lunedì 30 maggio 2011

La risposta degli Indignatos greci alla gestione neoliberista della crisi economica sara' molto piu' efficace delle precedenti.

Grecia - Indignados - La quinta notte
30 / 5 / 2011

Ci sono parole per descrivere quello che era la domenica ieri in grecia? Per dire quello di diverso che c'è rispetto a quello che abbiamo conosciuto, quello che c'è di nuovo?

Sicuramente ci sono, ma io non le ho.

Anche i numeri (100.000 persone in Piazza Sintagma dicono i mezzi di comunicazione di massa) sono difficili da descrivere: come si può valutare un'assemblea di 4000 persone che per sei ore, in mare di altre mille e mille, cercava di dare un volto comune ai desideri di miglaiaia di diversi?

Come si possono descrivere le assemblee popolari in 69 città greche, che per la quinata note hanno tessuto reti dal basso?

Come si può spiegare che tante e tanti, migliaia parlano di democrazia diretta, di autorganizzazione, di orizzontalita?Non so, non ci riesco .. è ancora presto ... uso le parole di un compagno di Puerta del Sol

“Guardo i visi, ci sono persone di ogni età, di ogni genere ..è impressionante, che voglia avevano di avere uno spazio così, vengono, raccontano le tante frustrazioni, la grande stanchezza di non essere ascoltati ... che voglia avevamo, avevamo di avere questo .."

“Siamo NESSUNO ” si legge in uno striscione dentro la moltitudine. Migliaia di NESSUNO hanno alzato la testa negli ultimi giorni per dire un "NO" chiaro non solo ai tagli, non solo alle misure economiche, non solo a tutta la classe politica ma anche a un sistema che, per vivere, semina morte della dignità e della vita.

Un saluto . . . e i video e le foto di ieri ad Atene per condividere allegria, nervosismo, ribellione, dignità e resistenza.

RISOLUZIONE DELL'ASSEMBLEA POPOLARE DI PIAZZA SÍNTAGMA / ATENE 27-28 MAGGIO 2011

Damolto tempo si prendono le decisioi per noi, senza di noi.

Siamo lavoratori, disoccupati, giovani che siamo venuti in Piazza Síntagma per lottare per le nostre vite e per il nosstro futuro.

Siamo qui perchè siamo coscienti che le soluzioni ai nostri problemi possono venire solo da noi stessi.

Facciamo appello a tutti gli ateniesi, lavoratori, disoccupati e giovani perchè vengano qui a Síntagma, e a tutta la società perchè riempia le piazze e prenda la vita nelle sue mani.

Qui nelle piazze daremo forma alle nostre richieste e rivendicazioni.

Facciamo appello a tutti i lavoratori che si preparano a far sciopero nel prossimo periodo perchè vengano qui e restino a Síntagma.

Non lasceremo la piazza finchè non se ne andranno quelli che ci hanno portato a questa situazione: Governi, TROIKA (FMI, Banca Mondiale, Unione Europea), Banche e tutti quelli che ci sfruttano. Mandiamo a tutti un messaggio: il debito non è nostro.

¡DEMOCRAZIA DIRETTA ORA!
EGUAGLIANZA GIUSTIZIA DIGNITA'

SOLO SI PERDE LA LOTTA CHE NON SI COMINCIA MAI

Assmblea Popolare di Piazza Síntagma
Atene, 28 Maggio

"Non si smantella la casa del padrone con gli attrezzi del padrone ", Audre Lorde, poetessa.

domenica 29 maggio 2011

29 maggio, arrivano les indignès parigini mentre indignati manifestano ad Atene

Parigi 21:34
FRANCIA: DOPO INDIGNADOS MADRILENI, "LES INDIGNES" PARIGINI

Il movimento degli indignados spagnoli ha contagiato i cugini francesi. Circa un migliaio di 'les indignes' parigini si sono radunati in piazza della Bastiglia. Il filo comune e' sempre lo stesso: la protesta contro la disoccupazione. La maggior parte sono giovani e hanno srotolato un grande striscione davanti all'Opera Bastille che chiede 'Vera democrazia subito' e 'Parigi risvegliati'. .

Fonte 24ore agi www.repubblica.it

Indignati: ancora in piazza ad Atene contro il piano di austerità. Governo greco fiducioso sui nuovi aiuti Ue-Fm

Gli abitanti di Atene sono scesi anche questa sera in piazza al centro della capitale ellenica per protestare contro il piano di austerità messo in campo dal governo per sostenere i conti pubblici del paese mentre è in corso la negoziazione delle nuove tranche di aiuti da Fmi e Ue nell'ambito del piano di salvataggio varato un anno fa. È il quinto giorno consecutivo di manifestazioni in piazza sul modello degli 'indignati' spagnoli. Davanti alla tomba del milite ignoto si sono raccolte, secondo la polizia, 20 mila persone che reclamano una «vera democrazia» e sostengono che la «la più grande violenza è la povertà». Il raduno si preannuncia come il più numeroso e imponente da mercoledì a questa parte, quando sono riesplose le proteste contro i tagli imminenti del governo.
Papaconstantinous fiducioso su missione Fmi-Ue
Il ministro greco delle Finanze, Georges Papaconstantinou, rispondendo a quanto affermato dal settimanale Der Spiegel, si è detto fiducioso sul versamento della prossima tranche di aiuti da parte dell'Unione europea e del Fmi.
«I negoziati» con la troika, ha dichiarato in un comunicato, «proseguono e si concluderanno nei prossimi giorni». La Grecia, ha continuato, «ha tutte le ragioni di credere che queste trattative si concluderanno positivamente», e che quindi il Paese «riceverà il versamento della quinta tranche», pari a 12 miliardi di euro, del prestito da 110 miliardi ottenuto nel maggio del 2010.
Papaconstantinou smentisce dunque lo Spiegel, quando afferma che la Grecia non avrebbe messo in pratica gli impegni di bilancio previsti: questa affermazione, protesta, «non ha alcun rapporto con la realtà, per la buona ragione che il rapporto non esiste ancora», visto che «non è stato redatto».

Rehn: Ue potrebbe bloccare prossima tranche di aiuti
L'Unione europea potrebbe bloccare la prossima tranche di aiuti alla Grecia. Lo ha annunciato il commissario europeo agli affari economici, Olli Rehn, al settimanale Der Spiegel. «Noi europei - ha detto Rehn, dopo che giovedì il Fmi aveva affermato di aver bisogno di "garanzie" da Atene prima di elargire gli aiuti - poniamo le stesse condizioni del Fmi».
Rehn ha aggiunto che tutto dipenderà da quanto riferirà la troika (Fmi, Commissione Ue e Bce), ma ha avvertito che «la situazione è molto seria». Il rapporto, secondo quanto anticipa Der Spiegel senza citare le proprie fonti, dovrebbe infatti evidenziare che la Grecia non ha messo in pratica nessuno degli impegni di bilancio previsti. Giovedì scorso già il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, aveva mostrato dubbi sull'eventuale fuoco verde da parte della troika.

Fonte www.sole24ore.com

" Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone " Audre Lorde, poetessa.

sabato 28 maggio 2011

Barcellona, la piazza riconquistata dagli indignatos,domenica 29 giornata European Revolution

La seconda rivoluzione spagnola
27/05/2011 Cristian Bettini Federico Demaria V

Cronaca

Barcellona, venerdì mattina, ore 7. La polizia interviene con mano dura in Piazza di Catalunya per sgomberarla, arrivano presto le prime notizie di feriti, gambe e teste rotte…

La scusa ufficiale, quella presentata sui media mainstream, è di pulirla per motivi di salubritá. La classe dirigente considera le in piazza sporcizia. Vogliono mandare via tutti, ma un gruppo di alcune centinaia di persone non si muove, rimane seduto pacificamente al centro della piazza. Il cordone della polizia tutto intorno tiene lontano col manganello chi sopraggiunge e permette che il servizio di pulizia inizi la distruzione totale dell’accampamento. Tutto viene caricato alla rinfusa su una decina di camion della spazzatura: tendoni, computer, documenti, vettovaglie e strumenti di cucina, libri della biblioteca, megafoni e materiale audiovisivo, etc. Poco a poco, arrivano altre persone, molte, le forze dell’ordine vengono circondate, tutte le entrate presidiate: una presenza sempre più rumorosa sostiene chi sta al centro, incita alla calma e a non reagire. Migliaia di persone in poche ore circondano la piazza.

Alcuni cercano di bloccare l’uscita dei camion per non permettere di portare via i sogni di quella piazza. Nonostante la resistenza pacifica con un sit-in in mezzo alla strada, la polizia inizia a caricare colpendo alla cieca per creare uno spazio utile al passaggio dei camion. I gas lacrimogeni sono illegali, la polizia non esita a sparare in quantitá proiettili di gomma sulla folla indifesa. Persa la battaglia che voleva impedire l’uscita dei camion, qualcuno inizia a rinforzare l’anello attorno alla piazza. Un cordone di polizia circonda il gruppo che sta al centro, mentre impedisce l’entrata di quelli che stanno attorno. La tensione sale cosi come la pressione da fuori sul cordone di polizia. Sempre più persone giungono in piazza.

Finalmente, dopo sei ore di resistenza, il cordone viene rotto e i manifestanti entrano esultanti nella piazza. La polizia si ritira ma riprende a sparare sulla folla. Molti pensano che gli agenti sparino per aprirsi un varco e proteggere la ritirata, ma ci si rende subito conto che, già fuori dalla piazza, camionette arrivavano a tutta velocità sulla folla dall’esterno, aprono gli sportelli e sparano per poi ritirarsi: una signora anziana si mette a fronteggiare una camionetta, tutta la folla l’ha protegge. A ogni incursione la gente avanza senza violenza, con le mani aperte in alto. Verso l’una, sotto il sole cocente, stanchissime ma felici, migliaia di persone festeggiano al centro della piazza al grido «É ancora nostra!».



Qualcosa di mai visto

Se pensiamo che i manifestanti hanno ripreso la piazza senza l’uso della violenza, potremmo dire che é successo qualcosa di mai visto negli ultimi decenni di storia catalana. Per trovare un evento simile dovremmo tornare indietro fino alla Rivoluzione spagnola del 1936. La memoria storica di quegli eventi é senza dubbio viva tra gli indignados. Allora si trattava di una rivoluzione con una base ideologica nell’anarcosindacalismo, nel comunismo libertario e nel marxismo rivoluzionario. C’erano gruppi organizzati come il Poum [Partito Operario di Unificazione Marxista], la Cnt [Confederazione Nazionale del Lavoro], il Psoe [Partito Socialista Operaio Spagnolo] e la Ugt Unione Generale dei Lavoratori]. Oggi gli indignados non hanno ideologie facilmente etichettabili e non appartengono a gruppi organizzati. Addirittura si oppongono alla legittimitá di alcuni di quei gruppi storici, ormai totalmente degradati [il Psoe é al governo e la Ugt é uno dei sindacati maggioritari]. «Rivendichiamo un cambiamento profondo del sistema politico, sociale ed economico – spiegano – Vogliamo giustizia e la vogliamo adesso!».

Chi sono e cose vogliono gli indignados?


Sono domande complesse alle quali é difficile rispondere. Senza dubbio molti sono giovani [studenti, precari e disoccupati] insoddisfatti del presente e preoccupati per il loro futuro. Sarebbe peró un errore ridurre il tutto a questioni materiali, il lavoro o la casa. C’é molto di piú. Lo slogan «gioventu senza futuro» esprime un malessere emotivo generalizzato, che é cresciuto nelle pance seppur piene. Da un lato la quotidianitá, con le insicurezze e la paura, dall’altro le questioni sociali, con la crisi multidimensionale e l’inadeguattezza dell’ordinamento politico e la sua classe dirigente.

Possiamo fare un parallelismo con i grillini? A differenza dei grillini, gli indignados non hanno un leader e si sono fortemente opposti a far emergere una nuovo soggetto politico. Il movimento inizió con lo slogan «Democrazia reale adesso!» e ha mantenuto la coerenza attraverso l’organizzazione assemblearia con partecipazione diretta ed orizzontale. Tuttavia gli interventi nelle assemblee di questi giorni hanno mostrato l’etereogenitá di chi partecipa. A parte le diversitá delle tematiche di interesse degli indignatos, si possono identificare due posizioni differenti. La prima é la riformista, condivisa sopratutto da chi é piú vergine di mobilizzazioni; la seconda é radicale e propone cambiamenti strutturali. Per esempio, la prima é favorevole a esigere ai politici delle riforme sui temi del lavoro, l’educazione o la sanitá, mentre la seconda rifiuta il dialogo con i politici per la loro illeggitimitá ed appoggia l’auto-organizzazione. Ad ogni modo i punti in comune sono tanti e sufficienti per mantenere compatto il movimento.

