raccolto, senza il sostegno dei partiti, un milione e mezzo di firme e poi, contro un regime che ha dispiegato tutti i dispositivi di neutralizzazione leciti e illeciti di cui è capace, hanno avuto (abbiamo avuto!) uno straordinario successo che ha ridato vita ad uno strumento di democrazia diretta, ormai considerato defunto, come il referendum popolare. Hanno dispiegato una tale formidabile capacità di comunicazione creativa, efficace nel coinvolgimento responsabile dei cittadini, da ricordare il movimento popolare per il referendum che ha sancito la fine della dittatura in Cile nel 1988. Una lotta nonviolenta da manuale (il caso è raccontato nel video "Una forza più potente" prodotto dall'Albert Einstein Institution di Gene Sharp, e diffuso in Italia dal Movimento Nonviolento).

9. I colpi di coda di un sistema in agonia sono terribili. Se n'è avuta una prova in Val di Susa domenica scorsa. Quella dei valligiani è una straordinaria lotta nonviolenta in cui una comunità aperta lotta, in maniera esemplare, per il futuro di tutti. Lotta con sacrificio personale, tenacia, passione e intelligenza, da molti anni, contro un'opera inutile, sbagliata, distruttiva dell'ecosistema, simbolo di un modello di sviluppo antiquato e dissipatore. Cara solo alle mafie che ne gestiranno le commesse e a chi ne è complice, consapevolmente o meno. Come a Genova, dieci anni fa, il potere – lo stesso potere - di fronte ad un movimento vero, radicato e di popolo ha dispiegato tutta la violenza di cui è capace. Prima per riprendersi, illegalmente, il territorio occupato dai resistenti, poi per far cadere nella "trappola" della violenza alcuni tra quelli che erano andati a sostenere la lotta dei valsusini. Come a Genova, dieci anni fa, è stato un errore cadere in quella trappola che in un colpo solo ha consentito di dispiegare le armi della disinformazione di massa e annullare vent'anni di seria e consapevole lotta nonviolenta della Val di Susa, con le immagini ripetute fino all'ossessione di scontri e violenze. La follia della Tav in Val di Susa porta oggi il potere a dover presidiare militarmente e massicciamente un cantiere di lavoro – con dei costi superiori alla stessa opera - che è una ferita aperta in un territorio ed in una comunità. Altre lotte andrano organizzate, in Val di Susa e dappertutto, contro questo scempio, con tenacia e creatività, ma non si potrà più ignorare che oltre alla violenza della repressione, bisognerà guardarsi dal sistema violento dei media, che esercita sulle coscienze di tutti una violenza ancora maggiore di quella subita dai partecipanti. E dunque bisognerà guardarsi bene da chi, per rabbia, ingenuità o velleità, potrebbe cadere ancora nella trappola della provocazione. E soprattutto dobbiamo guardarci da chi si infiltra nei movimenti di massa per condurre una personale "guerra allo Stato". Costoro sono dannosi verso di noi tanto quanto verso le forze di polizia. Non fanno parte del movimento, ma sono funzionali alla stabilizzazione del potere. Dobbiamo dirlo chiaramente, non farlo sarebbe un danno grave non solo per la Val Susa, ma per tutti i movimenti di lotta.

10. Come accaduto dopo il G8 di Genova, i movimenti sono chiamati oggi a dare una nuova prova di maturità e contemporaneamente a compiere un altro passo nel processo di nuova Liberazione popolare da questo regime in putrefazione. C'è già un appuntamento per tutti i movimenti di lotta nonviolenti ed è la Marcia per la pace e la riconciliazione tra i popoli, che quest'anno si svolge il 25 settembre, nel 50° anniversario della prima voluta da Aldo Capitini. Allora, per la prima volta dalla Liberazione il popolo della pace mise in marcia, con responsabilità e consapevolezza, entrando come un nuovo soggetto nella nostra storia. Da allora non ne sarebbe più uscito e gli stessi movimenti di lotta di questo decennio, anche nelle biografie di molti attivisti, derivano da quella storia. Oggi al popolo della pace, ancora in marcia da Perugia ad Assisi, tocca ancora il compito di fare sintesi di tutte le lotte nonviolente e di porsi come la vera alternativa, aperta e dal basso, alla violenza culturale, strutturale e repressiva di questo potere.