In primo luogo, tutti sono insoddisfatti della classe politica per la sua distanza dalle persone comuni, per la corruzione e per la gestione delle crisi economica. L’indignazione viene dalla sensazione che con la scusa della crisi economica, si stia smantellando lo stato sociale tanto per le riforme sul lavoro e le pensioni, quanto per i tagli alla sanitá ed educazione. Perdipiú il sistema finanziario invece di essere giudicato per le sue resposanbilitá, é stato salvato senza condizioni con ingenti flussi di denaro pubblico e le banche hanno incrementato i loro utili proprio con la crisi. Questa volta la tradizionale terapia shock per introdurre le riforme neoliberali ha fallito nel suo tentativo di schivare la resistenza popolare. «Abbiamo perso la paura», si legge su un cartello.

Una mobilitazione, insomma, che numericamente va molto al di lá da quelle usuali dei movimenti sociali organizzati [centri sociali, femministe, ecologisti, anarchici,...], ma che ha beneficiato di quanto quei movimenti hanno offerto. Per prima cosa il «know-how» nell’auto-organizzarsi [come moderare un'assemblea o preparare una cucina in tre giorni]. Se non ci fosse stato un bagaglio di esperienza che era stata aquisita negli anni, in piccoli gruppi, sarebbe stato impossibile farlo per migliaia di persone in cosí poco tempo. In secondo luogo la conoscenza sui vari temi é profonda grazie alle lotte degli ultimi anni che hanno permesso identificare con chiarezza le rivendicazioni.

Mancano due giorni perché il movimento compia le due settimane. I livelli di organizzazione raggiunti fino a ieri erano incredibili. Le piante dell’orto potevano crescere rigogliose ed orgogliose. I pannelli solari avevano sostituito i generatori per la produzione di elettricitá. C’era anche un gruppo di poeti che pedalava a turno per generare l’energia che amplificava la loro voce. La commissione della cucina offriva regolarmente pasti completi e gratis ad orari prestabiliti. La commissione di infrastruttura aveva organizzato un’accampamento completo, con servizi igenici, sala studio, biblioteca, tende per proteggersi dal sole, tra le tante cose. La commissione internazionale manteneva i contatti con altri paesi traducendo nelle diverse lingue i comunicati che escono ed arrivano alla piazza. Durante un’assemblea era stato anche letto un comunicato in Urdu [lingua dei musulmani di India e Pakistan] per spiegare ai lateros, che storicamente vendono lattine di birra per strada, che cosa stava succedendo nella piazza, invitarli a rispettarla, a vendere acqua o rinfreschi. Le commissioni informazione e diffusione si erano occupate di far uscire il messaggio della piazza e costruire alleanze con altri collettivi in lotta, come i lavoratori licenziati dalle fabbriche o dai settori pubblici dell’educazione e sanitá. La commissione azioni e attivitá offriva un nutrito programma di azioni dirette e pacifiche fuori dalla piazza come varie attivitá interne [dalle conferenze ai concerti]. La commissione contenuti, forse la piú numerosa, era composta da oltre dieci gruppi tematici che lavoravano intensamente per produrre conoscenza ed elaborare proposte politiche. Infine la inter-commissioni si occupava di far fluire l’informazione e coordinare le attivitá.

Per una mezza giornata questa normalitá auto-organizzata é stata distrutta dall’intervento della polizia. Le migliaia di persone che hanno riconquistato le piazza stanno lavorando per ricostruirla. Nessuno pensa che distruggendo una tenda o un accampamento intero, possano spegnere il fuoco che brucia dentro. Senza paura, si ricomincia da capo.

E’ venerdì notte: in questo momento la piazza è stracolma, non è mai stata così piena finora. In poche ore si sta riorganizzando tutto, ognuno porta qualcosa, la cucina ricomincia a funzionare, dal mercato della boucheria i commercianti offrono cibo alla piazza, ci telefonano dalla Porta del sol di Madrid e il grido della loro piazza è che «Barcellona non è sola». Molti invitano i giovani e gli indignati di tutta Europa ad unirsi, a manifestare.

Dopo Madrid e Barcellona, Atene?

Per il terzo giorno consecutivo migliaia di persone stanno occupando le piazze di diverse cittá in Grecia. Ad Atene si sono riunite 100.000 persone, nonostante la pioggia. Non si sono viste né bandiere, né atti di violenza. Chiaramente s’é alzato un vento, forte e inarrestabile, dal Nord Africa che sta arrivando in tutta Europa attraverso i suoi porti del sud, la Spagna e la Grecia. L’Italia non puó mancare.

L’elicottero della polizia sorvola minaccioso le nostre teste mentre la gente torna a ri-organizzarsi nelle commissioni. Hanno calpestato le piante dell’orto comunitario, «ma noi, come quelle piante – dicono alcuni ragazzi – torneremo a crescere per raccogliere i frutti dei nostri sogni. Vi invitiamo tanto a sognare come a seminare, cosi da poter arrivare assieme al raccolto. Juntas podemos! Insieme possiamo!».


Fonte www.carta.org

"Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" Audre Lorde, poetessa.

giovedì 26 maggio 2011

Rebus Indignatos, una traduzione del programma di Democracia Real Ya e un commento,interessante, di un comunista

ll rebus "indignados"

Che posizione prendere sul movimento spagnolo degli indignados di Puerta del Sol?
di Dante Barontini


I diversi contributi che abbiamo pubblicato oscillano tra due estreme: adesione acritica e critica liquidatoria. E segnalano quanto sia andata smarrita la capacità – tutta leniniana – di saper distinguere tra movimento e “partito”, tra “masse” e “avanguardia”, tra “spontaneità” e “progetto”.
Proviamo qui a porre alcuni punti che ci sembrano sufficientemente fermi.
Ogni movimento di protesta che assume dimensioni di massa è sintomo di un malessere sociale rilevante, una richiesta di cambiamento che si esprime come sa e come può, in forme – dicevamo un tempo - “storicamente determinate” che dipendono da momento, cultura, tradizioni di un paese.

Ogni movimento, dunque, appare al “quadro militante” come ingenuo, limitato, parziale, a rischio di manipolazione. Se abbiamo ben compreso la dialettica, sono sempre vere entrambe le cose. Dunque, assumere le posizioni del movimento esistente così com'è significa rinunciare a qualsiasi progetto di trasformazione sociale consapevole; condannare il movimento per la sua arretratezza significa, all'opposto, tagliarsi socialmente i “cabbasisi” e quindi rinunciare per altra via a qualsiasi trasformazione sociale.

La piattaforma politica degli indignados (che pubblichiamo qui in fondo) è democratica e socialmente progressista. Prende di punta l'irresponsabilità della classe politica che si alterna al potere (il bipolarismo escludente), immaginando meccanismi legali per renderla concretamente sanzionabile. Disegna misure per combattere la disoccupazione partendo dalla riduzione dell'orario di lavoro e dal rifiuto dell'aumento dell'età pensionabile. Chiede la difesa dei posti di lavoro e il ripristino degli assegni di disoccupazione. Prevede l'espropriazione delle case inutilizzate, trasformandole in alloggi popolari; servizi pubblici, a partire dai trasporti, di qualità e a basso costo; una scuola e un'università pubbliche, dai costi accessibili e una ricerca altrettanto indipendente perché pubblica. Rifiuta il salvataggio delle banche con fondi statali, fino ad osare chiederne la nazionalizzazione; vuol rivedere la fiscalità generale colpendo patrimoni, plusvalenze finanziarie, società d'investimento. Vuol ridurre le spese militari, pretende l'introduzione dell'indipendenza della magistratura (che lì, evidentemente, è più limitata che in Italia).

E, infine, una riforma elettorale che permetta un pluralismo effettivo, non ingabbiato a forza nel bipolarismo centrista.
Tutti punti che, anche in Italia, potremmo sottoscrivere in pieno senza doverli per forza assumere come un “programma comunista”.

Diciamo che rappresentano una messa in discussione empirica, ma reale, della gestione liberista della crisi.

E' un movimento, dunque, che esprime con durezza la propria diffidenza verso la politica esistente. E la esprime magari con formule (“né di destra, né di sinistra”) pericolosamente in bilico tra qualunquismo, populismo, vaghezza. Questo è il punto più controverso, ma da cui bisogna necessariamente partire perché rappresenta il livello di “coscienza” attuale delle giovani generazioni e non solo; che hanno ovviamente molte buone ragioni per pensare che “destra e sinistra”, per come loro le vedono, sono di fatto la stessa cosa; che tra Aznar e Zapatero le distanze siano in fondo minime e “sovrastrutturali” (diritti civili e poco altro). Noi non diciamo qualcosa di molto diverso quando analizziamo le politiche economiche del centrodestra e del centrosinistra italiani.

Un “negriano”, per dirla come diversi nostri lettori, assumerebbe subito in toto il linguaggio del movimento degli indignados, un settario li maledirebbe da lontano, come la volpe con l'uva. Un comunista, invece, ci starebbe dentro, anche a costo di rinunciare momentaneamente all'esibizione pubblica della propria simbologia (ricordiamo che lo stesso Fidel “ammise” di guidare un partito guerrigliero comunista solo dopo aver conquistato e consolidato il potere), lavorando per far crescere la coscienza di classe del movimento attraverso i momenti di conflitto che questo sarà costretto – ora o tra qualche tempo – a ingaggiare con il potere. Perché, ricordiamo, il comunismo non è un'ideologia, né un ordine ideale cui la realtà dovrebbe conformarsi; ma “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente; le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente”.


Il manifesto politico di “Democracia Real YA!”

Eliminazione dei privilegi della classe politica:

Stretto controllo sull’assenteismo. Istituzioni di sanzioni specifiche per chi non onori le proprie funzioni pubbliche.
Eliminazione dei privilegi nel pagamento delle tasse, nel conteggio dei contributi lavorativi e nel calcolo degli anni per ottenere la pensione. Equiparazione dello stipendio degli eletti al salario medio spagnolo con la sola aggiunta dei rimborsi indispensabili all’esercizio delle funzioni pubbliche.
Eliminazione dell’immunità associata all’incarico.
I delitti di corruzione non prescrivono.
Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di chiunque ricopra incarichi pubblici.
Riduzione degli incarichi “a chiamata diretta”.

Contro la disoccupazione:

Ridistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione strutturale (sarebbe a dire raggiungere un tasso di disoccupazione inferiore al 5%) In pensione ai 65 anni e nessun aumento dell’età pensionabile fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo.
Sicurezza nel lavoro: divieto del licenziamento collettivi o per cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit, controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
Reintroduzione dell’aiuto di 426 euro a persona/mese per i disoccupati storici.

Diritto alla casa:

Esproprio statale delle case costruite in forma massiva e che non siano state vendute: diventeranno case popolari.
Aiuti per l’affitto ai giovani e a chiunque si incontri in condizioni di bassa disponibilità economica.
Si permetta, in caso di impossibilità nel pagare l’ipoteca, la sola riconsegna della casa.

Servizi pubblici di qualità:

Eliminazione delle spese inutili delle amministrazioni pubbliche e creazione di un organo indipendente di controllo dei bilanci e delle spese.
Assunzione di tutto il personale sanitario in attesa di assunzione.
Assunzione del personale in attesa nel settore dell’educazione per garantire una giusta proporzione alunni/insegnanti, un adeguato numero di professori di supplenza e i professori di appoggio (ndr ai diversamente abili).
Riduzione delle tasse universitarie ed equiparazione dei prezzi dei master a quelli della normale carriera universitaria.
Finanziamento pubblico alla ricerca per garantirne l’indipendenza
Trasporto pubblico poco costoso, di qualità ed eco-sostenibile: reintroduzione dei treni che ora vengono eliminati per far spazio all’alta velocità ed quindi dei relativi prezzi originari. Riduzione dei prezzi degli abbonamenti al trasporto pubblico, riduzione del traffico su gomma all’interno dei centri urbani, costruzione di piste ciclabili.
Servizi sociali locali: applicazione definitiva della Ley de Dependencia (assistenza alle persone dipendenti, per malattia o vecchiaia), istituzioni delle reti di assistenza locali e municipali e dei servizi locali di mediazione e tutela.

Controllo delle banche:

Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o iniezione di capitale pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo sociale.
Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione finanziaria.
Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi nel tempo.
Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
Sanzioni nei casi di cattiva prassi bancaria e di speculazione.

Fisco:

Aumento delle detrazioni d’imposta sui grandi capitali e le entità bancarie.
Eliminazione del Sicav (società d’investimento a capitale variabile)
Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di patrimoni verso i paradisi fiscali.
Proporre la “Tobin Tax” a livello internazionale.