Movimento Nonviolento

www.nonviolenti.org

giovedì 7 luglio 2011

Pietro Ancona su accordo CGIL-Confindustria: Uscire dalla CGIL

Uscire dalla CGIL per rifare la CGIL

Il direttivo della CGIL ha approvato con 117 si, 21 no ed un solo astenuto il testo degli accordi del 28 giugno con Confindustria Cisl ed Uil e presentati al pubblico italiano da uno foto dei quattro segretari Marcegaglia, Bonanni, Camusso e Angelletti, una foto che li mostra raggianti con le mani unite e gli occhi sprizzanti soddisfazione. Il Direttivo ha attivato la procedura di consultazione dei lavoratori iscritti interessati direttamente agli accordi che coinvolgono la Confindustria sottoponendo al referendum soltanto il documento di maggioranza. Non sappiamo come avverranno materialmente le consultazioni ma l’esclusione del documento di minoranza comporta la esclusione di suoi rappresentanti dai seggi della consultazione. Qualcosa del genere era avvenuto per gli accordi del luglio 2007 con il governo Prodi seppure riguardando la generalità dei lavoratori italiani e non soltanto gli iscritti. Nessuna validazione dei risultati elettorali sarà attendibile-
L’accordo che è passato con una maggioranza “bulgara” al Direttivo della CGIL è stato firmato da una Marcegaglia raggiante per avere ottenuto la firma della CGIL su un documento che aggredisce la democrazia nelle fabbriche e sostituisce il voto del sindacato a quello dei lavoratori. A differenza di Sacconi che voleva ammazzarla la Marcegaglia ha preferito catturare la CGIL, farne una preda!L’accordo prevede la generalizzazione di deroghe dai contratti nazionali di lavoro e sappiamo bene che cosa significa questo nella struttura della industria italiana fatta di piccole e piccolissime aziende.
Il referendum sarà soltanto per i lavoratori iscritti alla CGIL ed interessati all’area che interessa la Confindustria. Anche questa è una novita in linea con il neocorporativismo della CGIL. Gli accordi interconfederali hanno effetti su tutte le classi lavoratrici e spesso sulle leggi che riguardano il pubblico impiego. Non è giusto escludere milioni di lavoratori dal diritto di sentirsi coinvolti ed interessati.
Colpisce molto come una scelta che costituisce una svolta fondamentale nei rapporti con Cisl UIL e con la stessa Confindustria venga approvata da una maggioranza così grande, la stessa maggioranza vincitrice del Congresso Confederale e fisicamente costituita da funzionari a tempo pieno che hanno con la CGIL un duplice rapporto: ne sono dirigenti con incarichi di rappresentanza di categorie di lavoratori e nello stesso tempo ne sono dipendenti con tutto quello che comporta un rapporto di impiego. La figura del Segretario Generale della CGIL in questo senso è quella del Capo dell’Ufficio dal quale si dipende. E’ una situazione che crea una forte oggettiva attrattività per tutte le proposte che vengono dalla segretaria, dai vertici del sindacato e che pongono grossi problemi esistenziali a coloro i quali decidono di non approvare, di opporsi, financo soltanto di astenersi.
Senza offendere l’onore dei funzionari della CGIL ai quali io sono appartenuto per decenni sottolineo l’enorme difficoltà psicologica, morale e politica per chi volesse fare o fa opposizione. Dobbiamo per questo essere molto grati ai Landini, Cremaschi, ed ai ventuno compagni che hanno deciso di votare contro. Idem per il compagno che si è astenuto. Non credo che la CGIL possa mostrare questa minoranza come prova della sua democraticità. Si tratta dell’eroismo di compagni che rischiano tutto e che vivono in stato di tensione continua e qualche volta financo di mobbing.
Il Comitato Direttivo ingessato dalle percentuali congressuali continua ad essere prigioniero della logica delle “cordate”ed esercita una forte pressione sulla minoranza. La pressione che si esercita sulla minoranza è crescente ed è fortissima dal momento che l’intero establiscement politico, il PD, parte della sinistra italiana condividono il collaborazionismo alle condizioni delle Co nfindustria o addirittura di Marchionne. I compagni che votano contro sono isolati e hanno addosso il peso “istituzionale” delle Camere del Lavoro e della Federazione del Partito (PD)La tendenza è ridurli al silenzio.
Non credo che sarà possibile fare tornare indietro la CGIL dalle posizioni che ha assunto.con una forte opposizione democratica interna. Lo stesso vale per i contratti e gli accordi. L’esperienza dimostra che tutto quello che per via legislativa o per via contrattuale si è fatto in questi ultimi venti anni contro i lavoratori, dal pa cchetto Treu alla legge trenta al collegato lavoro, o agli accordi interconfederali o triangolari, resta per sempre. Non si torna indietro! Nessuno del padronato italiano rimetterà in discussione i vantaggi che ha acquisito.
Credo quindi che farebbe bene la sinistra italiana a prendere le distanze da questa CGIL. I comunisti dovrebbe uscire da una Confederazione che non è più dei lavoratori ma ha un suo ruolo paragovernativo e parac onfindustriale sottolineato da migliaia e migliaia di enti bilaterali e dagli accordi interconfederali oltre che da queste agghiaccianti scelte politiche. Non credo che la FdS possa condividere le scelte della Camusso sollecitate da Bersani e dal gruppo dirigente del PD. Sarà dura ma sarà necessario andarsene: è l’espiazione della sinistra che purtroppo è costretta alle scissioni dal tralignamento dei suoi gruppi dirigenti ma non ci sono alternative. L’alternativa è subire e far finta di condividere gli accordi con il padronato. Anche il rapporto con il governo è insoddisfacente. La manovra più pesante di quella greca se la sommiamo alle due precedenti va avanti senza una sola ora di sciopero!
I partiti comunisti italiani,la Federazione della Sinistra hanno il dovere di dire ai lavoratori che questa CGIL si è messa fuori dalla storia del movimento operaio e socialista italiano e segue altre strade di neocorporativismo liberistico.

Pietro Ancona

venerdì 1 luglio 2011

Roma,Roccacencia-Da Marrazzo a Carlino-Prima verde pubblico poi edilizia privata infine acquista il Comune di Roma

Roma: un conflitto d’interessi grande centocinquanta case
30 giugno 2011 i wwf borghesiana by Paolo Maria Addabbo

DA MARRAZZO A CARLINO: “LE MANI SU ROCCACENCIA”

Il 19 maggio 2011 la giunta capitolina vara un provvedimento a firma dell’assessore alla casa Antoniozzi per acquisire cinque fabbricati di nuova costruzione da assegnare ai punti “numero dieci” delle graduatorie per le case popolari, ossia quelle persone con gravi necessità. Saranno 150 le abitazioni che il Comune comprerà alla “modica” cifra di 2598 euro al metro quadro, non appena l’iter dell’acquisto sarà terminato in Campidoglio.

Casualmente proprio all’angolo tra via Prenestina e via di Rocca Cencia, accanto al polo impiantistico per l’immondizia di Ama e Colari, sorgono cinque palazzi uguali, ultimati nell’estate 2010, su un terreno che il piano regolatore destinava a verde pubblico, poi sottratto ai cittadini per mezzo d’una variante approvata nel giugno 2007 dalla giunta regionale Marrazzo. Davanti vi campeggiano ancora gli annunci di vendita dell’Immobildream di Roberto Carlino, consigliere e presidente della commissione ambiente e cooperazione tra i popoli e membro della commissione urbanistica in Regione Lazio. Guarda il caso l’Immobildream ha già “chiuso” le vendite del complesso (per scoprirlo è bastato chiamare l’ufficio vendite dell’agenzia).

Nel dicembre del 2009 era stato pubblicato un bando dal Comune per acquisire 150 alloggi destinati all’emergenza abitativa. E’ scaduto ad aprile 2010 e la gara, stando a quanto riportano le agenzie, è stata vinta dalla “Tam Sas”, che ricaverà dalla vendita delle case circa 30 milioni di euro, una cifra esorbitante se pensiamo agli attuali prezzi di mercato dell’estrema periferia. La descrizione degli immobili fatta dall’assessore Antoniozzi coincide con i cinque fabbricati che la società Immobildream aveva inizialmente commercializzato come “complesso Le Gardenie”, oggi non più in vendita. Bisogna capire allora se ci sono collegamenti tra il proprietario dell’agenzia immobiliare, Roberto Carlino – con un conflitto di interessi grande come una casa – e la “Tam Sas”.

CHI C’E’ DIETRO LA “TAM SAS” E COME SI LEGA ALL’IMMOBILDREAM? RISOLTO IL MISTERO CON UNA “WEB-INCHIESTA”.

C’è una sola “Tam Sas” (fino ad aprile del 2009 “Tam Srl”) di Roma impegnata nelle costruzioni: è di Giuseppe Dell’Aguzzo. Un nome che ritroviamo in vari forum e blog dedicati alle lamentele dei cittadini verso costruttori e intermediari. Eccolo spuntare in una discussione del Torrino-Mezzocammino: il titolo è “Immobildream Marronaro… disavventure” e Dell’Aguzzo è membro della “Costruzioni Immobiliari 2005 srl”, che fa capo ai costruttori Marronaro. Il problema è la mancata consegna degli alloggi.