Libertà civili e democrazia partecipativa:

No al controllo di Internet. Abolizione della legge Sinde (che disciplina diversi aspetti del diritto d’autore in Rete e del peer to peer)
Protezione della libertà d’informazione e del giornalismo d’investigazione.
Istituzione di referendum obbligatori e vincolanti per questioni di grande importanza e che modificano le condizioni generali di vita dei cittadini.
Istituzione di referendum obbligatori prima dell’introduzione e l’applicazione delle norme europee.
Modifica della legge elettorale per garantire un sistema veramente rappresentativo e proporzionale e che non discrimini nessun partito politico nè volontà popolare, una nuova legge elettorale che veda rappresentati anche i voti in bianco o quelli nulli.
Indipendenza del Potere Giudiziario: riforma del Ministero della Giustizia per garantirne l’indipendenza, il Potere Esecutivo non potrà nominare membri del Tribunale Costituzionale o del Consiglio Generale del Potere Giuridico (il CSM italiano).
Presenza di meccanismi effettivi che garantiscano democrazia interna ai partiti politici.
Riduzione delle spese militari.

Fonte www.contropiano.org

"Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" Audre Lorde, poetessa.

European revolution 29 may all cities of europe,we call for real democracy now

EUROPEAN REVOLUTION AT 29TH MAY-ALL CITIES OF EUROPE
http://www.facebook.com/event.php?eid=225690444124218

WE CALL FOR REAL DEMOCRACY NOW. We are not a commodity lying in the hands of politicians and bankers.
We blame the economic and political forces for our bad situation and demand the necessary change of course.
We call on all citizens, under the motto "Real Democracy NOW. We are not a commodity lying in the hands of politicians and bankers." to take to the street to protest. Join us, no matter what political views you have, to make all the people heard as a single voice.

PEOPLE IN EUROPE WAKE UP,
LETS MAKE A BETTER LIFE
LETS TALK , LETS MEET, LETS CHANGE EVERYTHING

Pubblicato da comites popolare grecia a 04:28
L'INDIGNAZIONE CONTAGIOSA...Dagli indignati spagnoli ai disperati di Grecia: la rivoluzione mediterranea continua.

COME TROVERANNO 28mila milioni di euro?
Ι greci sanno benissimo che verranno pescati dal cilindro delle loro pensioni e stipendi e che le imposte statali aumenteranno a dismisura. Ma quanto durerà tutto questo?

Il tempo è un nemico insormontabile per chi aspetta un cambiamento vero.

A Piazza della Costituzione ieri il tempo della solidarietà tra popoli era scandito da uno striscione scritto in castigliano e con la bandiera spagnola come stemma:

“ Siamo svegli. Che ora è? E’ ora che se ne vadano a casa!”

Tra gli striscioni della Sintagma di Atene ieri c’erano anche i versi dello scrittore Nikos Kazantzakis: “Non credo in nulla, non spero nulla. Sono libero”.

Pubblicato da comites popolare grecia a 03:55

"Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone"
Audre Lorde, poetessa.

26 maggio, in Grecia alle 18.00 "indignati" di nuovo in piazza.

Crisi: in piazza greci 'indignati'
Sull'esempio dei cittadini spagnoli, contro misure governo
Ansa 25 maggio, 21:46

ATENE, 25 MAG - Migliaia di greci ''indignati'' manifestano da oggi pomeriggio sull'esempio delle proteste inscenate nei giorni scorsi dai cittadini spagnoli nella Plaza del Sol a Madrid.

Alle manifestazioni partecipano migliaia di cittadini che intendono cosi' esprimere la propria collera contro le misure di austerita' decise dal governo socialista di Giorgio Papandreou.

Le proteste, secondo i partecipanti, non hanno nulla a che vedere con i partiti

NB: Ho girato questa notizia brevissima perche' davvero se il movimento greco contro le misure di austerita' e il movimento dei giovani spagnoli trovano una qualche sintonia....saranno scritti su tutto questo articoli piu' corposi...forse qualche libro...



Dal blog http://letteradaatene.blogspot.com

Giovedi' 26 maggio

Indignati, la societa' civile si mobilita in Grecia
Nuovo appuntamento giovedi' 26 maggio ore 18.00



Su Contropiano.org mercoledi' 25 alle 23.00 notizie dal mondo sindacale greco ma si parla pure di "indignati", anche se Contropiano scrive solo di manifestazioni simili a quelle spagnole. Il movimento europeo prossimo venturo avra' molte anime ma si preannuncia impetuoso. Speriamo che abbia una sua influenza visibile anche il "metodo nonviolento" ,come definiva la nonviolenza Aldo Capitini.

"Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" Audre Lorde ,poetessa.
marco

Grecia. Sindacati di nuovo in piazza il 28 maggio e il 4 giugno. E’ rivolta sociale

L'annuncio del nuovo piano di misure antisociali varato dal governo greco ha provocato la dura reazione dei sindacati e dei movimenti sociali.

Il Pame, ha già indetto una manifestazione di protesta per sabato 28 maggio in piazza Omonia e chiede la convocazione del Consiglio Direttivo della Gsee per decidere uno sciopero generale il 2 giugno. I due principali sindacati greci - l'Adedy, che raggruppa i dipendenti del settore pubblico, e la Gsee, che riunisce quelli del settore privato - hanno annunciato una manifestazione di protesta per sabato 4 giugno ad Atene nella centrale piazza Klauthmonos.
Le due unioni sindacali, in un comunicato congiunto, parlano di una «tempesta di misure antipopolari e di una ricetta fallita che porterà l'economia e il paese in un vicolo cieco» e preannunciano uno nuovo sciopero generale ma dopo la manifestazione del 4 giugno. Dure sono anche le reazioni dei dipendenti delle imprese pubbliche che dovranno chiudere. Ieri gli impiegati della Postal Bank hanno occupato gli uffici dell'Amministrazione definendo uno «scandalo» la vendita dell'ente e preannunciando una serie di manifestazioni contro la decisione del governo.
I lavoratori dell'Ote, l'azienda telefonica leader del settore nei Balcani, hanno già proclamato uno sciopero di 48 ore da attuare entro i prossimi 10 giorni, mentre alcuni sindacalisti vicini al Pasok, il partito socialista al governo, hanno detto di non riconoscersi più nel partito di Papandreou. Analoga situazione anche nei porti del Pireo e di Salonicco messi in vendita. I lavoratori parlano di un'azione politica «criminale e senza senso» e preannunciano battaglia.
L'Adedy ha calcolato che il livello di vita dei greci scenderà del 20%, mentre per gli impiegati statali si va creando «una situazione disperata». Sintomatico della difficoltà del momento, come fa notare il giornale To Vima, è anche il fatto che ieri, dopo l'annuncio del pacchetto delle nuove misure, nessun ministro si è fatto vivo in Tv per sostenere le decisioni del governo.

Intanto migliaia di greci, seguendo l'esempio degli spagnoli, tramite Facebook hanno dato la loro adesione alla manifestazione di protesta organizzata nella centralissima piazza ateniese di Syntagma. Analoghe proteste si svolgeranno anche a Salonicco e Patrasso.

Fonte www.contropiano.org

"Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone" Audre Lorde, poetessa.

mercoledì 25 maggio 2011

Pisa,presidio No War contesta la celebrazione della guerra in Afghanistan alla Scuola Superiore Sant'Anna.

Pisa: Nessuno sconto ai sostenitori della guerra
di Redazione Contropiano

Gli allievi della Scuola Superiore S. Anna celebrano la guerra in Afghanistan protetti dalle forze dell’ordine. Un presidio No War li contesta. Demolito l'inganno del peacekeeping

Un forte schieramento di polizia, carabinieri, Digos e guardie del corpo dei politici e generali invitati proteggeva ieri la Conferenza «Italia e Afghanistan: dieci anni di impegno politico e militare 2001-2011» , organizzata dagli allievi della Scuola superiore S. Anna, istituzione specializzata per il lavoro di ricerca e sviluppo del “peacekeeping”, termine soft coniato per nascondere le contemporanee tecniche di aggressione militare colonialista dell’Occidente contro governi e popoli poco propensi a essere indiscriminatamente sfruttati.

Il presidio, promosso dal Coordinamento No Hub e da “studenti e studentesse contro la guerra”, ha portato in Piazza Martiri della Libertà quella parte della città intenzionata a strappare il velo di silenzio intorno alle attività di un’istituzione che contribuisce, ben di più delle basi militari, alla militarizzazione dei nostri territori.

I numeri del presidio sono stati dignitosi, anche se si riscontra - nella piazza pisana così come nel resto del paese – un livello di mobilitazione molto al di sotto delle esigenze che la situazione imporrebbe, per i costi umani ed economici dell’intervento italiano nei vari fronti di guerra, in Afghanistan come in Libia.

La mobilitazione pisana ha comunque colto nel segno, scatenando le ire e le preoccupazioni degli allievi della scuola S. Anna, i quali alcuni giorni prima della conferenza hanno preso contatto telefonicamente con un rappresentante del Coordinamento no hub, per evidenziare il “danno” arrecato al buon nome della scuola dalla nostra mobilitazione, ma anche per fare ai pacifisti una proposta: In perfetto stile “peacekeeper”, i giovani allievi avevano spalancato le porte della conferenza al Coordinamento, con un’apertura mozzafiato: sessanta secondi per una domanda prima del coffe break che concludeva la pima parte del loro convegno…! Ovviamente la delegazione invitata doveva essere di modeste dimensioni: uno,massimo due rappresentanti, in attesa di poter formulare la sospirata domanda al termine delle prolusioni dei due ex Ministri della Difesa Martino e Parisi, dei generali e dell’ex ambasciatore italiano in Afghanistan.

I rappresentanti del No Hub hanno così potuto dimostrare “sul campo” che le tattiche del “peacekeeping” si possono battere. La “generosa” proposta dei giovani yuppies delle guerre “giuste” è stata rinviata al mittente.

Le idee di studenti e militanti no war sulla celebrazione di dieci anni di massacri in Afghanistan sono risuonate chiare e forti dai megafoni delle trombe piazzate su una macchina posteggiata di fronte alla sede del S.Anna.

L’asimmetria tra mezzi tecnici era evidente, ma sicuramente i “signori della guerra” seduti nelle comode poltrone della sala conferenze all’interno del S.Anna hanno sentito risuonare, anche nella piazza pisana, l’eco di una sconfitta che nessuna celebrazione può nascondere

Fonte www.contropiano.org

sabato 21 maggio 2011

Cameroun:Esther Dang Bayibidio, une autre candidature à le presidentielle

May 17, 2011 12:17 pm

Agée de 65 ans, l’ex directeur général de la Société nationale d’investissement (Sni) aspire à la magistrature suprême.

Le 12 mai dernier, Esther Dang Bayibidio, l’ancienne patronne de la Sni, a déposé sa candidature pour la prochaine élection présidentielle auprès du ministre d’Etat, ministre l’Administration territoriale et de la Décentralisation avec copie au directeur général d’Elections Cameroon (Elecam) et au président de la Cour suprême agissant comme Conseil constitutionnel. «J’ai l’honneur de vous notifier officiellement ma décision de me présenter à la prochaine élection présidentielle d’octobre 2011 en candidat indépendant conformément à l’article 53 de la loi N°92/02 du 17 septembre 1992 fixant les conditions d’élection et de suppléance à la présidence de la République, Titre VIII, chapitre II», écrit le docteur d’Etat es sciences économiques.

Avant d’inviter le Minatd, à lui faire connaître par courrier-retour « les conditions précises à remplir par un candidat indépendant et malheureusement non explicitées par la loi susvisée». Notamment la procédure d’obtention de l’autorisation requise pour l’annonce officielle de sa candidature au peuple camerounais, le formulaire à remplir et à signer pour sa déclaration de candidature indépendante, le formulaire à remplir et à signer par les 300 personnalités élues du peuple et le lieu de légalisation de leurs signatures.
La candidate requiert également des informations sur les spécimens, les dimensions et le contenu du spécimen du bulletin de vote du candidat indépendant, la quantité de bulletins de vote allouées à chaque candidat, la présence officielle de ses représentants dans les bureaux de vote ainsi que la participation effective et officielle de ses représentants au dépouillement des votes.

Appauvrissement
«En tant que citoyenne camerounaise, je sais pouvoir compter sur vous en votre qualité d’autorité gouvernementale compétente pour me faciliter l’obtention de toutes les informations utiles et indispensables devant garantir la régularité et la validation de ma candidature indépendante par toutes les instances légales impliquées dans cette élection présidentielle», souligne-t-elle à l’intention du Minadt.
Cela dit, Esther Dang adosse sa candidature sur un faisceau de tares de la société camerounaise : «L’extrême pauvreté, le sous emploi structurel et le chômage chronique de nos enfants, la famine, la soif, l’insécurité à tous les niveaux et dans tous les domaines, les maladies de la saleté qui tuent tant tous les jours associées à la malnutrition et aux nombreux problèmes de santé publique, la vie vraiment chère, tous ces maux qui frappent durement les 4/5e des citoyens camerounais».