Un’altra denuncia in cui ritracciamo il responsabile della “Tam Sas” è rivolta da un blog di Lunghezza contro l’intermediaria “Progedil 90” (coinvolta nello scandalo “Coop Casa Lazio” e inquisita per una serie di truffe) e contro il costruttore “Immobiliare Lunghezza 2006 srl”: il 19/06/2008 è diventata “Immobiliare Lunghezza 2006 SAS con socio accomandatario Giuseppe Dell’Aguzzo. Ma le “magagne” di Immobildream e Marronaro non trovano sfogo solo nelle denuncie dei forum, e non sono estranee alle cronache che citano anche società oscure e “fortunate” come la “San Vitaliano 2003 srl”: negli articoli degli ultimi anni si parla, per esempio, dei residence per famiglie rom sia nel quadrante nord-ovest sia in quello orientale, pagati a peso d’oro dalla giunta Veltroni per far fronte all’emergenza abitativa (come succederà a via di Rocca Cencia oggi) oltre alle solite carenze dei lavori segnalate nei forum.

In sostanza i costruttori del “Gruppo Marronaro” hanno spesso beneficiato dell’intermediazione di Immobildream, e insieme a Marronaro ha lavorato, con le sue società di costruzioni dai molteplici nomi, anche Dell’Aguzzo, il titolare dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto per vendere le case popolari a Rocca Cencia. Si possono ricostruire alcune parti del rapporto Dell’Aguzzo-Marronaro: la sede della “Tam Sas” di viale Bruno Buozzi 98 (un palazzo al centro di Roma, sede di molteplici società) è anche sede di altre attività di Dell’Aguzzo (come la citata “Immobiliare Lunghezza 2006 sas ”, “Investire 2009 sas ”, Marroimpresa sas ecc.). Tra le varie c’è anche la “Sviluppo Z36C società in accomandita semplice”che insieme a Marronaro era proprietaria dei terreni nella zona del Torrino-Mezzocammino (come si evince da vari documenti pubblicati online riguardanti i progetti delle costruzioni); sempre nel palazzo di viale Bruno Buozzi c’è la “Iris Costruzioni”di Dell’Aguzzo, e Marronaro Vincenzo è un dirigente della società.

Tornando all’angolo tra via di Rocca Cencia e la Prenestina, bisogna menzionare la “Marroimpresa srl (attualmente “Marroimpresa sas di Giuseppe Dell’Aguzzo” e diversi soci con il cognome Marronaro): stando a quanto riportato dalla Land srl, che effettua rilievi archeologici, la “Marroimpresa srl” le aveva commissionato delle “indagini archeologiche preliminari” proprio tra la Prenestina e Rocca Cencia: forse preliminari alla costruzione, effettuata da “Marronaro”, dei cinque palazzi venduti dall’Immobildream.

“In questa vicenda – dichiarano Simone Paoletti e Paolo Amarisse, presidente e vice del WWF Borghesiana – sembra emergere un fatto gravissimo e inquietante, ovvero che l’amministrazione pubblica, invece di tutelare gli interessi dei cittadini, abbia agito a solo vantaggio di pochi speculatori privati: dapprima nel 2007 consegnandogli un prezioso cuscinetto di verde pubblico di 5 ettari, tra il deposito AMA e la borgata Pratolungo, generando un profitto pazzesco per chi ha potuto costruire su un terreno non edificabile e successivamente nel 2010 ricomprando dallo stesso privato quelle abitazioni a circa 2.600 euro al metro quadro, in una zona dove i prezzi di mercato oscillano tra i 2000 e i 2400 euro/mq, come ci confermano le locali agenzie immobiliari”.

Insomma si prova a risolvere il problema delle classi più emarginate confinandole in un “ghetto” a ridosso della “monnezza”, pagato a peso d’oro grazie ai contribuenti.

Come per la vicenda dei residence veltroniani sopraccitati ci potrebbe essere stato un preciso disegno speculativo, oppure, come ipotizza il WWF Borghesiana, potrebbe essere accaduto che “in seguito alle difficoltà di trovare acquirenti, dovute da un lato all’eccessivo stock edilizio invenduto della zona, dall’altro all’aria insalubre proveniente dal vicinissimo deposito della “monnezza”, il Comune sia venuto in soccorso del privato, facendosi carico dell’acquisto per confinarvi cittadini bisognosi, che attendevano una casa popolare dal 2000. Il tutto a 20 Km dal centro città, senza servizi e con vista gabbiani”.