La présidentiable estime que cette situation ne se justifie pas au vu des immenses richesses naturelles dont regorge le Cameroun. Selon elle, l’extraordinaire endettement de l’Etat, 7000 milliards Fcfa, l’épargne nationale, «quasiment nulle», n’arrangent point les choses. «la conséquence directe de cet extrême endettement de l’Etat est le laminage du revenu national qui ne croît que modestement et par ricochet du revenu par tête d’habitant justifiant de très bas salaires, un pouvoir d’achat insignifiant face à la flambée continue des prix des denrées alimentaires, des frais de santé, des frais de scolarité, des loyers pour toutes les couches sociales, des taxes sur la propriété foncière […] sans oublier la souffrance de nos étudiants à l’étranger…».

La candidate, qui soutient que l’Etat est la principale cause d’appauvrissement des Camerounais et du Cameroun, ambitionne également de «construire enfin notre capitale, Yaoundé», car il n y a pas historiquement un pays développé sans capitale digne de ce nom. Deuxième femme à se porter candidate à la présidentielle de 2011, après Kah Walla, qui a été investie par le Cameroon people’s party (Cpp), Esther Dang est pour l’heure la seule candidature indépendante déclarée pour cette consultation électorale. Dans l’entourage de la postulante, l’on déclare que cette candidature est inspirée et soutenue par les Camerounais, mais également par des milieux politiques français et américains.

Révoltée par le système en place
Le 22 janvier dernier, Esther Dang, ex directeur général de la Sni adressait sa lettre de démission du Rassemblement démocratique du peuple camerounais (Rdpc) au président national et non moins président de la République du Cameroun, Paul Biya. Très remontée contre le «gouvernement Rdpc» à qui elle réclamait alors 10 ans d’arriérés de salaire pour services rendus à la Sni, cette dame âgée de 65ans, qui avait accordé une interview à Mutations au mois de février de l’année en cours, a pris sa plus belle plume pour dénoncer son traitement jugé inique, mais davantage les travers du système en place.
Ce d’autant plus qu’en juillet 2006, elle avait déjà fait part au chef de l’Etat, Paul Biya, de l’injustice dont elle est victime.

Elle déclarait dès lors ne pas comprendre pourquoi à chaque fois que Paul Biya confie des tâches précises à des moments précis à certains de ses concitoyens, de surcroît militants du Rdpc pour l’évolution du pays, des personnalités tapies dans l’ombre multiplient des manœuvres d’intimidation et de découragement ne visant qu’à les faire échouer dans la mission confiée. «C’est ce qui explique peut être aujourd’hui que le Cameroun connaît une dégradation économique, financière et sociale sans précédent et affiche un taux de croissance de 4% au moins et tout le monde peut le calculer sur la base des grands agrégats du budget de l’État pour l’exercice 2010 en cours malgré les importants allègements des dettes internationales», tranchait-elle.

Grand officier national de l’ordre de la valeur, «spécialiste des questions de développement économique et social en général et des épineux et multiples problèmes du sous-développement en particulier avec son corollaire immédiat, le sous-emploi», ainsi qu’elle l’indique dans son blog, la fille d’ André Dang à Nkemy, qui affiche aujourd’hui un visage émacié par la maladie, est pourtant loin de se laisser compter. Certes sa candidature ne constitue pas une menace spéciale pour le pouvoir, qui a pris le soin de verrouiller le jeu électoral, mais elle représente un cas de conscience et partant un caillou dans la chaussure du régime en place. La «révolte» d’Esther Dang rend en fait compte de l’acrimonie, du moins de l’animosité qu’on peut nourrir contre un homme dont on a contribué à bâtir la base électorale et qui n’hésite pas à vous sortir, vous et vos droits, de son logiciel et à vous renvoyer à la «casse» de la République. Sans bourse délier.

in Mutations.

Fonte www.Africa-times-news.com

Cameroun: les cas de torture persistent en prison

Cameroun: les cas de torture persistent en prison
May 20, 2011

Le rapport sur le Cameroun du rapport d’Amnesty International indique que le milieu carcéral ne respecte pas toujours les règles minimales de détention.

Les cas de torture persistent, malgré les efforts du gouvernement. “Les prisons et autres lieux de détention au Cameroun étaient surpeuplés et les conditions étaient telles que la vie des détenus y était souvent menacée”. Tel est le constat d’Amnesty International dans son rapport 2011 sur la situation des droits humains dans le monde en 2010, publié le 13 mai dernier. Ce mouvement mondial regroupant plus de trois millions de sympathisants, membres et militants qui se mobilisent pour le respect et la protection des droits humains universellement reconnus, relève que “dans bien des cas, les prisonniers ne recevaient ni soins médicaux, ni nourriture ou étaient mal soignés et sous-alimentés.

Les incidents et les tentatives d’évasion étaient fréquents et plusieurs détenus ont été tués en essayant de s’évader”. L’Ong note que la prison de Nkondengui, construite pour 700 détenus en accueillait 3852 jusqu’en août dernier, et qu’il n’y avait pas assez de nourriture, de l’eau et des médicaments pour les détenus. “Dans une des ailes de l’établissement baptisée «le Kosovo», les prisonniers n’avaient pas assez de place pour dormir allongés, a constaté cette organisation lors de son passage dans cette prison.
Une autre aile hébergeait des détenus souffrant de troubles mentaux; ils ne bénéficiaient d’aucun suivi psychiatrique”. La prison de New-Bell à Douala, conçue pour 700 personnes, en comptait plus de 2 453. “Nombre d’entre eux, bien que dans l’attente de leur jugement, partageaient leur cellule avec des condamnés”. Le rapport constate le port des chaînes par certains détenus dans d’autres prisons du pays, et affirme que “Des détenus sont morts à la prison de Maroua en raison de la chaleur caniculaire qui y régnait; d’autres sont décédés du choléra à la prison de N’Gaoundéré”. Amnesty International déplore le niveau de formation des surveillants pénitentiaires, leur nombre insuffisant compte tenu des effectifs carcéraux, et juge leurs équipements de travail médiocres et inadéquats.

Plus alarmant, le rapport des Etats-Unis sur les droits de l’homme au Cameroun publié en avril 2011 annonce que d’après de nombreuses organisations de défense des droits humains, la torture serait généralisée dans les prisons. Il cite le cas de la prison de prison de New Bell à Douala, où des gardiens de prison infligeraient des sévices corporels aux prisonniers qui sont parfois fouettés ou enchaînés dans leurs cellules. “En mai 2009, des officiels de certains pays étrangers en visite dans cette prison avaient trouvé des détenus accusés de violence et d’indiscipline enchaînés dans des minuscules cellules après avoir été battus et privés de nourriture par les gardiens de prison”, indique le rapport.
Le document américain pointe un doigt accusateur sur les forces de maintien de l’ordre qui rançonneraient les personnes gardées à vue, les enfermeraient dans des cellules où ils n’ont pas accès aux toilettes, et se livreraient à la torture pour obtenir des informations concernant des criminels présumés. “Dans le même registre, des Ongs locales ont signalé des cas de viols chez les détenus”.

Face à ce sombre tableau, le gouvernement avance divers arguments pour prouver sa bonne foi à faire évoluer la situation. Pour la première fois, les délégués d’Amnesty International arrivés au Cameroun en août ont été reçus par des responsables gouvernementaux. Le Programme d’amélioration des conditions de détention et respect des droits de l’homme (Pacdet), financé par l’Union européenne, vise à réduire les dysfonctionnements et les abus liés à la détention.
Le code de procédure pénale entré en vigueur début 2007 cherche à promouvoir le droit à un procès équitable, le respect de la présomption d’innocence, etc. Le rapport du Cameroun présenté au conseil des Droits de l’homme à Genève en 2009 cite des fonctionnaires de police, de la gendarmerie de l’administration pénitentiaire et des magistrats traduits devant les tribunaux ou révoqués pour violation des Droits de l’homme. L’Etat a également créé de nouvelles juridictions, augmenté le nombre de salles d’audience et le nombre de magistrats et greffiers. Une goutte d’eau dans un océan de besoins.

in Mutations.

Fonte www.africa-times-news-com

venerdì 20 maggio 2011

Dalla Spagna,il commento di Socialismo Libertario sul movimento a la Puerta del Sol

ESPERANZAS HUMANAS A CONSTRUIR EN COMÚN

Lo que está ocurriendo de manera acelerada en estos días con las acampadas en las plazas y las concentraciones de miles de personas en estas mismas plazas, sobre todo en Madrid, pero de manera diferenciada en otras decenas de ciudades, es una prueba más de las posibilidades y de la creatividad humanas, y también del sano contagio humano de experimentación comunitaria ¡Cómo no evocar otras plazas, como la de Tahrir y otras comuniones aún con todas las diferencias de profundidad y objetivos! Una bandera de Egipto se ubica en el centro de la Puerta del Sol.
Lo que está ocurriendo es una prueba más de la necesidad de compartir no sólo la indignación sino sueños ideas y planes, alegrías y desahogos por la difícil situación de las mayorías, pero sobre todo, por las ganas de vivir y de gozar en común sin los obstáculos de este sistema político de dominación global, de los Estados y la política y de las elites económicas.
Estas motivaciones pueden palparse, olerse en la concentración, en las sonrisas y la complicidad con la que nos miramos, y las ironías de muchos de los escritos, o en los diálogos por lo que no se está de acuerdo.
Ocurre todo esto en el momento clave del rito democrático, en lo máximo que otorgan: el derecho a votar de los “ciudadanos” - no a todos, porque hay muchos habitantes que no tienen este derecho, como los inmigrantes y prófugos que huyen justamente de una “guerra democrática”, que son millones en este país. Y esto es también la democracia, en estas elecciones municipales y autonómicas, la ocupación de las plazas desafiando y queriéndose diferenciar de los discursos y las prácticas políticas, aun con contradicciones gruesas, ha puesto muy nerviosos a los políticos y ha condicionado ya los discursos electorales. Es ya un varapalo a la política, a su intento de legitimar electoralmente la corrupción existente. Pero no podemos conformarnos, porque puede ser efímero, y por el contrario, lo que motiva y nos motiva a millares de personas a participar y a compartir, no es coyuntural ni electoral.
Profundizar, fortalecer, clarificar, más allá de las elecciones este movimiento implica necesariamente clarificar objetivos y contenidos, por fuera de la política que es contraria al protagonismo directo, a la autoorganización y a la “democracia directa” de los organismos de lucha que ya están surgiendo. Y pensar y sentir los hilos de comunidad que se entretejen en las plazas.

Madrid 19 de mayo de 2011, 13:00

Madrid: C/ Toledo 38 2º izq. 28005 Madrid Tel 91 461 67 04
socialismolibertario_madrid@yahoo.es
Barcelona Font Honrada 16 Tel 633 34 92 93 sl_barcelona@yahoo.esDónde puedes
Zaragoza Tel 658 01 70 17 slzaragoza@hotmail.com

giovedì 19 maggio 2011

Una piazza Tahrir a piazza di Spagna ?

Una piazza Tahrir a piazza di Spagna?

di Redazione Contropiano


Chi l'ha detto che questo è un paese che non si mette più in moto? Domani sera, a piazza di Spagna, primi passi degli "indignados" nostrani.

Il messaggio corre on line, facebook vede aumentare di ora in ora i partecipanti fin qui virtuali.La Spanish revolution può contaggiare anche l'Italia? Pare proprio di sì.

http://www.facebook.com/event.php?eid=200201816690771



Quando gira una crisi economica globale, nessuna febbre è più contagiosa della rivolta. Pacifica, urbana, giovane, consapevole dei rischi e dei problemi. Ma rivolta. Gli studenti spagnoli all’estero hanno iniziato subito a organizzare una propria mobilitazione in appoggio ai coetanei connazionale in quel di Madrid (e altrove). E hanno trovato subito appoggi anche italiani entusiasti. Al punto da far temere un successo «eccessivo» e non non «nazionale». Di qui la richiesta avanzata da SpanishRevolution Rome: «RAGAZZI ITALIANI, questa protesta è SPAGNOLA, degli SPAGNOLI ALL'ESTERO, che vogliamo dare sostegno a quelli che stanno a Madrid e nel resto della Spagna. noi vogliamo cambiare il nostro sistema politico e per questo è stata convocata. siete benvenuti se venite a darci appoggio, ma se avete altri slogan, dovete fare la vostra protesta». Dove si vede che il globalismo della rete (e dei problemi creati dai tagli al welfare o dalla «scomparsa del futuro») ancora incontra qualche difficoltà «nazionalista» di razionalizzazione. Queste comunque le piazze giù attive (altre potrebbero aggiungersi col passare delle ore) e le relative pagine Facebook.