A questo punto bisogna ricordare cosa è successo prima in via di Rocca Cencia.

I PRECEDENTI:

DALLE CASE DELL’IMMOBILDREAM “ERETTE” DALLA VARIANTE DEL CENTROSINISTRA FINO ALL’ ANNUNCIO DI ANTONIOZZI.

Nel 2007 l’Assessore all’urbanistica della giunta Marrazzo, Massimo Pompili (oggi deputato PD), dichiarava che era stata fatta qualche “concessione” ai meritevoli e caritatevoli costruttori, durante l’approvazione del “Piano Particolareggiato” della “Zona O n.86 Pratolugo”: cubature in cambio di servizi, addirittura un impianto sportivo. Poi, come immediatamente denunciato dagli attuali rappresentanti del WWF Borghesiana, cominciano a “crescere” proprio dov’era previsto “verde pubblico” le case rivendute dall’immobiliarista, presidente della commissione ambiente e membro di quella urbanistica, un ossimoro vivente!

Una storia degna di uno “sketch” di “Cettolaqualunque”, però ambientato a Roma: il verde pubblico si trasforma magicamente in “tronchi di cemento”. Il protagonista di questo “film” è un “trombato” (tradotto dal gergo giornalistico: “scartato”) delle elezioni europee 2009 e neoletto in regione: è lui, quello che aveva iniziato come agente immobiliare ed è divenuto esponente del partito con a capo Casini, il genero di Caltagirone. Roberto Carlino per quell’affare deve ringraziare i colleghi della Giunta Marrazzo.

Degne di nota sono anche le tre pubblicità dell’Immobildream per via di Rocca Cencia: in una prima campagna pubblicitaria si punta sul “fascino” della “Roma antica”, nonostante l’odore dell’impianto Ama ti riporti subito ai giorni nostri. Per non parlare di quella con lo slogan “a tu per tu con la natura” e l’immagine fuorviante di due giovani immersi nel verde, un picnic e un uomo con cavallo sullo sfondo; “non sogni” dice la voce di Carlino negli spot, ma “solide realtà”: forse bisognerebbe cambiare la denominazione sociale in “Immobilnightmare spa”.

Nel 2008 arriva un altro provvedimento riguardante “via di Roccacencia”: non sappiamo se abbia avuto seguito oppure no, ad ogni modo prevedeva variazioni di destinazione d’uso sulle cubature in possesso da una dozzina di soggetti per realizzare alloggi in tutta Roma. In cambio il Comune avrebbe ricevuto circa il 30% delle abitazioni, per destinarle a case popolari. L’atto era firmato nell’ambito dell’ “emergenza casa” dall’allora prefetto Mario Morcone, oggi candidato perdente a sindaco di Napoli e fallito anche come vertice dell’ Agenzia per i beni confiscati alle mafie (Maroni gli ha preferito il prefetto palermitano). In via di Rocca Cencia c’erano circa 7600 metri cubi della Sorain-Cecchini Due Srl (società del gruppo Sorain Cecchini comandato da Manlio Cerroni) pronti per ospitare 250 alloggi . E’ curioso notare almeno altri due beneficiari di questo provvedimento, oltre alla citata “Sorain”: la “Tribufrigo srl” (coinvolta nel 2005 in uno scandalo con protagonisti il figlio del craxiano Montali come rappresentante legale della società ed Enrico Nicoletti) e la “Cuma 6 srl” con Giuseppe Dell’Aguzzo in qualità di rappresentante legale.

Infine la notizia di un mese fa: cinque fabbricati, dopo un bando scaduto nel 2010, saranno comprati dal Comune. Si trovano in via di Rocca Cencia dal lato della Prenestina e l’appalto è stato vinto dalla “Tam Sas”. Questa la reazione delle opposizioni, riassunta da un comunicato di Stefano Pedica dell’Idv: “Leggendo gli annunci di compravendita immobiliare appare chiaro che il comune di Roma non ha fatto nessun buon affare. Si compra a botte di 150 alloggi allo stesso prezzo di quanto viene venduto un singolo appartamento, cercando poi fra le occasioni nella stessa via di Rocca Cencia, sulla Prenestina, il comune ha addirittura pagato di più. Non credo che l’emergenza abitativa si possa risolvere comprando case dai privati, serve invece un progetto di riqualificazione urbanistica di ampio respiro per risolvere la questione una volta per tutte ed evitare che fra dieci anni il problema si riproponga”.