"Qui ci si sta organizzando per altre date: http://piratenpad.de/oprevolution. Intanto presto andrà online: italiarevolution.it."


Ringraziamo tutti per aver accolto e diffuso questo movimeno in Italia. In poche ore, abbiamo oltre 800 invitati nel gruppo. E 'molto importante che continuiamo a diffondere le nostre idee.
Ci sono città che si stanno già organizzando:
BOLOGNA - Piazza del Nettuno - 20 maggio h 20.00.
TORINO - PIAZZA CASTELLO - 20 maggio H 20.00.
MILANO - Piazza Duomo - 20 maggio h 19.30.
FIRENZE - PIAZZA SANTA CROCE - 19 maggio h 20.00.
ROMA - Piazza di Spagna - 20 maggio h 20.00.
Padova - Prato della Valle - 20 maggio h 20.00.
PISA - Piazza Garibaldi - 20 maggio h 19.30
Palermo - Teatro Massimo - 20 maggio h 20.00.
ROVIGO -
TARANTO - centro città - 20 maggio h 20.00
BARI - piazza Ferrarese - 20 maggio h 20.00
REGGIO EMILIA - P.zza Prampolini - 20 maggio h 20.00

Movimento 15M in Spagna

La protesta nata sui social network dilaga. I ragazzi occupano piazze e strade per dire basta ad una politica troppo lontana dai cittadini

Scritto per peacereporter.net da Madrid

da Valeria Tundo

La Spagna è scesa in piazza per manifestare il proprio mal contento. Come spesso accade, è la crisi economica a svegliare la popolazione dal torpore e farla "indignare", verbo chiave per capire la protesta di questi giorni che è ormai conosciuta come quella de los indignados (degli indignati). Ed è così che nasce il "Toma la calle - 15/05/11", poi ribattezzato 15 M in Italia. Una manifestazione promossa alla vigilia delle elezioni amministrative dai gruppi "No les votes" (Non li votare) e "Democracia real ya" (Democrazia vera adesso) sui principali social network e che attraverso il tam tam mediatico è andata acquisendo proporzioni sempre più grandi.Nessuno si aspettava il successo poi avuto; non i promotori, né tantomeno le autorità locali. Ma è un fatto che il movimento, che avrebbe dovuto esser circoscritto al centro nevralgico di Madrid, nella Plaza de Sol - ora nota ai manifestanti come Plaza de Sol-ucion (Piazza della soluzione) - si è diffuso a macchia d'olio, tracimando in più di 40 città e arrivando a coinvolgere persino le ambasciate spagnole nel resto d'Europa.

Ed eccoli lì, giovani e meno giovani, famiglie con bambini e pensionati, tutti uniti da un profondo malessere. Stufi del forte bipolarismo e, più in generale, di un sistema che non lascia spazio alla formazione di nuove forze politiche e che favorisce esclusivamente i due partiti maggioritari, Psoe (Partido Socialista Obrero Espanol, socialisti) e Pp (Partido Popular, conservatori), stanchi della corruzione diffusa, e dell'abuso di potere ad opera del sistema bancario. Rosa Llurba, 42 anni, aveva la voce che le tremava dall'emozione: "Ci hanno mentito a lungo, ci hanno utilizzato come fossimo marionette e non persone, e ci hanno tolto la dignità ... ma stiamo iniziando a recuperarla".
Sono accampati nelle principali piazze da domenica sera e vorrebbero resistere sino al 22, giorno delle votazioni. Organizzati, organizzatissimi. Ripetendo a mo' di mantra "No nos vamos" (non ce ne andiamo) e "No tenemos casa, nos quedamos en la plaza" (non abbiamo casa, restiamo in piazza), distribuiscono garofani e margherite agli agenti di polizia che circondano il perimetro nel caso volessero evacuare la zona. Se ne stanno lì sotto la pioggia incessante, improvvisando un riparo con ombrelli e teloni di plastica, e non si lamentano né si scoraggiano. Una rivolta civile, educata, ma non per questo meno sentita; un'altra faccia della Spagna a cui il resto del mondo è abituato.

Nessun gruppo politico dietro alla protesta, come qualcuno ha insinuato. Soltanto il desiderio di risvegliare le coscienze ed aprire gli occhi a chi non vuole o fa finta di non vedere. Roberto Bruna, 28 anni, è chiaro: " Chi ha aderito non spera di ottenere nulla in concreto. Vuole semplicemente esprimere il proprio disappunto verso il sistema politico attuale e i politici che lo costituiscono. Gli spagnoli si sentono estranei a questo teatro in cui recitano, e sono stanchi di essere semplici spettatori di un'opera in cui i loro applausi contano sempre meno". Dello stesso avviso Francisco: "Sono un taxista, ho un figlio disoccupato di 28 anni che vive con la sua compagna. Tre anni fa comprò casa, pensando che fosse un investimento oculato. Ora si ritrova con un'ipoteca da pagare per i prossimi cinquanta anni... una condanna a morte, altro che investimento. Devono continuare a lottare perché tutto questo cambi".

Ed "indignata" è anche Andrea, che su uno dei forum in cui si raccoglie la protesta, racconta la sua storia e la sua rabbia: "Ho 27 anni ed al quinto mese di gravidanza mi hanno licenziato dalla scuola materna dove lavoravo come maestra perché sarei diventata madre. E' scandaloso!". Un clima analogo si respira a Valencia. Alla domanda di rito "E tu perché sei qui?", Luis risponde secco: "Perché come tanti spagnoli ora mi sono svegliato. Ho smesso di pensare che manifestare non serva, e mi sono reso conto che alla fine dei giochi non ho nulla da perderci facendolo. Vengo da una famiglia socialista, e, di fatto, alcuni dei miei parenti militano tuttora nel partito. A suo tempo ho addirittura votato Pp quando pensavo fosse una valida alternativa; soltanto adesso mi sono reso conto, come gli altri, del resto, che è tutta una bugia, che votare un partito o l'altro è fondamentalmente la stessa cosa. Avremmo dovuto ribellarci parecchio tempo fa, prima della crisi, quando ci fu il boom immobiliare e passammo da appartamenti di 25 mila euro con ipoteca per 20 anni ad appartamenti di 250 mila con ipoteca quarantennale. Perlomeno adesso ho recuperato la speranza nei miei compatrioti...".

Disincantati, dunque, ma combattivi e decisi gli spagnoli che in questi giorni stanno occupando le strade. Ed anche se le autorità già minacciano lo sgombero e utilizzano il terrorismo psicologico per spaventare gli animi più deboli attraverso il reato di "delitto elettorale", la rivolta sembra inarrestabile. Che gli spagnoli riescano finalmente a passare dal "Yes We Camp" al "Yes We Can"?

Fonte www.peacereporter.net

Spanish Revolution

Il primo effetto di piazza Tahrir in Europa avviene in Spagna. Gli "indignados" occupano il centro di Madrid al grido di "La rivoluzione è possibile". E sperimentano i "campi base".

di Carlos Sevilla
Viento Sur

Non è bastata la pioggia, caduta insistente durante la notte, né il divieto di assembramento imposto dalla giunta elettorale provinciale di Madrid, Granada e Siviglia a fermare i giovani indignados del movimento pacifico "Democracia real ya" (Democrazia reale ora). Alla quinta giornata di mobilitazione, a 72 ore dalle elezioni amministrative di domenica 22 maggio, in alcune centinaia continuano ad occupare Puerta del Sol, al km zero di Madrid, il simbolo della protesta, e sit-in sono in corso in alcune piazze di Barcellona, Granada e Siviglia. Le decisione, nell'accampamento di Sol, vengono prese per mezzo di assemblee partecipative, durante il giorno. Ci sono sette commissioni, ognuna incaricata di coprire una necessità o un servizio: commissioni di alimentazione, di comunicazione, di pulizia, di infrastruttura, di estensione, legale e di coordinamento interno; ma anche zone di infermeria, la lista degli oggetti perduti e quella dei prodotti di prima necessità. È soprendente la solidarietà mostrata dagli abitanti della centrale piazza della capitale, che assistono i manifestanti con viveri e acqua. In un'assemblea celebrata oggi, nella quinta giornata della protesta, i manifestanti hanno preparato una bozza di rivendicazioni, articolata su 24 punti, che dovrà essere discussa in una nuova convocazione, fissata alle 18 di oggi. Le richieste vanno dalle liste aperte, alla circoscrizione unica, al numero di scranni proporzionali a quello di voti. (Ansa)

Errore di sistema: "Spanish revolution"
di Carlos Sevilla

Puerta del Sol a Madrid, Plaza del Carmen a Granada, Obradoiro a Santiago, Plaza del Ayuntamiento a Siviglia. Lo spettro delle rivolte arabe "incanta" le piazze della penisola. Nel contesto anodino di una campagna elettoral che molto probabilmente manderà al destra al potere in buona parte dei municipi e delle regioni autonome dalla porta posteriore è sbucato un nuovo movimento sociale che si oppone ai sondaggi elettorali e bipartisan propone la partecipazione diretta in forma di auto-organizzazione, la socialità e il desiderio di vivere insieme contro l'individualismo competitivo e una serie di rivendicazioni che vanno al cuore della crisi.
Le proteste 15-M hanno creato una dinamica ascendente di mobilitazione in cui insieme ai settori giovanili dell'università, agli "indignados" e agli organizzati in "Giovani senza un futuro", cominciano a unirsi alla protesta altri settori che precedentemente avevano smobilitato, grazie a una "politica comunicativa che deve molto alla proliferazione rizomatica delle rete sociali. L'accampamento a Puerta del Sol, al di là della riappropriazione degli spazi pubblici che sembravano riservati al traffico, al cemento e al commercio, è un evento comunicativo che si è diffuso alla velocità della luce in altri luoghi della penisola e che acquista il rilievo delle proteste europee contro i piani di aggiustamento strutturale.

Il discorso che nasce dalla protesta comincia ad essere chiarito. Balbetta per generare una propria grammatica. Non si tratta di sottolinearne debolezze o limiti quanto di avvertire della potenza egemonica che, per tutta una generazione, hanno indicazioni semplici ed efficaci, riassumibili in slogan come "casa, concerti, pensioni, democrazia reale". Questi slogan condensano un intero programma di lungo termine di resistenza sociale, contro la dittatura dei mercati intorno a un nuovo soggetto sociale.

Ampliare la portata della mobilitazione richiederà più di una buona politica di comunicazione. La sbornia elettorale porrà le basi per allargare le alleanze. Perché lo spettro si estenda occorrono "campi base"come punti di incontro della politica di movimento ma in grado di andare oltre l'evento. Dalla qualità dei "campi base" dipende l'ascesa al vertice di percorsi ancora da mappare. Non c'è un manuale di istruzioni. Il passato non illumina il futuro. Dobbiamo cogliere l'attimo.
Errore di sistema, Esc?

Carlos Sevilla Alonso
membro della redazione VIENTO SUR

Spagna,perche' ha successo il movimento 15M

Spagna - Perchè ha successo il movimento 15M
di Jan Martínez Ahrens
19 / 5 / 2011
Le azioni dei partiti in campagna elettorale è stata in parte superata da un movimento nato a margine del sistema. Nel periodo fonale prelettorale, quando le formazioni politiche di solito anno fuoco alle polveri per attirare l'attenzione sulle loro proposte, un gruppo di insoddisfatti, contestatari e cyberattivisti hanno attirato l'interesse generale e la simpatia di centinaia di migliaia di persone, sollevando un messaggio di indignazione e di un richiesta utopica e cioè "non siamo mercanzia nelle mani di banchieri e politici".

Gli argomenti non gli mancano. Due sono evidenti: l'acutezza della crisi, con la disoccupazione giovanile al 43%, e il disincanto per una classe politica incapace di offrire una narrazione coinvolgente per l'elettorato e piena di dirigenti interessati solo a fare affermazioni senza possibilità di domande. Una classe politica che non ha mostrato nessun tentennamento ad includere nelle liste (peraltro chiuse) imputati in casi di corruzione.

A questo clima di erosione economica e perdita di credibilità si è aggiunto un processo elettorale ben lontano dal bioritmo reale. Nel tempo della più grande crisi economica della democrazia perdono interesse, soprattutto nelle grandi città, i dibattiti sulle elezioni comunali e regionale (a proposito , qualcuno se ne ricorda qualcuna di interessante?).
I cittadini hanno un occhio sulle elezioni generali, cioè s un possibile un cambiamento di ciclo. Quindi, l'attenzione del pubblico, di fronte allo spettacolo noioso di cui erano testimoni, si è rivolta in fretta verso questo collettivo e le loro richieste. In generale si tratta di proclami non molto elaborati, ma proprio per questo facili e comprensibili. Frutto della ribellione di una generazione che vede affondare il proprio presente.
Con la premessa di una rivoluzione etica, protestano con la fiducia giovanile contro l'innaturale e superato modello economico, contro l'accumulazione di potere da parte di pochi, contro la disoccupazione, contro la" dittatura partitocrática "in particolare del PP e il PSOE.

Con questo messaggio a banda larga, il movimento ha giocato a fondo il gioco della comunicazione. Innanzitutto, utilizzando le nuove tecnologie, specialmente Twitter, che ha permesso loro di superare le tradizionali barriere per convocare le loro azioni. In secondo luogo, ha generato un universo orizzontale e di azione cosciente, collegato in modo permanente e immediata.
In questo gigantesco movimento di informazioni ha catturato l'attenzione di migliaia di persone, soprattutto giovani che subiscono i danni della precarietà o della disoccupazione, e che hanno visto svanire le loro possibilità di futuro rispetto alle generazioni precedenti.

Il risultato è un collettivo decentrato che è cresciuto dai margini e guadagnando visibilità con la turbina dei social network. Pur mettendo in evidenza alcuni guru digitali iperattivi, questo amalgama manca di leader tradizionali perché ognuno (e così ognuno lo sente) ha la sua storia e le ragioni per essere lì, e perché molti di loro intendono la loro partecipazione alla protesta, non solo come partecipazione al accampamento ma, soprattutto, anche nel raccontare, condividere la loro situazione attraverso le reti. E 'la loro forma di ribellione.

Il successo della prima chiamata, la risposta politica goffa, l'errore degli sgomberi anziché fermare il tutto hanno incoraggiato il concentramento.

La questione ora è che cosa accadrà dopo l'M-22.
Riusciranno a sopravvivere?
La ribellione sarà neutralizzata dai grandi partiti?
Si ibernerà tutto di nuovo nel letargo elettorale fino alle prossime elezioni generali.
E poi, se non c sarà risposta a tutti i problemi che sono sollevati, il tutto si risveglierà ancora più forte.

Traduzione dal El Pais
Fonte www.globalproject.info

Democrazia real Yal ! Il vento delle rivolte arabe arriva in Europa ?

Il vento delle rivolte arabe arriva in Europa ?
Speriamo, i problemi anche qui sono gravissimi e finora c'e' stata troppa passivita', le mobilitazioni,anche se numerose, non sono state proporzionate alle dimensioni grandissime,enormi, dei problemi.

Individuare obiettivi, campagne collettive, non e' pero' immediato. In Italia in questo momento abbiamo le campagne per i referendum, credo che dobbiamo iniziare da questi e creare legami tra tutti i soggetti interessati , soggetti che per ora sono estramamente frammentati.
Comunque oggi sono convinto che un vento di rivolta arrivera' in Italia, con forme inedite. Io vorrei che la rivolta crei dei conflitti ma li gestisca con metodi nonviolenti.

"Non si può smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone"

questa e' una frase di Audre Lorde, una poetessa, e in Italia in tanti abbiamo conosciuto questa frase dalla giornalista Monica Lanfranco.

Spagna, dilagano i giovani indignados
di Redazione Contropiano


Si sta rompendo il “bipolarismo spagnolo”, altrettanto fasullo e interclassista di quello italiano. Continua infatti la protesta dei giovani 'indignados' contro la crisi, la politica e il sistema, che questa notte hanno fra l'altro di nuovo occupato la Puerta del Sol, nel cuore di Madrid.

Guarda la diretta in streaming della mobilitazione a Puerta del Sol http://www.ustream.tv/channel/acampadabcn

Circa 4mila giovani si sono accampati per la terza notte consecutiva nella piazza più centrale della capitale spagnola, da dove erano stati sgombrati manu militari ieri mattina dai reparti antisommossa della polizia spagnola.
Il movimento si ispira esplicitamente alle rivolte popolari nei paesi arabi. Un portavoce dei giovani antisistema, riuniti nella piattaforma “Democracia real Ya” (Subito un vera democrazia) e nel movimento '15 M', ha precisato che intendono restare accampati a Puerta del Sol fino alle elezioni amministrative e regionali di domenica prossima.

Manifestazioni di appoggio ai giovani di Madrid si sono svolte in circa 40 città spagnole. A Barcellona alcune decine di giovani hanno occupato nella notte la centrale Plaza Catalunya. I giovani 'indignados' (indignati), come loro stessi si sono autobattezzati, denunciano fra l'altro le condizioni di vita sempre più dure create dalla crisi e dai successivi giri di vite decisi dal governo del premier socialista Josè Luis Zapatero, la disoccupazione oltre il 20%, soprattutto la “collusione” fra politici e banchieri, e chiedono un sistema di democrazia partecipativa.

Ieri pomeriggio e la scorsa notte hanno effettuato sit-in nelle piazze in numerose città, dopo che domenica scorsa si erano mobilitati in 130.000 in oltre una cinquantina di comuni. Il loro simbolo sono diventati i circa 300 manifestanti rimasti anche oggi accampati alla Puerta del Sol, a Madrid, avanguardia dei circa 4mila che avevano affollato ieri sera la piazza simbolo del centro della capitale. E sit-in di protesta proseguono in Plaza de Catalunya, a Barcellona, dove alcune centinaia di giovani issano striscioni con slogan come: “Uniti per senso comune” o anche “Giovani senza futur” e “Psoe e PP corrotti”.

A Granada, tre giovani sono stati arrestati nello sgombero dei manifestanti effettuato nella serata di ieri dalle forze di polizia. Autoconvocati attraverso le reti sociali, gli autori di quella che è stata ribattezzata dal Washington Post la “Spanish revolution”, si dichiarano progressisti ma non si sentono rappresentati dalla politica tradizionale e puntano il dito contro i «responsabili della crisi: partiti politici e banchieri». Una crisi che in Spagna ha provocato 4,9 milioni di disoccupati, circa il 45% dei giovani, secondo l'ultima inchiesta sulla popolazione attiva.

La protesta ha colto di sorpresa i leader politici impegnati nella retta finale di una campagna elettorale dai toni stanchi, con i sondaggi dei quotidiani che prennunciano una vittoria del PP, mentre il Psoe perderebbe alcune storiche roccaforti come la regione di Castilla-La Mancha e le città di Siviglia e Barcellona, dove i socialisti sarebbero scalzati dal nazionalisti di CiU, che hanno già conquistato il governo della Generalitat. Nella regione di Valencia, il presidente uscente del PP, Francisco Camps, verrebbe riconfermato migliorando il risultato delle precedenti elezioni, nonostante sia indagato per lo scandalo di corruzione noto come “caso Gurtel”. In ogni caso, il risultato finale dipenderà da circa il 20% degli indecisi, ai quali si aggiungono ora i giovani del movimento “Democrazia ya”, dei quali è imprevedibile il comportamento nelle urne. Ed è il motivo per cui tutti i partiti tentano di cavalcare contro il tempo l'ondata giovanile di protesta.

È la “Spanish Revolution”, avverte Publico, il giornale della sinistra; la Generazione Tahir scrive El Periodico, un “Contagio Islandese”, spiega El Pais. La protesta dei giovani spagnoli è scattata a pochi giorni dalle elezioni amministrative e regionali di domenica, che secondo i sondaggi dovrebbero segnare una batosta per il Psoe del premier Josè Luis Zapatero, l'ex-icona della sinistra europea è oggi per i giovani di Puerta del Sol il “padre” dei giri di vite anti-deficit che colpiscono gli strati più deboli della società. Il movimento è antisistema, poco organizzato, un pò anarchico. Le rivendicazioni esposte sui dazebao incollati sulla stazione della metro di Puerta del Sol, vanno in tutte le direzioni. «Con l'euro le banche sono 4 volte più ricche», spiega un cartello che enumera le differenze di prezzi fra il 1999 e il 2011. «Un pane costava 25 pesetas, ora ne vale 100 (0,60 euro)» ma, rileva l'autore, «il mio stipendio da cameriere che era di 145mila pesetas è rimasto a 150mila (900 euro)».

Altri riprendono la poesia rivendicativa del maggio 68: «se non ci lasciate sognare noi non vi faremo dormire», annuncia un pezzo di cartone. «Non siamo merci nelle mani di politici e banchieri», accusa un foglio rosso. «No al Botellon, si a la Revolution» proclama un altro. «Sopportiamo, sopportiamo, ma a un certo punto diciamo basta: questo è il momento» spiega Cristina, 28 anni, laureata in biochimica e disoccupata. «Cosa vogliamo? Solo un mondo migliore». Pedro Gomez, uno dei portavoce dei giovani, precisa che per ora l'obiettivo è rimanere in piazza fino a domenica, «poi decideranno le assemblee». «Vogliamo la fine del bipartitismo aggressivo, dei privilegi delle banche», chiarisce. La polizia è presente in forze attorno alla piazza. Gli indignados si sentono vicini agli egiziani di piazza Tahrir, agli islandesi della Rivoluzione Tranquilla che hanno sconfessato politici e banchieri rifiutando per referendum di pagare i 4 miliardi di debiti delle banche e ottenuto la rifondazione del sistema politico, agli italiani di Beppe Grillo.

I partiti, presi di sorpresa dall'esplosione del movimento, tentano gesti di avvicinamento. Izquierda Unida (sinistra) spiega che si «riconosce» negli indignados. Tomas Gomez, leader del partito di Zapatero a Madrid, ha detto di «capire» la loro rivolta. Ma quando ha voluto farsi vedere a Puerta del Sol i giovani glielo hanno sconsigliato.

WWW.contropiano.org

martedì 17 maggio 2011

Roma, 23-24 maggio referendum nucleare e acqua, sit-in davanti a Montecitorio

Prima hanno impedito che i referendum si tenessero insieme alle amministrative, sprecando 400 mln di euro. Poi hanno rinviato l’approvazione del regolamento per la RAI di un mese ed hanno messo in atto una censura sistematica per nascondere i referendum del 12 e del 13 giugno.
Ora stanno tentando di cancellare il referendum sul nucleare e di rubare agli italiani anche il diritto di dire la loro.
Vogliono avere le mani libere su acqua pubblica e energia atomica. Un'operazione vergognosa che indebolisce la democrazia, toglie agli italiani la possibilità di scegliere per sé e per il Paese un futuro più moderno, sostenibile e giusto. E mira a regalare favori e miliardi alle solite lobby economiche e finanziarie.Ma gli italiani non ci stanno. Vogliono far sentire la propria voce e stanno chiedendo con forza di non vedere offeso il diritto ad esprimersi liberamente su acqua e nucleare.
Per questo i comitati referendari hanno deciso di lanciare una mobilitazione permanente davanti Montecitorio il 23 e 24 maggio – giorni in cui il Parlamento deciderà sul decreto Omnibus che contiene la finta uscita dal nucleare: per dire no all'approvazione di un testo che, provando a cancellare il referendum senza dare realmente l’addio al programma atomico, è una presa in giro degli italiani e un’offesa ai loro diritti.
Chiamiamo tutti e tutte a difendere il diritto al voto,
all'informazione ed alla democrazia.
PROGRAMMA
23 maggio h. 14 - 24
Tenda per la democrazia
Interventi, letture di artisti e intellettuali e veglia serale
24 maggio h. 10 - 24
Interventi, microfono aperto e performance
INFO
www.referendumacqua.it
www.fermiamoilnucleare.it

Solar Energy Revolution n.1

Associazione Internazionale Italia-Africa.

Solar Energy, Peace, Poverty Alleviations, Culture
Volume 1, Issue 1 , SETTIMANALE,

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L’ Associazione Internazionale Italia-Africa si propone come scopo principale di favorire la conoscenza e la diffusione delle energie rinnovabili, soprattutto solari, in Africa, Italia e ovunque. Si rivolge in primo luogo a un pubblico popolare perche’ sono proprio le persone comuni, giovani, lavoratrici/lavoratori, commercianti, persone originarie dei paesi meno ricchi,genitori, pensionate/i, artigiane/i, ad avere interesse ad un rapido cambiamento del sistema energetico.

Fotovoltaico a "Costo Zero"?
Installando un impianto fotovoltaico hai diritto agli incentivi statali per 20 anni del Conto Energia che, sommati ai risparmi sulla bolletta, ti consentono di ripagare l'impianto in circa 7-8 anni

Nuova normativa per il fotovoltaico, dopo due mesi di attesa manca ancora la firma dei Ministri.