Immobildream: non vende sogni ma… incubi che, invenduti, vengono comprati dal Comune per costruire ghetti, laddove c’era il verde pubblico.

Paolo Maria Addabbo
www.wwf.borghesiana.it

A proposito di No Tav. Turi Vaccaro,nelle sue azioni non nella vita, e' solo.

L’ articolo dell’ Ansa sull’ azione di Turi in Val di Susa che riporto di seguito mi ha spinto a qualche riflessione,pensieri che scrivo sul mio blog sapendo che se li inviassi a qualche lista letta da amici della nonviolenza non susciterebbe alcun interesse, nella migliore delle ipotesi potrebbe suscitare un minimo di fastidio.

Turi ha molti amici, soprattutto nel mondo della nonviolenza, ma anche qui il suo agire e’ visto come bizzarro e nessuno neanche i vecchi e sinceri amici , nello stesso tempo studiosi e militanti nonviolenti, riescono ad immaginare in questo momento la possibilita’ di unire le sue azioni a iniziative che coinvolgano piu’ persone.
E’ piu’ probabile che Turi leghi umanamente con ambienti antagonisti intelligenti come il Presidio No Dal Molin, ma in questo caso ambienti nonviolenti ufficiali sono in difficolta’ e, magari a malincuore, non lo seguono.
L’ esempio di Turi e’ invece importantissimo in questa fase storica, dove esistono conflitti delicatissimi e importantissimi gestiti da ambienti che non rinnegheranno mai la violenza.
Non approfondisco ulteriormente l’ argomento per ora mi limito a segnalarlo, ma dovremmo necessariamente, tornarci in futuro.

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Turi come a Tienanmen, solo contro ruspa
Bloccato dalla polizia, aveva aglio 'per benedire pala meccanica'
27 giugno, 18:00



CHIOMONTE (TORINO) - Qualcuno, nel vederlo, oggi ha pensato a piazza Tienanmen e alle celebri immagini del ragazzo che ferma da solo un carro armato. L'associazione, del resto, era inevitabile: un uomo solo che, a torso nudo, esegue una piroetta e poi, camminando con passo deciso, costringe alla retromarcia la gigantesca pala meccanica che sta devastando la barricata dei No Tav. Ma il gesto di Turi Vaccaro, alla Maddalena di Chiomonte (Torino), non ha avuto la carica drammatica dello studente cinese: e' stato, invece, qualcosa di spettacolare, poetico, mistico, goliardico e avventuroso insieme.

Turi, con il naso e il volto dipinti di rosso, nei primi chiarori dell'alba, e' saltato giu' dalla galleria Ramats dell'autostrada del Frejus - accanto alla quale c'era l'avamposto dei No Tav - e, percorrendo la carreggiata a passo di marcia, ha sventolato dell'aglio con cui - ha poi detto alla Polizia - voleva solo ''benedire'' la gigantesca ruspa. I poliziotti, temendo - come ha riferito poi la Questura di Torino - che potesse finire sotto i cingoli del mezzo, lo hanno subito bloccato e lo hanno portato via, per identificarlo e poi rilasciarlo. Tutto nello stile di questo ex operaio Fiat, 57 anni, compositore di versi e seguace delle filosofie orientali, che nel movimento pacifista e non violento e' un personaggio leggendario.

Nel 2005 mise a segno un colpo clamoroso quando riusci' a intrufolarsi in una base militare in Olanda e, spaccando dei computer con un martello, disarmo' due F-16. E negli anni Ottanta, all'epoca delle polemiche sui missili a Comiso, si distinse in Sicilia con altre azioni da funambolo. Questa mattina, mentre si esibiva a Chiomonte, la gente - dai giovani autonomi ai piu' maturi No Tav della Valsusa - scandiva il suo nome come in un coro da stadio. Poi si e' indignata e spaventata quando i poliziotti lo hanno fermato e immobilizzato non senza l'inevitabile rudezza. Ma lo spavento e' passato dopo poche ore, quando Turi e' stato rilasciato ed e' tornato con i compagni a presidiare le strade di Chiomonte. Lui stesso, a chi gli ha chiesto se si era fatto male, ha fatto cenno di no con la testa spiegando, a gesti, che gli avevano solo stretto un po' la gola. A gesti, perche' oggi - riferisce una persona che lo frequenta - pare che avesse deciso di seguire la regola del silenzio.