Nel luglio 2010 fu approvata la legge per regolare il settore fotovoltaico dal 2011 al 2013. A inizio marzo 2011 questa legge e’ stata sospesa per le installazi-oni di impianti successive al 31 maggio 2011, bloc-cando di fatto tutte le attivita’ del settore.
Ora c’e’ una bozza del governo sui nuovi incentivi che, oltre a non piacere a tutti i soggetti interes-sati, non e’ condivisa ad oggi (30 aprile) neanche dal Ministro per l’ Ambiente Prestigiacomo.
C'e’ accordo invece nel governo per la parte che riguarda i piccoli impianti, che vedranno il vecchio conto energia valido fino al 31 agosto 2011 e poi una decrescita continua ogni mese, gia’ definita. Quindi le imprese possono ricominciare a proporre contratti, i clienti possono ricominciare a chiedere preventivi.

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Che cosa e’ un impianto solare termico

Un impianto solare termico trasforma l’energia solare in energia termica per mezzo dell’ effetto serra. Il riscaldamento dell’ acqua avviene ad opera di un fluido termovettore (che trasporta calore) che dai pannelli esposti al sole arriva al serbatoio di accumulo dell’acqua. Il riscaldamento dell’acqua puo’ servire per uso sanitario (acqua per uso domestico) o per il riscaldamento di locali.
Le componenti principali di un impianto solare termico sono:

Collettori solari (pannelli esposti al sole)
Serbatoio di accumulo (dell’ acqua)
Circuito distributivo (del fluido termovettore e dell’ acqua)
Centralina di controllo e dispositivi di integrazione termica

Come lo stato italiano aiuta le installazioni di impianti solari termici.

In Italia e’ possibile detrarre dalle tasse il 55% delle spese sostenute per le opere edilizie che favoriscono il risparmio energetico. Questa detrazione viene fatta nei dieci anni successivi all’ intervento edilizio. La legge, attiva dal 2007, ha permesso a circa 800.000 cittadini di usufruire di questo bonus. In questo momento e’ in vigore solo fino al 31 dicembre 2011 ma e’ probabile che, vista l’ utilita’ del provvedimento, il meccanismo venga ancora prorogato . Questo meccanismo porta a entrate fiscali minori per lo stato ma permette di recuperare una parte delle mancate entrate perche’, imponendo la fatturazione regolare dei lavori poi detratti, aumenta i versamenti Iva e Irpef che non avvengono in caso di attivita’ non dichiarate, e spesso questo tipo di interventi erano effettuati “ al nero ".

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Che cosa e’ un impianto fotovoltaico

Un impianto fotovoltaico produce energia elettrica sfruttando la luce proveniente dal sole. Per un fenomeno chimico , chiamato effetto fotovoltaico, due strati congiunti e sovrapposti, uno di silicio drogato con fosforo e un altro di silicio trattato con boro, se esposti alla luce del sole provocano la presenza di energia elettrica costante continua.
Alla base di un impianto fotovoltaico c’e’ la cella, quasi sempre di silicio, monocristallino o policristallino, con una area di 100 cmq. Le celle vengono poi assemblate in maniera opportuna formando dei moduli, pannelli. I moduli esposti al sole producono energia elettrica in maniera proporzionale all’ intensita’ dell’ insolazione.
L’ energia elettrica cosi’ prodotta puo’ essere immessa nelle rete elettrica locale. In questo caso c’e’ necessita’ di un strumento chiamato convertitore o inverter che trasforma l’ energia elettrica continua in energia elettrica a corrente alternata uguale a quella che circola nella rete.
Ma un impianto puo’ anche essere isolato dalla rete elettrica e produrre energia che viene sfruttata solo dal produttore. In questo caso l’ energia o e’ usata immediatamente o, se si vuole conservare e sfruttare in un momento successivo, ha bisogno di un accumulatore , una pila, che conservi l’ energia prodotta.
Un impianto fotovoltaico a isola permette di avere energia elettrica anche in luoghi dove le reti elettriche non arrivano,senza neanche la necessita’ di portare nel luogo di produzione fonti energetiche da altri posti.

Associazione Internazionale Italia-Africa
Via Cisternino 69 , 00133 Rome Italy
Email: aiiaonlus@gmail.com -
Website: www.aiiaonlus.blogspot.com
Marco Palombo / Presidente Tel: 3462256671 -
Edwin Aligwo / Vice-Presidente Tel: 3488868649

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Verso il referendum sull’ energia nucleare, 12-13 giugno 2011.

Il 12-13 giugno si terra’in Italia un referendum per la cancellazione delle norme che permettono la costruzione di nuovi impianti nucleari per la produzi-one di energia elettrica. Insieme alla domanda sul nucleare ce ne saranno altre su “acqua pubblica” e “legittimo impedimento”. Chi non vuole la costruzi-one di centrali nucleari nel nostro paese deve vo-tare SI alla cancellazione di norme che permettono nuove installazioni.
Perche’ il risultato del referendum sia valido e’ ne-cessario che partecipi al voto il 51% degli aventi diritto e questo quorum in Italia non viene raggiunto dal 1994. Si prevede una maggioranza di SI (cioe’ di voti contrari al nucleare) e cosi’ i favorevoli a questa tecnologia cercheranno di convincere la gente a non andare a votare.
Noi invitiamo a votare contro nuove centrali nu-cleari, invitiamo quindi a VOTARE SI perche’:

Il nucleare e’dannoso anche quando non ci sono incidenti; per esempio, lo studio di un’ Universita’ tedesca ha osservato che tra i bambini abitanti nel raggio di 5 km da una centrale nucleare c’e’ un au-mento del 160% per i tumori e del 220% per le leucemie.

E’ ancora irrisolto il problema delle scorie, che ven-gono sigillate in depositi ma conservano la radioat-tivita’ per moltissimi anni. In Italia dobbiamo ancora trovare il modo di conservare le scorie radiottive prodotte fino al 1987 quando un primo referendum blocco’ le centrali nucleari nel nostro paese.

Non e’ vero che l’ energia prodotta da nucleare sia piu’ economica dell’ energia prodotta da altre fonti, perche’ gli impianti nucleari hanno costi aggiuntivi per la chiusura e la bonifica delle centrali dopo la fine del ciclo produttivo, per lo stoccaggio delle scorie radioattive, per la sicurezza e la sorve-glianza, mentre non sono misurabili i costi per i danni alla salute e all’ ambiente.

How solar PV works

Solar PV (Photovoltaic) means making electric power by using the power of the sun. This power can be used for powering small and large businesses, homes, hospitals est. It can also be used for light-ing houses in rural areas and to power electric appliances. How solar energy is converted to power By using a solar panel, the energy from the sun can be collected and used for the production of electricity. The way this works is simple. You can compare collecting solar en-ergy to collecting water. Instead of a roof that is collecting the rain you have a panel. The tank which stores the water is replaced by a battery which now stores the electricity. Wires transport the electricity to the appliances such as lamps, a TV or a radio, while a water col-lection system uses pipes to transport the water to sinks or a shower. The solar panel is placed on top of a house or on a pole within easy reach of sunshine. When the sun falls on the solar panel, low voltage electricity (e.g. 12 V) is generated. During the day, the electricity pro-duced by the solar panel charges the battery so that the electricity can also be used when the sun does not shine (to watch a television program or to light up lamps)!.

Moria di massa nelle fattorie di Fukushima

Decine di migliaia di animali da fattoria sono stati abbandonati nella zona evacuata intorno all’ impianto nucleare di Fukushima. Molti di loro sono gia’ morti. Le autorita’ della Prefettura di Fu-kushima dicono che nella zona c’erano circa 300 fattorie con bestiame, con 3mila mucche, 30mila maiali, 600mila polli.
Un veterianario ha visitato le stalle e i pollai venerdi’ 22 aprile, prima che l’ area fosse dichiarata off-limits, e ha raccontato che sono morti quasi tutti i polli, il 60% delle mucche da latte nelle stalle, la maggior parte dei maiali; sono invece ancora vivi il 70% dei maiali nelle stalle con alimentatori automatici e quasi tutti gli animali che pascolano.
I contadini stanno chiedendo al governo il permesso per fare uscire dall’ area gli animali oppure di prendersi cura del bes-tiame. Qualcuno di loro chiede di poter fare eutanasia agli ani-mali rimasti.Ma il Ministro dell’ Agricoltura ha dichiarato che sara’ difficile permettere alla gente di entrare nell’ area vietata per fare eutanasia o alimentare gli animali.

lunedì 16 maggio 2011

Chiusi nel bunker antiatomico fino al referendum del 12-13 giugno

Mancano cibo, acqua, e aria fresca. Benvenuti nel day after

E' solo il terzo giorno che siamo qui, e già ci stiamo rendendo conto di quanto il protocollo di radioprotezione che stiamo seguendo ci metta a dura prova. Cibo, acqua e aria sembravano meno preziosi fuori di qui.

Abbiamo scorte di cibo in scatola: a parte la qualità, per far sì che quello che abbiamo ci permetta di arrivare al 12 giugno siamo costretti a razionarle. Rispetto a quanto mangiavamo prima di entrare, le nostre porzioni di oggi si sono praticamente dimezzate. Di acqua per il momento ce n’è, ma è difficile prevedere quanta ne consumeremo da qui ad un mese, e così abbiamo dovuto mettere delle regole per usarla, sia per l'igiene personale sia per la pulizia della casa. Ma –certo- la cosa che ci manca di più è poter spalancare le finestre e respirare aria fresca.

Reclusi qua dentro, la cosa più importante che possiamo fare è informarci su quello che succede nel resto del mondo. Oggi per esempio abbiamo saputo che la TEPCO sta cercando di rintracciare le centinaia di migliaia di tonnellate di acqua radioattiva che ha immesso nei reattori di Fukushima dall’11 Marzo per raffreddarli, e ci siamo chiesti come si faccia a rintracciare l’acqua una volta che è finita nel mare... Come se questo non bastasse, agli allevatori nel raggio di 20 km dalla centrale è stato imposto di uccidere le proprie greggi prima che le carni entrino nel mercato mettendo a rischio la salute di tutti i giapponesi. Un sacrificio inutile che dimostra ancora una volta quanto sia pericolosa la scelta nucleare.

Per fortuna dalla Germania arrivano notizie confortanti: le bozze di un rapporto commissionato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel alla Commissione Etica per l'Approvvigionamento dell'Energia raccomandano la chiusura totale di tutte le centrali tedesche entro il 2021. L'esperienza di Fukushima e l'esempio dato dalla Germania sono l'ennesima dimostrazione che un ritorno al nucleare in Italia sarebbe una mossa suicida.

Noi “pazzi” siamo convinti che sia stupido seguire un progetto energetico che in altri Stati si è rivelato fallimentare e che è stato rimesso in discussione in tutti i paesi più sviluppati. Per impedire che l'Italia torni al nucleare, i cittadini sardi hanno in questi giorni l'occasione unica di far sentire la propria voce. Attraverso il referendum hanno infatti la possibilità di esprimersi per primi e dire a nome di tutti che noi il nucleare non lo vogliamo.

Per seguire 24 ore su 24 la vita nel bunker antinucleare www.ipazzisietevoi.org

venerdì 13 maggio 2011

Assemblea nazionale contro la guerra,Roma 15 maggio-No War -

Domenica 15 maggio si terrà a Roma una assemblea nazionale No war (Ore 10.00, sala via Galilei 53, metro A Manzoni) per discutere necessità, possibilità e difficoltà nel mettere in campo iniziative contro la guerra.

Questo appuntamento nasce in continuità con la manifestazione e l'assemblea nazionale contro la guerra tenutesi a Napoli il 16 e 17 aprile scorso. Si è scelto di farla domenica 15 per facilitare chi viene da fuori Roma tenendo conto che sabato 14 ci sarà la manifestazione nazionale a sostegno della Freedom Flotilla per Gaza.


Qui di seguito il report dell'assemblea di Napoli che ha funzionato come traccia di discussione per l'assemblea del 15, anche se nel frattempo occorre segnalare il passaggio alla partecipazione attiva dell'Italia ai bombardamenti sulla Libia, il voto in parlamento e la difficoltà a mettere in campo iniziative significative contro la guerra, l'escalation bellicista nel Mediterraneo e intorno alle rivolte popolari in Medio Oriente.



REPORT DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA

NAPOLI, 17 APRILE 2011

Si è svolta a Napoli, nella mattinata di domenica 17 aprile, all’Università Orientale occupata, l’assemblea nazionale contro la guerra in Libia, primo momento di confronto all’interno del movimento. Più di 130 persone hanno partecipato all’iniziativa, decine e decine sono stati gli interventi di singoli e strutture, presenti compagni da circa 10 città, da Milano a Palermo.

L’assemblea si è aperta ricordando il compagno ed attivista dell’ISM, Vittorio Arrigoni, rapito ed ucciso a Gaza nelle prime ore di venerdì. Fuori al Palazzo dell’Università è stato esposto uno striscione commemorativo, e sono state ammainate le bandiere dell’Unione Europea e dell’Italia e messe al loro posto quelle della Palestina. L’impegno di Vittorio, la sua umanità, la sua ironia anche nelle situazioni più tragiche, il calore e la gioia che ha saputo comunicare a chi lo aveva conosciuto rimarranno per sempre nei nostri cuori, e ci spingeranno ad un rinnovato impegno perché non vi siano più nel mondo oppressi ed oppressori.

Gli organizzatori sono poi passati a fare un rapido bilancio della manifestazione nazionale del giorno prima. Una manifestazione che ha visto sfilare verso il comando NATO di Bagnoli oltre 3.000 persone, provenienti da diverse parti d’Italia, per contestare l’aggressione militare che da un mese sta insanguinando la Libia. La manifestazione, chiamata dall’Assemblea napoletana contro la guerra – un coordinamento di realtà autorganizzate, di collettivi studenteschi e territoriali – è stata giudicata pienamente riuscita. Nonostante il boicottaggio dei media ufficiali e l’indifferenza (se non il sabotaggio) di pezzi consistenti della sinistra “istituzionale” o di “movimento”, migliaia di persone, per lo più giovani, studenti medi e universitari, sono scesi in piazza per contestare la retorica delle “guerre umanitarie” e quella degli “interessi nazionali”. Nonostante tutte le difficoltà che i movimenti incontrano in questa fase, nonostante la confusione che questo intervento ha provocato nella sinistra, nonostante lo sbandamento di gran parte del movimento pacifista che nel 2003 era riuscito a esprimersi con forza, si è riusciti in sole due settimane a creare un appuntamento che superasse le piccole espressioni locali e individuali di contrarietà alla guerra.
Senza indugiare in trionfalismi assolutamente fuori luogo – perché è innegabile che una contrarietà di massa alla guerra non si ancora espressa e che anzi le modalità di intervento bellico sono state in buona parte metabolizzate dal Paese – la lezione da trarre da questa manifestazione è evidente: se in poco tempo e con pochi mezzi alcuni collettivi di base sono riusciti a portare in piazza migliaia di persone, che cosa sarebbe successo se tutti i compagni, le realtà pacifiste etc avessero deciso di costruire anche loro questa mobilitazione?
Il valore del corteo di sabato non è stato insomma solo nell’essere l’unica alternativa al silenzio ed alla complicità, o nell’essere coerente con le passate prese di posizione, ma nell’essere dimostrazione concreta che “si poteva fare”, che c’è un sentimento diffuso di contrarietà alla guerra e che se non lo si riesce a interpretare politicamente è anche per malafede, per un senso di sconfitta complessivo, per incapacità soggettive dei movimenti.

Sono quindi iniziati gli interventi delle diverse realtà politiche presenti, che sono entrati nel merito delle differenti analisi e valutazioni su quello che è successo nell’ultimo mese sia in Libia che in Italia. Rispetto alla specificità della situazione libica, si è ricordata l’importanza del petrolio e delle royalties delle multinazionali, così come il ruolo e gli interessi di lungo corso della Francia nell’espansione dell’UE verso Sud, mentre altri hanno sottolineato come l’intervento sia legato anche ad un’esigenza di controllo delle rivolte della primavera araba. Sul “fronte interno”, si è discusso della questione dei migranti e del loro “uso strumentale”, nonché del restringimento delle libertà democratiche anche in Parlamento, con interventi militari che ormai non sono oggetto né di un dibattito pubblico né di uno istituzionale, e delle ricadute delle spese militari sulle classi popolari.
Ci si è quindi interrogati sul perché non si sia creato un sentimento di sdegno forte contro questa guerra, e questo è stato imputato innanzitutto alla persistenza dell’idea di un’Unione Europea “buona”, anche quando si lancia in avventure militari, di un antimperialismo che più spesso è rivolto solo contro gli Stati Uniti e – non ultimo – ad una sinistra di base che si è comportata come se stesse al “governo”. Molti interventi hanno insistito sulla necessità in questa fase storica di ragionare su scala internazionale, mettendosi quantomeno allo stesso livello politico in cui vengono prese la maggior parte delle decisioni, quello europeo.

Vista la ricchezza del dibattito, tutti hanno convenuto che bisogna continuare il confronto e l’analisi delle varie situazioni arabe e nord africane, che hanno profonde peculiarità e differenze. Anche perché l’assemblea deve segnare un punto di partenza ed una forma pur embrionale di scambio e di coordinamento, soprattutto dopo l’incoraggiante manifestazione di sabato. Secondo gli intervenuti, bisogna continuare il lavoro di controinformazione e demistificazione nei posti di lavoro, nelle scuole, in ogni ambito sociale. Si è infine letto l’appello scritto dai compagni di Pisa in lotta contro l’Hub militare, scaturito dalla loro assemblea antimilitarista del 16 aprile, e si è presa conoscenza con favore della loro lotta, che è parte integrante del movimento contro la guerra.

L’assemblea ha quindi deciso:

- di creare di una mailing list su cui possano viaggiare informazioni, iniziative, segnalazioni, comunicazioni.
- di convertire il sito usato per la manifestazione napoletana www.stopwar.altervista.org in sito contro la guerra in Libia, per propagandare analisi, iniziative etc. I compagni che se ne occuperanno sono quelli del CAU, a cui però vanno segnalate eventuali iniziative, rassegna stampa, articoli di approfondimento…
- di rivedersi il 15 maggio a Roma, per un nuovo incontro sulla guerra in Libia, per fare il punto della situazione ed immaginare qualche nuova iniziativa coordinata.

Nel frattempo, ogni realtà deciderà se e come partecipare alle seguenti date:

- Manifestazione nazionale di sostegno alla Freedom Flottilla, 14 maggio a Roma
- Giornata nazionale di lotta presso il campo di Manduria, intorno al 18-19 giugno

mercoledì 11 maggio 2011

Fotovoltaico,quarto conto energia,incentivi e novita'

Cosa cambia con il quarto conto energia?

I grandi impianti non saranno così redditizi se i costi non scenderanno sotto 1.800 €/kW. Un freno anche dalle procedure burocratiche. Ma i piccoli resteranno convenienti. Diverse novità positive per il settore, anche se l'applicabilità resta tutta da definire. Il 4° conto energia secondo Davide Chiaroni dell'Energy Strategy Group del Politecnico.

Il quarto conto energia per il fotovoltaico è stato firmato venerdì e in questi giorni gli operatori del FV italiano e gli investitori stranieri stanno sezionando le circa 40 pagine del decreto (disponibile qui) per capire come funzioneranno le novità introdotte e che conseguenze avranno sul mercato. Qualenergia.it lo ha chiesto a Davide Chiaroni dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, uno degli autori del Solar Energy Report, uno degli studi più recenti e importanti su mercato e filiera del solare in Italia (Qualenergia.it, Fotovoltaico, una filiera nazionale in crescita).

Professor Chiaroni, iniziamo con un giudizio sintetico su questo quarto conto energia ...

La direzione generale è quella di favorire gli impianti di piccole dimensioni o quelli su tetto sotto al megawatt. L'obiettivo del governo era evidentemente limitare la proliferazione di grandi centrali. Si privilegia dunque la distribuzione di impianti di taglie piccole e medie e le soluzioni industriali basate sull'autoconsumo.

La riduzione delle tariffe stabilita continuerà a garantire una buona redditività, anche in relazione all'andamento dei costi?

Mentre per le taglie più piccole la profittabilità resta buona, come ci si aspettava, i più colpiti sono gli impianti grandi. Già nel terzo conto energia la redditività di queste taglie era stata abbastanza ridimensionata, costringendo ad abbassare i costi per far sì che l'investimento restasse profittevole. Da dicembre 2011, secondo i nostri calcoli, perché i grandi impianti a terra restino redditizi si dovrà scendere al di sotto dei 1.800 euro a kW installato.

Ce la si può fare?

Il taglio dei costi necessario è drastico, tenendo conto che attualmente superiamo i 2.500-2.800 euro a kW installato. Va poi detto che la riduzione dei costi non è aiutata dalle nuove procedure burocratiche introdotte, ossia l'iscrizione al registro. Questa allungherà il tempo necessario ad accedere agli incentivi, causando ulteriori problemi di bancabilità dei progetti.

Con il nuovo decreto il sistema incentivante diventa simile in certi aspetti a quello tedesco, con tariffe che verranno rimodulate al raggiungimento di determinati obiettivi in termini di installazioni. Che effetti avrà questo cambiamento sul settore?

C'è un grosso punto di domanda legato a come si sfrutterà la finestra fino al 31 agosto: fino a quella data i grandi impianti saltano la procedura di iscrizione nel nuovo registro, una delle novità più problematiche introdotte dal nuovo conto energia. Fatto salvo questo, la dinamicità del sistema non è a priori una cosa negativa, come ci mostra l'esperienza tedesca. Nel nostro caso, a differenza che in Germania, le tariffe verranno modulate a seconda della spesa complessiva determinata dal sistema incentivante e non in base alla potenza, una cosa che mi sembra rappresenti meglio la realtà.

Dal 2013 ci sarà poi il passaggio alla tariffa omnicomprensiva, che incorpora nell'incentivo il prezzo di vendita dell'elettricità ...

Anche il passaggio dalla feed in premium alla tariffa omnicomprensiava non sarà così scardinante. Stiamo facendo delle stime per verificare come cambierà la redditività rispetto al vecchio sistema, ma va detto che il prezzo dell'energia in questi ultimi anni si è rivelato abbastanza stabile. Il fatto che questo sia incorporato nella tariffa incentivante, su un orizzonte temporale così breve, dovrebbe avere un effetto stabilizzante. Resta da vedere come sarà colpito l'autoconsumo: la tariffa per la parte di elettricità non venduta, ma consumata dal produttore, è demandata dal decreto ad un'ulteriore specificazione.

Ci sono tipologie di impianti per cui il cambiamento sarà più conveniente?

Qui è appunto determinante vedere come sarà definito il premio all'autoconsumo. Se per i piccoli impianti residenziali questo non dovrebbe essere rilevante, per impianti commerciali di taglia media per cui quali l'autoconsumo rappresenta un vantaggio decisivo per il ritorno dell'investimento, ad esempio quelli sul tetto di un'industria, sarà invece fondamentale vedere come sarà remunerata l'energia non immessa in rete. Se l'autoconsumo dovesse divenire meno conveniente rispetto al vecchio sistema poteremmo avere un'ulteriore riduzione della taglia media degli impianti.

Tornando alle novità immediatamente operative, il quarto conto energia introduce una maggiorazione del 10% sulle tariffe incentivanti per quegli impianti realizzati con almeno il 60% di componenti realizzati in Europa. Che impatto potrà avere questa norma protezionistica sulla realizzazione degli impianti e sulla filiera italiana del fotovoltaico?

Dalle nostre prime simulazioni risulta che spendere almeno il 60% dei costi di investimento in prodotti europei significa che in pratica non si potranno comperare moduli fabbricati fuori dall'Unione. O il modulo e la struttura o il modulo e l'inverter, ma sicuramente il modulo dovrà essere acquistato in Europa. Potenzialemente è un meccanismo virtuoso per la filiera europea del FV. Bisogna però poi capire praticamente come questo meccanismo verrà applicato, quali meccanismi di tracciabilità verranno messi in piedi con i regolamenti. Il rischio è che, ad esempio, si comprino moduli extra UE che poi vengono fatti risultare europei a seguito di minime rifiniture. Le questioni sono molte: ad esempio, come verrà conteggiata la spesa per un modulo italiano fatto con celle cinesi? Insomma, una norma virtuosa ma dalla difficile applicabilità. Molto dipenderà da come verranno scritti i regolamenti.

Altre novità rilevanti contenute nel decreto che vanno evidenziate?

Quella sugli inverter: per la prima volta si prevede che gli inverter debbano avere la possibilità di esser scollegati dalla rete in remoto. Un passo verso la smart grid: questo permetterebbe di stabilizzare in alcuni momenti la rete elettrica in alcune aree in corripondenza dei picchi di produzione, gestendo i sovraccarichi attraverso il distacco degli impianti. E' un modo di migliorare le prestazioni della rete sul brevissimo termine senza investire nelle infrastrutture. Ovviamente, qui sarà cruciale capire come e se verrà remunerata l'energia che non viene immessa in rete quando questi inverter vengono scollegati: come per l'incentivo ai prodotti 'made in Ue' si tratta di una novità potenzialmente positiva i cui risultati dipendono però da come la si applicherà.

Giulio Meneghello
11 maggio 2011
Fonte www.qualenergia.it